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Arrivarono al Centro Pokémon più vicino e incurante degli sguardi sorpresi delle altre persone presenti per come Moon era conciata ─ le gambe, i pantaloncini e le braccia erano sporchi di terra e di una sostanza verdastra, probabilmente appartenente all'erba su cui era distesa ー consegnò il gufo all'infermiera di turno chiedendole se avesse potuto curarlo.
La risposta fu ovviamente affermativa e Moon andò a sedersi vicino al ragazzo che aveva preso posto in uno dei tavoli messi a disposizione dal Centro.
«Mi spieghi cosa è successo?» domandò finalmente il biondo, con l'assoluta intenzione di capire la situazione ormai passata.
La castana sospirò nuovamente e abbassò lo sguardo, sentendosi in colpa per come era andata a finire.
«Visto che non ti vedevo da un po' di tempo, sono andata all'Æther Paradise e ho chiesto a Lylia dove ti saresti potuto cacciare, ma non sapeva dov'eri finito. Mentre stavo tornando a casa, ho incrociato Ciceria e lei mi ha riferito che eri andato verso Akala. Arrivata sull'isola, sono riuscita a trovarti grazie a molte persone che ricordavano di averti visto ─ sai, non passi inosservato ─ e quando ho iniziato a controllare la zona vicino alla Collina Scrosciante, quei Beedrill mi sono volati contro! Rowlet non è riuscito a tener loro testa...»
Iridio ascoltò la sua storia con attenzione, sentendosi responsabile della situazione in cui Moon si era trovata, ma non troppo. Doveva ammettere che gli faceva un po' piacere sapere che Moon era lì per lui.
«La prossima volta aspetta, invece di cacciarti nei guai» la rimproverò il ragazzo.
Dopo aver gonfiato le guance, infastidita da quella predica, alla castana venne in mente una domanda: «Senti, ma... perché proprio la Collina Scrosciante? Ci sono molti altri posti per allenarti con avversari più forti.»
«Alla tv ho sentito a proposito di un avvistamento di Lurantis in quella zona. Mi pare strano che ce ne siano tanti in gruppo fuori dalla Giungla Ombrosa.»
La ragazza rimase a pensarci un attimo. Era vero che non aveva mai visto molti Lurantis fuori dalla Giungla, però magari era un qualche speciale periodo dell'anno, oppure stavano semplicemente cambiando casa. Avrebbero potuto esserci molte possibilità.
«Io direi di lasciarli stare» decise Moon alla fine. «Saranno affari loro. I vari Iridio nel mondo non dovrebbero immischiarsi nelle faccende dei Lurantis.»
In tutta risposta, Iridio avvicinò la mano alla fronte della fanciulla e le diede un colpo con le dita sulla fronte.
«Gh! Okay, probabilmente sei l'unico Iridio a questo mondo, però potevi risparmiarti questa vendetta.» Moon massaggiò la parte colpita con la mano, sentendo un leggero fastidio.
«Beh, io continuo nella mia ricerca. Tu aspetta che Rowlet si riprenda» disse il ragazzo alzandosi dal suo posto, pronto per partire di nuovo.
La castana lo fermò subito, afferrandogli il polso prima che potesse allontanarsi.
«Aspetta, voglio venire anch'io!»
Iridio rimase in silenzio per qualche secondo di riflessione. Pensandoci bene, se in quel momento fosse andato da solo, Moon avrebbe cercato di seguirlo comunque dopo aver ripreso i suoi pokémon e c'era la possibilità che si potesse cacciare nuovamente nei guai.
Sospirò pesantemente prima di acconsentire e ritornò a sedersi al tavolo, aspettando che l'infermiera del Centro Pokémon chiamasse la castana.
«L'Allenatrice Moon è pregata di dirigersi al banco. Ripeto, l'allenatrice Moon è pregata di dirigersi al banco.» Una chiamata che non tardò ad arrivare e che restituì la squadra di pokémon alla loro rispettiva allenatrice.
«Rowlet si sta già ristabilendo, non ci vorrà molto.»
Con una buona notizia a metterle il buon umore, ripose i suoi cinque compagni nella borsa che riprendeva le sembianze di una fetta di anguria. Ricordò inoltre di aver promesso a Lylia di avvisarla, non appena avesse trovato suo fratello e che, in questo momento, l'amica si trovava dal professor Kukui.
«Iridio, faccio una chiamata» avvisò dirigendosi verso la macchina, munita di videochiamata, incorporata nella parete. Come risposta del biondo, ricevette un'alzata di spalle: si vedeva che non era molto interessato o comunque che non sentiva fossero affari suoi.
Composto il numero del laboratorio ─ per quanto si potesse chiamare in quel modo visto che era una casa ─ dovette aspettare quattro squilli prima che Kukui rispondesse.
«Oh! Alola, Moon!» salutò l'uomo, sistemandosi i grandi occhiali verdi e il cappello sul capo, probabilmente messi in disordine dal vivace Rockruff alle sue spalle che non smetteva di scodinzolare.
«Alola, professore! Vedo che Rockruff sta bene: sembra voglioso di giocare!» rispose lei, ridacchiando.
«È tutta la mattina che è così, mi sta mettendo davvero alla prova! Piuttosto, come mai questa chiamata?»
«Ah, sì! Lylia mi ha detto che sarebbe venuta da lei, è arrivata?» domandò la castana, cercando con gli occhi un qualche segno della sua presenza.
«Lylia? Certo, è arrivata da poco. È andata di sopra a prendere alcune sue cose» rispose Kukui indicando la scala alle sue spalle che portava al piccolo soppalco dove era posizionato il letto che l'amica usava quando abitava lì.
Dopo averla chiamata, si sentì chiaramente il rumore dei passi di Lylia e, dopo pochi secondi, la ragazza dai lunghi capelli biondi e i luminosi occhi verdi si mostrò di fronte alla telecamera con un candido sorriso stampato in volto.
«Oh! Moon, sei tu! Come stai? È andato tutto bene?» chiese felicemente la ragazza, tenendosi ben stretta l'ampio cappello bianco sul capo, timorosa che possa cadere per un qualche suo movimento.
«Sì, tutto bene, Lylia. Però devo dire che sono stata un po' sfortunata: ho trovato Iridio solo grazie a dei Beedrill infuriati...» sospirò, ricordando amaramente la brutta esperienza. La prossima volta che avrebbe visto un Beedrill, era sicuro che gli sarebbe stata almeno a venti metri di distanza.
«Mi dispiace... Almeno hai trovato mio fratello, sono felice per te!» esclamò orgogliosa e innocente. Cosa che causò in Moon un improvviso aumento di temperatura all'udire quel «sono felice per te».
Lylia era ben a conoscenza di quel cosiddetto piccolo segreto che nascondeva Moon. Non si trattava di una cotta che non voleva far vedere, ma solamente di un particolare interesse verso quel ragazzo tanto solitario e quel suo caratteristico atteggiamento da "io lavoro da solo" che si vedeva spesso nei film.
Moon era davvero incuriosita da questo suo lato: voleva comprendere a pieno la fiducia che lui riponeva nei suoi pokémon, nonostante un comportamento che, a prima vista, poteva sembrare di uno che se ne fregava altamente dei sentimenti dei suoi alleati e che imponeva il suo volere a prescindere da quello degli altri; conoscendolo, si poteva invece ben vedere il contrario e questo faceva leggermente esaltare la ragazza: sapere di conoscere il suo vero spirito di allenatore quando invece il resto delle persone intorno a lui non riusciva minimamente a percepirlo.
«Lylia...!» la rimproverò la castana, ordinandole mentalmente di smetterla e ricevendo in risposta una simpatica risatina divertita.
«Vuoi parlare con Iridio? Te lo posso chiamare» domandò poi, essendo sicura che all'amica avrebbe fatto piacere una conversazione con un fratello che non vedeva troppo spesso.
«Oh, mhm... Mi piacerebbe!» rispose con un candido sorriso in volto.
Annuendo d'accordo, la giovane allenatrice si voltò verso il biondo seduto al tavolo vestito coi suoi soliti capi prevalentemente neri. «Iridio, c'è Lylia in chiamata. Vieni a salutarla!»
La voce femminile della ragazza si espanse per tutto il Centro Pokémon e quando arrivò anche alle orecchie del ragazzo, fu troppo tardi per impedire che gli sguardi del resto dei presenti si concentrassero su di lui.
L'imbarazzo prese ad attaccarlo da ogni lato, rendendogli impossibile tentare una mossa che avrebbe potuto metterlo ancora più in mostra.
Alla fine, decise di alzarsi e dirigersi verso Moon, sussurrandole lievemente irritato la frase: «Potevi evitare questa scenata.»
La giovane gli fece un segno di scuse: non era assolutamente sua intenzione metterlo al centro dell'interesse di tutti.
La chiamata dell'infermiera attirò l'attenzione della castana che, scusandosi nuovamente, si diresse al bancone per ricevere il suo Rowlet, lasciando la possibilità ai due fratelli di avere una conversazione più privata ─ anche il professor Kukui si era allontanato, cercando di controllare l'istinto irrefrenabile di giocare ormai esploso di Rockruff.
«Fratellone, come stai? Sei sparito dicendomi solamente che dovevi allenarti, mi hai fatto preoccupare!»
«Sto bene. Tu, piuttosto, stai attenta quando giri da sola.» Nonostante il brutto carattere, quando Iridio teneva davvero ad una persona, si poteva vedere chiaramente.
«Certo, certo. Ah, la mamma ha detto di arrivare puntuale per cena. Non stai a casa molto spesso, quindi non tardare!»
Sospirando, il ragazzo annuì sommesso.
In molte occasioni, quando la mattina o il pomeriggio partiva alla volta di una delle isole dell'arcipelago di Alola, era talmente preso da ciò che faceva da restava fuori fino a un orario per Samina sconsiderato. Delle volte la notte restava in qualche motel e si dimenticava pure di avvisare.
La donna, in seguito alle passate vicende ormai concluse accadute all'Æther e alla convinzione che le Ultracreature erano le uniche a capirla, si era dimostrata una madre affettuosa coi propri figli. Era tornata quella di un tempo, quando Lylia e Iridio erano ancora piccoli e viveva ancora con loro il padre Paver.
Samina, quindi, si dimostrava apprensiva e ansiosa nel caso uno dei suoi due pargoli stava fuori casa fino al calar della notte, era qualcosa che ogni madre poteva comprendere.
Moon, preso il gufetto prevalentemente marrone chiaro, ricomparve alle spalle di Iridio emanando una chiara contentezza.
«Eccomi! Se vuoi, possiamo andare, Iridio!» esclamò con un sorriso la castana, mostrando con felicità la pokéball del suo Rowlet pieno di energie al temporaneo compagno d'avventura.
«Fate attenzione! Iridio, tieni sott'occhio Moon, per piacere» disse la bionda dall'altra parte dello schermo, provocando nella diretta interessata un sentimento di imbarazzo, combattuto dal suo stesso orgoglio.
«Salutaci il professore» aggiunse Moon, non volendo lasciare l'uomo, al momento non presente, ancora più in disparte.
Annuendo alla sorella, Iridio chiuse la chiamata, pronto per procedere alla partenza verso il luogo dove si stavano riunendo i Lurantis selvatici e successivamente verso la causa di questo loro insolito comportamento.
«Aah...» Prima di ciò, la castana si lasciò andare in un sospiro unito a un tenue verso che sarebbe potuto appartenere a una specie di pokémon ancora sconosciuta, pensando al fatto che avrebbe dovuto dare una grossa lavata ai suoi vestiti sporchi, appena tornata a casa. «Quei Beedrill antipatici me la pagheranno di sicuro.»
«Mh?»
«Non ho neanche portato il cambio di vestiti...»
Intuendo il problema di cui si stava lamentando, a Iridio venne spontaneo rimproverarla per la sua impreparazione a questa possibilità.
«È colpa tua per non averlo portato. Quando si viaggia, è sempre consigliato portare altri vestiti per qualsiasi evenienza.»
Moon lo fissò indispettita, gonfiando poi le guance, pronta per ribattere.
«Non volevo stare via molto, ma tu ti sei addentrato in un posto pericoloso!»
«La Collina Scrosciante non è pericolosa e non ti ho detto io di seguirmi» affermò in risposta con sicurezza, totalmente convinto della poca abilità nel trovare scuse della ragazza.
Consapevole della sconfitta contro la risolutezza del biondo, Moon sbuffò frustrata. «Sei insopportabile quando vuoi avere ragione.»
Iridio si mise il palmo della mano a contatto con la fronte, allo scopo di incrementare quanto più possibile la sua riserva di pazienza.
Sapeva com'era fatta Moon: anche se prudente, talentuosa e di buon cuore, possedeva pure lei dei difetti, per quanto possano essere insignificanti.
Sul volto di Iridio si dipinse però un piccolo e impercettibile sorriso alla vista dell'espressione limpida e priva di ogni malignità che gli stava mostrando Moon.
Per quanto lei potesse mettere a dura prova la sua calma, vederla in quel modo era qualcosa di appagante che lo risollevava e gli faceva dimenticare il nervosismo che aveva provato poco prima.
Nonostante quelle piccole macchioline ─ quasi certamente di terra ─ sulla punta del naso e sulle guance, i capelli leggermente scompigliati per il trambusto accaduto durante la battaglia contro i Beedrill e gli sguardi di alcuni allenatori presenti, curiosi di sapere cosa possa essere successo per ridurre in quelle condizioni la povera ragazza di quasi dodici anni, la sensazione di familiare piacere, causata dal candido ed innocente sguardo di lei, prese tutto lo spazio disponibile nel corpo del giovane che, annuendo e girandosi verso la porta d'uscita del Centro Pokémon, inizio a camminare con la certezza di avere al seguito un'ottima allenatrice, in grado di aiutarlo in caso di difficoltà ─ per quanto il biondo potesse averne.
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