Crescere
Cosa vuol dire crescere?
Per alcuni significa alzarsi di qualche centimetro, per altri trovare un lavoro, per altri ancora semplicemente soffiare un numero sempre crescente di candeline.
Ma oggi non sono qui per scrivere di ciò che la gente pensa sia "crescere", ma di cosa ne penso io.
Fino a poco tempo fa ne avevo paura, davvero, era terrorizzata, e quando la mia professoressa delle medie mi chiese quel giorno fatidico di scriverne io ebbi paura. E scrissi quelle parole che oggi ho chiuso in un vecchio cassetto che non apro da tempo.
Volete ascoltarle? Dovete tendere bene l'orecchio però, e aprire il vostro cuore alla mia paura, non avere compassione di me, soltanto tanta curiosità e pazienza di scoprirmi.
Ridete delle mie lacrime, pur di non compatirle, e io ve ne sarò eternamente grata.
Siete pronti?
Allora cominciamo.
"A volte mi fermo a pensare che farò degli anni che mi restano, che corrono veloci come gazzelle, lasciando solo qualche vaga impronta nel terreno. Ed è così che inizio un dialogo con la mia vita e con me stessa.
«Ciao, sono la tua vita futura, come va? Bene, dirai, per ora... il tuo problema, mio dolce contenitore vuoto e angusto in cui sono costretta, è che credi che anche domani potrai rispondermi "Bene", ma i domani fanno gli anni, e gli anni passano, così inesorabilmente veloci, come le persone. Dimmi, mi risponderai più "Bene" quando non saprai che fare del tuo futuro, quando i tuoi cari moriranno, i tuoi amici se ne andranno e tu non sarai altro che un misero e comune essere vivente sulla Terra? Finora hai vissuto comodamente, cullata nella bambagia, nella convinzione che tutto si può risolvere con un sorriso e con le persone che ti vogliono bene, ma quando crescerai non sarai altro che...SOLA. Non puoi scegliere il tuo destino, sarà così, cosa ti aspettavi di più? Non sarai importante, non cambierai il mondo, questo è il futuro di persone che possono prendere in mano il proprio destino, tu non sei fra queste, sei debole! E crescere sarà solo una lenta agonia. Crescere è un viaggio difficile e triste, che tu affronterai da sola»
Ed è per questo che spesso non penso a come sarebbe crescere, la mia vita futura è molto pessimista e mi odia, così cerco di non darle ascolto. Nonostante quello che dice, finora non è andata così male.
Ma su due cose ha ragione:
-ho molta paura di restare sola
-ho molta paura che quando morirò verrò dimenticata"
Triste, vero?
Non lo presentai mai, quel tema. Ne scrissi un altro invece, dove dicevo che crescere era per me bello e interessante.
Mi vergognai, mi vergogno, di quel testo, in cui ho rinnegato paure ed emozioni, cose mie e di nessun altro, che mi ardevano dentro come il fuoco infernale.
L'ho riletta qualche mese fa, questa mia confessione maledetta, questo sfogo scritto macchiando di lacrime salate il foglio, colmo di segni di cancellature, linee a matita che percorrono tutto il testo, tracciate con rabbia e violenza, in quella vaga e cieca speranza che con esse le mie paura venissero cancellate.
Mi è venuto da piangere.
Solo due persone sanno di quel testo, e ora anche chiunque stia leggendo, e che ringrazio per aver prestato orecchio-anzi occhio- al cuore offeso, timoroso di un contatto esterno, legato solo a sé stesso e spaurito da ciò che è intorno a lui, quasi terrorizzato che il mondo, quant'è grande, lo inghiottisca, masticandone le membra senza pietà alcuna, ma con quella totale indifferenza che caratterizza la vita e il fato.
I due amanti, dalle spaventose sembianze, sono rimasti nei miei incubi, rendendomi succube e schiava delle loro pretese e dei miei rimorsi.
Bevevano dalla coppa dei miei timori quel liquido ambrato, nettare divino, che erano le mie sicurezze e la mia fiducia in quello che un giorno saró, prosciugandolo avidamente.
E poi é successo qualcosa di completamente inaspettato.
Un giorno, tempo dopo quel testo, io mi sono guardata allo specchio.
I capelli, accorciati, schiariti leggermente, il mio corpo, modellato da una forza nuova, qualche centimetro in più, un sottile strato trasparente di smalto sulle unghie, un paio jeans più stretti, nello sguardo una consapevolezza nuova.
Ero cresciuta, senza accorgermene.
Sono al liceo ora, al primo anno. Quarto ginnasio.
Sono passate una primavera e un'estate da quel giorno.
E ora ripenso a me stessa. Cambiata.
Quelle insicurezze, dove sono ora?
Non lo so, la verità é che ho smesso di pensarci.
Ecco, non pensarci, ero giunta alla stessa conclusione in quel testo. Solo che lì era molto più drammatico.
Ora c'è una nuova spensieratezza in quelle parole. Una gioia di vivere il presente e di respirare del futuro solo quel profumo di novità, perdersi nella brezza delle speranze e dei sogni.
Ridere, senza un perchè, senza più stare a domandarsi cosa succederà domani, senza il peso della possibilità di un destino nefasto, pensando solo a me stessa, a cio che mi circonda a ciò che è, ora, oggi, a sorridere dell'alba senza figurarsi il tramonto.
Il futuro non esiste, non arriva mai, noi uomini abbiamo creato il futuro, ma è solo una convenzione.
Ditemi, il futuro non diventa forse presente quando ne assoporiamo il gusto fresco, come di un frutto appena colto, che in quel morso di cui godiamo della polpa è già stantio e diventa solo un ricordo lontano.
Cosa vuol dire crescere?
Per alcuni significa alzarsi di qualche centimetro, per altri trovare un lavoro, per altri ancora semplicemente soffiare un numero sempre crescente di candeline.
Ma oggi non sono qui per scrivere di ciò che la gente pensa sia "crescere", ma di cosa ne penso io.
Crescere non è una meta, non è un viaggio, è semplicemente la vita.
Cresciamo alzandoci ogni mattina, con i capelli arruffati, arrivando al lavoro in ritardo, stendoci sul divano per riposare, facendo le faccende di casa, guardando un film, ridendo delle cose belle e piangendo di quelle brutte.
Io ho smesso di avere paura di crescere, di avere paura della vita.
Ora guardo il merlo che vola, non la foglia che cadrà.
Fine? No, continuo, continuo a vivere.
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