Non so bene come reagire. Arrossisco e abbasso gli occhi sui suoi piedi.

- Be', anche i tuoi lo sono!

La sua risata riempie l'aria. E io mi imbarazzo ancora di più.

- Ma come siamo finiti a parlare di piedi?

- Hai iniziato tu! Comunque, se vuoi saperlo, i tuoi mi piacciono molto, ma li preferisco quando li usi. Magari non contro il Genoa, ecco... O la Roma.

A questo punto immagino che dovrei dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma non so proprio cosa.

Lo so, mi ha lanciato un aggancio con il calcio, ma in questo momento riesco solo a pensare a cosa mi piacerebbe che lei usasse.

Vorrei che quei suoi splendidi occhi mi guardassero, che guardassero solo me, con lo stupore della prima volta che mi ha visto, la meraviglia che li fa brillare e l'amore che li renderebbe davvero unici.
Vorrei che quel suo viso così imperfetto e per questo così perfetto brillasse per un sorriso rivolto a me, scatenato da me.
Vorrei che le sue braccia, così esili, ma così forti quando servono a stringere un bilancino per sciare sull'acqua, stringessero me con la stessa forza, perché non potessi più scappare. Ma anche con la dolcezza e l'amore di cui so che è capace e che vorrei rivolgesse a me, solo a me.
Vorrei che le sue dita, così naturali con le loro pellicine e le unghie senza smalto, si intrecciassero alle mie mentre camminiamo insieme. Non dandolo a vedere a tutti i costi per dare di che divertirsi ai paparazzi, come ho fatto con le ragazze di questi mesi, né cercando di nasconderci. Semplicemente perché lo vogliamo entrambi e stiamo bene così, indipendentemente da tutti gli altri.
Vorrei che quelle sua labbra piene, martoriate dal vizio di torturarsele con i denti, baciassero le mie, da troppo tempo desiderose di lei.
Vorrei che si abbandonasse con tutta se stessa a me, fidandosi in tutto e per tutto di questo sconosciuto famoso che le fa complimenti scontati.

Ma davvero non so come posso ottenere tutto ciò.

Sicuramente non con qualcosa che potrei dire ora: la conversazione si è spinta troppo oltre, è ormai precipitata verso un punto che non so più gestire. Ed è la prima volta che mi capita.

Ma se ho capito una cosa, è che con lei niente è come prima. Non ho mai provato certe emozioni per una ragazza, non mi sono mai fatto certi problemi e non ci sono mai andato così piano, prendendola così alla lontana. Ma lei è diversa.

Ogni volta che la guardo devo fare un grosso sforzo per non perdermi nel suo sorriso luminoso o nei suoi occhi davvero incredibili. Mi sono sempre piaciuti gli occhi verdi, era una delle cose che più amavo in Antonella. Ma, ora me ne rendo conto, ogni volta che ripenso a lei, non rivedo i suoi occhi, ma quelli verde-castano con una corona ambrata che appartengono alla ragazza che mi sta davanti.

Ho cercato per mesi di dimenticare Antonella, ho provato in tutti i modi di rimpiazzarla. Ma non ci sono mai riuscito.

Francesca in due giorni ha preso il suo posto non solo nel mio cuore, ma anche nei miei ricordi.

Darei qualunque cosa perché anche lei provasse le stesse cose, perché guardandosi allo specchio pensi al mio complimento e non a quello di un ragazzo che la considera troppo piccola. Lei che è già una parte così grande del mio cuore.

La vedo che mi sventaglia una mano davanti agli occhi.

- Ehm... Tutto ok?

Credo di esser rimasto un po' troppo imbambolato a guardarla, anzi, ad ammirarla. Spero solo che non abbia intuito i miei pensieri. Certo, se avesse capito qualcosa, per me sarebbe più facile, salterei un passaggio. Ma proprio perché lei è particolare, ho paura che questo possa solo spaventarla e allontanarla definitivamente. Ancora non si fida del tutto di me. Figuriamoci se scoprisse cosa provo per lei: non crederebbe mai nell'autenticità dei miei sentimenti! E scapperebbe di corsa.

Ritorno al presente con un po' di imbarazzo e me ne esco con la prima scusa che mi viene in mente.

- Sì, scusa, è che fa un caldo...

La sua espressione è indecifrabile, ma mi appoggia. Davvero ci ha creduto?

- Sì, si muore!

Non so bene che dire, per cui resto in silenzio, tanto per cambiare.

Lei guarda il mare, pensierosa. La vedo combattuta, ma non riesco a capire il perché. Forse vorrebbe farsi un tuffo, ma non vuole sembrare maleducata con me...

Questo potrebbe essere il momento adatto per scappare da questa conversazione che è diventata davvero faticosa. Sto cercando le parole per sbloccare la situazione e tornarmene alla sdraio, lasciandola libera di andare a fare il bagno, quando è lei a parlare.

- Ti va una nuotata?

Vederla arrossire per questa semplice proposta mi fa sorridere. Vorrei illudermi di piacerle e che l'imbarazzo arrivi dalla sfacciataggine della proposta. Ma so per certo che il problema è esattamente l'opposto: non vorrebbe che quel gesto sembri più di quello che è.

- Ma i tuoi genitori?

Non saprei dire quanto mi costi, ma mi sento in dovere di fare questa domanda. Non vorrei mai che capitasse qualcosa di simile a quello che è appena successo.

Ma lei mi guarda decisa.

- Possono andare a quel paese! Ho vent'anni e non ti ho invitato in camera! Si lamentano sempre che non parlo con nessuno, per una volta che lo faccio che stiano zitti! E chissene frega se questo si chiama Paulo Dybala e non Mario Rossi!

Mi fa ridere questo suo fare la dura, anche perché qualcosa mi dice che ci sarà un'altra litigata.

Ma più di tutto mi riempie di gioia la sua ultima frase. E mi prende così alla sprovvista che mi ritrovo a domandarle di ripetere.

Lei mi guarda spaesata.

- Cosa?

- L'ultima frase.

La vedo aggrottare la fronte, nello sforzo di ricordare e non mi trattengo dal venirle incontro.

- Hai detto "chissene frega se si chiama Paulo Dybala o Mario Rossi"! Quindi ammetti che sono un ragazzo normale, come tutti gli altri!

Fa un sorriso un po' sghembo e non risponde. Ma io so che è un'ammissione di colpevolezza e questo mi fa sentire davvero realizzato. Finalmente ha capito chi sono. Ora non le resta che innamorarsi di questa persona.