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Sectumsempra

Era una settimana ormai che Blaise Zabini e Luna Loovegod non si parlavano, lei ci aveva provato, ma lui l'aveva evitata come si eviterebbe la peste nera. Sentiva ancora tutta la rabbia ribollirgli nelle vene, eppure, era quello che voleva no? Che lei fosse felice, anche se questo significavano che doveva stare con un altro. Solo che il pensiero lo dilaniava. Il solo vederli la settimana scorsa lo aveva ferito. Aveva una gran confusione in testa; se da un lato voleva andare da Neville e strappargli tutte le budella e avere così un'opportunità con Luna, dall'altra sapeva che anche se lo avesse fatto lei non lo avrebbe voluto, e che comunque il marchio glielo avrebbe impedito. Luna, dal canto suo, voleva parlare con Zabini, le fremeva tutto il corpo quando  era vicino, ma ogni volta che aveva cercato di mettere insieme due parole, o non le uscivano quelle giuste o lui la interrompeva dicendo che non gli importava. Dopo una settimana di tentativi, Luna arrivò alla conclusione che fosse proprio così. Lanciò un'occhiata a Blaise che era dall'altro lato della stanza. Il dolore che gli aveva visto sette giorni prima, pensò rassegnata, se lo doveva essere immaginato.

Ginevra Weasley ed Harry Potter, continuavano ad evitarsi. Il pensiero fisso che l'uno per l'altra provassero solo un sentimento fraterno; continuava a tormentarli. Se avessero smesso di pensare per un solo attimo, avrebbero notato come si guardavano, e avrebbero capito. Ma i cuori umani sono così imprevedibili e ciechi, che possono essere feriti con poco; e loro si erano fatti male senza volerlo. Harry non poteva più vedere la rossa con Dean, era come ricevere una coltellata costante al petto. Ginny non riusciva più ad incrociare gli occhi smeraldo di lui, senza pensare che non l'avrebbero mai guardata con un amore diverso da quello fraterno. Rassegnati e completamente ignari dei loro sentimenti, rimanevano agli estremi dell'aula cercando di guardarsi il meno possibile.

Ronald Weasley e Pansy Parkinson avevano parlato poco, evitavano di ritirare fuori l'accaduto della settimana prima. Sia l'uno che l'altro ci avevano pensato, incessantemente, ma cercavano di entrare in contatto il meno possibile. Non si erano ancora insultati, cosa estremamente strana; e non ne sentivamo nemmeno il bisogno. Si limitavano a stare uno affianco all'altro facendo finta che il compagno non esistesse. Non avevano ancora incrociato i loro sguardi. Entrambi, però, portavano i segni della stanchezza dovuti agli incubi e ai loro pensieri. Ron sapeva che se l'avesse toccata sarebbe andato letteralmente a fuoco; non sapeva né come né perché ma succedeva sempre così. Pansy a sua volta, gli stava di fianco, ma non lo toccava mai, consapevole delle conseguenze; la situazione era già abbastanza strana così. Sarebbe stato meglio, si disse, dimenticare in fretta tutta quella storia.

Draco Malfoy ed Hermione Granger non si parlavano, non si guardavano e non si incrociavano da una settimana; o almeno, lui. Hermione ci aveva provato, lo aveva osservato, aveva cercato di parlarci e gli aveva scoccato qualche occhiata. L'unico risultato che riusciva ad ottenere era la più totale indifferenza; come se a lui non facesse nessun effetto averla vicino. Eppure a Hermione le si rivoltava lo stomaco ogni volta che lo vedeva, lui invece sembrava impassibile, l'unico segno di disagio erano le sue spalle rigide e la mano che correva ai capelli; ma la Grifona aveva come l'impressione che non fosse dovuto a lei. Draco dal canto suo non riusciva a capire, ogni tanto gli apparivano delle immagini in testa in cui non distingueva i visi, né i luoghi; dentro di lui sapeva solo che erano reali. Comunque il marchio sul braccio non gli dava pace, i giorni e le notti passati nella stanza della necessità iniziavano a farsi sentire. Il tutto si amplificava quando vedeva la Granger, come se lei accendesse un interruttore nella sua testa, facendogli ricordare quanto fosse migliore di lui e per questo l'odiava con tutto se stesso.

L'allenamento con l'ordine era un vero disastro. Piton continuava a guardare i ragazzi davanti a se, che cercavano di evitarsi il più possibile, sconfortato. Sapeva perfettamente qual'era lo scopo di tutto questo allenamento e il perché fossero stati scelti proprio quei sei ragazzi. Il problema era che l'obbiettivo sembrava lontano anni luce, superare le divergenze tra casate, e loro stessi, sembrava un'impresa insormontabile. Si mise quindi a pensare cercando di trovare una soluzione... una piccola idea gli venne in mente, sapeva che poteva essere un'arma a doppio taglio, ma meglio tentare no?.

-Basta, fermi-

I sei ragazzi che si stavano esercitando su un incantesimo di difesa, si bloccarono all'istante, guardando il professore.

-Così non va bene, state facendo schifo-  il professore fece una pausa per sondare le reazione degli studenti, poi continuò - visto che da soli non date frutti, da oggi in poi vi allenerete con un compagno, ogni lezione sarà fatta dall'inizio alla fine, in coppia-

Un brusio si alzò dai sei ragazzi, si chiedevano quale sarebbe stato il loro compagno. La tensione regnava sovrana.

-Le coppie le decidiamo noi signore?-

-No signorina Weasley le deciderò io e non voglio obiezioni- disse il professore facendo una pausa, osservò i suoi studenti uno ad uno, le coppie già ben delineate -Bene, cominciamo: Potter-Weasley; no, non lei signor Weasley, parlo di sua sorella; Loovegod-Zabini; Weasley-Parkinson e Malfoy-Granger.- il professore si interruppe nuovamente facendo scivolare i suoi freddi occhi su ciascun studente.

Ora le proteste si levavano più alte e chiare, i ragazzi non erano per niente d'accordo con Piton.

-Non può!-

-Finiremo con l'ucciderci!-

-Perché non possiamo continuare così?-

-Devo stare con la Loovegod!?-

Luna sussultò, sentendo la voce di Zabini, ma non disse nulla.

-Mi scusi professore, non potrei stare con Ron invece che con Ginny?- la rossa chiamata in causa schioccò un'occhiata assassina al moro.

-Nemmeno io sono felice di stare con te comunque- Ribatté prontamente Ginny. Harry la fulminò ma rimase zitto.

Una voce si levò più alta delle altre,
- Di tante persone, proprio la
Mezzosangue?- lo disse con così tanto disgusto e freddezza da spiazzare tutti quanti.

All'improvviso tutti nella stanza si zittirono.

Ginny ed Harry che erano al corrente della storia tra il biondo ed Hermione lo guardarono basiti.

Zabini evitava di guardare la riccia, per paura che potesse capire cosa succedeva a Draco; questa era una delle cose che avrebbe dovuto spiegare.

Luna e Pansy assistevano da spettatici al tutto. Luna in imbarazzo, Pansy era più annoiata e persa nei suoi pensieri per badare alla grifondoro.

Ron era diventato più rosso dei suoi capelli. La furia che andava espandendosi per tutto il corpo; aveva voglia di zittire quell'arrogante biondino una volta per tutte.

Hermione invece sembrava non sentire più nulla. Si era scordata dei suoi compagni, si era scordata anche del
Professore; guardava fisso Malfoy di fianco a lei, che, impassibile, le restituiva lo sguardo.

Le lacrime le pungevano gli occhi desiderose di bagnarle le guance e la rabbia sotto che la faceva sentire come una stella pronta ad esplodere. Hermione non ci pensò due volte e se ne andò via, correndo fuori dall'aula come una furia.


***


-COME HAI OSATO?!- la voce tuonante era pieno di disprezzo e inveiva contro un certo biondo, che se ne stava tranquillo a fissare il pel di carota.

-Come ho osato fare cosa Weasley?- chiese di rimando Malfoy con un ghigno stampato in faccia; nascondendo il più possibile come stava in realtà.

Sentiva un vuoto espandersi dentro, sentiva le tenebre che lentamente lo stavano avvolgendo, soffocandolo. Sentiva tutto e nulla nello stesso momento. Era così strano da non sembrare vero. Aveva dato della Mezzosangue alla Granger, e questo lo faceva sempre no? E allora cos'era la sensazione di disagio che provava in fondo alla bocca dello stomaco?.

Certo davanti a Ron non si sarebbe fatto vedere sofferente, eppure qualcosa non andava. Poi non poteva certo permettersi delle attenzioni, doveva passare il più possibile inosservato; per completare il compito che gli era stato assegnato.

-Signor Malfoy quel linguaggio non è permesso durante le mie lezioni. Lei signor Weasley si dia una calmata. Fuori tutti e due!-

-Ma professore!- cercò di protestare il rosso.

-Niente ma. Fuori. Adesso.-

-Questa me la paghi Malfoy- sussurrò Ron a denti stretti; prima di uscire dalla porta seguito dal biondo.


***


Hermione stava correndo, sentire Draco chiamarla 'Mezzosangue' dopo più di due mesi che non lo faceva, era stato devastante. Si era sentita peggio di quanto avesse creduto possibile.

Correva verso il bagno di Mirtilla Malcontenta, sapeva che li nessuno l'avrebbe cercata e lei si sarebbe sfogata. Voleva buttare fuori tutta la delusione che aveva provato, tutto il dolore e le lacrime; che premevano per uscire.

Si rannicchiò in un angolino, con le gambe strette al petto, le braccia che le circondavano e la testa appoggiata sulle ginocchia. La prima lacrima le solcò il viso così come la prima fitta di dolore le squarciò il cuore. 'Mezzosangue' le aveva detto e infondo lo era, ma sentirlo dire da lui, con così tanto disprezzo aveva disintegrato anche l'ultimo barlume di speranza. Il perché si comportasse così non lo capiva proprio. Non aveva fatto nulla di male, avevano discusso, ma non era una scusa plausibile per un simile comportamento. Era molto strano.

Ora le lacrime le scendevano copiose giù per le guance, Hermione si teneva stretta altrimenti, temeva, sarebbe potuta andare in mille pezzi. Aveva gli occhi arrossati e la testa le tamburellava.

Era dentro ormai da una decina di minuti buoni, quando la porta del bagno si aprì con un tonfo.


***


Ronald fece il suo ingresso e subito i suoi occhi si posarono sulla figura di Hermione, accovacciata in un angolo. Senza curarsi di chiudere la porta si avviò verso la riccia; che ora aveva le mani premute sugli occhi.

-Hermione... sono io-

-Ron?- chiese lei con una vocina appena udibile che fece stringere il cuore del rosso. L'avrebbe fatta pagare a Malfoy fosse l'ultima cosa che faceva.

-Si, sono io. Stai bene?-

Ora Hermione aveva alzato lo sguardo, gli occhi tristi, ma in cui era sempre presente una scintilla di fiero coraggio, erano posati su di lui.

-Ti sembra che stia bene?- rispose, senza nessuna traccia di ironia o malvagità. La sua, era solo una semplice domanda.

-Hai ragione, era una domanda stupida; ma d'altronde non sono io quello intelligente qui-

Hermione sorrise, una cosa che adorava di Ron era la sua capacità di farla sempre ridere.

-Grazie Ron-

Lui si mise a sedere di fronte a lei, gli occhi che la scrutavano, la mano alzata che andava ad accarezzarle le guance togliendole le lacrime. Il viso di Hermione si infiammò per quel contatto inaspettato.

-Era solo Malfoy- Ron cercava di rincuorarla, ma pronunciò le parole sbagliate senza esserne consapevole.

-Già, solo Malfoy- detto questo la riccia si rabbuiò, le lacrime che copiose erano tornate a rigarle le gote.

-Hermione non capisco perché tu reagisca così, Qual è il problema?- ora la mano di Ron aveva afferrato quella di lei, stringendola.

- Io... non... nessuno Ron!-

-Stai mentendo- gli occhi del rosso continuavano a guardarla mettendo Hermione a disagio.

-Tanto è solo Draco che vuoi che importi!- Hermione non si rese nemmeno conto di aver alzato la voce. Aveva le guance rosse e il respiro affannoso.

Ron si immobilizzò guardandola fisso. Si ritrasse come se lei lo avesse scottato, Hermione sussultò all'improvvisa mancanza del peso della mano di lui.

-Cosa'hai detto?- chiese con voce gelida.

Hermione lo guardò un attimo stranita per poi rispondere.

-Ho detto che non mi importa di Malfoy-

Ron si rabbuiò all'istante, quasi come se Hermione lo avesse schiaffeggiato.

Dopo un silenzio tombale, che sembrò echeggiare su tutti i muri del bagno, Ronald parlò, o meglio, urlò.

-NO! TU L'HAI CHIAMATO PER NOME!- sentiva tutta la rabbia dentro che piano piano premeva per uscire. Riversò tutta la sua frustrazione. Le aveva afferrato i polsi, stretti in una presa ferrea, e non l'avrebbe lasciata finché non avesse saputo la verità.

-DIMMI PERCHÉ!? PERCHE LO HAI CHIAMATO PER NOME?!!-

Hermione spalancò gli occhi, non aveva mai visto Ron così arrabbiato, e le faceva paura.

-Ron lasciami!- disse cercando di strattonare i polsi per liberarli, ma lui non ne voleva sapere.

-No! Prima devi dirmi la verità! È per lui che durante le vacanze stavi male? Dimmelo!-

-Ron! Come puoi pensare...-

-Risparmiami le scuse! Voglio la verità Hermione e la voglio ora! Ti piace quell'idiota?- l'ultimo pezzo gli uscì in un singhiozzo soffocato.

I loro occhi si scontrarono, Hermione si sentiva colta in fallo. Arrossì violentemente all'accusa di Ron e riabbassò lo sguardo senza rispondere.

Ron era stravolto, la presa sui polsi di lei si fece più stretta. Era arrabbiato, molto arrabbiato. Alla sua migliore amica di cui era innamorato piaceva un'altro che era niente di meno che Draco Malfoy, un ragazzo che l'aveva sempre derisa per tutti quegli anni, ferendola.

-Pensavo fossi più intelligente...-

Hermione sussultò, continuava a guardare il pavimento; la presa sui suoi polsi si strinse e lei si morse forte il labbro.

-Ron ti prego, lascia che ti spieghi..-

-No- disse bloccandola -Non voglio sapere nulla da te! Nulla!- involontariamente il rosso strinse la presa ancora di più.

Alla ragazza sfuggì un gemito di dolore.
-Mi fai male!- Ron la guardò ma era come se non la vedesse. Gli occhi erano puntati in quelli di lei, ma la trapassavano. Hermione cercò di ritrarsi di nuovo, ma come la precedente, non ci riuscì.

Ron intanto era talmente arrabbiato che non ci vedeva più. Non ci poteva credere, non riusciva a metabolizzare che alla sua Hermione potesse piacere uno come Malfoy.

-NON MI INTERESSA SE TI FACCIO MALE!- urlò con tutto il fiato che avesse. Strattonandola avanti e indietro; tirandosela vicino. Hermione davanti a lui aveva gli occhi sbarrati, iniziava a spaventarsi davvero.

All'improvviso la stretta di Ron si fece più lieve, sentì l'aria davanti al suo viso agitarsi, ma la finestra era chiusa, come i suoi occhi.

Lentamente riaprì un occhio, poi un altro davanti a lei, sull'entrata del bagno c'era Draco Malfoy, la bacchetta spianata, i capelli sparsi su tutta la fronte, le spalle rigide e gli occhi spalancati, quasi non credesse a ciò che aveva appena fatto.


***


Draco Malfoy era uscito volentieri dalla classe, aveva pensato di perfezionare l'incantesimo per il piano dell'Oscuro, ma se ci avesse ragionato ancora qualche ora sarebbe definitivamente impazzito. Perciò, si disse, sarebbe andato dietro a lenticchia per divertirsi un po'.

Lo aveva intravisto percorrere il corridoio ed entrare da una porta. Lo seguì e si accorse che era il bagno di Mirtilla Malcontenta, la porta era rimasta aperta, così si sporse per ascoltare e vedere cosa stesse succedendo. Intanto gli erano già venute alcune belle battute in mente per far arrabbiare il rosso.
Ben presto però, si accorse che non ce ne sarebbe stato bisogno.

Il pel di carota stava parlando con una minuta figura, con un indomabile cespuglio di capelli. La Granger.

-Divertimento doppio per me oggi- ghignò il grifone.

Fece per entrare quando sentì un urlo echeggiare per le pareti.

-NO! TU L'HAI CHIAMATO PER NOME-

Draco si fermò, la voce era quella del rosso. Chi aveva chiamato per nome la Granger, per far infuriare così lenticchia?.

(Il biondo avrebbe anche potuto immaginarlo, se solo i suoi ricordi non fossero stati alterati. Si schiacciò, quindi, contro la parete intento a capirne di più.)

Seguì un attimo di silenzio, poi un secondo urlo irruppe nella stanza. Le mani di Malfoy si strinsero involontariamente sullo stipite della porta. La bacchetta era stretta nell'altra mano, non sapeva nemmeno quando l'avesse presa fuori, mentre una crescente sensazione di agitazione si faceva strada in lui.

-DIMMI PERCHÉ!? PERCHE LO HAI CHIAMATO PER NOME?!!-
il rosso sembrava davvero furioso.

Seguirono una serie di risposte dall'uno e dall'altro che Draco non riuscì a sentire. Captava qualche parola ogni tanto, tipo 'ti piace' , 'Ron lascia che ti spieghi...' o '...più intelligente.' Le ultime parole che sentì furono 'Mi fai male' precedute da un gemito di dolore della riccia.
Draco fu pervaso dalla rabbia, una rabbia distruttiva, sentire che il rosso stava facendo male alla Granger lo fece imbestialire, le nocche della mano che stringevano la bacchetta erano bianche, tanto le stava serrando intorno al legno.

Un altro urlo irruppe nella stanza.

-NON MI INTERESSA SE TI FACCIO MALE!-

E Draco non si trattenne più, gli occhi gli lampeggiarono. Sembrava un angelo vendicatore spietato e bellissimo. Entrò senza nemmeno rendersene conto e la sua bacchetta fu più veloce del suo pensiero. Un lampo di luce e Ron era a pochi metri da Hermione disteso scompostamente per terra. Quest'ultima aveva ancora gli occhi chiusi e le mani alzate.

Draco, il respiro pesante, le spalle tese e i capelli arruffati sulla fronte, stava cercando di calmarsi e di capire perché si fosse intromesso. Perché aveva provato un tale odio e una tale rabbia verso il rosso; d'altronde non erano affari suoi se stavano litigando. Eppure aveva sentito la furia quando le mani di Ron si erano strette sui polsi di lei facendole male, una forza distruttiva tale, da non riuscire a controllarla.

Ora Hermione aveva aperto gli occhi e lo stava fissando con lo stupore dipinto in faccia. Draco incrociò il suo sguardo e si ritrovò improvvisamente incatenato a quegli occhi castani. Non riusciva a distogliere lo sguardo e si ritrovò a notare alcuni particolari che gli sembravano famigliari; ma non sapeva come, dal momento che non si era mai avvicinato alla Geanger.

Era totalmente stupito, ancora non si spiegava perché l'avesse aiutata. Cercò di ricomporsi per quanto gli occhi di lei che lo fissavano glielo permettessero. Ancora non riusciva a staccare lo sguardo, quando un improvviso dolore lancinante gli squarciò la pancia.

Draco rimase immobile, lentamente abbassò lo sguardo sui profondi tagli paralleli, che gli correvano per tutto il ventre e che gli arrivavano fino al collo. Poi iniziò a sentire l'aria mancare, mentre il sangue gli usciva in piccoli rivoli dalla bocca.

L'ultima cosa che vide prima di cadere a terra, fu il viso stravolto di Hermione.


***


La Grifona  stava guardando il corpo di Draco in preda al terrore. Si era girata e la fonte dell'incantesimo era proprio Ron che se ne stava in piedi, con la bacchetta ancora spianata e il viso mortalmente pallido.

Hermione non seppe da dove trovò la forza di alzarsi e in un attimo era di fianco a Malfoy che era sveglio ma sofferente, il sangue continuava ad uscirgli senza sosta creando una pozza sotto di loro.

-Ron! Ma che diavolo hai fatto!- il terrore nella voce era evidente, intanto Hermione stava adagiando delicatamente la testa di Malfoy sulla sua spalla. Cercò di curarlo con qualche incantesimo, ma non funzionavano.
La ragazza iniziò a disperarsi.

-Diamine! Non funziona!-

Ron intanto era ancora fermo, il viso pallidissimo rivolto verso la scena. Il sangue di Malfoy era ovunque. Non credeva che usare il sectumsempra avrebbe provocato tutti quei danni! Nel libro di Harry non era spiegato cosa sarebbe successo, c'era solo scritto che era contro i nemici!

-Ron!- la voce di Hermione lo riportò alla realtà, la guardò stretta a Malfoy, incurante del sangue che le imbrattava i vestiti, vide i suoi occhi terrorizzati, non c'era solo paura per la vita di lui, ma anche la paura di una vita senza di lui. -Vai a chiamare aiuto! Non startene lì imbambolato!-

Ron come risvegliato da un brutto sogno, e con la consapevolezza di aver perso Hermione per sempre, uscì andando dritto nella stanza delle necessità, dove sicuramente qualcuno avrebbe potuto aiutarli.


***


Hermione si aggrappava a Draco come se le sue braccia potessero fermare l'emoraggia. Continuava a perdere sangue ad una velocità spaventosa. La Grifona disperata non sapeva più cosa fare, aveva provato tutti gli incantesimi che le erano venuti in mente, ma non era servito a niente, solo a lenire un pochino il dolore, ma nulla di più.

Le lacrime che prima aveva cercato di nascondere, ora le scendevano ancora più copiose, scivolavano sulle guance fino a cadere sulla camicia bianca, o meglio rossa, di Malfoy.

-Mezzosangue- sussurrò Draco, Hermione ignorò la piccola fitta di dolore al petto al suono di quella parola e concentrò i suoi occhi in quelli color ghiaccio di lui -perché piangi?-

Hermione spalancò gli occhi sorpresa.

-Cosa vuol dire, 'perché piango'?-

Draco fece una smorfia che doveva assomigliare ad un sorriso, ma sentiva i tagli bruciargli la carne, il dolore era quasi insopportabile.

-Già...- disse il biondo respirando a fatica -perché piangi...- si interruppe di nuovo per riprendere fiato -...per uno come me?-

Pronunciò la frase con fatica e fece per chiudere gli occhi, mentre Hermione sentiva il corpo di lui diventare più pesante. Lo strinse  più forte a se, la testa di lui appoggiata poco sopra al petto. Le lacrime ora le scendevano più veloci, mentre la disperazione più nera si stava prendendo tutto di lei.

-NO! Malfoy! Sveglia!- disse scrollandolo leggermente per non fargli male.
-Dannazione! Stupido, idiota, platinato di un furetto! Apri quegli occhi!- le palpebre di Draco tremolarono leggermente, mentre un sorriso imbrattato di sangue gli faceva capolino sul viso.

-Mezzosangue- sussurrò, Hermione gli si avvicinò per sentirlo meglio. -Non chiamarmi furetto- le disse in un soffio, gli occhi aperti la guardavano aggrappandosi all'ultima cosa che poteva salvarli.

Hermione sorrise senza rendersene conto. Draco si ritrovò a pensare che tutta quella situazione fosse assurda. Stava per morire e aveva la Mezzosangue vicino a lui che tentava di salvarlo e stranamente, la sua presenza lo confortava.

-Ti prego Draco non lasciarmi- disse la ragazza tra un singhiozzo e l'altro.

Il sorriso del bel Malfoy si allargò involontariamente; ed Hermione non poté non pensare che fosse bellissimo anche con il viso striato di sangue.

-Mi hai chiamato per nome...- sussurrò il biondo sorpreso, per poi chiudere gli occhi abbandonandosi a lei.

-NO!- urlò Hermione e fu un suono terribile, che riecheggiò per tutte le pareti del bagno, il viso stravolto di lei era appoggiato alla fronte del biondo. Piangeva come se non potesse fare altro nella vita, mentre sentiva il suo cuore frantumarsi in mille schegge di vetro e sparire senza lasciare traccia.

-Ti prego, non puoi morire-disse avvicinandosi ancora di più a lui.
-Ti amo- gli sussurrò in un orecchio come se fosse un loro segreto.

Poi Hermione si appoggiò a lui, con la guancia premuta sulla sua fronte, era sporca di sangue dappertutto, ma non gliene interessava nulla; continuava a stringerlo a se, per paura che potesse scivolargli via dalle mani.
Poi ogni argine cedette, mentre si abbandonava al pianto più disperato che avesse mai fatto. Aveva pianto anche prima, era vero, ma mai così.
Pianse tutto il tempo sprecato, pianse i 'ti amo' non detti, pianse gli insulti che si erano rivolti in cinque anni, pianse l'amore che aveva per lui e i gesti delicati che riservava solo a lei; pianse per la loro prima volta insieme che sarebbe rimasta sempre il suo ricordo più bello; pianse per lui e per se stessa; per ciò che si erano negati e per ciò che adesso non avrebbero più potuto fare.

Non era nemmeno riuscita a salvarlo e dopotutto, pensò Hermione, la strega più intelligente della sua età, non era poi così brillante.


***


Immersa nel suo tormento la Grifona non si era accorta che due figure erano apparse sull'uscio della porta. Severus Piton ed Harry Potter guardavano la scena basiti. Il professore fu il primo a riprendersi, mantenendo sempre la sua solita facciata di freddezza.

-Signor Potter, vada a prendere la Signorina Granger e la porti via-

-Si signore-

Harry si mosse verso Hermione, delicatamente le prese una mano. La ragazza all'inizio fu sorpresa ma poi ricambiò la stretta. Gli occhi pieni di lacrime e il viso distorto dal dolore.

-Harry lui...-

-È vivo Hermione, il respiro è lieve, ma è vivo- gli occhi della ragazza si illuminarono, mentre una scintilla di speranza e determinazione faceva breccia nel suo cuore distrutto.

Harry conosceva bene la sua amica, e sapeva che lei sarebbe voluta rimanere con Malfoy, ma doveva portarla via per consentirle di calmarsi.

-Hermione, vieni con me-

La ragazza scosse la testa dai capelli ricci.
-No, voglio rimanere con lui-

-Morirà se non ti stacchi da lui-

-Mi staccherò, ma voglio restare qui- la determinazione presente in ogni singola lettera, Harry sospirò sconfitto.

-Va bene testona, ora vieni-

Hermione appoggiò delicatamente la testa di Draco sul maglioncino della sua divisa, poi aiutata da Harry si mise in piedi. Tremava come una foglia, l'agitazione e il terrore non avevano ancora lasciato il suo corpo.

Harry la strinse a se, cercando di confortarla come meglio poteva, Hermione di fianco a lui, continuava a piangere in silenzio.

Il professor Piton si avvicinò a Malfoy, si inginocchiò e con la più completa attenzione iniziò a recitare l'incantesimo a bassa voce. Lentamente i tagli iniziarono a rimarginarsi, e il sangue che copriva tutto il pavimento si stava ritirando, tornando al suo proprietario.

Solo quando le ferite furono guarite del tutto e il petto di Draco iniziò ad alzarsi e abbassarsi ad un ritmo quasi normale; Hermione riniziò a respirare.


***


Erano tutti seduti sulle poltrone della sala comune grifondoro. Era quasi mezzanotte, perciò non c'era nessuno a parte loro. Harry era seduto di fianco a Ron che era ancora pallido come un cencio; Ginny ed Hermione che erano sedute di fronte a loro, avevano le gote leggermente arrossate, frutto della discussione appena avvenuta tra i quattro.

Hermione per quanto possibile stava lontana da Ron che non osava guardarla in viso. Harry e Ginny loro malgrado erano costretti a fare da tramite.

-È ora di metterlo via. Ha già creato troppi problemi- la voce di Hermione riecheggiò per le pareti. Harry la guardò con malcelata determinazione.

-Harry James Potter, non guardarmi così! Per colpa di quel libro stava per morire un ragazzo; e poi non sai nemmeno chi è il principe Mezzosangue!-

-Lo so Hermione, ma devi ammettere che sto andando molto meglio in pozioni- il moro tentò un sorriso, che venne ricambiato da due occhiate assassine appartenenti alle due ragazze sedute di fronte a lui.

-Non scherzare, oggi Ron ha usato un solo incantesimo, pensa se ne avesse usati altri... Non sappiamo nemmeno quali conseguenze abbiano- la razionale Hermione aveva ragione, come sempre.

-E va bene- si ritrovò a cedere il moro sconfitto. Sospirando prese fuori il libro. Hermione annuì soddisfatta.

-È ora di farlo sparire- disse Ginny con voce lieve - e io so anche dove- così dicendo la rossa si alzò, seguita da un Harry Potter molto contrariato.



***


Camminarono fino al settimo piano, cercando di fare il meno rumore possibile. Si appiattirono contro la parete quando pensarono di aver sentito un rumore provenire dal corridoio; ma appurato che fosse deserto, ripresero il loro cammino.

Arrivati davanti al muro che nascondeva la stanza delle necessità, Ginny ci passò davanti tre volte, poi la porta apparve.

-Dopo di te- disse.
Harry le rivolse un'occhiata, ma entrò senza replicare.
La stanza era diversa da tutte le volte che il moro l'avesse vista. Ora era piena di cumuli di oggetti di ogni tipo; sembravano insolitamente stabili per essere così alti.

- Dove siamo?- chiese incuriosito.
Ginny sorrise, ed Harry non poté non pensare, che nonostante tutto, adorava vederla sorridere.

-Questa è la stanza degli oggetti perduti, secoli di tesori di ogni generazione che ha frequentato questa scuola. Sono tutte cose che volevano nascondere, così che nessuno scoprisse i loro segreti-

Harry si guardò intorno meravigliato, i suoi occhi furono catturati da un'elegante diadema nascosto per metà da un panno di velluto. Poi si spostarono su un'enorme armadio situato poco lontano da lui; l'anta era semiaperta e decorata da ghirigori intagliati nel legno. Per essere una stanza delle cianfrusaglie, ne aveva di veramente belle.

-Ora chiudi gli occhi- la voce di Ginny era calma e dolce, era da ormai una settimana che non si parlavano e dovette ammettere che gli era mancata.
Fece ciò che gli aveva chiesto. Sentì la presenza di Ginny vicino a lui, la mano di lei che delicata toccava la sua pelle sfilandogli il libro per nasconderlo, le sue parole sussurrate all'orecchio che andavano a solleticargli la nuca.
-Non guardare- poi si staccò, lasciando un piccolo vuoto dentro Harry; che obbediente l'aspettò.

Ginny aveva già nascosto il libro, ma si era presa un'attimo per ammirare Harry, visto che non ne avrebbe avuti ancora molti. Era talmente bello da farle battere forte il cuore, i capelli arruffati e gli occhiali che gli scivolavano dal naso lo facevano assomigliare ad un bambino, ma era una vita che Harry Potter non era più un bambino. La cicatrice a forma di saetta spiccava sulla fronte, voleva dire morte, ma Ginny lo avrebbe amato comunque, assumendosi tutti i rischi.
Si avvicinò a lui, che era ancora ad occhi chiusi, lo sguardo le cadde sulle sue labbra, sembravano così morbide. La sua mano si posò involontariamente sulla guancia del moro che inspirò bruscamente, ma non aprì gli occhi ne la scostò.

Ginny presa da un impeto di coraggio, non riuscì a trattenersi. Si sporse quel tanto che bastava per annullare ogni distanza tra loro; e lo baciò.

Fu delicato e gentile, uno sfiorarsi di labbra innocuo, riuscì a sentire il sapore di lui e per un secondo si perse nella sensazione di assoluta felicità che stava provando.

All'improvviso, interruppe quel contatto prima che, per lei, diventasse troppo da sopportare, sapeva che non avrebbe avuto niente di più da lui.

-Se vuoi, anche questo può rimanere un segreto custodito qui- disse in un sussurro, prima di sparire.

Harry aprì subito gli occhi, ma della rossa nessuna traccia. Si toccò le labbra lì, dove quelle delicate di lei si erano posate, facendogli scoppiare il cuore. L'amava, adesso ne era certo, e avrebbe combattuto per averla.


***


Hermione camminava svelta per i corridoi, sperando che Gazza non la trovasse fuori dalla torre oltre l'orario del coprifuoco. Aveva preso in prestito il mantello di Harry, ma aveva comunque paura. Sarebbe stata sicuramente punita se l'avessero beccata.

Ormai era vicina, girò l'ultimo angolo, ed eccola la porta dell'infermeria; campeggiava davanti a lei invitandola ad entrare, ed Hermione non se lo fece certo ripetere due volte. Si intrufolò dentro e in assoluto silenzio si avviò verso il lettino dove Draco Malfoy stava riposando. Era terribilmente bello, con i lineamenti distesi in un'espressione rilassata, sembrava quasi un angelo. La bocca era semichiusa, Hermione fu tentata di dargli un bacio, ma si trattenne, non era da lei fare questo tipo di cose. L'osservò da sotto il mantello, era davvero tenero, con i capelli che gli cadevano scompostamente sulla fronte e le mani messe come cuscino sotto la guancia, lo rendevano quasi bambino. Espirava ed inspirava regolarmente, Hermione fece un sospiro di sollievo. Dopo che Piton lo aveva curato, non le era stato permesso di vederlo; ma di aspettare fino a domani mattina non se ne parlava proprio. Doveva assicurarsi che stesse bene, che respirasse e fosse al sicuro.

Gli prese una mano diafana tra le sue, era calda anche se non lo avrebbe detto dalla pelle chiara.
Avrebbe voluto dirgli quanto le mancava, e quanto aveva voglia di riabbracciarlo e di sentire il suo profumo; invece si limitò a guardarlo incantata, consapevole che era vivo; e tanto bastava.





*perdonatemiii! Lo so ho pubblicato in ritardassimo, ma tra lavoro e le idee per questo capitolo non mi decidevo mai. Anche ora mi sembra incompleto, ma non so cosa aggiungere perciò ci penserò nel prossimo capitolo. Mi dispiace per avervi fatto aspettare.

Bisoux

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