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Dopo quello che immagino essere successo ieri sera con i genitori di Francesca, stamattina mi sono svegliato presto e ho riportato io la macchina al noleggio.
Ed è proprio qui che faccio una scoperta interessante, che mi fa venire in mente una bella idea.
Torno all'albergo più rapidamente che posso e vado direttamente in spiaggia a cercare Francesca.
Non ho fortuna e trovo la sua sdraio vuota, coperta dall'asciugamano di Snoopy. Aguzzando la vista riesco a distinguerla in mare, parecchio al largo, che scherza con la sua famiglia.
Sorrido, sollevato dal fatto che abbia risolto con i suoi, dopo la sfuriata di ieri. Però, mentre torno nella mia camera per cambiarmi e poterla raggiungere in acqua, mi prende una specie di malinconia. Malinconia per quella famiglia che io non ho più, sparsi come siamo per il mondo e non solo. Ma anche per quella famiglia che voglio costruirmi io. Con lei. Il prima possibile.
Ho sempre detto di voler mettere su famiglia presto per potermela godere più a lungo, ma da quando ho conosciuto Francesca, questa idea ha assunto tutto un altro sapore e un'altra urgenza.
Quando esco dall'albergo, la vedo che è appena uscita dall'acqua e si sta strizzando i capelli.
Può un gesto così banale farmi sentire un fuoco dentro, che dalla pancia risale fino alle guance. Una cosa così, ne sono sicuro, non l'ho mai provata per nessun'altra ragazza.
Cincischio un poco per dare il tempo al mio corpo di tornare a temperatura normale e alla mia mente di ricominciare a ragionare, poi mi avvicino alla sua sdraio.
Non mi vede subito, presa a sistemare l'asciugamano sul lettino, dopo averlo usato per strofinarsi la faccia.
Ne approfitto per ammirare il suo corpo tutt'altro che perfetto, ma che proprio per questo mi piace così tanto. Osservo, quasi ipnotizzato, le goccioline cadere dai suoi capelli e finire sulla sua schiena, lucida d'acqua e leggermente abbronzata.
Poi, finalmente, mi vede.
- Oh, eccoti! - Mi invita a sedermi di fianco a lei, controllando prima che l'asciugamano non sia troppo bagnato. - Ti cercavo stamattina per riportare la macchina al noleggio, ma non ti ho visto...
- Sì, sono andato da solo... Sai dopo ieri sera, mi è sembrato meglio...
- Oh, sì, immagino di sì...
Cerca di sorridere, ma il tono è deluso e me ne dispiaccio, ma una parte di me non può che gioirne: voleva venire anche lei! Voleva venire con me in paese un'altra volta!
- Però senti, mentre ero là ho visto un manifesto... Stasera c'è una festa, di quelle religiose tradizionali, ma che cercano di attirare anche i turisti, come fanno spesso su queste isole. Di solito sono molto belle... Ti va di venire?
Le si illuminano gli occhi.
- Certo! Sarebbe bellissimo! - All'improvviso, però, lo sguardo le si spegne. - Ma i miei non mi lasceranno mai andare...
- Infatti, io pensavo di andare anche con i tuoi fratelli... Pensi possa interessargli?
Mi guarda con aria furbetta.
- Cioè, mi stai proponendo di usare i fratellini come alibi?
Sorrido.
- E come garanzia per i tuoi che non faremo niente di male...
- Anche a te è capitato l'ingrato compito?
- Ovvio! Ero il più piccolo e con tanti anni di differenza... Però ero facilmente corruttibile...
Ride. Fortunatamente non è spaventata, come per un attimo ho temuto. Insomma, avevo paura di aver corso troppo e che lei, come suo solito, si allontanasse.
- Va bene, io ci provo, ma temo che si aggiungeranno anche i miei...
Le sorrido, cercando di rassicurarla.
- Ce ne faremo una ragione, no?
§§§
Sono nella hall dell'albergo che aspetto Francesca e tutta la sua famiglia. Sì, come aveva previsto, si sono aggiunti anche i suoi.
Per primo sento suo fratello. Sta dicendo qualcosa a voce piuttosto alta, ma non riesco a seguire il filo del discorso, finché non lo vedo spuntare dalle scale seguito dalla sorella. E allora proprio non capisco più niente.
Francesca è la cosa più bella che io abbia mai visto.
Ha un vestito bianco senza maniche semplicissimo e le solite scarpe da ginnastica con le calze, una felpa blu in mano, i capelli sciolti e gli occhiali da sole in testa. Eppure è la cosa più bella che abbia mai visto, giuro!
Avete presente quando nelle pubblicità si vede una bellissima donna scendere al rallentatore dalle scale, scrollare i capelli, sempre al rallenty e stendere tutti gli uomini davanti a lei? Ecco, è esattamente quello che mi sta succedendo in questo momento. Se adesso tirasse fuori dal nulla un profumo o un amaro e sussurrasse con voce sensuale una frase, preferibilmente in inglese, sulle qualità del prodotto, non mi stupirei per niente.
Invece lei mi cerca con lo sguardo, strizza appena gli occhi miopi per assicurarsi che sia davvero io e mi viene incontro sorridendo.
Mi rendo conto di essere rimasto con la bocca aperta per tutto il tempo solo quando provo ad articolare una qualunque parola di saluto.
Quando sento la voce di suo fratello, mi viene quasi il dubbio che mi abbia rubato le parole, visto che prima quello che ammutoliva era lui.
- Ehi che bello! Avete i colori della Juve! Ma l'avete fatto apposta?
Osservo il mio completo nero, che in effetti fa il paio perfetto con il suo vestito bianco.
- Considerando che me ne sto rendendo conto ora, direi proprio di no...
Noto, ancora una volta, un lampo che passa nello sguardo di Francesca. Vorrei sdrammatizzare, dicendo qualcosa come "Stai tranquilla, qui non rischiamo di essere menati, ma magari lo eviterei a Milano..." o "Se preferisci ho anche qualcosa di blu, se tu hai un vestito rosso possiamo far fare il grifone a tuo fratello", ma, prima che possa decidermi, ci raggiunge il resto della sua famiglia.
Non so se è solo un'impressione, ma mi sembra che anche suo padre mi lanci un'occhiata strana. Che sia ancora per ieri sera?
Ad ogni modo ci incamminiamo verso il paese. Seguendo la strada più veloce, non quella che abbiamo fatto ieri io e Francesca, in poco meno di un'ora saremo là.
Ma un'ora è lunga da passare se lei resta chiusa in uno strano silenzio.
Dopo un po' decido che non ne posso più di questa situazione e che devo capire qual è il problema.
- Ehi, tutto ok? È da quando siamo usciti che non parli...
- Sì, sì, scusa. Tutto a posto.
Il sorriso che mi fa è sincero, ma nasconde ancora un'ombra.
Silenzio, di nuovo.
La vedo pensierosa e questa volta non interrompo i suoi ragionamenti. È lei a farlo, anche se con qualche esitazione.
- Posso farti una domanda un po' personale?
Comincio a preoccuparmi.
- Be', sì, direi di sì...
- Però giurami che non ti offendi e non ti prendi male!
Ok, ora sono seriamente terrorizzato.
- O-ok...
Lei prende un bel respiro, aspetta qualche secondo, come per trovare il coraggio e se ne esce con:
- Perché porti spesso la camicia nera?
Eh?!
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