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Mi viene da piangere.

Anzi no, non è proprio voglia di piangere, nel senso che ti escono le lacrime dagli occhi. È più un macigno che mi pesa sulla gola e sull'umore.

Non sono decisamente in grado di godermi la festa, per cui decido di tornare in albergo. Almeno se lo faccio ora non rischio di incontrare Francesca e la sua famiglia.

Mi faccio largo tra la folla con qualche difficoltà per raggiungere la fine del paese.

Quando arrivo alla strada per tornare, quella breve, decido che non voglio fare questa, ma l'altra, quella lunga, quella che avevamo percorso io e Francesca, ridendo e scherzando. Quella in cui l'avevo quasi baciata.

Ok, questo è proprio farsi male da soli. Masochismo puro.

Eppure è di qua che voglio passare, è questa la strada che voglio percorrere, in tutti i sensi.

Mi avvio.

Con questa luce, anzi buio, tutto sembra diverso, non riconosco i punti in cui sono passato soltanto ieri, poco più di ventiquattr'ore fa.

A un certo punto però le piante si aprono e compare davanti a me una magnifica vista dell'oceano illuminato dalla luna.

Mi viene in mente una cosa che mi ha detto ieri Francesca e decido di fare una prova: indosso gli occhiali da sole e mi guardo intorno.

E ha ragione lei.

Non che ne avessi mai dubitato, eh, ma provarlo è tutta un'altra cosa.

Ora capisco davvero cos'ha voluto dire. Guardare la luna con le lenti scure la fa apparire molto più bella, molto più...lei aveva detto "ovattata" e forse adesso so cosa significa.

Significa vedere tutto con i contorni più sfumati e quindi più dolci. Significa sentirsi avvolti da tutto quello che ti circonda. Significa sentirsi in pace con il mondo.

Ed è esattamente quello che ho bisogno adesso. Anche se ovviamente non basta, non potrà mai bastare.

§§§

Sono passati cinque giorni da quando Francesca mi ha detto che non mi ama.

Da allora ho pensato almeno una volta al minuto di fare i bagagli e tornarmene a Torino. Ma poi non l'ho mai fatto.

L'idea di allontanarmi prima del previsto da lei, di non poterla più vedere mi ha bloccato ogni volta. Non mi aspetto che cambi idea così, di punto in bianco, ma finché posso voglio starle vicino.

Da allora però ho paura di incontrarla, temo l'imbarazzo che si creerebbe, perciò scendo a fare colazione presto, quando so che Francesca e tutta la sua famiglia dormono ancora e torno subito in camera. Non sono più andato in spiaggia, anche perché proprio non sarei dell'umore per divertirmi, prendere il sole o fare il bagno. Preferisco stare in camera mia, al fresco dell'aria condizionata. È qui che passo tutte le mie giornate, qui mi faccio portare i pasti, quando e se ho voglia di mangiare. Dalla finestra, poi, si ha una vista perfetta sulla sua sdraio.

Sì, lo ammetto, la spio. Ma vi prego, non  prendetemi per uno stalker: io mi limito a guardarla da lontano, immaginandomi come sarebbe stato se fosse andata diversamente. La ammiro, pensando a quanto è bella, al fatto che nessuna modella potrebbe competere con la sua bellezza vera, acqua e sapone in senso letterale. Da questa distanza non posso vederli, ma non faccio che pensare al verde dei suoi occhi, a quella corona ambrata intorno all'iride che non ho mai visto a nessun altra e che so non vedrò mai più.

La guardo mentre scherza in acqua con suo fratello e mi viene da ridere al pensare al suo modo goffo, ma tenerissimo di tentare di difenderlo. Poi mi ricordo la sciata che mi ha convinto a fare, il suo sorriso gonfio di felicità mentre zigzagava tra le onde e il suo tocco delicato per aiutarmi a levare il giubbotto. Come mi aveva fatto sentire la sua mano che mi sfiorava involontariamente il petto, non mi aveva mai fatto sentire nessuna carezza.

Per la prima volta nella mia vita sono davvero sicuro di quello che voglio: con tutte le altre ragazze, anche con Antonella, pensavo a godermi il momento, pensando "adesso la amo e questo è l'importante, poi vedremo", niente progetti a lungo termine. Ora invece penso al futuro, a noi tra due, dieci, venti, cinquant'anni, a noi che non solo andiamo a vivere insieme, ma ci sposiamo e riempiamo la casa di bambini. Sì, sono arrivato a immaginare i nostri figli, con i suoi occhi e la mia passione per il calcio.

Ma tutti questi sono solo sogni. Solo sogni.

E tra poco devo anche tornare a Torino perché ricomincia il campionato.

L'idea di lasciar perdere così quello che so per certo essere l'amore della mia vita mi lascia senza fiato, ma davvero non so cosa potrei fare. Anzi, temo proprio di non poter fare niente.

Devo bere.

Non sono mai stato un amante dell'alcool, ma in questo momento ho davvero bisogno di sentirmi leggero. E se poi dovessi prendermi la peggiore sbornia della mia vita, tanto meglio, almeno starei male per qualcos'altro e mi distrarrei per un po'.

Scendo per andare al bar dell'albergo, ma mi fermo non appena vedo Francesca davanti al bancone della reception. Istintivamente mi nascondo dietro una colonna.
La vedo che temporeggia con un foglio in mano, finché non trova il coraggio di richiamare l'attenzione del receptionist.

- Excuse me...

- Yes?

Noto che ci pensa parecchio prima di formulare la domanda, che le esce con voce incerta, come se non fosse sicura di quello che sta facendo. Oppure del suo inglese.

- Is Mr. Dybala still here?

Il tizio dà un occhiata alla parete alle sue spalle dove sono appese le chiavi delle camere.

- Yes, why? Have you got anything for him?

Lei solleva il foglio che aveva tenuto stretto in mano finora, fa per porgerglielo, ma poi ci ripensa.

- No, it doesn't matter.

Lui le lancia un'occhiata strana, ma non commenta e torna a fare quello che stava facendo.

Di nuovo vedo Francesca che temporeggia, indecisa sul da farsi, finché non esce e torna in spiaggia.

Improvvisamente la speranza torna a rianimarmi: mi ha cercato! Ha chiesto di me e voleva anche darmi una lettera! Ma allora in fondo qualcosa c'è!

Sono così felice che quasi mi dimentico che non ho idea di come far emergere quel qualcosa e che non ho nemmeno tanto tempo per farlo.

Giusto, il tempo! Vorrei chiedere quanto tempo si fermeranno ancora, ma non so il cognome.

Decido di tentare comunque.

- Excuse me...

- Yes?

- The girl who was here a while ago...

Il tizio mi guarda annoiato.

- Yes?

- How long will she still stay here?

Mi lancia una lunga occhiata, poi digita qualcosa sul computer.

- Two more nights.

Due notti?! Cioè ho solo un giorno e qualche ora?!

Altro che annegare i pensieri nell'alcool! Ho bisogno della mente il più lucida e attiva possibile: ora mi gioco il tutto per tutto!

***

Traduzione dei dialoghi, se servissero a qualcuno:

- Mi scusi...
- Sì?
- Il signor Dybala è ancora qui?
- Sì, perché? Ha qualcosa per lui?
- No, non importa.

- Mi scusi...
- Sì?
- La ragazza che era qui poco fa...
- Sì?
- Per quanto tempo ancora starà qui?
- Ancora due notti.

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