Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

I ricordi distruggono

Blaise era tornato a scuola solo per stare vicino a Draco, fosse stato per lui sarebbe rimasto a casa aspettando di tornare con tutti gli altri studenti. Forse era meglio così, almeno avrebbe evitato di vedere Luna sul treno. Ultimamente era riuscito a non pensare a lei, tra il marchio e la preoccupazione per il suo migliore amico non aveva avuto un momento per lui. Forse era meglio non averne.

Appena si separò da Draco e raggiunse i sotterranei, il moro venne colpito dai suoi pensieri che come un pugno gli fecero mancare il respiro per un attimo.
Era rimasto solo e il suo primo pensiero lo aveva rivolto a lei. Ignorarla era la cosa più difficile che si fosse imposto e molte delle sue forze le impiegava per starle lontano. Da quando l'aveva baciata era stato talmente ossessionato da non riuscire a dormire la notte. L'idea che lei potesse essere ferita da lui o che lo rifiutasse era talmente insopportabile che solo pensarlo lo dilaniava.

'Che Merlino mi cruci per quanto sono stato stupido!' Pensò il moro rabbiosamente. Non riusciva a non pensare a quella piccola bambolina di porcellana che di fragile non aveva proprio nulla. Non era riuscito a rivelare niente a Draco; poi con quello che aveva passato, non voleva appesantirlo anche dei suoi problemi, ma Blaise sentiva il disperato bisogno di parlarne con qualcuno. Avrebbe dovuto trovare il momento giusto con cui parlarne con Malfoy.

In quelle vacanze era riuscito a non pensarla, ma ogni volta che era solo, l'immagine del loro bacio, di come lei si fosse abbandonata a lui con un tale trasporto da spiazzarlo; continuava imperterrita a tormentargli la mente. Le sue mani sul suo corpo, il gemito di sorpresa quando l'aveva sollevata da terra con estrema facilità, tanto era piccola e leggera. La consistenza dei suoi capelli e il rossore che le imperlava le guance rendendola ancora più bella.

Aveva sempre negato e tutt'ora avrebbe voluto, ma più reprimeva quello che sentiva, più quest'ultimo urlava tentando di uscire allo scoperto. Non sapeva esattamente quando aveva iniziato a vedere la Corvonero con altri occhi; l'unica cosa che sapeva era che da un giorno all'altro aveva smesso di essere Lunatica ed era diventata solo Luna. Come il satellite era tanto importante per il pianeta terra in egual modo lei era tanto fondamentale per lui e Blaise ne fu spaventato a morte. Mai prima d'ora lo aveva ammesso a se stesso. Sapeva di non essere il ragazzo adatto a lei, era così delicata e dolce, non voleva contaminarla con i suoi arroganti comportamenti da serpe, a costo di marcire dentro.

Chiuso in quell'aula con lei però, aveva vissuto più di quanto non avesse fatto in 16 anni di vita. Luna era capace di trasportarlo in un mondo nuovo e diverso, magari migliore, in cui si sarebbe perso senza ritrovarsi mai più. Ma non poteva seguirla. L'avrebbe condannata, e se prima c'era un minimo barlume di speranza ora anche quello si era spento avvolto dalle tenebre; il marchio nero che portava sul braccio ne era la prova.


***


Luna Loovegod era andata, come tutti gli anni, a trovare il padre, si sentiva terribilmente sola e poi continuava a balenarle davanti agli occhi il ricordo di Blaise Zabini e del loro bacio. Quando le loro labbra si erano unite un tornado di emozioni si era sprigionato dentro di lei lasciandola senza fiato. Non si era mai sentita così protetta e accettata ed era una sensazione bellissima. Ma poi Blaise si era staccato da lei terrorizzato e così come era arrivato, sparì e Luna era rimasta di nuovo sola a chiedersi cosa gli fosse preso. Si era sentita svuotata. Non capiva cosa stava succedendo tra lei e il Serpeverde. Sapeva che tutte quelle emozioni non erano normali; ma anche che uno come Zabini non l'avrebbe mai considerata. Probabilmente l'aveva baciata per una scommessa o cose così, non sarebbe stata la prima volta che qualcuno la
prendeva di mira per cose del genere; le scommesse si intende; perché nessuno aveva mai osato toccarla per paura di essere contagiato o solo per prenderla ancora più in giro con battute crudeli. L'idea la fece insolitamente sussultare, ma rassegnata l'accettò; essere Lunatica Loovegod aveva le sue conseguenze.

Aveva pensato a lui e a quello che era successo per tutte le vacanze, anche suo padre le aveva detto che era più distratta del solito; ma tra pochi giorni sarebbe dovuta tornare ad Hogwarts e doveva riprendere ad essere la stessa Luna di sempre.

'Devo smetterla se no verrò invasa dai gorgosprizzi' pensò, rimettendosi a riordinare il baule.


***


Pansy stava camminando, anzi procedendo a passo svelto per i corridoi. Scuoteva continuamente la testa incredula.

Lo aveva davvero fatto?.

Lui l'aveva afferrata in tempo e non l'aveva lasciata andare nemmeno quando ormai non era più in pericolo. Si era stretta a lui senza capirne il motivo.

'Cosa ho fatto!' Pensò Pansy stupefatta. Da quando faceva vedere la parte più debole di lei? Al rosso poi?. Si era scoperta senza nemmeno accorgersene.

Per Salazar! Ma cosa le era passato per la testa!. Ora gli allenamenti sarebbero stati ancora più duri, con lui che sicuramente si sarebbe divertito un mondo prendendola in giro. Doveva rimediare. Doveva mostrarsi ancora più serpe di quanto non fosse. Si era lasciata andare solo per un attimo, solo uno ed era bastato per rovinare tutto!. Era la stupida ragazzina che cade dai banchi e si fa prendere dal rospo azzurro; per non parlare di quello che aveva fatto dopo. Che odio.

La serpeverde si disprezzava per quello che era successo, non faceva che pensarci mandando in tilt il cervello. Continuava ad elaborare senza sosta quegli attimi in cui era accaduto tutto. Lei che cadeva e lui che l'afferrava. Si era mostrata fragile davanti ad un grifone.

Suo padre ne sarebbe deluso; ma d'altronde gli aveva già procurato dispiacere scampando per un pelo al marchio nero. Tanto non si erano mai interessati più di tanto a lei, c'erano i suoi magnifici fratelli per quello. Se c'era una cosa che non voleva, quella era essere una mangiamorte; ma nemmeno avere la pena di uno stupido e inetto grifondoro come Weasley!.

Santo Salazar! Sempre più sconfortata Pansy si avviava a passo spedito verso i sotterranei. Non aveva fame e non voleva rischiare di vedere il pel di carota a cena. Aveva bisogno di stare sola e tranquilla. Appena pensò di nuovo a quel pomeriggio una violenta scossa la fece sobbalzare. Cosa le stava succedendo? Il respiro si fece sempre più veloce e la serpeverde fu costretta a fermarsi per riprendere fiato.

Qualcosa non andava. Tutto quello che le stava accadendo era totalmente sbagliato.

-Maledizione!- gridò arrabbiata e spaventata. -mi devo dare una calmata- la ragazza si rese conto che stava parlando da sola, ma sembrava tranquilizzarla. Appoggiò le spalle al muro facendo respiri lenti e regolari, avida di ossigeno per i suoi polmoni impazziti.

Chiuse gli occhi e subito l'immagine delle due iridi marroni come la corteccia d'albero, che aveva sognato, le si pararono davanti. Sapeva di averli già visti, ma non ricordava dove. La ragazza riaprì subito gli occhi strofinandosi forte una mano sul viso fino ai capelli. Stava forse impazzendo? Iniziava a pensare di si.

-Pansy! Tutto bene?-

Quella voce la conosceva fin troppo bene, ma non poteva essere Blaise era a casa per le vacanze.

-Blaise! Cosa ci fai qui?- chiese stupita la ragazza riconoscendo il moro davanti a lei.

-Sono tornato prima con Draco, stavo giusto andando a cena, ma stai bene?- il moro la guardava con la preoccupazione negli occhi, pur mantenendo sempre la freddezza di un tipico serpeverde. La ragazza lo scrutò un attimo, era più alto di lei quindi dovette alzare la testa per vederlo in faccia e tutta la furia che fino a quel momento era riuscita a domare si riversò per il suo corpo. La delusione quando Silente aveva citato i nomi dell'ordine e c'era anche quello di Zabini in mezzo, mentre lei ne era all'oscuro e la rabbia, tanta rabbia che le scorreva nelle vene infuocandola. Doveva andarsene e subito.

-Sto bene! Io e te dobbiamo fare due chiacchere, ma non ora. Ti saluto infimo bugiardo!- gli ringhiò contro e senza degnarlo di un ulteriore sguardo Pansy sparì oltre la sala comune, nella sua stanza; lasciando Blaise solo e più confuso che mai.


***


Draco stava andando verso la sala grande per cenare, quando una voce fin troppo famigliare lo fermò pietrificandolo all'istante. (Si fa per dire.)

-Draco Lucius Malfoy-

Disse la voce incavolata nera. Ok forse era nei guai... nessuno lo chiamava mai per nome completo, questo lo facevano solo tre persone quando erano arrabbiate. Una era sua madre, l'altra Blaise e l'ultima... beh l'ultima era quella che lo faceva più innervosire.

Draco deglutì, pronto a recitare la sua parte.

-Sono io, chi mi cerca?- disse tranquillo girandosi verso la fonte della voce.

Rimase spiazzato da cosa gli si parò davanti. Una leonessa pronta ad attaccare ed era dannatamente sexy. Con i capelli tutti arruffati, il viso rosso e il petto che si alzava ritmicamente scadendo il battito del suo cuore. Gli occhi lampeggianti, avevano una grinta inusuale dentro; e lo avrebbe sicuramente sbranato se non fossero stati in un corridoio di una scuola e lei non temesse l'espulsione.

Draco rimase incantato a fissarla... era bellissima.

Hermione sbuffò schioccandogli due dita davanti. Era furiosa e aveva intenzione di riversare tutto su quel biondo ossigenato che non si era nemmeno degnato di scriverle.

-Malfoy dobbiamo parlare. Ora.- disse la ragazza minacciosa, arpionandolo per il braccio e cercando di spostarlo. Lui non accennò a muoversi.

Ripresosi dalla momentanea paralisi, Draco parlò.

-Io non ho nulla da dirti Granger- rispose con voce glaciale, togliendo il braccio in malo modo. Un brivido gelido corse lungo la schiena di Hermione.

- Si che dobbiamo! Non ti sei degnato di inviarmi una lettera! Non mi hai fatto sapere nulla su di te! Sei tornato ad Hogwarts e non mi hai nemmeno avvisata! Cosa ti sta succedendo?- ormai la voce della ragazza era salita di parecchie ottave, guidata solo dalla rabbia.

Ecco, era arrivato il momento, avrebbe dovuto lasciarla andare, allontanarla da se. Aveva studiato un discorso abbastanza rude, sapeva che l'avrebbe ferita e probabilmente sarebbe morto dentro nel tentativo, ma doveva proteggerla a tutti i costi. Se mai avessero scoperto la loro relazione l'avrebbero uccisa e questo non poteva proprio permetterlo. L'amava e proprio per questo doveva lasciarla andare. Stava per farlo quando i suoi occhi si posarono su qualcosa di brillante.

Spalancò gli occhi sorpreso, al collo di Hermione risplendeva la collana che lui le aveva inviato come dono per Natale. Nonostante si fosse comportato male con lei e l'avesse ignorata, lei aveva indossato il suo dono. Speranzosa magari. A Draco sprofondò il cuore nel petto. Si bloccò, le parole che premevano per uscire, per fare la cosa giusta; ma lui non riusciva a pronunciarle. Si zittì e riportò il suo sguardo all'altezza di quello di Hermione.

-Senti un giorno forse potrai capirmi, ma davvero io non ho nulla da dirti- riprovò con tono indifferente.

La delusione dipinta sul volto della ragazza era talmente evidente che Draco si sentì barcollare un momento come se avesse ricevuto uno schiaffo.

-Ah ecco dov'eri! Ti ho cercato dappertutto! Andiamo o faremo ancora più tardi al banchetto-

Blaise era appena comparso alle spalle di Hermione, aveva subito notato lo sguardo sofferente del suo amico ed era immediatamente accorso in suo aiuto.

-Scusaci Zabini ma noi stavamo parlando- lo riprese Hermione scocciata.

-Beh lo farete dopo mia cara io e il tuo piccioncino abbiamo alcuni affari di cui discutere. Cose da uomini sai...- così dicendo il serpeverde iniziò a tirare il suo amico verso il portone della sala; lasciando Hermione, sola nel corridoio, e più infuriata che mai.


***


-Grazie amico mi hai salvato-

-Sempre pronto a pararti il fondoschiena quando vuoi Malfoy- rise Blaise -Sembrava pronta a farti a pezzi-

Draco lanciò un'occhiata al tavolo grifondoro dove Hermione sedeva da sola mangiando... no, mangiando non era la parola giusta.. Inforcando pezzi di cibo e lasciandoli poi nel piatto; aveva si e no mangiato due bocconi di pollo e nient'altro. Draco iniziava a preoccuparsi.

-In effetti lo era. Hai visto? Non mangia nulla!- Draco iniziò a stringere i pugni nervoso.

-Amico, io non sono un grande esperto, ma mi pare che sia dimagrita e non poco- rispose Blaise preoccupato, suo malgrado aveva iniziato ad accettare la presenza di Hermione, la trovava addirittura simpatica.

Draco sbiancò, dopo essersi passato una mano tra i capelli si alzò di scatto dirigendosi verso il tavola della propria casata, incurante di essere visto mentre parlava con lei. Arrivato davanti ad Hermione si sedette. Il viso contorto in un'espressione dura.

Hermione aveva sentito qualcuno sedersi di fronte a lei, ma non poteva essere Ron, la stava evitando come del resto aveva fatto anche il ragazzo che le si era appena seduto di fronte. Non alzò nemmeno lo sguardo continuando a giocherellare con il pollo che aveva nel
piatto quasi del tutto intatto.

-Granger- la chiamò il biondo, a differenza della sua espressione la voce uscì in un suono dolce e armonioso.

La ragazza mancò un battito, constatando, con sua sorpresa, che quella voce gli era mancata più di quanto non si aspettasse. Non rispose continuando a guardare il pollo e a muoverlo cercando di costruire un disegno che aveva preso forma nella sua testa.

-Granger, per favore, guardami- disse di nuovo Draco guardandola sperando che alzasse la testa. Gli mise una mano sulla sua che muoveva la forchetta in modo frenetico. Al suo tocco la ragazza si paralizzò, irrigidita dalla sorpresa. Era una settimana che non la toccava, la pelle diafana era in contrasto con la sua leggermente più scura, pelle che sembrava fredda come il suo padrone, ma che in realtà si era rivelata bollente. Sussultò leggermente quando lui staccò la sua mano da lei come se si fosse scottato.

-Cosa vuoi Malfoy?- disse la ragazza continuando a guardare in basso, cercando di essere più indifferente possibile.

-Perché non mi guardi?-

Hermione non rispose. Il pollo era diventato davvero molto interessante e la ragazza era ben decisa ad esplorarne ogni sfacettatura; qualsiasi cosa pur che Malfoy se ne andasse; ma lui non sembrava intenzionato a farlo.

-Guardami- disse di nuovo con voce autoritaria. Questa volta Hermione alzò gli occhi, solo per fargli vedere quanto fosse delusa ed infuriata, ammesso che a lui importasse qualcosa.

Appena i loro occhi si scontrarono una scossa partì attraversando i corpi di entrambi, sapevano di averla sentita, ma accuratamente la nascosero. Draco vedeva tutto, la sua delusione e la rabbia che nutriva per lui, ma in cuor suo sapeva di fare la cosa giusta o almeno lo sperava.

-Devi mangiare Granger-

-Fatti i fatti tuoi Malfoy- rispose lei prontamente.

-Da quando mi tratti così?- chiese Draco sorpreso, anche se dentro di lui se l'aspettava una reazione del genere.

-Da quando tu hai ricominciato a chiamarmi per cognome- rispose dura Hermione.

Colpito e affondato. Hermione 1, Draco 0.

-Devi mangiare Hermione- riprovò Draco cercando di farla ragionare.

-Solo se tu mi dirai cosa è successo durante le vacanze di natale. E si non fare quella faccia! Ho sentito te e Blaise parlarne!- rispose con il viso arrossato dalla rabbia la Grifondoro.

Draco rimase basito, lo aveva sentito parlare con Blaise quando erano entrati a castello; come aveva fatto a non accorgersi di lei? Come era potuto essere così stupido!

-Io... non posso Hermione- rispose in un sussurro.

La ragazza sbatté le mani sul tavolo con tutta la rabbia che aveva in corpo. Tanto che gli studenti che si erano riuniti a mangiare smisero di parlottare tra loro e adesso avevano occhi e orecchie puntati sulla scena avidi di avere qualcosa su cui spettegolare.

-Bene allora, se vuoi scusarmi, io me ne vado!- così dicendo Hermione si alzò come una furia uscendo dalla sala grande; lasciando Draco, ancora confuso, a sedere di fronte al suo posto vuoto.


***


-Ben fatto amico!- Blaise stava avendo seri problemi nel contenersi dal non scoppiare a ridere in faccia al grifondoro. Draco dal canto suo aveva una faccia da funerale.

-Oh ma sta zitto Zabini!- inveì contro il moro.

-Suvvia Draco vedrai che le passerà-

-Non credo è una che porta rancore- rispose rassegnato il biondo. -Credo che la lascerò Blaise-

Il serpeverde stava giusto bevendo un sorso di succo di zucca, quando gli andò di traverso rischiando di soffocarlo. Quando ebbe finito di tossire come un pazzo, parlò.

-Scherzi vero Malfoy?-

Draco alzò lo sguardo puntandolo in quello sorpreso di Zabini. Rassegnazione e sconfitta andavano susseguendosi facendo diventare gli occhi argentei ancora più grigi e torbidi.

-No Blaise, non scherzo. Non posso tenerla vicino con questo affare disgustoso che ho sul braccio. È in pericolo se sta con me e a costo di straziarmi l'anima la proteggerò. Lasciarla è l'unica soluzione. Credimi non vorrei. Merlino solo sa quanto non vorrei-

Draco aveva gli occhi lucidi, ma con uno sforzo sovrumano riuscì a domare l'istinto di sfogare tutta la sua frustrazione piangendo. L'idea di non stare più con Hermione lo uccideva dall'interno lentamente e dolorosamente. Si ripeteva costantemente di doverlo fare e chissà da dove trovava la forza per portare avanti il suo piano.

-Capisco- e  Draco comprese che Blaise capiva davvero.

Il serpeverde capiva fin troppo bene come si sentiva Malfoy, era esattamente quello che provava per Luna, con l'unica differenza che tra loro non era iniziato nulla. Chi era lui per dare un fardello tanto pesante e ingombrante ad un'altra persona?. Voleva proteggerla, come Draco voleva proteggere Hermione, e come biasimarlo? Non stava facendo anche lui lo stesso costringendosi a stare lontano dalla Corvonero? Chi era lui per dirgli che stava sbagliando quando era il primo ad errare?. In un attimo tutta l'allegria di Blaise sparì, il solito cipiglio pensieroso comparve sulla fronte e il viso si incupì appena tutti i suoi pensieri gli sfiorarono la mente.

-Purtroppo- disse con una nota grave nella voce -ti capisco fin troppo bene-


***


Hermione stava correndo per i corridoi con le lacrime agli occhi. Correva come una furia infischiandomene di chi urtava o se ci fosse qualcuno nei corridoi. Sapeva dove stava andando ancora prima di decidere; le gambe e il suo cuore l'avrebbero comunque condotta li. La biblioteca non era molto lontana, aveva bisogno di stare sola in mezzo al confortante odore di libri. Confrontarsi con Draco era stato difficile, le aveva succhiato via ogni forza e l'unica cosa che voleva era potersi sfogare piangendo da sola. Correva cercando di raggiungere la biblioteca più in fretta possibile. Aveva la vista talmente annebbiata che non si accorse della figura che aveva davanti finché non ci piombò addosso, con tale forza che caddero tutti e due sul pavimento.

-Scusa, scusa, scusa!- continuava a ripetere Hermione imbarazzata guardando il viso del ragazzo; quando si accorse di chi fosse ne fu sorpresa.
-Ron!-

-Hermione- disse lui di rimando spiazzato dalla posizione in cui erano. Lui era sdraiato a terra e aveva attutito l'impatto a lei che gli era caduta sopra scompostamente. I visi erano vicinissimi, tanto che Ron poteva sentire l'alito caldo di lei accarezzargli il viso.

-Oh Ron!- sussurrò la ragazza lasciando libero sfogo alle sue lacrime che una dopo l'altra scendevano imperterrite rigandole il viso. Si slanciò verso l'amico stringendolo in un forte abbraccio.

Ron all'inizio rimase talmente sbalordito da non sapere bene cosa fare, poi, ringraziando Merlino per l'occasione che gli aveva dato, strinse le braccia intorno all'esile corpo di Hermione premendola contro di se mentre singhiozzava sulla sua spalla.

La strinse a se, mentre le accarezzava la schiena per tranquilizzarla, non si era nemmeno reso conto di essere di nuovo in piedi. Inspirò il profumo di lei e in quel momento si sentì bene come non era mai stato.


***


Dietro l'angolo del corridoio una figura stava assistendo a tutta la scena. Aveva deciso di seguirla dopo aver parlato con Blaise. Sapeva dove sarebbe andata senza bisogno di chiederglielo, l'avrebbe fatta soffrire una volta sola e per tutte; ma quando stava per girare l'angolo si accorse di cosa stava succedendo. Si nascose in un attimo le mani serrate in pugni lungo i fianchi, la mascella contratta e le spalle rigide. Credeva di poterla lasciare andare, che magari con il tempo, la lontananza avrebbe potuto lenire il suo dolore. Ma in quel momento mentre la vedeva tra le braccia di Weasley, così vicini, realizzò che non ce l'avrebbe mai fatta a vederla con qualcuno che non fosse lui. Aveva visto come lei gli era caduta addosso involontariamente, ma ora vedeva come lui la guardava; come se non aspettasse altro da una vita. La vide alzarsi, slanciarsi e abbracciare quel pel di carota come se fosse la sua unica ancora di salvezza. Vide Weasley circondarla con le braccia e stringerla forte a se mentre inspirava il suo profumo e le accarezzava la schiena.

Draco non riuscì a reggere oltre; si girò e iniziò a camminare senza una vera e propria meta. Le gambe lo portarono nella stanza delle necessità, una volta entrato, rimase solo tra cumuli di vecchi ricordi e oggetti dimenticati. Sentiva la rabbia e la gelosia ribollirgli dentro come lava che volesse fuoriuscire e distruggere tutto. Urlò di frustrazione tirando un pugno al muro con tutta la forza che aveva. L'impatto gli fece male ma Draco non lo sentiva nemmeno, la rabbia o forse l'adrenalina non gli fecero sentire più nulla. La mano aveva le nocche aperte e sanguinava, ma lui non fece nulla per curarla. Rimase così a fissare l'imponente armadio svanitore che campeggiava davanti a lui per minuti o forse ore. Quando si decise ad iniziare a recitare l'incantesimo per il piano del Signore Oscuro il sangue sulla mano si era seccato, ora lo sentiva il bruciore, ma lo ignorava. Se lo meritava per averla allontanata. Ora lei aveva Weasley, avrebbe sempre avuto lui a consolarla, non vedeva l'ora. Prendendosi la testa fra le mani Draco strinse forte i capelli biondi tra le dita, sperando che il dolore che sentiva nel petto si attenuasse. Sconsolato, con il male che gli straziava il cuore iniziò a recitare l'incantesimo per riparare l'armadio svanitore.


***


-Hermione, cosa ti succede?- chiese il rosso continuando ad abbracciarla, in un attimo la rabbia che provava verso la sua amica svanì. Le sue lacrime avevano sostituito quel velo furioso che ricopriva Ron da due giorni. La strinse ancora di più cercando di confortarla, facendole capire che lui c'era, era lì con lei e non l'avrebbe lasciata.

Hermione continuava a piangere senza dargli una risposta. I singhiozzi che irrefrenabili continuavano a solcare le guance facendole male; erano come milioni di spilli che infilzavano la sua carne. Il dolore era costante. Prima di parlare con Draco, Hermione nutriva ancora una piccola speranza di rivedere quel ragazzo che aveva conosciuto nei due mesi in cui erano stati insieme. Si era concessa a lui senza pensare, donandogli il cuore e se stessa senza nemmeno accorgersene; e ora pagava le amare conseguenze di quel gesto così avventato.
Si strinse ancora di più a Ron, se l'avesse lasciata non sarebbe riuscita a reggersi sulle gambe. Non sarebbe voluta scoppiare così davanti a lui, ma la corsa, le lacrime che premevano per uscire e la stanchezza data dalle notti insonni, l'avevano vinta. Si lasciò andare completamente tra le braccia di Ron mentre tutta la preoccupazione, la rabbia, la paura, la delusione e l'amore che provava per il biondo e per la situazione in cui era; si riversavano fuori come un fiume in piena. Sentiva le spalle rilassarsi e il peso che teneva sul cuore alleviarsi un poco lacrima dopo lacrima. Era in condizioni pietose con tutta la divisa spiegazzata, gli occhi rossi e gonfi e le guance arrossate, ma almeno si sentiva un po' meglio.

Ron la scostò leggermente quando sentì i singhiozzi farsi più sommessi, la trovava bellissima anche così; con gli occhi rossi e gonfi. Delicatamente asciugò le lacrime di Hermione che scendevano ora più lente, piano piano il respiro della ragazza si fece più regolare. Il tocco di Ron la confortava facendola sentire leggera, come se con quel gesto si fosse caricato un po' del peso della riccia sulle proprie spalle.

La stava guardando negli occhi, quegli occhi che aveva sognato per notti intere; fino a due giorni fa. Non erano gli occhi di Hermione, quelli neri come la pece che lo avevano trafitto come se gli leggessero l'anima in un solo sguardo, tagliente come la lama di un rasoio. Gli occhi di Hermione ricordavano più il mare calmo, non per il colore, ma per la calma e la limpidità che essi esprimevano. Lo facevano sentire tranquillo e spensierato, ma stranamente non si sentiva sereno.

Non si erano accorti di essere molto vicino; più vicini di quanto non fossero mai stati. Quando Hermione se ne rese conto, il piccolo senso di pace che aveva provato insieme a Ron svanì lasciando il posto al disagio. Il rosso invece si limitò a guardarla confuso, sentiva qualcosa che non andava in tutto quello che stava succedendo; eppure era certo di desiderare Hermione e di amarla da una vita.

La riccia tossicchiò appena per cercare di attirare l'attenzione. Ron riscosso dal suo torpore la guardò.

-Credo sia meglio andare- disse Hermione irrequieta.

-Certo. Io stavo giusto andando al banchetto- disse il rosso prima di staccarsi da lei con grande sforzo. Stava proprio per avviarsi verso la Sala quando Hermione gli prese la mano.

La riccia lo afferrò prima che potesse andarsene, non sapeva bene perché lo avesse fatto, solo voleva farlo. Si avvicinò a lui cautamente, come ci si avvicinerebbe ad un animale selvatico.

-Grazie- gli disse Hermione, schioccandogli un delicato bacio sulla guancia prima di girarsi e proseguire fino alla biblioteca.

Ron rimase immobile, in mezzo al corridoio, a fissare la figura di Hermione allontanarsi. Istintivamente si portò una mano alla guancia lì dove le labbra di lei si erano posate come un soffio di vento fresco e involontariamente un altro ricordo gli affiorò alla mente...

'Aveva appena afferrato Pansy prima che cadesse per terra e si facesse davvero male.

"Avevi... avevi detto che ti saresti divertito a vedermi spiaccicata a terra...-"

Lo aveva detto, ma tra il dire e il fare c'era di mezzo Pansy.

'Stramaledetta serpeverde!. Riusciva sempre a cavarsela!' Pensò rabbiosamente Ron. Poi non pensò più.

Pansy era stretta a lui, gli aveva allacciato le braccia al collo e pareva essere riluttante a staccarle. Il cuore le batteva ancora furioso per lo spavento e per l'adrenalina.

-Stai bene?- gli chiese Ron fin troppo gentile, non sapeva perché avesse ancora il fiatone, sentiva solo il suo cuore battere talmente irregolarmente da costringerlo a prendere grossi respiri, per sentire un po' di aria dargli sollievo ai polmoni. La presenza di Pansy si faceva sentire in ogni fibra del suo corpo rendendolo irrequieto.

Pansy lo guardò un attimo ancora più stupita di quanto già non fosse; ma non cercò mai i suoi occhi.

-S...si- disse incerta mentre tentava di riprendere il controllo del suo corpo, ma quello sembrava non volerne sapere.

Ron non si era nemmeno accorto di tenerla ancora in braccio. Sentiva il calore della ragazza penetrargli la
maglietta andando a sfiorare la pelle. Le mani di lei che gli sfioravano i capelli li dove le aveva allacciate. Non la guardava negli occhi, non ci riusciva.

Pansy si rese conto di essere ancora in braccio a lui quando, delicatamente, il rosso la posò a terra.
La serpeverde lo guardò una frazione di secondo, che bastò. Si avvicinò, senza nemmeno rendersene conto al grifondoro.

-Grazie- gli disse dandogli un bacio sulla guancia, regalandogli il primo vero sorriso che avesse mai fatto. Subito fu scossa da un violento brivido che la fece rinsavire. Appena si rese conto di ciò che aveva fatto la ragazza spalancò i piccoli occhi neri come la notte, nascose il sorriso che aveva appena fatto e se ne andò. Scappando da lui, scappando da tutto. Non aveva incrociato il suo sguardo nemmeno una volta e la cosa fu reciproca.

Appena Pansy fu uscita Ron riuscì a domare il battito del cuore impazzito, riprendendo a respirare. Gli aveva sorriso o era stato tutto un sogno?. Rimase immobile a guardare il punto dove prima c'era la mora e dove adesso rimaneva solo il vuoto. Ron non se lo seppe spiegare ma si sentì a disagio, solo, in quella stanza sembrava tutto così sbagliato.
Si portò inconsciamente una mano alla guancia continuando a fissare sbalordito la porta, incapace di fare o dire qualsiasi cosa."

Involontario e prepotente, il ricordo del bacio che Pansy gli aveva lasciato sulla guancia gli inondò la mente di immagini di quel pomeriggio, tanto strano quanto incomprensibile.

Lo aveva ringraziato davvero?  Gli aveva davvero dato un bacio sulla guancia? Gli aveva davvero sorriso? Un vero sorriso!?

Lui era certo di amare Hermione; e allora cos'era quella scossa che lo aveva fatto barcollare quando le labbra della mora si erano posate sulla sua guancia lentigginosa? Stava impazzendo ne era certo.

Si era sentito bruciare di fuoco vivo, mentre Pansy lo toccava e posava quel piccolo peccato sulla sua gota. Quando lo aveva baciato Hermione invece aveva sentito come una ventata d'aria fresca che lo aveva risvegliato da quel torpore.

'Hermione' Pensò Ron, eppure quando pensava a lei non vedeva i suoi occhi ma ben si, due pozzi neri come la
pece che lo scrutavano affondo.

Era confuso e disorientato. 'Non sto davvero pensando a quello che ha fatto quella serpe, vero?' Pensò, tanto entro il giorno dopo sarebbe tornata la solita viziata figlia di papà. Eppure in quell'attimo aveva intravisto in lei qualcosa di più della facciata da "perfetta serpeverde" che le vedeva sempre addosso. Tutta questa storia lo incuriosiva troppo per non indagare, avrebbe osservato meglio la Parkinson alla prossima lezione così da non ricevere sgradite sorprese.

Dall'altro canto doveva anche scoprire cosa fosse successo ad Hermione, cosa l'aveva portata a lasciarsi andare così, davanti a lui poi. Lei che si era  sempre presentata forte e indistruttibile; nel suo scudo iniziavano a formarsi delle crepe, di questo Ron se ne era accorto già da un po'. L'amava e non avrebbe permesso a nessuno di farle del male, l'avrebbe protetta e allora forse avrebbe avuto qualche speranza di avere abbastanza coraggio per confidarle quello che sentiva per lei.

Ronald aveva una tale confusione in testa che gli mise ancora più fame di quanta non ne avesse; finalmente si decise a riprendere a camminare e si diresse verso la sala grande, facendo ricadere la mano ferma sulla guancia lungo il fianco.


***


Era rinchiuso nella stanza delle necessità da ore ormai cercando un modo per riparare quell'enorme armadio, ma ancora era in mare aperto.
Non sapeva nemmeno perché lo stesse facendo. Anzi si, la sua famiglia sarebbe morta se non lo avesse fatto. Anche stavolta, come tutte le altre, non aveva potuto scegliere. Un burattino nelle mani dei suoi carnefici. Cosa avrebbe fatto con l'ordine?. Avrebbe continuato, ne era certo, per non destare sospetti, ma sentiva come ogni fibra del suo corpo si rifiutasse di collaborare. Non era abbastanza concentrato sull'incantesimo. Continuava a pensare ad Hermione tra le braccia di Ron, non riusciva a toglierseli dalla testa.  Come lui la guardasse, come l'aveva tenuta stretta e sorretta mentre lei non stava bene. Avrebbe dovuto esserci lui al posto di lenticchia e invece la stava solo ferendo. Non c'era secondo in cui non ci pensasse, che non la pensasse. Non un secondo in cui non ricordasse i baci di lei, il leggero tocco delle sue labbra sulle sue. La passione che li travolgeva e il ricordo della loro prima volta insieme, talmente sorprendente quanto doloroso. Ricordava ogni linea e ogni curva di quel corpo che aveva stretto, accarezzato, baciato.

Non poteva continuare così!. Rabbioso Draco tirò un potente calcio contro uno dei tanti oggetti della stanza. Si mise le mani nei capelli disorientato. Continuava ad averla in testa, momenti che aveva passato con lei che non facevano che ricordargli quanto non potesse essere più quel ragazzo spensierato e felice.

Il marchio giaceva indisturbato sul suo braccio sinistro, bruciando appena come a ricordare al suo proprietario della sua presenza. Un ricordo costante del perché non potesse stare con lei. L'amava e questo lo corrodeva dentro. Così non poteva continuare, avrebbe dovuto prendere una decisione drastica e fu proprio ciò che fece.


***


Era notte fonda quando Blaise fu svegliato dalla porta che sbatteva; subito la mano del ragazzo scattò verso la sua bacchetta. Una figura alta camminava forsennatamente per la stanza al buio. Ancora con gli occhi assonnati cercò di strizzarli per capire chi fosse mentre le sue iridi si abituavano alla semioscurità che regnava nella stanza. Un fascio di luna entrava dall'alta finestra illuminando un'abbondante porzione di camera. La figura ci passò attraverso rivelando in parte i suoi lineamenti del viso; viso che Zabini conosceva molto bene.

-Draco? Mi hai svegliato...- disse il moro con una nota di preoccupazione nella voce.

-Scusami!- disse subito il biondo mettendosi una mano tra i capelli.

-Se ti scusi deve essere successo qualcosa di grave-

Malfoy parve non sentirlo mentre continuava a camminare avanti e indietro per la stanza, interrogandosi su se fosse la cosa giusta o meno da fare chiedere aiuto a Blaise, immischiarlo in una cosa del genere.

Il moro ora sembrava davvero preoccupato, alzandosi dal letto, si mise di fronte al biondo fermandolo.
-Draco... come sei entrato? Che ci fai qui?-

Malfoy lo guardò con occhi spalancati. Aveva il respiro trafelato conseguenza della corsa che aveva fatto dal settimo piano fino a raggiungere i sotterranei.

-Io... mi sono intrufolato con un ragazzino di prima-

-Draco hai idea di che ore sono? Al mio bel faccino serve tempo per riposare; perciò potresti dirmi cosa diavolo ti è successo per Salazar!- Blaise sembrava un pochino scocciato ed effettivamente non avrebbe avuto tutti i torti, erano le 3 del mattino.

Il biondo parve riprendersi guardando l'amico che lo teneva ancora per le spalle.

-Ho bisogno del tuo aiuto Blaise e subito-


***


-Tu vuoi che io faccia... COSA?!-

-Hai capito benissimo Blaise- sbuffò ancora il biondo.

-No invece non ho ancora capito perché vuoi farlo- a stento Zabini riusciva a controllare il tono della voce. Draco gli stava chiedendo una cosa impossibile!.

-Perché non posso fare ciò che mi ha chiesto 'tu sai chi' se sono deconcentrato!-

Blaise guardò un'attimo storto il suo amico, non gliela raccontava per niente giusta.

-Sei certo che sia solo per questo?-

Malfoy abbassò lo sguardo.

-Capisco- sapeva che non lo stava facendo per il motivo che gli aveva fornito come scusa, ma non voleva forzarlo a parlare, certamente in una delle ragioni centrava una certa grifondoro... meglio non approfondire ulteriormente, sembrava già abbastanza scosso.

Seguì un attimo di silenzio in cui Blaise guardò Draco pensando a se accontentarlo o no, sembrava che fosse distrutto e non sapeva come lo avrebbe potuto spiegare a Hermione, perché sicuramente lo avrebbe interrogato, ma se questo fosse servito per dare un po' di pace all'amico allora l'avrebbe fatto, suo malgrado.

-Va bene, lo faccio! Ma sappi che non sono d'accordo-

Il biondo si limitò a guardarlo e ad annuire, grato. Quella era una delle decisioni più difficili che aveva dovuto prendere; ma non poteva andare avanti così.

Blaise si alzò in piedi e Draco gli si mise di fronte.

-Ho bisogno che tu sia concentrato Blaise, altrimenti sai che non funzionerà-

L'amico lo guardò negli occhi.

-Fidati di me Malfoy-

Draco si fidava, infatti era l'unico a cui avrebbe potuto chiedere una cosa del genere. Ringraziò Merlino per avere una persona come lui affianco e prese un bel respiro.

-Sono pronto-  disse.

Blaise alzò la bacchetta puntandola alla fronte del ragazzo, gli tremava la mano, ma per Draco cercò di mantenerla ferma. Liberò la mente e si concentrò.
Draco lo guardava, vedeva la difficoltà enorme che doveva affrontare per fare ciò che gli aveva chiesto.

-Perfavore Blaise- gli disse. Zabini vide gli occhi di lui pieni di dolore, tutto il male che gli provocava quella situazione, tutto il disagio che rinchiudeva dentro e lo faceva marcire.

Prese un bel respiro e agì prima di cambiare idea.

-Oblivion- disse.

Poi, più nulla.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro