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Capitolo 5✅

Certe notti

la strada non conta

E quello che conta è sentire che vai

_Ligabue_

Io e Chase non parlammo ne ci guardammo negli occhi per almeno una settimana ma sentivo la tensione e le domande nascoste a causa del nostro incontro notturno aleggiare su di noi. Lui sembrava sul punto di esplodere da un momento all'altro ma non sapevo se fosse solo una mia impressione. La scuola era ormai alle porte e nell'aria c'era una tesa atmosfera piena di eccitazione: Hope aveva comprato almeno dieci paia di tute per i suoi allenamenti di ballo, Carmen aveva rispolverato almeno mille volte la sua macchinetta fotografica e mi aveva chiesto di farle da modella per il suo primo compito di fotografia.
Mi ero stupita di quanto mi fossi trovata bene con quelle due ragazze che anche se completamente diverse da me erano riuscite a conquistarmi del tutto.
Era strano avere delle amiche dato che non le avevo mai avute: tutto il tempo la mia camera era occupata da una delle due che stava sul mio letto a guardare riviste o usava la pianola, che mi aveva spedito Sandra come regalo poco dopo la sua partenza per il New Jersey; alle volte mi rubavano il cibo e si mettevano i miei vestiti ma erano sempre lì per me quando ne avevo bisogno e sapevo che ci sarebbero state anche se li avessi detto del mio disturbo....
Ma non era così facile.

<Domani iniziano i corsi e ho una paura assurda che non apprezzino i miei grand jete, li ho provati per anni e sono soddisfatta del risultato ma sono sicura che ci sarà qualcuno molto più bravo di me e che in confronto sembrerò un elefante maldestro...>, disse Hope sdraiandosi supina sul mio letto e sospirando esasperata.

<Spero che al prof piaccia le mie nuove foto della città>, disse Carmen per poi aggiungere verso di me,

<Ricordati che mi devi un set fotografico, come promesso>

<Si, si>, la liquidai velocemente sperando che se lo dimenticasse presto.

Ecco, quella era la situazione generale.

<Che ne pensate dei ragazzi, eh? Visto qualcuno di interessante? >, chiese Carmen mettendosi seduta sul mio letto affianco a Hope.

<Non credete che Josh sia la cosa più sexy al mondo?>, disse Hope con sguardo sognante e un poco perverso.
Se fossi stata in Josh avrei temuto in uno stupro da parte sua.

<Beh, è un bel ragazzo>, constatò Carmen con un sorrisino poco convinto,<Ma non è il mio tipo>

<Che tipo di ragazzo ti piace allora?>, chiesi io seduta sulla mia sedia a gambe incrociate.

<Mi piacciono i tipi più come Christian...>, Hope ed io ci girammo a guardarla per poi dire all'unisono:

<Gusti son gusti!>, scoppiammo a ridere e Carmen arrossì come un peperone.

<Ho sentito che questa sera ci sarà una festicciola a casa di uno dei ragazzi del secondo anno, vogliono festeggiare l'inizio dei corsi>, disse Hope aprendo il mio armadio eccitata.

<Non lo so... Magari sarebbe meglio stare tranquilli il giorno prima dell'inizio della scuola>, borbottai io ponendomi come barriera tra Hope e il mio povero guardaroba che non avrebbe resistito ad un suo ennesimo attacco.

<Dai, stiamo lì un'oretta e poi c'è ne andiamo>, mi pregò Carmen affiancando Hope, misero le mani giunte e si inginocchiarono davanti a me con occhi supplicanti per poi dire all'unisono:

<Ti pregooooooooooo>

<Va bene, va bene, ma solo un'ora, ok?>, ridacchiai io. Hope saltellò in giro con grazia e Carmen lanciò un grido di gioia battendo le mani. Quelle due mi avrebbero fatto impazzire un giorno, già lo sapevo.

<Io però non ho vestiti per andare ad una festa... >, dissi io imbarazzata, Hope rise e mi trascinò verso la sua camera seguita da Carmen che probabilmente fantasticava su Christian o simili, non pensavo di volerlo sapere.
La camera di Hope era completamente gialla. Dappertutto quel colore così vivido ingoiava e divorava qualsiasi cosa: tende, muri, l'armadio, il copriletto... Insomma, il giallo era l'unico colore presente e la cosa mi faceva venire quasi mal di testa.

<Suppongo che il giallo sia il tuo colore preferito... >, commentai sarcastica e Hope scoppiò a ridere avvicinandosi all'armadio. Per fortuna i suoi vestiti non erano solo dello stesso colore come la stanza e trovai un certo conforto in mezzo a quella immensità giallo canarino.

<Allora, io voglio mettermi questo>, disse Hope prendendo un vestito a due pezzi, la fascia era abbastanza coprente ed arrivava poco sopra l'ombelico mentre la gonna era così succinta che mi immaginavo già l'ansia che Hope avrebbe provato nel camminare e nel ballare quella sera.

<Sarai una bomba! >, le dissi censurando la maggior parte delle mie preoccupazioni.

Se lei si mette quello cosa farà mettere a me?

Hope rovistò nel suo armadio buttando completini e magliette corte sul letto. Vedevo stoffe di tutti i colori arrivare tra le sue mani per poi essere rimesse a posto. Stavo per perdere le speranze quando tra le sue mani arrivò una stoffa lucente, era un indescrivibile colore tra il bianco e l'azzurro, sembrava avere migliaia di stelle che rilucevano tra le sue dita.

<Aspetta! Questo.... Mi piace>, presi il vestito dalle mani di Hope e lei fece una smorfia.

<Non è così bello, l'avrò messo una volta tre anni fa per una festa di famiglia... Sicura? Ho molte altre cose>, Carmen si mise affianco a me guardando il vestitino.

<Secondo me le starebbe benissimo! Provalo Cindy! >, Hope mise il broncio e incrociò le braccia al petto insoddisfatta.

Mi spogliai il più velocemente possibile  della mia felpa leggera e dei jeans corti e mi infilai il vestito.
Era davvero corto, non me ne ero accorta prima di indossarlo, ma tutto sommato non mi stupiva dato che Hope era più piccola di me di cinque centimetri; la stoffa mi accarezzava la pelle con una morbidezza assurda, quasi irreale; il corpetto aveva le spalline fini e sul seno c'era una scollatura triangolare che metteva in risalto le mie curve non molto pronunciate ma che con quel vestito sembravano molto più abbondanti. Sorrisi alle mie amiche e feci una piroette cercando di non cadere come mio solito.

<Che ne pensate? >, chiesi io eccitata. Hope e Carmen restarono scioccante per poco più di tre secondi ed iniziarono ad urlare frasi sconnesse, risi leggera e felice.

<Te lo regalo! Ti sta troppo bene ed io non lo metto mai, quindi!>, disse Hope girandomi attorno e ridendo insieme a Carmen.

<Sicura? >, lei annuì e mi abbracciò, subito dopo si unì Carmen e ricominciammo ad urlare e ridere felici.

Questo.... Significa avere delle amiche?

Erano ormai le sette di sera e nella camera di Hope vi era un gran fermento: Carmen che girava continuamente dal letto al comodino cercando di trovare le sue scarpe nere con il tacco, Hope che si faceva i boccoli e si bruciava con il ferro ogni due secondi imprecando in tutte le lingue esistenti al mondo e infine io che stavo immobile davanti allo specchio senza sapere cosa fare.
Non mi ero mai preparata per una festa ed ero nel panico.
Presi la piastra per lisciare i capelli ed iniziai a piastrarli ascoltando le mie amiche che parlavano ansiose tra loro. Mi applicai un po' di mascara ed un lucidalabbra trasparente, infine mi infilai delle ballerine marroni, le uniche che avevo portato dal New Jersey e che potevano essere abbastanza ok per un party.

<Io sono pronta..Vi serve una mano? > Hope mi squadrò da capo a piedi ed arrivata alle mie scarpe si ustionò una mano, si mise a urlare dal dolore saltellando come un folletto impazzito dappertutto. Io la guardavo scioccata.

<Tu non uscirai da questa casa finché non avrai messo delle scarpe adatte, porco cane che male! Ahia! >, agitando la mano convulsamente andò al cassettone in cui teneva le scarpe e ruminò con quella sana nella moltitudine di calzature di tutti i tipi e colori... Quelli erano degli zoccoli?

<Ahaaaa! >, sussultai e portai lo sguardo alla mano alzata di Hope che teneva delle scarpe trasparenti con il tacco.

<No, no! >, mi ritrassi allo sguardo maligno di Hope che si stava avvicinando con gli oggetti di tortura.
Misi le mani a croce urlando frasi in latino per l'esorcizzazione mentre Carmen osservava la scena scompisciandosi dalle risate.

Magari funziona, che ne so.

<Dai... Guarda il tacco non è così alto, non avere paura>, disse Carmen che indossava un tubino nero che le dava un'aria da ragazza sexy e misteriosa, le si addiceva.
Le scarpe erano abbastanza basse, non bassissime da sembrare delle ballerine ma neanche così alte da essere un tacco dodici.
Con diffidenza le infilai e notai che erano davvero perfette con il mio vestito e mi facevano sembrare il culo fantastico, sorrisi felice.

<Beh... Spero di non cadere almeno>, dissi io sotto voce constatando che mi sarei dovuta preoccupare più delle mie amiche che di me: avevano deciso di indossare dei tacchi allucinanti.
Josh ci aspettava in salotto e quando Carmen è Hope scesero fischiò facendo sorridere maliziosamente Hope e face un inchino formale come un vero gentleman,

<Quale buon vento mi porta queste bellissime donzelle? >, Carmine e Hope risero ed io approfitta dell'attenzione di Josh calamitata su di loro per sgattaiolare fuori dal suo raggio d'azione. 

Stavo accarezzando la mera speranza di poter fingere di stare male quando un brivido indescrivibile mi colpì la pelle come una frustata, mi girai lentamente verso il muro opposto al mio e mi ritrovai di fronte Chase: Aveva una camicia bianca sbottonata e con le maniche arrotolate fino al gomito, dei jeans con uno strappo sul ginocchio ed un casco sotto braccio. Stavamo lì, ad alcuni metri di distanza a guardarci, lui che percorreva il mio corpo con il suo sguardo bollente quasi quanto le mie guance ed io che facevo lo stesso con lui. La situazione doveva davvero sembrare strana vista da fuori ma la tempesta di emozioni che mi suscitava con quegli occhi di ghiaccio mi lasciava così turbata e contemporaneamente estasiata da farmi tremare e cercare di più contro qualsiasi buon senso.

<Bene, direi che è ora di andare>, disse Hope prendendo sotto braccio Carmen. Distolsi lo sguardo a fatica da quello di Chase e le raggiunsi continuando però a sentire il suo puntato su di me come una maledizione che non avrei mai potuto spezzare.

<Io salgo in macchina Con Josh>, disse Hope attaccandosi al suo braccio come se fosse il suo salvatore.

<Anche io>, disse Carmen.

<P-potrei anche io? >, balbettò Christian che non avevo nemmeno notato prima di quel momento.

Eri troppo concentrata su quel bel f-

Mi imposi di non concludere il pensiero per mantenere una qualche dignità.

<Ed io con chi vado alla festa? >, chiesi guardandoli.

<Tu vieni con me in moto>, disse una voce stranamente famigliare alle sue spalle. Una vagonata di brividi mi passò sulla schiena.

Che diavolo succede al mio corpo? È forse impazzito?

<Va bene, muoviamoci prima di fare tardi>, dissi io affrettandomi ad uscire dalla porta.

<Tieni questo>, Chase mi passo il casco.

<Ma... È una ducati!!? >, Esclamai io girando attorno alla moto come un avvoltoio sul suo pasto.

<Te ne intendi di moto? >, chiese Chase sorpreso sedendosi sopra quel gioiello della meccanica.

<Non moltissimo anche se mio padre è il capo di una fabbrica di moto>, dissi io e poi salii dietro di lui, tenni un po' di distanza: non volevo spiaccicarmi contro di lui e non volevo che mi si vedessero le mutandine da lì a casa mia nel New Jersey.

<Devo partire, tieniti stretta, piccola>, stavo per ribattere ma lui afferrò le mie cosce con fermezza e mi avvicinò al suo corpo per poi ripartire subito dopo. Allacciai le mani al sul petto e incastrai il viso nella sua schiena per la paura. L'aria mi si impigliava alla gonna, mi si infilava tra i capelli, era come tenere le dita fuori dal finestrino ma invece di tenere solo la mano avevo tutto il corpo intorpidito dal vento... Era una sensazione indescrivibile. Strinsi di più le cosce al suo bacino e liberai le braccia lasciando che il vento mi colpisse in pieno, mi sentivo libera come non mai prima. La sua mano si poggiò sulla mia coscia scoperta e sentii un suo dito accarezzarmi la pelle baciata dall'aria fresca, sobbalzai e riallacciai le mani al suo petto scrollandomi di dosso il suo dito.

<Che fai??>, chiesi io con voce stridula.

<Non ho fatto niente piccola... Tutto ok?>, chiese lui con voce indifferente ma mantenendo sempre il suo tono arrogante, riguardai la mano con cui mi aveva toccato e notai che era rilassata.

Magari mi sono immaginata tutto.

<Eccoci qui , adesso devo andare piccola>, disse Chase smontando dalla moto.

<Hey Chase>, lo richiamai, lui si girò ed io mi avvicinai con un coraggio che non avevo mai avuto prima, l'adrenalina a mille, fino a riuscire a vedere le sfumature dorate nelle sue iridi di ghiaccio.

<Non sono la tua piccola>, detto questo lo sorpassai entrando nella porta della casa.

....................................

Attenzione, la nostra piccola Cindy mette gli artigli! A parte gli scherzi, come state? Siamo in quarantena ancora e sono combattuta tra la parte di me che vuole gridare di gioia perché è felice di poter scrivere di più e l'ansia per la situazione drammatica. Vi ho messo il link della canzone da cui è tratta anche la frase iniziale perché è una canzone che ha segnato la mia infanzia nel profondo e mi piace davvero molto.

Speriamo tutto vada per il verso giusto.

Vi adoro,

La vostra Amneris.

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