Il coraggio di scegliere.
"La stanza in cui si trovava era buia, più nera di qualsiasi buio avesse mai visto. Era solo e aveva paura.
Sentiva i muri intorno a lui chiuderlo in una morsa sempre più ferrea. Mentre veniva schiacciato, sentiva il cuore comprimersi e pompare più sangue. Aveva bisogno di ossigeno, iniziava a sentirsi soffocare. Portò le mani alla gola dove le vene del collo iniziarono a farsi più evidenti. Boccheggiava in cerca di aria, disperato. Si sentì cadere, mentre le ginocchia colpivano pesantemente il terreno duro, lacerandole, riuscì solo a percepire il sangue che iniziava ad inzuppare i suoi pantaloni.
Sempre meno ossigeno, c'era sempre meno ossigeno. Era rinchiuso in una bolla buia senza una via d'uscita, senza luce. Inginocchiato con i palmi stesi sul freddo pavimento iniziò a pensare che sarebbe morto, ma all'improvviso come ad esaudire il desiderio di rimanere in vita, uno spiraglio di luce, piccolo ma folgorante si aprì su una delle pareti della stanza.
Con rinnovata forza il ragazzo si alzò, dirigendosi verso quel puntino, respirando a fatica, debole, ma determinato. Si era accesa una scintilla in lui che gli dava la forza di continuare, la speranza di salvarsi ed essere salvato a sua volta.
Una mano dorata si allungò e istintivamente lui mise la sua sull'oro; fiducioso, sereno.
La presa si strinse, mentre veniva trasportato via da quella stanza buia e veniva innondato di luce. Davanti a lui una ragazza, con lunghi capelli ricci il viso bellissimo; ma indefinito, come quando si cerca di vedere il proprio riflesso in uno specchio d'acqua mosso dal vento. Eppure quel cespuglio di ricci lo aveva già visto...
Quando tutto fu completamente luce, il ragazzo tornò a respirare, le sue ginocchia si erano già rimarginate e il sangue non colava più. Si girò verso la sua salvatrice, ma appena voltò lo sguardo si accorse con orrore che la sua mano era striata di rosso e la mano dorata non era più stretta nella sua.
La sagoma fatta di luce propria che lo aveva salvato era ancora lì, ma in ogni sua parte era sfregiata e sanguinava.
Il ragazzo si sentì terribilmente in colpa e cercò di toccarla per confortarla, voleva guarirla; un muro invisibile, però, gli sbarrava la strada. Non importava quanto ci provasse, quanto urlasse o quanto calciasse la parete, quella non ne voleva sapere di cedere. Mentre senza emettere un fiato la creatura cadde per terra sanguinante ed inerte. Appena fu in fin di vita il muro scomparve certo che sarebbe morta.
Il ragazzo disperato corse da lei, mentre un irrefrenabile pianto iniziava a solcargli le guance diafane.
Prese delicatamente la dama d'oro tra le braccia, appoggiandosela al petto e cullandola con dolcezza. La prima delle lacrime, amare come il veleno, cadde sul volto della donna. E mentre anche la seconda la seguiva e il ragazzo teneva stretta a se quella creatura; le tenebre cercarono di avvolgerli; avviluppandosi sulle pareti spoglie della stanza. Il ragazzo però non se ne curava, continuando a stringere a se quella donna che lo aveva salvato.
Intorno a loro, ora, era tutto buio, ma la dama aveva iniziato a brillare, brillava e aveva aperto i suoi grandi occhi marroni guardando il ragazzo che adesso sorrideva felice, la sua lacrima l'aveva salvata e la luce era tornata a splendere."
Draco Malfoy si alzò di scatto, annaspando in cerca di aria, quasi come se fosse ancora rinchiuso nella stanzetta buia del suo sogno. Ricordava ogni piccolo particolare, gli occhi castani della dama, i suoi indomabili ricci e il suo splendore. Lo aveva salvato.
Il cuore non ne voleva sapere di smettere di battere ad un ritmo decisamente irregolare.
Era sudato e le lenzuola erano un groviglio disordinato sul fondo del materasso, tanto si era mosso nel sonno.
Le immagini del suo singolare sogno continuavano ad innondargli gli occhi, mentre cercava di controllare il respiro. Chi era quella dama? Era certo di averla già vista, solo non sapeva dove, aveva come il presentimento che ci fosse qualcosa che gli sfuggiva.
Frustrato mise i piedi fuori dal letto, rabbrividendo. Si vestì comodo, il più silenziosamente possibile, per non svegliare i suoi compagni di stanza, poi uscì dal dormitorio.
Non poteva più rimanere nel letto, ormai il sonno lo aveva abbandonato e poi ogni volta che chiudeva gli occhi, vedeva davanti a se la dama d'oro sfregiata e pallida ai suoi piedi, morente. Ricordava quello che aveva provato, un insopportabile dolore all'altezza del petto, come se milioni di spilli avessero deciso di infilzargli il cuore uno ad uno, lentamente. Si era sentito morire a poco a poco anche lui, come se andandosene, la dama potesse strappargli via un pezzo di cuore e portarlo con se.
Stava camminando per i corridoi bui e freddi del castello, sapeva già dove sarebbe andato. Inconsapevolmente i suoi piedi lo stavano conducendo lì dove niente poteva essere trovato.
La stanza dei segreti, del suo segreto, pesante come un macigno sulle sue esili spalle, temeva che prima o poi lo avrebbe schiacciato. Infondo sentiva il desiderio di parlare, di dire tutto a Silente, ma poi l'idea dei suoi genitori privi di vita, lo bloccava facendogli morire la confessione in gola.
Si era reso vagamente conto di essere un codardo, ma poco gliene importava, lo sapeva da sempre. Nemmeno capiva perché fosse stato smistato in Grifondoro, eppure il preside sembrava essere convinto che lui fosse coraggioso; se avesse saputo... di certo avrebbe cambiato idea.
Perso nei suoi pensieri, non si era accorto di essere già arrivato a destinazione. Passò davanti al muro tre volte e, come di consueto, la porta apparve.
Draco si guardò un attimo alle spalle, accertandosi che nessuno lo avesse visto, poi aprì il portone ed entrò.
Prima che questo potesse richiudersi dietro di lui, un piccolo piede scattò verso la fessura, da cui si intravedevano cumuli di cianfrusaglie, bloccando la chiusura della porta.
La figura incappucciata, sorrise compiaciuta, poi entrò sfoderando la bacchetta e seguendo il ragazzo all'interno della stanza.
***
Hermione non riusciva a prendere sonno, a differenza di Ginny che sembrava dormire come un ghiro.
All'ennesimo tentativo, finalmente, decise di arrendersi. Si mise a sedere sul letto, un pensiero fisso aveva in testa.
Rivedeva Draco entrare nella stanza delle necessità con un'aria alquanto misteriosa e ne voleva capire il motivo. Harry era troppo assente per poter dar ascolto alle sue ragioni e così le aveva gentilmente offerto di prendere la mappa dei malandrini, per controllarlo.
Hermione non se lo fece ripetere due volte e infatti prese fuori la mappa dal suo comodino sbirciando. Vide il nome di Malfoy ondeggiare avanti a indietro, quasi come se si stesse muovendo velocemente. All'improvviso si mosse, in modo deciso, verso l'uscita della sala comune. Hermione non ci pensò due volte e appoggiandosi il cappuccio del mantello dell'invisibilità in testa uscì dal dormitorio. Lo vide appena in tempo, mentre usciva dal ritratto.
Corse verso il corridoio e si tenne a debita distanza da lui. Malfoy camminava con la schiena rigida, guardandosi le spalle. Misterioso, come l'altra volta che lo aveva visto.
Camminarono per almeno dieci minuti fino ad arrivare al settimo piano. La porta della stanza delle necessità era già stata evocata. Con un ultimo sguardo alle spalle Malfoy entrò.
Hermione corse, con il mantello che le strusciava intorno. Temeva che Gazza la scoprisse, ma infondo non le importava più nulla. Incredibile, ad Hermione Granger non importava l'eventualità di essere espulsa. Doveva essere proprio impazzita.
Bloccò la porta con il piede. Sorrise, anche se il cuore le batteva all'impazzata, sfoderò la bacchetta ed entrò.
Hermione pensò di essere sbucata in un enorme negozio di cianfrusaglie, cumuli alti come la torre grifondoro si ergevano per tutta la stanza di qualsiasi tipo di oggetto. C'erano vecchie scope, pile altissime di libri, gioielli di ogni tipo e dimensione e poi sedie, banchi vecchi, e tanto altro.
Stava ammirando la bellezza di quegli oggetti dimenticati, quando un urlo forte quanto straziante la distrasse.
Iniziò a correre senza neanche rendersene conto, quella voce... la conosceva fin troppo bene. Era la stessa che aveva sussurrato il suo nome in quella stanza, durante la loro notte, la stessa voce che le aveva sussurrato che sarebbe andato tutto bene quando Mclaggen l'aveva molestata, la stessa che l'aveva coccolata e l'aveva fatta sentire amata; ma era anche la stessa voce che l'aveva chiamata Mezzosangue, che l'aveva ferita ed umiliata, illusa e disprezzata.
Ma in quel preciso istante, un altro urlo si levò alto e lacerante seguito da un'altro, e un'altro ancora, sempre più forti.
Hermione corse verso quella voce, incurante di tutto il male che le aveva fatto, nella sua testa rimbombavano soltanto le sue urla. Raggiunse uno spiazzo su cui campeggiava un enorme armadio nero lucente. Alla ragazza corse un brivido giù per la
schiena. Ai piedi del mobile se ne stava in ginocchio, con le mani serrate nei capelli... Draco Malfoy.
Le spalle erano percorse da numerosi brividi, tremava come una foglia; ma non era il freddo a scuoterlo. Calde e infuocate lacrime scendevano per le sue guance diafane, mentre il dolore lo invadeva in ogni parte del corpo. Piangeva come non aveva mai fatto, con quella disperazione che ti prende il cuore e lo stringe in una morsa glaciale, piangeva con quella rabbia distruttiva, talmente forte che avrebbe incenerito anche se stesso, piangeva per quello che era costretto a fare e poi, piangeva per il marchio che sul suo braccio sinistro continuava a muoversi come un assassino, pronto ad ucciderlo.
Staccò la mano dai suoi capelli solo per fissare quello che poteva sembrare un tatuaggio, ma che in realtà era una prova vivente della sua codardia.
Il marchio si muoveva sinuoso, sangue caldo gli colava giù per tutto il braccio e bruciava. Solo in seguito Hermione si accorse che proveniva da profondi graffi paralleli che sfregiavano il disegno del teschio e del serpente.
Non scappò la Grifona davanti a quella visione, non osò avvicinarsi o emettere alcun rumore. Il marchio se ne stava lì in bella vista e qualsiasi persona normale sarebbe corsa ad avvisare Silente, ma non lei. Lei che lo stava guardando in quelle condizioni; come poteva condannarlo quando era chiaro che il biondo non voleva quell'obbrobrio sulla sua pelle?. Come poteva denunciarlo, quando aveva visto l'odio che lui provava verso se stesso e quel disegno che sembrava avere un cuore proprio?. No, non poteva. Rimase semplicemente immobile, nascosta sotto il mantello, cercando di controllare i suoi respiri, tutto il corpo le gridava di buttarsi su di lui per proteggerlo, accarezzarlo e dirgli che sarebbe andato tutto bene. Ma niente sarebbe andato bene, ed Hermione questo lo sapeva.
***
Draco era ancora in ginocchio, le lacrime non ne volevano sapere di lasciarlo in pace, e traditrici, continuavano a solcargli il viso come mille cicatrici impresse nella pelle.
Non voleva farlo, non voleva! Eppure... era costretto, avrebbe dovuto tradire il preside, i professori, tutta Hogwarts, Blaise, Harry che gli aveva dato una seconda possibilità e l'ordine... E lei... il pensiero di lei continuava a tamburellargli la mente. Lei che lo sorreggeva. Lei che lo stringeva. Lei che era macchiata del suo sangue. Lei che non lo abbandonava. Lei che lo chiamava per nome. E lei... che veniva uccisa perché lui l'aveva tradita; perché lui aveva tradito tutti. Il pensiero era insopportabile e allo stesso modo incomprensibile.
-NON VOGLIO!- urlò. Hermione sussultò appena ma ancora non si mosse.
-NON VOGLIO!- si ripeté di nuovo il biondo - ma se non lo faccio... i miei genitori...- e gli scappò un altro singhiozzò. Si sarebbe potuto alzare e andare a rivelare tutto a Silente... e poi? Poi lo avrebbero spedito ad Azkaban senza passare dal via, ma quello non era un problema. Era la sicurezza della sua famiglia e di Blaise che lo preoccupava.
Abbassò lo sguardo sul marchio che si contorceva e bruciava. Una rabbia potente e distruttiva si impossessò di lui. In un attimo la sua mano passò sul marchio, graffiando così forte, da deturparlo; lenti rivoli di sangue iniziarono a colargli per tutto il braccio. Il dolore fu quasi un tocca sana.
Stava giusto per rifarlo, quando una mano minuta ma decisa lo bloccò. Gli occhi argentei di lui si spalancarono per la sorpresa e l'orrore, quando il suo sguardo si posò sulla persona a cui apparteneva.
Hermione Granger con il viso arrossato, gli occhi lucidi e una ferrea determinazione in viso, era in piedi davanti a lui, con la mano stretta talmente forte sul suo braccio che le
nocche le erano diventate bianche.
L'immagine di una leonessa fiera ed orgogliosa fece capolino nella mente di Malfoy, ma subito svanì lasciando posto solo alla paura e alla confusione.
-Tu- sussurrò minaccioso alzandosi in piedi. Il petto gli si alzava e abbassava velocemente, le guance erano ancora bagnate, i capelli un completo caos.
-Scommetto che ora andrai di corsa a dirlo ai tuoi amichetti, vero Mezzosangue?- sputò con cattiveria, cercando di riguadagnare un po' della dignità che aveva perso.
Hermione gli restituì lo sguardo fiero e coraggioso.
-No- rispose - non lo farò-
Hermione alzò la bacchetta che teneva in mano e vide gli occhi di lui spalancarsi. Fu più veloce di ogni reazione e in un sol movimento, fasciò il braccio ferito di Malfoy che ora spostava lo sguardo da lei al braccio.
Draco aprì la bocca più volte, cercando di dire qualcosa che avesse un senso compiuto. La realtà era che lo aveva sorpreso e confuso.
-Perché?- le chiese infine, ancora scosso dai singhiozzi, indicandogli il braccio.
Lei gli si avvicinò cauta e attenta come se stesse per toccare un animale selvatico, e proprio come tale, Draco indietreggiò leggermente, spaventato.
Quando fu di fronte a lui, allungò cauta una mano verso il suo viso. Malfoy sgranò gli occhi fissandola, ma rimase immobile. Non un solo movimento, non un solo respiro.
Hermione incoraggiata continuò fino a che la sua mano non si appoggiò alla guancia bagnata di lui. Draco sussultò rilasciando un sibilo, ma non si allontanò. La riccia gli asciugò delicatamente le lacrime, poi fece passare l'altra mano in mezzo ai suoi capelli, Draco si irrigidì, ma ancora una volta non si mosse.
'Perché?' Gli aveva chiesto, e ora glielo avrebbe dimostrato. Al diavolo quello che si era ripromessa, al diavolo quello
che le aveva detto Blaise, al diavolo i consigli di Ginny ed Harry. Al diavolo tutte le parole che l'avevano ferita. Al diavolo quel biondo platinato che le aveva spezzato il cuore. Al diavolo tutto e tutti. Perché la vulnerabilità di Draco Malfoy l'aveva toccata nell'intimo più di quanto avesse creduto possibile. Le sue lacrime erano mille spilli che si conficcavano nel suo scudo e per quanto Hermione provasse a evitarli, loro non la lasciavano in pace.
Si avvicinò lentamente, mentre ancora una mano viaggiava tra i capelli chiari e l'altra se ne stava indisturbata sulla guancia di lui. Poi senza nessun preavviso, lo baciò.
Dopo quasi un mese che non lo toccava quel bacio fu come una ventata d'aria fresca, una boccata d'ossigeno. Le era sembrato di non aver respirato abbastanza fino a quel momento. Le labbra di lui sapevano di menta e di ghiaccio e le erano terribilmente mancate.
Draco rimase spiazzato, completamente stupefatto da quello che stava accadendo. Non ricambiò, non subito almeno, troppo stupito per reagire. Ma poi, come un uragano, come se lo sentisse da tanto tempo, il bisogno di stringerla a se e di ricambiare lo travolse. Spostò le sue mani intorno ai fianchi di lei e sulla schiena, premendola contro di lui. La bocca ora, famelica, cercava quella di lei; il sapore di vaniglia lo stava annebbiando completamente. La stringeva come se temesse di perderla da un momento all'altro; come se fosse un sogno che stesse per svanire. Introdusse le mani in quei riccioli ribelli e tirò leggermente. Hermione gemette e Draco si accese come benzina lanciata sul fuoco. Si avventò su di lei facendola sdraiare a terra, la schiena premuta contro il pavimento freddo.
Hermione sussultò, per quanta forza ci avesse messo, non sarebbe mai riuscita a respingerlo. Non voleva, lo aveva desiderato così tanto che ora non aveva il coraggio di mandarlo via. Eppure era stata lei a baciarlo. Si lasciò andare, permettendo a lui di schiacciarla tra il suo corpo e il pavimento. Le mani che correvano ad esplorare la linea rigida della schiena, le spalle larghe; stringendo un po' di più ogni volta che i baci si facevano più intensi.
Non c'era più bisogno di respirare il suo ossigeno era lei. Si stava vagamente rendendo conto di quello che succedeva, ma non gliene importava nulla. L'unica cosa che voleva... era lei.
Ma poi, forte come uno schiaffo, la consapevolezza di quello che stava facendo lo travolse e come per dargli ragione, il marchio nero riprese a bruciare. Non era preoccupato per lui, in un modo o nell'altro sarebbe morto o comunque rinchiuso ad Azkaban a vita. Era per lei che aveva paura, il perché non lo sapeva, ciò di cui era certo però, era che non poteva provare quello che stava provando. Si staccò così in fretta che gli sembrò di essersi strappato un cerotto.
-Mezzosangue che diavolo mi hai fatto!?- chiese, una piccola fitta si fece largo nel pronunciare quell'insulto, ma subito la represse. Mentre guardava la ragazza davanti a lui, rimettersi a sedere, con le guance rosse, i capelli scompigliati e il fiato corto; Draco dovette esercitare un notevole controllo per non saltarle di nuovo addosso. Doveva averlo stregato, o magari una qualche pozione.
-Come?- rispose Hermione confusa.
Draco si allontanò ancora di più, sentiva il desiderio correre in ogni fibra del suo corpo e per questo aveva una gran voglia di andarsene.
-Draco non capisco... il marchio...- disse ancora la riccia.
Malfoy si bloccò, gli occhi sgranati, aveva pronunciato il suo nome... detto da lei sembrava quasi diverso. In quel momento una fitta lo trapassò e pezzi di ricordi dimenticati gli si riversarono dietro le palpebre... quella voce...
Lei aveva visto il marchio che si stava ancora contorcendo sul suo braccio e il dolore sarebbe stato insopportabile, se Draco non fosse stato rinchiuso nella sua bolla. La guardò e negli occhi vide confusione e un sentimento, che aveva già notato prima, gli ricordava qualcosa, solo che non sapeva cosa.
Il biondo si ritrovò, suo malgrado, a pensare che non avrebbe voluto vedere altro negli occhi di lei. Si perché se avesse tradito Hogwarts forse non lo avrebbe più degnato di uno sguardo, di nessuno sguardo, nemmeno odio. Questo non poteva accettarlo.
Quasi come se non fosse nel pieno delle sue facoltà, Draco si alzò e iniziò a correre.
Hermione era rimasta sola e confusa ancora in ginocchio nella stanza delle necessità. Il freddo del pavimento le stava intorpidendo le gambe, ma in quel momento poco le importava.
Lo aveva baciato, lui aveva ricambiato. Allora forse aveva avuto ragione Ginny, forse Blaise mentiva. La Grifona si ritrovò a pensare che ultimamente non capiva troppe cose.
Ma lo aveva baciato! E quello che aveva provato non poteva essere una finzione, lui l'aveva stretta a se così forte, che temeva di non riuscire più a respirare.
Era sola, accovacciata a terra e stava ancora guardando il punto in cui Draco era scomparso, correndo a perdifiato chissà dove. Forse si era pentito, forse davvero non voleva stare con una come lei. Solo l'eventualità la stava facendo uscire di testa. perché doveva essere tutto così complicato?.
Esasperata e stanca, Hermione si alzò; piena di mille domande senza risposte e si avviò verso il dormitorio grifondoro.
***
Draco correva, correva come se ne andasse della sua vita e forse un po' era così. Corse a perdifiato fino a raggiungere il gargoyle che bloccava l'entrata dell'ufficio del preside. Bisbigliò la parola d'ordine, respirando a fatica, e quando questo si spostò, salì le scale.
Si precipitò e spalancò la porta senza nemmeno bussare. Entrato nell'ufficio del Preside rimase un attimo spiazzato nel notare che non era solo. Un'alta figura stava nell'ombra.
-Signor Malfoy, non credo sia il modo più educato di presentarsi nell'ufficio del preside-
Quella voce... solito tono freddo e distaccato... Piton.
-Professore io... ho bisogno di parlare con Silente-
Il professore fece per controbattere, ma una voce profonda e calma lo interruppe.
-Sono qui, Signor Malfoy-
Draco stava per parlare, quando lo sguardo gli cadde sulla mano del preside, era nera e bruciata.
-La sua mano...-
-Non è nulla Draco. Piuttosto rendimi partecipe di quello che ti preoccupa-
Aveva la voce tranquilla il preside, come se stesse parlando del tempo e constatando che, effettivamente, pioveva.
-Io... ecco...- deglutì il biondo, scoccando un'occhiata al professor Piton; che se ne stava come un avvoltoio nell'angolo a fissarlo.
-Non c'è nulla che tu non possa riferire anche a lui, vuoi sederti?- gli chiese gentilmente il vecchio, sorridendogli.
Draco si sentì ancora più a disagio, non solo Piton lo seguiva in ogni sua mossa, in più il preside era fin troppo gentile. Si stava giusto chiedendo perché diavolo si fosse cacciato in quella situazione. Poteva soltanto allontanarsi da lei e continuare con il suo piano, ma no! Ovviamente lui doveva fare qualcosa di stupido e ora probabilmente i suoi genitori ne avrebbero pagato le conseguenze. Eppure, mentre si sedeva sulla sedia di fronte alla scrivania, sotto lo sguardo dei due professori, Draco non si era pentito della corsa che aveva fatto. Sentiva solo di volerlo fare, come se avesse represso l'impulso fin troppo e ora, come un mare in piena, venisse tutto fuori.
Il bacio della Mezzosangue era stata la goccia che lo aveva fatto traboccare, ribaltando tutto quello che aveva pensato fino a quel momento. Non aveva il coraggio di tradirla, nè di tradire tutta la scuola. Era un codardo e lo sarebbe sempre stato.
Prese quindi un bel respiro, con il pensiero della Mezzosangue in testa che lo tormentava, e parlò.
***
Era stato estenuante, infatti si sentiva stanco. Aveva un gran mal di testa e non vedeva l'ora di uscire da quell'ufficio.
Aveva appena finito di raccontare tutto, dall'inizio alla fine e questo gli aveva prosciugato le energie. Silente lo aveva guardato con il solito sguardo tranquillo, senza scomporsi, ogni tanto abbassava lo sguardo sulla mano nera, ma nulla di più. Piton di fianco a lui stava squadrando Draco dalla testa ai piedi, lo sguardo austero, ma se ci si fosse soffermati abbastanza a lungo, si sarebbe intravisto nei suoi occhi una piccola scintilla di orgoglio.
Quando aveva smesso di parlare, Silente lo aveva guardato e aveva sorriso.
-Perché me lo stai dicendo Draco?-
Il ragazzo rimase un attimo spiazzato, non sapeva assolutamente rispondergli. Ci pensò un attimo, ma non gli veniva in mente nulla, tranne...
-Perché- deglutì -sono troppo codardo per fare quello che mi ha chiesto- disse. Si vergognava di se stesso e questo non faceva che aumentare la voglia di scappare via da li il più in fretta possibile.
-Capisco- fu l'unica cosa che Silente disse; mentre Piton reprimeva un verso esasperato.
Draco intanto si stava torcendo le mani, temeva di aver fatto la cosa sbagliata, eppure ancora, nonostante lo sguardo fisso del preside su di lui e la situazione che si era creata, non riusciva a pentirsene; anzi si sentiva quasi liberato da un peso enorme.
Dopo un silenzio che sembrò eterno, Silente parlò di nuovo.
-Devi continuare quello che stavi facendo-
Dire che Il biondo strabuzzò gli occhi, sarebbe stato un eufemismo; gli uscirono letteralmente dalle orbite dallo stupore.
-C...come?- balbettò.
-Vedi, il fatto è che io sto già morendo-
-Signore!- lo riprese Piton, ma Silente lo zittì con una mano.
-No Severus, è ora che anche lui sappia. I segreti non portano mai a buone conclusioni, non credi?-
Piton non rispose, si limitò a distogliere lo sguardo ripuntandolo dritto sul biondo.
-Bene- riprese Silente facendo una pausa per sorridere -come dicevo prima, sto già per morire, un anno in più non fa differenza, non quando arrivi alla mia età.-
-Non per mano mia Preside. Mi rifiuto di farlo- disse convinto il biondo, che sentiva l'impulso irrefrenabile di voler salvare quell'uomo. Senza di lui, temeva, le possibilità di sconfiggere il Signore Oscuro erano pressoché nulle.
-Draco, vorrei mostrarti una cosa- detto questo il preside rivistò dietro la scrivania e ne tirò fuori una sfera; al suo interno il viso della professoressa Cooman vorticava, era estremamente inquietante.
-Cos'è Signore?- chiese Draco incuriosito.
-Questa è una profezia che la professoressa Cooman fece 17 anni fa-
Malfoy continuò a guardarlo confuso -Non capisco-
-Vedi Draco, l'anno scorso quando tuo padre cercava la profezia su Harry Potter richiesta da Voldemort; ha accidentalmente ascoltato un'altro pezzo di un'altra profezia che va di pari passo con quella precedente- allo sguardo vacuo del ragazzo, Silente rispose con un sorriso.
-So che tutto questo è difficile da capire, ma è necessario che ti sforzi. Veni con me ti mostrerò una cosa- così dicendo il preside si avviò verso quello che a Draco parve una grossa ciotola su un piedistallo di marmo, simile a una fonte battesimale. Ma invece che immobile, l'acqua turbinava ed era di un azzurrino brillante, dentro ci galleggiavano delle immagini sconnesse.
-Prendimi il braccio- gli disse il preside, Draco ubbidì senza fare storie.
Si immersero nell'acqua e in un attimo, il biondo si ritrovò a precipitare. Quando atterrò, si ritrovò in un locale, sembrava alquanto sudicio e malandato. Gente di ogni tipo e poco raccomandabile sedeva sugli sgabelli e sorseggiava delle pinte di burro birra; alcuni avevano nei bicchieri dei liquidi di diversi colori, come il rosso brillante o il verde vomito; Draco non volle nemmeno immaginare che cosa fossero.
Si girò verso il bancone e seduto a chiacchierare con l'oste ci stava proprio il preside, che era poco più giovane e con meno barba, ma comunque emanava la stessa aria da 'mago importante' che aveva ad Hogwarts.
-Signore dove siamo?- chiese il biondo confuso.
-In un ricordo Draco, precisamente in un mio ricordo-
Conosceva quel pub, era la Testa di Porco. Suo padre gli aveva sempre detto di non andarci perché era frequentato da nati babbani.
All'improvviso una donna, stralunata e abbigliata con più strati di vestiti di quanti gli servissero entrò dentro al pub attraversando Draco. Il ragazzo sentì come una piccola pressione, poi tornò tutto normale; dunque non potevano vederlo.
-Perché siamo qui?- chiese di nuovo il ragazzo impaziente.
-Silenzio, e guarda-
Draco riportò la sua attenzione sulla scena.
Nessuno aveva fatto caso alla donna, soltanto il giovane Silente, che aveva gentilmente liquidato l'oste per avvicinarsi a lei. La donna alzò il capo e si rivelò essere la professoressa Sibilla Cooman. Draco vide il professore avvicinarsi a lei cautamente, poi la Cooman volse il viso verso di lui e lo guardò con occhi stralunati e con voce cantilenante parlò.
"Ecco giungere il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore...
nato da chi lo ha tre volte sfidato, nato sull'estinguersi del settimo mese..."
Draco non riuscì a sentire altro, perché nel frattempo il Silente di quel tempo trascinò via la Cooman per un braccio.
Il professore lo toccò sulla spalla e gli indicò un angolo dell'osteria. Una figura tutta in nero era uscita dall'ombra; solo quando abbassò il cappuccio Draco capì chi fosse.
-Ma Signore è?-
-Il professor Piton esatto- gli rispose il preside, confermando i suoi dubbi.
- È stato lui a sentire il primo pezzo di profezia che poi ha riferito a Voldemort. Guarda-
Draco tornò a fissare la scena. Ora l'oste era di fronte a Piton, il viso era rosso dalla rabbia.
-Devi andartene! I mangiamorte non sono ben accetti nella mia osteria!-
Piton lo guardava dall'alto in basso, come ancora faceva con i suoi alunni.
Gli puntò la bacchetta contro; in quel preciso istante tutti i clienti si alzarono per dar man forte all'oste. Piton si guardò intorno per nulle preoccupato e Draco pensò che non era cambiato di una virgola.
-La pagherai- gli sibilò con ancora la bacchetta puntata. Poi rinfilandosi il cappuccio se ne andò verso la porta.
-Vieni Draco, devo farti vedere un'altra cosa- la voce del preside lo riportò alla realtà.
Con un leggero colpo di bacchetta, il ricordo sfumò presentando davanti a lui un'altra scena. Erano nel retro della Testa di Porco e due figure che Draco riconobbe come il preside e la Cooman se ne stavano in disparte.
La professoressa aveva gli occhi fuori dalle orbite e stava ancora cantilenando parole che, per Draco, erano senza senso.
"l'Oscuro Signore lo designerà come suo eguale, ma egli avrà un potere a lui sconosciuto...
e l'uno dovrà morire per mano dell'altro, perché nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive...
il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore nascerà all'estinguersi del settimo mese.."
Capiva, era una profezia. Suo padre l'anno scorso, gli aveva detto il preside, era andato a cercarla; e ora lui era costretto a portare il marchio nero perché non era riuscito a trovarla.
-Signore questa profezia... io la conosco-
-Lo credo bene Draco, te l'ho mostrata perché la conoscessi per intero. Questa fu la profezia che designò Harry Potter come eguale di Voldemort. Tienila a mente, perché ora ti porterò in un altro ricordo.-
Così con un colpo di bacchetta, il ricordo vorticò di nuovo. Ora si ritrovavano in un ufficio, quello del preside per esattezza. Davanti a loro Silente, che era identico a quello che stava con Draco, sedeva tranquillo alla scrivania analizzando un anello con al centro un diamante.
Dopo svariati minuti, si sentì un titubante bussare alla porta.
-Prego- disse la voce profonda dell'anziano.
La porta si aprì e fece il suo ingresso Harry Potter con evidente timore di aver disturbato. La presenza del giovane non pareva dar fastidio a Silente, che invece gli sorrise, invitandolo ad accomodarsi.
-Oh Harry ciao, prego siediti-
-Salve signor preside- lo salutò il moro.
Draco non capiva, perché il preside voleva mostrargli uno dei suoi incontri con Potter?. Decise però di non mostrare nessuno dei suoi dubbi, e di continuare a guardare.
-A cosa devo questa visita?- continuò curioso il vecchio.
A Draco parve che Harry fosse molto nervoso. Si torceva le mani, che teneva serrate in grembo e si stava anche mordendo forte un labbro.
-Capisco, sei qui per saperne di più sull'attacco di Nagini ai danni del giovane Malfoy giusto?-
Il biondo si sarebbe aspettato di tutto, ma non quello. Non era stato il moro a parlare, ma lo stesso preside, e la cosa che ancora di più lo sconvolse, fu che Harry era davvero interessato a sapere cos'era successo. Nonostante all'epoca, dire che fossero in cattivi rapporti sarebbe stato un eufemismo.
-S... si signore, ecco vede non riesco a darmi pace-
-Si capisco i tuoi dubbi Harry permettimi allora di chiarirteli almeno in parte-
Draco guardò il Silente del ricordo, e gli parve di notare un guizzo di dolore attraversargli il volto, per poi farlo tornare la lastra di gentilezza che era sempre stato. Sentiva distrattamente la presenza del preside di fianco a lui, ma in quel momento era troppo curioso di capire perché gli voleva far vedere proprio questo ricordo. Quando la voce profonda ricominciò a parlare, Draco riportò l'attenzione alla scena.
-Come tu ben sai la profezia che la Cooman fece sul prescelto e su Voldemort è fondamentale per la riuscita della nostra missione, ovvero ucciderlo. Vedi Harry siamo consapevoli che il prescelto sia proprio tu, ma abbiamo un ulteriore dilemma. Il fatto è che non c'è una sola profezia; ma ben due... si Harry sono due, una di cui sappiamo già il contenuto, la seconda è ancora da comprendere appieno anche per me. Quando la Cooman fece la prima profezia Voldemort ne ascoltò solo il primo pezzo così facendo designò te come suo pari; quello che lui non sapeva era che pochi giorni dopo la professoressa fece una seconda profezia; o almeno non ne era a conoscenza fino a qualche mese fa.-
Draco girò di scatto la testa verso il preside. Era stupito, quella donna era tanto se riusciva a rimanere in piedi. Già fare una profezia, poi sul "grande" Harry Potter, non era cosa da poco, ma bene due?. Però, non capiva perché Silente voleva che lui assistesse. Ancora una volta però la voce del ricordo lo distolse dai suoi pensieri.
-Vedi Harry il fatto che il Signor Malfoy sia stato attaccato non è un caso-
Appena sentì la frase, al biondo mancò l'aria. Stava trattenendo il fiato, mentre pensava a quello che aveva appena sentito.
'Non era un caso' . Queste erano le uniche parole a cui riusciva a pensare.
Non guardò Silente, che tranquillo, se ne stava di fianco a lui. Non poteva.
-Signore lei vuole dirmi che l'attacco non era casuale? Era stato ordinato dal Signore Oscuro in persona?- era stato Harry a parlare. Il tono era un misto tra lo stupore e il preoccupato.
Draco che osservava la scena stava ancora trattenendo il respiro. La mano che automaticamente andava a passare tra i capelli, sintomo del suo imminente nervosismo crescente. Dalla risposta del preside sarebbe dipesa la sua stabilità mentale; si disse il biondo.
Dopo una breve pausa, che a Draco sembrò troppo lunga, la risposta arrivò.
-Si Harry è proprio quello che voglio dire e temo che non sia finita qui-
A Draco ci volle un secondo per capire che sarebbe caduto, poi gli ci volle un altro secondo per sorreggersi alla libreria che gli si ergeva di fianco; un altro invece per sondare la notizia che aveva appena ricevuto; l'ultimo gli serviva per assimilarla. Solo che non ce la faceva, stava fissando sconcertato la scena davanti a lui, mentre in testa non faceva che rimbombargli quello che aveva appena scoperto. Di nuovo, una mano passò tra i capelli scompigliandoli. Sentì le spalle irrigidirsi e la tensione salire e farsi strada a spintoni nel suo corpo... non era finita lì...
-Lascia che mi spieghi meglio. La seconda profezia della Cooman venne fatta, come detto prima, pochi giorni dopo la prima. Voldemort non ne sapeva nulla, almeno fino ad oggi. Credo che, quando alla fine dell'anno precedente voi siete stati nella sala dei misteri, uno dei mangiamorte deve aver sentito il primo pezzo della seconda profezia e lo avrà riferito al suo signore-
Draco non riusciva proprio a capire cosa centrasse lui in tutto questo. Era roba da pazzi! Aveva appena scoperto che Voldemort lo voleva morto, eppure lo aveva costretto ad unirsi a lui.
-So che è molto da assimilare ma è necessario che tu veda e che capisca- era stato il preside a parlare, non quello del ricordo, anche se era lo stesso uomo.
Draco lo guardò, era leggermente impallidito e gli era salito un terribile mal di testa.
-Signore, io non capisco. Cosa c'entra con me tutto questo?- si era accorto di aver usato un tono esasperato, ma non gli importava ormai. Tanto era inutile mantenere una maschera davanti a Silente, se ne sarebbe accorto e l'avrebbe gentilmente smantellata in due nano secondi.
Con un colpo di bacchetta li preside fermò il ricordo.
-C'entra in tutti i modi possibili, purtroppo temo che quello che ascolterai dopo non sarà piacevole. Ma come ho detto prima... è necessario che tu sappia; come è necessario che ti dica che il Mangiamorte a cui mi sono riferito e che ha scoperto la seconda profezia riferendola a Voldemort... era tuo padre- concluse sempre con la sua voce calma. Draco invece pensava di non poter sopportare ulteriori sorprese e invece quella appena ricevuta gli aveva assestato un bel colpo allo stomaco.
-Mio... padre...- fece una pausa per evitare di balbettare - continuo a non capire, anche se mio padre ha riferito l'inizio della seconda profezia cosa c'entra con me e l'attacco di Nagini-
Il preside lo guardò attentamente studiandolo.
-Devo chiederti Draco, se sei disposto a vedere il resto del ricordo, perché la notizia che daró ad Harry lo sconvolgerà e credo che per te sarà molto peggio. Vuoi che lo faccia ripartire?-
Draco ci pensò su, sentiva la tensione irrigidirgli ogni muscolo, e aveva la netta impressione che quello che sarebbe successo dopo gli avrebbe fatto cedere le gambe definitivamente. Si chiese se era abbastanza forte per tutto quello; se lo era per affrontare tutte le conseguenze che sarebbero arrivate nel tradire il Signore Oscuro. Ne valeva la pena? Si chiese. Poi le immagini del bacio con la Granger gli invasero la mente, ancora non aveva avuto modo di pensarci, ma aveva smosso in lui un coraggio che non credeva gli potesse appartenere. Poi pensò alla nuova amicizia che aveva con Harry, all'ordine, a Blaise, e scelse.
Ne valeva la pena. Non importava quanto per lui fosse distruttivo, voleva salvare quel poco di buono che era rimasto nella sua vita.
-Si, signore. Voglio vedere-
Silente lo guardò, un piccolo sorriso gli increspava le labbra.
Draco pensò quasi che gli fosse venuta una paresi facciale.
-Non potrai tornare indietro una volta scoperta la verità- gli disse poi in tono serio.
Il ragazzo lo guadò con fermezza, ormai era in ballo, e allora avrebbe ballato.
-Sono pronto- rispose
Il professore annuì e con un piccolo movimento di bacchetta il ricordo riprese a scorrere.
-Ma professore se posso sapere... cosa dice la seconda profezia?- la voce di Harry riprese a riempire la stanza.
Silente sparì dietro la sua scrivania scartabellando un cassetto dopo l'altro, dopo pochi secondi riemerse tenendo tra le mani una sfera uguale a quella che Draco aveva visto poco prima.
-Pronto Harry?-
Il moro annuì.
Draco trattenne il fiato, era il momento, a breve avrebbe scoperto una verità certamente scomoda e difficile da digerire; ancora una volta si chiese se sarebbe stato in grado di sopportarla.
La sfera, intanto, prese a vorticare, al suo interno Draco scorse il volto della Cooman distorto e quasi terrificante.
"Il Prescelto avrà l'aiuto di colui che è nato serpe con il cuore di un grifone, si unirà al male per costrizione, il Signore Oscuro lo designerà come pericolo, lo tratterà tra i suoi ranghi; ma il Grifone sarà la freccia che ucciderà il suo padrone"
Draco si aspettava certamente, che non sarebbe stato facile digerire quello che avrebbe scoperto. Non si aspettava però di avere le idee ancora più confuse.
Il mal di testa tornò ancora più forte. Draco portò le mani alle tempie, riflettendo su quello che aveva appena sentito. Certamente se il preside glielo aveva fatto ascoltare era perché centrava con lui. Aveva lo spiacevole presentimento che quella profezia parlasse proprio di lui. Una frase in particolare lo fece riflettere.
'Si unirà al male per costrizione'
In fondo era vero, lui aveva quel marchio, perché era stato costretto. Ma tutto il resto gli faceva pensare che invece parlasse di altro.
-Signore- cominciò deglutendo -Non capisco, la profezia di chi parla?-
-Porta pazienza Signor Malfoy a breve lo scoprirai- così dicendo il preside riportò la sua attenzione al ricordo.
-Signore ma ho capito bene? Colui che è nato serpe ma con il cuore di un grifone... si riferisce per caso...- era la voce di Harry che stava esprimendo gli stessi dubbi del biondino.
Dopo una pausa fin troppo lunga il preside parlò; facendo perdere dieci anni di vita al nostro povero Malfoy.
-Si Harry, si riferisce a Draco Malfoy, nato da una famiglia di serpenti e smistato in grifondoro-
Draco dovette tenersi ancora più stretto alla libreria. Le gambe minacciavano di mandarlo giù dritto a terra. Sgranò gli occhi, mentre anche l'Harry del ricordo lo fece.
La brutta sensazione di prima ritornò forte e chiara e lo stese. Il cuore batteva troppo forte e gli rimbombava nelle orecchie.
Ancora sentì le voci di Harry e del preside continuare a parlare. Con un grande sforzo riportò l'attenzione su di loro.
-Ma... si unirà al male per costrizione?-
-Vedi Harry come dice nella profezia, il Signore Oscuro tenterà in ogni modo di reclutare Draco nelle sue fila, così può tenerlo vicino e controllarlo, inoltre sa che senza di lui non puoi vincerlo-
-Ah... ho bisogno di lui per uccidere Voldemort, giusto. Sarà la freccia che ucciderà il suo padrone?-
-Si, questo vuol dire che dovrai ucciderlo insieme al Signor Malfoy-
-COSA!?- a Draco era scappato un urlo.
Non si era nemmeno accorto che non era più dentro al ricordo. Non si era nemmeno accorto di essere diventato troppo pallido. In testa continuava a sentire la voce del preside.
"-....questo vuol dire che dovrai ucciderlo insieme al Signor Malfoy-"
'Senza di me non può essere vinto' questo era quello che continuava a ripetersi Draco. Era spaventato a morte. Non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere. Aveva semplicemente deciso di raccontare a Silente del piano dell'Oscuro e invece si era ritrovato a sapere fin troppe cose.
-Siediti Draco- lo invitò gentilmente il preside.
Il biondo era come paralizzato, si riscosse soltanto per fare i passi che lo separavano dalla poltrona, senza proferire parola.
Il preside però non pareva esserne disturbato.
Dopo svariati minuti di smarrimento Draco riuscì a produrre un sussurro.
-Occlumanzia- disse, mentre il cervello gli girava a mille, cercando di metabolizzare tutte quelle informazioni.
-Come hai detto?-
Daraco alzò lo sguardo verso il vecchio.
-Ecco perché voleva che imparassi l'occlumanzia! Per evitare che il Signore Oscuro mi attaccasse-
Il preside sorrise.
-Esatto. So di averti caricato di un terribile peso. Credimi avrei voluto evitarti tutto questo, ma purtroppo, come avrai ben capito, insieme ad Harry sei la nostra unica possibilità.- Silente fece una piccola pausa, per poi continuare.
-Quello che voglio ancora una volta chiederti Draco è...- un'altra pausa.
Il biondo stava giusto pensando che quasi quasi, lo avrebbe strozzato a mani nude in quel preciso istante; compiacendo così l'Oscuro Signore; ma prima di attuare la sua idea, Silente riprese a parlare.
-Sarai in grado di uccidere Voldemort?-
SPAZIO A ME!
Scusate l'attesa! Davvero! Comunque siamo ai capitoli finali. Ho deciso che la storia terminerà con il finire del sesto anno. Per il settimo direi che farò un altro "libro". Niente vi ringrazio per le stelline che mi lasciate e per le visualizzazioni. Spero che vi piaccia.
Bene vi lascio, siamo in dirittura di arrivo e io devo scrivere il prossimo capitolo!
Bisoux 😘
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