Giornata nera?
Draco era chiuso in infermeria da una settimana, continuando a chiedersi per quale diavolo di motivo ci finiva in continuazione. Aveva aiutato la Mezzosangue, e già questo era stato uno shock, poi Lenticchia lo aveva anche ferito, oltre al danno la beffa insomma. Si era intromesso e non sapeva darsi una spiegazione logica. Quando aveva sentito il rosso fare male alla Granger, una rabbia distruttiva lo aveva pervaso, senza comprenderne la ragione; così era intervenuto.
Si sa, gli uomini cercano sempre di manipolare le loro menti provando ad essere invincibili, Draco Malfoy era uno di quelli, perché gli era stato insegnato ad esserlo. Ora, tutto solo sul letto dell'infermeria, ripensando a tutto quello che era successo, a come la Mezzosangue non lo avesse lasciato e al suo nome pronunciato da quelle labbra; si chiese se non stesse semplicemente impazzendo.
Lei lo aveva sorretto mentre sanguinava. Lei lo aveva chiamato per nome e per quanto non volesse ammetterlo gli piaceva pronunciato da lei. Lei che era ovunque nella sua testa, il suo viso, i suoi occhi, le sue labbra...
In quel bagno, l'unica che lo aveva salvato era stata lei. Lui perdeva sangue a vista d'occhio, ma l'unica cosa che gli importava era lei che lo teneva stretto. Era un ragazzo distrutto che in pochi attimi si era sentito vivo davvero, dopo due settimane infernali.
Credeva di provare odio, odio puro per lei; per la perfetta grifondoro, fiera e orgogliosa. Una leonessa. Ma vederla piangere, l'aveva resa talmente fragile ai suoi occhi da intenerirlo persino. Si diede dello stupido per i pensieri che stava facendo.
In quel disegno infinito che era la sua vita, sentiva mancare un tassello. Avete presente quando si fa un puzzle piuttosto complicato e si arriva quasi alla fine?. Inizi a sentire la soddisfazione per esserci riuscito, la felicità nell'averlo quasi completato e la fatica che hai fatto per renderlo tale; manca un solo pezzo, l'ultimo, con il quale ti saresti goduto l'immagine che il puzzle ti regalava... L'avete presente? Bene. Ora, pensate a quando ti rendi conto che di tasselli non ce n'è più, che il tuo puzzle, che hai faticato tanto per comporre, non sarà mai completo; perché in fondo sai dove va quel pezzo, ma non sai dove trovarlo. Pensate ora alla delusione che si prova, all'amarezza e alla frustrazione. Non saprete mai com'è il disegno intero, nonostante tutta la fatica per riprodurlo. Ecco, Draco Malfoy si sentiva esattamente così; come se la Mezzosangue e tutto ciò che era intorno fosse il disegno e lui il bambino che provava a ricostruirlo. Solo che quel pezzo mancante non ne voleva sapere di uscire e non faceva che confonderlo di più. Era come vedere quel tassello prendersi gioco di lui, gli passava davanti, ma non faceva mai in tempo ad afferrarlo che questo si dissolveva in nulla.
L'ennesima fitta lancinante alla testa gli fece portare le mani all'altezza delle tempie, premendosi forte i palmi sul cranio cercando di alleviare il dolore, secondo solo a quello procurato dal marchio nero. Immagini su immagini gli si riversarono davanti alle palpebre chiuse. Ricordava il 'no' che aveva detto all'Oscuro, ma non il motivo. Ricordava una mano che lo accarezzava e labbra che lo baciavano, ma non riconosceva i lineamenti del viso. Ricordava una matassa di capelli, ma non capiva a chi appartenessero. Ricordava cose che non erano mai successe. Ricordava troppo e non ricordava nulla.
Quando la fitta passò, Draco cercò di ristabilire il suo respiro irregolare, con gli occhi sgranati guardava dritto davanti a se; spaventato.
Cosa gli stava succedendo?
Certamente stava per perdere la ragione; o forse era solo talmente frustrato da non riuscire più a controllarsi. L'ordine, il marchio, il compito che gli era stato assegnato e le conseguenze che avrebbe dovuto affrontare se avesse fallito, avrebbero mandato fuori di testa chiunque; chiunque ma non Draco. Lui doveva essere calmo e calcolatore, tuttavia anche il mancato serpeverde non sarebbe stato in grado di controllare il suo cuore.
La logica del cuore, infatti, è al di là di ogni comprensione umana e questo Draco Malfoy stava per impararlo a sue spese.
***
Hermione Granger era distrutta, le occhiaie sotto agli occhi erano evidenti. Stava sbadigliando come di consueto. Da quando Draco era in infermeria non era andata a trovarlo nemmeno una volta, o almeno, non quando lui era sveglio. La riccia infatti non avrebbe sopportato ancora quelle due iridi ghiacciate posarsi su di lei con tanta indifferenza, non dopo che le aveva viste roventi nei due mesi precedenti. Non dopo che era riuscita a vedere il fuoco ardere nel ghiaccio. No, a dispetto della sua natura da Grifondoro, non aveva il coraggio di farsi guardare ancora una volta da lui come se fosse uno scarto.
Lo amava e questo le impediva di andare avanti, non voleva perché sapeva che qualcosa non quadrava ed era determinata a sapere cosa.
La notte tuttavia non le dava tregua. Si alzava come di consueto ormai da una settimana alle due del mattino, sicura che tutti dormissero. Indossava il mantello dell'invisibilità, prestatole gentilmente da Harry, e poi sgattaiolava quatta quatta fino all'infermeria, dove si sedeva di fianco a lui tenendogli la mano mentre dormiva. Alle 7.30 come tutte le mattine, si alzava dalla seggiola, si avvicinava al volto del biondino che dormiva, ignaro di tutto, e gli dava un bacio sulla guancia per poi staccarsi di malavoglia e iniziare un'altra noiosa e monotona giornata; in cui non avrebbe fatto altro che preoccuparsi per lui. Non sapeva cosa stesse succedendo e fremeva dalla voglia di intercettare Zabini per interrogarlo. Draco era strano da almeno tre settimane, era come se di colpo avesse smesso di provare qualsiasi sentimento verso di lei. Era proprio questo a tenerla sveglia ogni singola notte, anche prima del suo incidente con Ron; perché non capire era una delle sue più grandi sconfitte e nessuno poteva mettere sotto Hermione Granger.
Impavida, coraggiosa e intelligente, ma totalmente impreparata a quel caos che erano le sue emozioni per la finta serpe. Non so le parole per descrivere la confusione che albergava in Hermione, ma era talmente forte da farle venire mal di testa; ma imperterrita continuava a rimuginarci sopra con la speranza che prima o poi avrebbe capito qualcosa. Però non andava così, e ogni volta che non riusciva a trovare un senso in quella matassa, si deprimeva un po' di più.
Si morse forte il labbro per respingere le lacrime che, prepotenti, si erano accavallate sulle sue ciglia desiderose di scendere a rigarle le gote. Si sentiva come spaesata, in difficoltà a districarsi nella sua stessa vita. Non poteva più andare avanti così.
Lui per un motivo o un altro non voleva nemmeno toccarla. Il suo pensiero correva a lui, solo a lui. Era vagamente consapevole che non fosse sano pensare sempre ad una persona; ma era una di quelle cose di cui non poteva fare a meno. Lo amava così tanto, da non riuscire a non pensarlo costantemente e questo la logorava dentro.
Per la prima volta Hermione pensò, che, forse, l'amore alla fine l'avrebbe distrutta.
***
Blaise Zabini cercava con tutte le sue forze di sorridere, ma più ci provava, più non ci riusciva, l'unica cosa che faceva era una smorfia non ben definita. Perciò ci rinunciò, rassegnato all'espressione pensierosa che caratterizzava il suo volto negli ultimi tempi.
Si incamminò verso la prossima lezione: Difesa contro le arti oscure, con i grifondoro. E li, vedrete Blaise Zabini sbiancare per la prima volta. Si, esattamente sbiancare... lezione con i grifondoro voleva dire con Hermione Granger, se consideriamo l'impegno che aveva messo Blaise nell'evitarla per le precedenti due settimane, ora potrete capire perché non aveva nessuna voglia di vederla. Le doveva delle spiegazioni, che dovevano rimanere segrete. Ovviamente Blaise conosceva abbastanza la grifona per sapere che a fine lezione sarebbe stato sottoposto ad uno dei suoi interrogatori, ma non vedeva nemmeno il modo di sfuggirle. Si fece quindi coraggio ed entrò in aula.
Come previsto appena Hermione vide il serpeverde, le si illuminarono gli occhi di quella scintilla di curiosità e determinazione che spaventò a morte Blaise.
'Forza Blaise sei un serpeverde, in un modo o nell'altro ne uscirai' pensò, solo che nemmeno lui ne era tanto sicuro. Si sentiva osservato, in ogni suo movimento. Andò quindi a sedersi velocemente nell'unico posto rimasto libero, di fianco a Theodore Nott, che teneva la testa appoggiata alla guancia in procinto di addormentarsi.
Blaise si accomodò spostando la sedia un pochino verso l'esterno. Poi si ritrovò a maledire tutti i suoi compagni di casa.
Perché vi chiederete voi?
Semplice.
Il fatto era che Theodore Nott era irrimediabilmente, incondizionatamente e decisamente Gay e tutti i serpeverde sapevano, che aveva un debole proprio per il nostro sventurato Blaise. Oggi non era decisamente la sua giornata. Da un lato la Granger lo stava squadrando, il viso pieno di domande, domande a cui Blaise non poteva rispondere. Dall'altro Theodore si era improvvisamente ridestato al rumore della sedia che veniva spostata e gli occhi gli si illuminarono quando si accorse di chi aveva affianco.
-Ciao Blaise- gli sussurrò Nott sorridendo contento.
'Oh Merlino!' Pensò Blaise rimpiangendo la compagnia del suo migliore amico, ancora rinchiuso in infermeria. 'Speriamo che questa giornata passi presto'.
-Ciao- rispose freddamente il serpeverde.
La lezione iniziò, ed era ovviamente tutta teoria; per la gioia di Zabini che sudava freddo.
Il professor Piton stava spiegando una cosa estremamente noiosa e Theodore decise che, considerata l'occasione, era meglio approfittarne. Spostò lentamente la mano destra verso la coscia sinistra del suo compagno.
Zabini non si era accorto di nulla, troppo impegnato a guardare di soppiatto se la Granger lo stesse fissando ancora. Dopo aver controllato riportò lo sguardo sul professore, quando sentì un peso caldo ed estraneo a metà tra il ginocchio e l'interno coscia. Si irrigidì all'istante, stringendo i pugni tanto forte da farsi male. Gli occhi sgranati che si abbassarono automaticamente a fissare la mano di Theodore e poi lui, che sorrideva compiaciuto e soddisfatto.
-Signor Zabini, si sente così preparato, da pensare di poter fare gli affari suoi durante la mia lezione?- chiese Piton con voce fredda, avvicinandosi al banco delle due serpi. Zabini nel panico prese la mano di Nott e la spostò, ma quest'ultimo gliela arpionò stringendola in una presa ferrea. Erano mano nella mano. Zabini cercò di divincolarsi, senza ottenere grossi risultati. Notato, però, lo sguardo austero del professore si immobilizzò, fermando la sua opera di evasione. Theodor non ne poteva essere che felice, di fatti prese a muovere il pollice in modo circolare sul dorso della mano del moro, che represse un brivido di orrore per poi tornare a guardare Piton.
-Signor Zabini mi ha sentito?- chiese di nuovo Piton con fare minaccioso.
Blaise deglutì, mentre sentiva la mano del suo compagno staccarsi dalla sua e iniziare a fargli i grattini sulla coscia, quindi represse un conato di vomito e si rivolse al professore.
-N...no signore...- disse Blaise, guadagnandosi un'occhiata truce da Piton -Cioè... volevo dire si, signore- si affrettò a correggersi.
Intanto Nott nascosto alla vista del professore e della stessa classe, continuava a muovere la mano sulla coscia del serpeverde che nel frattempo stava iniziando a sudare ancora di più. Prese quindi a muovere l'arto su e giù accarezzando la coscia del moro, che sgranando ancora di più gli occhi iniziò a scrollare la gamba per levarsi quel tocco indesiderato di torno.
-E allora cosa stava facendo Signor Zabini?- gli chiese Piton con sufficienza.
Nott non ne voleva sapere di mollare la presa. Blaise faceva di tutto per toglierselo dai piedi, tirandogli schiaffi alla mano o spingendola via, ma nulla.
'Porco Godric, Salazar e tutti i fondatori di Hogwarts!' Pensò disperato.
-I...io... facevo...- il moro deglutì - io chiedevo a Nott una spiegazione!- disse tutto d'un fiato. Il ragazzo affianco a lui sorrise tutto soddisfatto.
-È vero signore, mi chiedeva come
si usasse adeguatamente un Patrono; non gli era chiaro il tipo di ricordo da dover utilizzare- disse tranquillo Theodor con ancora la mano stretta sulla coscia di Blaise.
Il professore li squadrò un attimo, poi tornò verso la cattedra, rispiegando l'incanto.
Zabini nel frattempo girò la testa verso il suo compagno.
-Toglimi quella mano di dosso!- sibilò in un sussurro così che lo sentisse solo lui.
Nott sorrise malizioso, come solo un serpeverde poteva fare.
-E perdermi questa occasione... no, direi che passo grazie- e così dicendo fece risalire lentamente la mano, accarezzando l'interno coscia di Blaise che iniziava a boccheggiare dal disgusto. Lentamente Nott iniziò a risalire fino ad arrivare vicino al punto critico.
Blaise era sempre più disperato. Il sudore gli imperlava la fronte.
-Smettila!- sibilò ancora. E gli spostò la mano un po' più in giù.
-Dai ammettilo che ti piace...- disse Nott scoccandogli un'occhiolino e accompagnando il tutto con un'altra carezza un po' troppo vicina alle parte intime del moro.
Blaise scattò in piedi, ribaltando tutto quello che aveva sul banco. Era bianco come un cencio a dispetto della sua carnagione mulatta. Gli occhi erano strabuzzati.
-P...pro...professore...- balbettò.
Piton si girò squadrandolo scocciato.
-Non...- deglutì il moro -non mi sento... molto bene- disse a fatica il serpeverde.
-Bene allora se ne vada-
Raccogliendo le sue cose come una furia Blaise camminò o meglio, corse fuori dalla classe sbattendosi la porta alle spalle.
***
Blaise correva per i corridoi. Correva perché voleva scappare il più lontano possibile dalla classe e da Theodor Nott. Quel ragazzo aveva un serio problema con lui.
Il ricordo della sua mano sulla coscia gli fece crescere un'altro conato di vomito dal profondo dello stomaco. Non disprezzava i gay sia chiaro. Blaise Zabini era uno dei più tolleranti ragazzi della scuola, seppur serpeverde aveva imparato ad accettare le diversità e le stranezze della vita, che fosse la sua idole Corvonero a guidarlo in questo campo; lui non lo sapeva. Ciò che era certo era che Theodor Nott non lo poteva vedere. Va bene essere gay, va bene anche essere un tantino infemminato, ciò che non andava per niente bene era mettere quella stramaledetta mano sulle cosce altrui! E durante la lezione poi!.
Blaise non osava nemmeno pensare a cosa sarebbe successo se non fosse uscito da quell'aula. Oddio, eccolo... un'altro conato... se ci avesse pensato ancora allungo avrebbe sicuramente rimesso l'intera colazione.
Aveva avuto amici gay, ma Theodor davvero esagerava. Avrà anche un debole per lui, ma un minimo di contegno non guasterebbe. Il problema dei serpeverde era che quando volevano qualcosa, facevano di tutto per ottenerla. Questo voleva dire che con Nott non sarebbe finita qui.
Girato l'angolo per raggiungere i sotterranei Blaise rimase immobile davanti ad una scena che lo pietrificò.
'Merlino! Questa non è davvero la mia giornata' Pensò il serpeverde sconfortato.
La Granger veniva a passo spedito verso di lui, senza alcuna intenzione di rallentare. Il volto determinato e affollato di domande.
Ecco ora il moro riniziò a sudare freddo. Cosa aveva fatto di male per meritarsi tutto quello che stava succedendo?. Non lo sapeva, deglutì quando la riccia si posizionò di fronte a lui minacciosa, con le braccia sui fianchi e il cipiglio alla McGranitt che le incorniciava gli occhi.
-Blaise Zabini, devo parlarti- esordì la grifondoro. Aveva un leggero fiatone per la corsa che aveva fatto, lo aveva seguito fuori dall'aula per ottenere delle risposte; e in un modo o nell'altro le avrebbe ottenute.
-Vorrei davvero intrattenermi con te, ma ora proprio non posso- rispose il serpeverde superandola.
Hermione dal canto suo non avrebbe sicuramente mollato. Gli corse dietro e lo spinse dentro un'aula vuota. Blaise, preso alla sprovvista, non riuscì a respingerla. Una volta dentro la riccia fece ogni incantesimo le servisse per evitare che il serpeverde scappasse, di nuovo.
-No, dico! Ma sei impazzita??- le urlò quest'ultimo furioso.
Lei lo guardò tranquillamente senza scomporsi.
-No, voglio solo farti alcune domande e voglio che tu mi risponda-
-Non sono tenuto a dirti nulla Granger- rispose il moro sempre più stizzito.
La grifondoro sorrise e con voce angelica rispose.
-Se hai intenzione di uscire da qui, mi risponderai-
Blaise sgranò gli occhi e subito si fiondò sulla porta cercando di aprirla. Era chiusa a chiave. Provò qualche incantesimo di apertura, ma nulla. La porta rimaneva sigillata.
-Non la puoi aprire- lo riprese Hermione - l'ho incantata in modo che solo io possa farlo. Inoltre la stanza è insonorizzata, non puoi scappare Zabini- finì girandosi verso di lui.
Il ragazzo sbuffò.
-Poi soltanto noi serpeverde saremmo subdoli eh- disse più a se stesso che a lei.
Hermione fece finta di non sentirlo e riprese il discorso.
-Ora voglio sapere perché Draco si comporta in modo strano- gli occhi di lei si posarono in quelli marini di lui. Blaise abbassò lo sguardo. E adesso? Come ne usciva?.
-Non so di cosa tu stia parlando-
-Si che lo sai Zabini-sbottò Hermione, iniziando a perdere la pazienza.
-Voglio sapere perché mi evitava, e perché adesso sembra che non gli importi più nulla di me!-
-Non sono io a dovertelo dire- gli rispose il moro grave.
La riccia rise amara. - E dimmi, a chi dovrei chiederlo? A lui? Che nemmeno mi rivolge la parola?-
Zabini sospirò rassegnato, sapeva che lei aveva diritto ad una spiegazione, ma aveva promesso a Draco di non tradirlo. Optò quindi per mentirle. Ci sarebbe stata male, ma
capiva le ragioni per cui Draco aveva deciso di perdere la memoria. Oltre al dolore che lo seguiva ovunque, Blaise sapeva che il Signore Oscuro avrebbe potuto scavare nella sua mente e trovarvi i ricordi di Hermione. Questo voleva dire morte per lui, per lei e per la sua famiglia e anche se Malfoy non si riteneva tale, Blaise lo considerava davvero coraggioso.
Guardò la ragazza che aveva di fronte, si mordeva forte il labbro e le mani erano chiuse a pugno. Si vedeva che lo
amava, per questo non fu facile mentirle. Ma doveva, Draco si fidava di lui.
-Io non dovrei dirtelo...- disse di nuovo, facendo l'ultimo tentativo per risparmiarle il dolore.
La Grifona aveva le lacrime agli occhi.
-Perfavore Blaise, io... devo sapere-
Blaise chiuse forte gli occhi, era stanco, si sentiva come se mille frecce lo avessero colpito. Rimase in silenzio per minuti, forse ore, poi prese un bel respiro e parlò.
- Va bene, ma lo hai voluto tu- disse, rilasciando il respiro che aveva appena preso -Draco... lui... mi ha chiesto di Obliviarlo, perché non poteva più sopportare...- e si fermò, era davvero crudele quello che le stava per dire.
Hermione rimase completamente immobile. - Non poteva più sopportare cosa Zabini?-
Il ragazzo la guardò negli occhi, cercando di essere il più convincente possibile.
-Non riusciva più a sopportare di avere una storia con una 'Lurida Mezzosangue' come te; così mi ha detto- e Zabini non reggendo più il suo sguardo lo puntò altrove. Era bravo a mentire, ma dirle quelle cose era stato difficile, soprattutto sapendo quanto Draco morisse dietro alla grifondoro.
Hermione spalancò gli occhi, si potrebbe dire che le si spezzò il cuore, ma lì dove doveva esserci l'organo, non sentiva più nulla. Si era già spezzato così tante volte in quelle poche settimane che adesso,
scoperta la verità più atroce e quella che l'aveva tenuta sveglia per notti intere, non sentiva nulla. La polvere di quello che rimaneva dentro di lei veniva semplicemente spazzata via dalle parole di Blaise Zabini, che di fronte a lei, la guardava dispiaciuto.
Hermione non poteva crederci, dopo tutto quel tempo, l'unica cosa che Malfoy aveva fatto era stato giocare con lei. Prenderla in giro. Non sopportava l'idea di essere associato a lei, tanto da farsi addirittura obliviare.
-Vattene- disse Hermione in un sussurro.
-Mi dispiace Grager-
Detto questo, Blaise si avviò verso la porta, che non fu sorpreso di trovare aperta, così uscì.
***
Avete presente quando Hermione è corsa nel bagno di Mirtilla Malcontenta perché Draco l'aveva chiamata 'Mezzosangue'?. Ricordate come si era sentita? Ecco, tenetelo a mente, perché si dia il caso che ora fosse mille volte peggio.
Hermione si teneva stretta, esattamente come fece in quel bagno. Aveva paura di cadere in pezzi sul pavimento, solo che stavolta nessuno l'avrebbe sorretta. Stavolta non c'erano più dubbi, Draco Malfoy l'aveva raggirata e anche alla grande. Si era preso gioco di lei e dei suoi sentimenti senza alcun riguardo. Hermione non credeva di poter avere ancora lacrime e invece dovette ricredersi, ne aveva eccome.
Pianse accasciandosi a terra, ultimamente, pensò amaramente, piangeva troppo spesso. Il cuore le stava battendo all'impazzata tanto era nervosa e agitata; si mise le mani nei capelli stringendoli forte, mentre la voce di Zabini non faceva che rimbombarle nelle orecchie.
'"-...mi ha chiesto di Obliviarlo, perché non poteva più sopportare...-
-Non poteva più sopportare cosa Zabini?-
-Non riusciva più a sopportare di avere una storia con una 'Lurida Mezzosangue' come te; così mi ha detto-"
Così gli aveva detto.
"Lurida mezzosangue"
L'aveva chiamata.
"Lurida Mezzosangue"
La disprezzava.
"Lurida mezzosangue"
L'aveva presa in giro.
I pensieri sconnessi continuavano a martoriarle la mente. Continuava a pensare a quelle due parole.
"Lurida Mezzosangue"
Era vero, lo era e ne andava fiera; e nessun ragazzo per quanto importante per lei l'avrebbe messa al tappeto. Era Hermione Granger e come una fenice sarebbe rinata dalle sue ceneri, più forte che mai. Anche se si sentiva come se non avesse più un senso al mondo; non si sarebbe data per vinta, avrebbe combattuto come faceva sempre. Fiera ed orgogliosa, come una vera leonessa.
Non odiava Draco Malfoy per ciò che le aveva fatto, o forse si?. Il confine tra amare ed odiare è così labile e sottile, che spesso non ci si accorge di quando lo si varca. È totalmente vincolante, ci impone di amare od odiare completamente qualcuno; ma d'altronde in una relazione è così no?. Quando ami talmente tanto qualcuno, i momenti di rabbia e le delusioni sono così amplificati che non odiarlo è impossibile. Si accende come fuoco vivo, inaspettato e maestoso.
Era questo che Hermione Granger provava, rannicchiata sul pavimento dell'aula con le mani ben serrate tra i capelli, a coprirle il viso.
Amava talmente tanto Draco Malfoy che stava iniziando a bruciare d'odio per lui.
E si sa che, l'odio generato dall'amore è imprevedibile, ci manda fuori di testa. Perché l'amore di per se ci rende tutti terribilmente pazzi.
Amore e odio è un confine sottile, ed Hermione li stava provando entrambi. L'odiava talmente tanto che se avesse avuto il biondo a portata di mano lo avrebbe massacrato di botte, ma non sarebbe mai riuscita a sferrargli il colpo di grazia perché lo amava ugualmente.
***
Ginevra Weasley era rintanata nella camera che divideva con la sua migliore amica. Era ormai una settimana che non faceva che pensare a quel lieve tocco di labbra che aveva avuto con Harry nella stanza delle necessità.
Sentiva ancora il suo sapore di cannella che le inebriava ogni senso.
'Sono davvero fuori di testa' pensò scuotendo la matassa di capelli rossi. Era così smielato quello che pensava e faceva, eppure non riusciva a smettere. Forse, pensò, era nell'indole dell'uomo diventare uno zuccherino quando ci si innamorava. Chi più o chi meno.
Aveva baciato Harry Potter, a pensarci adesso le sembrava impossibile. E non riusciva a capire come comportarsi con lui ora. Lo evitava, imbarazzata. Lo aveva baciato... e se lui non avesse voluto farlo?. Se lo avesse fatto solo per non farle del male?.
La sola eventualità faceva subito perdere vitalità alla rossa.
Aveva mollato Dean il giorno stesso e non poteva certo dire di essere triste, anzi era una liberazione. Solo che lui si era arrabbiato, dicendole che gliela avrebbe fatta pagare a Potter. Ginevra si era spaventata e quindi lo ignorava con ancora più fervore. Sperava che, se Dean non l'avesse vista con Harry magari non gli avrebbe fatto del male. Un uomo geloso, sapeva Ginny, poteva fare di tutto.
Solo che non riusciva a togliersi dalla testa la scena, le sue labbra sottili ma morbide al contatto, il suo profumo di cannella che la invadeva, la sua espressione innocente, gli occhi chiusi e il viso leggermente contratto. Avrebbe tanto voluto leggere nel pensiero del moro, per sapere a cosa stesse pensando.
Tutti noi sappiamo che se Ginevra lo avesse fatto, avrebbe scoperto quanto fosse stato stupido rimanere lontana da lui, ma per ovvie ragioni non poteva, e non avrebbe mai violato la mente di Harry per un suo tornaconto personale.
La rossa era ancora persa nei suoi pensieri, quando un cespuglio di capelli ricci fece il suo ingresso sbattendo la porta.
Ginny si alzò subito in piedi e corse ad abbracciarla.
Hermione dal canto suo le fu immensamente grata. Invece che tempestarla di domande, la rossa aveva capito che le serviva un sostegno. Non per nulla era la sua migliore amica.
-Hermione va tutto bene, calmati- le disse Ginny accarezzandole la schiena.
-No non va tutto bene Ginny! Non va bene per niente!- singhiozzò la riccia.
L'abbraccio si fece ancora più forte, mentre Hermione cercava di calmarsi.
Dopo svariati minuti, finalmente, il respiro della riccia si fece più regolare e ancora con gli occhi lucidi, guardò la sua migliore amica, interrompendo l'abbraccio.
-Hermione, cosa è successo?- le chiese Ginny mentre la conduceva a sedere sul letto.
La riccia prese a raccontarle per filo e per segno quello che le aveva detto Blaise. Di come non volesse parlare con lei, di come avesse insistito per non dirgli quello che voleva sapere e di come alla fine lei lo aveva messo alle strette e lui le avesse confessato dell'oblivion e della sua ragione.
Ginny ascoltava attenta, assumendo ogni tanto qualche espressione sorpresa o arrabbiata. Alla fine del discorso guardò la sua amica e le sue condizioni. Era a pezzi. Con gli occhi gonfi e rossi di pianto, le occhiaie nere le spiccavano come mezzalune, segno delle notti che, Ginny lo sapeva bene, Hermione passava in infermeria con Draco.
Era sorpresa e non poco, perché anche se Malfoy non le andava a genio, aveva visto in lui sincerità e poi, quello che aveva organizzato quando era successo l'episodio di Mclaggen; l'aveva maggiormente convinta. Malfoy teneva ad Hermione, di questo era certa, ma la riccia non poteva averne la conferma perché non sapeva. C'era qualcos'altro sotto, qualcosa che Blaise non voleva dire, i sentimenti non spariscono così da un giorno all'altro. Non ci si sforza per tre mesi di proteggere qualcuno e poi si manda tutto all'aria così. C'era un mistero dietro a quello che Zabini aveva detto ad Hermione, e Ginny era decisa a scoprire quale.
-Credo stia mentendo-
Hermione corrugò la fronte in un'espressione confusa, non capendo cosa intendesse dire Ginny.
-Cosa vuol dire?-
-Credo che Zabini, ti stia mentendo- disse la rossa più sicura di se.
-No Ginny non iniziare, ci ho già sperato troppo, è stato chiaro e diretto e...-
-E non ha retto il tuo sguardo- concluse la rossa sorridendo.
-Non capisco-
-Certo Hermione ed è normale che tu non capisca. Ti spiegherò te lo prometto, ma ora devo fare una cosa- così dicendo la furia dai capelli rossi uscì di corsa dalla camera. Lasciando Hermione sola e più confusa che mai.
***
-Blaise Zabini!!-
'Quella voce... anche questa no!' Pensò il serpeverde, che stava seriamente considerando l'idea di nascondersi in un angolino buio e rimanere lì fino alla fine della giornata.
Blaise continuò a camminare facendo finta di non averla sentita, magari se l'avesse ignorata si sarebbe stancata di seguirlo.
-Zabini fermati!- disse ancora.
Blaise continuò a camminare, quando non sentì più nessun rumore si tranquillizzò rilassando le spalle. Avete presente quando non avete voglia di vedere nessuno? Volete solo starvene per i fatti vostri e pensare? Bene, questa era una di quelle giornate per il serpeverde, che però non aveva fatto i conti con quello che il destino aveva in serbo per lui.
All'improvviso, Blaise non si mosse più, atterrando scompostamente sul pavimento. E lì caddero anche tutti i santi maghi del mondo per quanto il moro li stesse maledicendo.
Il serpeverde si sentì poi levitare, ma era troppo concentrato a fare respiri lunghi e regolari cercando di non diventare bordò dalla rabbia.
Quando fu liberato dagli incantesimi si alzò in piedi, girandosi verso la testolina rossa che lo aveva praticamente rapito.
-Cosa diavolo fai Weasley!?- sbottò irritato.
La rossa sorrise divertita.
-Non mi hai lasciato scelta, mi ignoravi-
Blaise dovette mantenere tutto il suo autocontrollo per non saltarle addosso.
-Ti pare il modo di attirarla?! Io me ne vado- rispose sempre più incavolato dirigendosi alla porta.
-Fossi in te non ci proverei- rispose la
rossa tranquillamente - da chi credi che abbia conosciuto l'incantesimo di chiusura forzata Hermione?-
Il moro sbuffò arpionando la maniglia e tirandola su e giù più volte. Non ne voleva sapere di aprirsi.
Abbandonata ogni speranza di fuga, si girò verso la rossa furente.
-Che cosa vuoi?-
-La verità Zabini- disse Ginny tutta impettita.
-Quale verità Weasley?- disse Blaise cercando di essere il più naturale e sincero possibile.
-Non mi prendere in giro Zabini. Voglio sapere perché Malfoy si è fatto obliviare. E voglio il vero motivo, non la banale scusa che hai rifilato ad Hermione- la rossa lo guardò severa, con le braccia incrociate sul petto.
-E se io non volessi dirtelo?- le chiese il moro, temendo già quale sarebbe stata la risposta.
-Saró più chiara, hai due opzioni: o mi dici cosa succede e poi vediamo cosa fare, oppure rimani chiuso qui dentro ingollando del veritaserum a forza. A te la scelta.-
Blaise assottigliò lo sguardo squadrando la rossa, che se ne stava tutta tranquilla ad osservarlo.
-Non oseresti...-
-Non sono certa che tu voglia scoprire cosa oserei o non oserei fare per Hermione- sorrise maligna Ginny.
Blaise emise un verso esasperato.
-Tu- le disse puntandole un dito conto - e la tua amica, siete state smistate nella casa sbagliata. Siete due vipere!- finì in tono lamentoso.
Ginevra scacciò via quelle considerazioni come fossero mosche.
-Si, ora dimmi cosa succede-
-Ad una condizione- rispose Blaise, stavolta sorridendo.
-Ti dirò tutto, ma nessuno deve saperlo e per esserne certo, voglio che stringi con me il voto infrangibile-
Ginny spalancò gli occhi. Il voto infrangibile era pericoloso, colui che giurava sarebbe morto se lo avesse infranto.
-Non puoi dire seriamente! È magia oscura!-
-Sappi che se ti devo raccontare ciò che vuoi sapere non lo farò senza il voto. Non metterò a rischio la vita di Draco, solo per raccontarti quello che succede. Poi decideremo come agire-
Ginny ci pensò su un attimo. Ti pareva che quella serpe non avesse un asso nella manica; fidarsi, o non fidarsi di lui? Questo era il dilemma. E se l'avesse ingannata?.
-Bene, lo farò. Ma sarà Harry a suggellare il voto-
All'occhiata truce di Blaise, Ginny rispose a tono.
-O così Zabini o non esci da questa porta-
Il serpeverde sbuffò.
-E va bene!-
Ginny non si potè dire soddisfatta, ma alla fine sorrise trionfante.
***
Harry era fin troppo contrariato all'idea di dover suggellare il voto infrangibile. Ma quando lei si era messa a pregarlo e aveva accennato ad Hermione, si era convinto e aveva accettato.
Dopo il voto e dopo aver fatto uscire Harry dall'aula, non senza qualche protesta, Blaise aveva svuotato il sacco. Ginevra ora sapeva tutto.
Man a mano che il serpeverde parlava Ginny rimaneva sempre più allibita. Quando poi le fece vedere il marchio nero sul suo braccio, sussultò dallo spavento. Ora sapeva, ed era un terribile peso da portarsi sulle spalle.
Blaise le aveva parlato come se si stesse sfogando e infondo, era proprio così. Parlarne con qualcuno era una liberazione e inoltre aveva la sicurezza che lei non lo avrebbe spifferato a nessuno. Il voto poteva essere sciolto solo da lui e dal suggellatore insieme, e lo avrebbe fatto, a tempo debito.
-Quindi, ora che si fa?- disse Ginny pensierosa.
-Ora si aspetta e bisogna tenere la Granger lontana da Draco. Ferirla mi era parso l'unico modo-
-Ti è parso bene- rispose la rossa di malavoglia -altrimenti continuerà a voler capire che cosa sta succedendo-
-Dobbiamo tenerli d'occhio- e detto questo il serpeverde si avviò alla porta -Ci si sente rossa- disse, poi uscì.
***
Blaise stava camminando verso l'infermeria ultima tappa prima di tornare ai sotterranei. L'unica cosa a rincuorarlo era che questa estenuante giornata stava per finire. Sperava vivamente che terminasse. Era stata terribile!.
Era stato rapito ben due volte da due ragazze diverse; detta così poteva anche sembrare piacevole, ma visto quello di cui avevano parlato, non lo era stato per niente. A lezione era stato quasi stuprato, il che gli fece tornare la bile in gola. Diciamo che non era stata una delle sue giornate migliori.
Stava giusto pensando che non gli sarebbe potuta andare peggio di così, quando vide due figure fin troppo vicine davanti a se.
Quelli che sembravano proprio Neville Paciock e Luna Loovegod che si stavano... per baciare!
Blaise sentì la stessa sensazione omicida che aveva provato la volta scorsa. Si avvicinò desideroso di spaccare la faccia a quel grifondoro totalmente inutile alla scuola.
-Potrei vomitare- disse; facendo fare un salto all'indietro a Neville.
Ci fu un attimo di completa immobilità, durante il quale il mare e il cielo grigio si scontrarono formando un uragano. In quell'attimo rimasero solo loro due. Luna voleva spiegargli che non era come pensava, che tra lei e Neville non c'era nulla, che non lo avrebbe baciato, che lui l'aveva fatta voltare e si erano ritrovati così. Ma invece rimase in silenzio, incapace di parlare.
Quando Blaise si riscosse spostò lo sguardo altrove; incapace di sostenere quelle due pozze grigie che lo fissavano.
Sentiva la rabbia ribollire ovunque, le mani gli prudevano per mandare Paciock all'ospedale. Fremeva dalla voglia di poter assaggiare di nuovo il sapore di lei, di toccare i suoi capelli, di tenerla tra le braccia. Ma come a ricordargli che era presente, il marchio nero prese a irritargli la pelle.
-Hogwarts avrà di che spettegolae ecco a voi la coppia dell'anno la lunatica e il fifone- così dicendo alzò i tacchi per andarsene.
Luna accusò il colpo, ma lo nascose sotto un sorriso.
-Blaise- provò a parlargli poggiandoli una mano sul braccio. Il moro sussultò e rimase immobile.
Luna allora si girò verso Neville che li stava fissando immobile.
-Potresti lasciarci un attimo?- il tono fermo con cui glielo chiese, lasciò il grifondoro di stucco, che annuì senza proferire parola e se ne andò.
Blaise guardò attentamente la Corvonero. Così minuta eppure in quel momento era talmente determinata da sovrastarlo.
Il momento passò e Luna riacquisì il suo solito sorriso tranquillo che le increspava le labbra.
-Blaise io e lui...- iniziò la Corvonero, ma subito venne interrotta dal moro.
-Non mi interessa nulla di voi, tantomeno di te lunatica- sputò senza pensarci un attimo. Sentì piano piano creparsi qualcosa nel centro del petto, ma tenne fermo lo sguardo.
Luna inspirò bruscamente; mentre le ennesime lance le si conficcarono nella pelle, lacerandola. Avrebbe tanto voluto uno Xili, un animaletto che le avrebbe annebbiato la mente abbastanza da non pensare al dolore. Proprio quando pensava di non poter più muovere alcun muscolo, la sua bocca si contrasse di nuovo, sfoggiando uno dei suoi dolci sorrisi, spiazzando completamente Blaise.
-Hai ragione, non importa- rispose pacata, puntando gli occhi in quelli marini di lui.
Oltre allo sconcerto, il serpeverde continuava a sentire una forte rabbia dentro di se. Rabbia per Neville, per come la toccava, per come lui non potesse farlo, per come non poteva nemmeno avere una possibilità con lei, per come avrebbe potuto semplicemente sporgersi per sentire le sue labbra che sapevano di fragola.
-Perché non ti arrabbi mai?! Io ti ho insultata e presa in giro e tu non mi hai detto una sola parola cattiva!- sbottò il serpeverde evidentemente turbato.
Luna sorrise ancora di più.
-Trovo che ci si debba arrabbiare solo con le persone che tengono a noi. Solo a chi importa di te, rimane colpito dalla tua rabbia. Altrimenti sono solo parole al vento. Non credi?-
Blaise mugugnò qualcosa sulle ragazze e sui loro ragionamenti contorti poi parlò.
-Beh dovresti arrabbiarti invece-
Luna lo guardò attentamente e per un attimo le parve di rivedere, sul suo bel volto quell'espressione di dolore che gli aveva visto la prima volta che l'aveva sorpresa con Neville; ma poi passò come un lampo.
- A te non importa di me, giusto?- chiese tranquillamente, con la sua solita schiettezza e un velo di quella voce sognante che la caratterizzava.
Blaise rimase un'attimo paralizzato dalla sua sincerità.
-N... no- rispose in un sussurro; mentendo spudoratamente.
Luna sorrise tristemente.
-Bene, allora non mi arrabbierò- così dicendo se ne andò lungo il corridoio. Lontana da lì; lontana da lui. Se fosse rimasta i suoi argini sarebbero crollati.
Blaise la guardò andare via, la voglia di correre da lei e fermarla era altissima; ma doveva proteggerla da se stesso e quindi la lasciò andare e rimase a guardarla finché la sua minuta figura non sparì all'orizzonte del corridoio.
Zabini si appoggiò alla parete respirando grandi boccate d'aria, cercando di non ricordare le sansazioni che aveva sentito quando era vicino a lei.
Dopo un paio di minuti si staccò, avviandosi in infermeria, decretando che quella non era stata una delle sue giornate migliori.
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