Capitolo 21✅
⚠ Il capitolo contiene materiale lgbt quindi chi ha dei problemi può pure andare via e magari farsi un esame di coscienza⚠
Si può amare da morire, ma morire d'amore no...
Neri per caso
C'era una volta...
Quante bambine, stringendo le loro copertine rosa e con gli occhi sognanti ascoltavano queste tre parole pronte a sognare principi su cavalli bianchi e il bacio del vero amore? Anche io ero stata una di loro, ma poi si cresce, si mettono da parte quelle storielle irreali e si iniziano a fare vere esperienze. Le favole non esistono e di certo, anche se esistessero, io non ne farei parte.
<Tra quanto arriva?>, chiese mamma agitata.
<Tra poco, smettila di andare avanti a indietro così, mi fai venire il mal di mare>, dissi cambiando la pagina del libro, lei scoppiò a ridere e si fermò.
Quel natale sarebbe stato davvero particolare. Sospirai e con il cuore che batteva a stento nel petto chiusi gli occhi abbandonando la testa contro il cuscino e lasciando che il libro mi scivolasse dalle mani.
Chissà com'è Chase... sarà alto e magro? Tozzo e grasso? Come potrà mai essere il ragazzo scelto da Cindy?
Solo pensare il suo nome mi fece venire una stretta dolorosa al petto.
È colpa tua quindi smettila di frignare come una bambina.
Qualcuno bussò alla porta e mamma schizzò come un fulmine ad aprire.
<Cindyyyyyyy!!>, la bellissima ragazza dai capelli d'oro luccicante abbracciò la mamma di slancio facendo propagare quella risata leggere a argentina per tutta la stanza. Mi sentii ardere di un sentimento assolutamente proibito, sbagliato e che ormai avevo imparato a mascherare il meglio possibile.
<Finalmente! Pensavamo vi foste persi!>, Cindy scosse il capo e allungò la mano sorridente fuori dalla porta facendo avanzare un bel uomo alto e moro con un viso mascolino ma grazioso per essere un ragazzo. Era davvero bello.
E un pochino mi sentii appassire dall'interno, un altro po'.
<Questo è Chase, il mio ragazzo, questa invece è Sandra>, Chase e mamma si strinsero la mano e lei decise di farlo entrare dopo averlo squadrato per bene.
Appena mi vide Cindy si illuminò facendo vibrare gli occhi di caramello di una luce angelica e calda come un abbraccio. Si avvicinò a me velocemente e mi si buttò sopra stringendomi forte. Il suo profumo di vaniglia era proprio come lo ricordavo...
<Nathalie...come mi sei mancata...>, la sua voce così vicina al mio orecchio mi fece fremere dal profondo, con un tremito intimo e nascosto tra la mia gabbia toracica e il mio cuore avvelenato.
<Anche tu>, dissi piano ricambiando la stretta con meno trasporto mentre le mie mani tremavano.
Cindy portò Chase al piano di sopra e cercai subito di non pensare con tutta me stessa a cosa stessero facendo. Si stavano baciando? Stavano parlando sdraiati a letto? Gli stava mostrando la sua camera?
L'invidia e la gelosia mi stava facendo sputare veleno senza sosta. Una sostanza nera e densa che traboccava dalle mie labbra e gocciolava a terra macchiando la moquette bianca.
Volevo poterla portare via, lontana da lui. Volevo spiegarle che non era lui la persona giusta...
Sono io.
Finalmente scesero di sotto con un gran sorriso sulla bocca ed insieme ci sedemmo in salotto. Chase stava sul tappeto seduto davanti a Cindy che era sdraiata affianco a me, mamma invece stava seduta su una poltrona. Quella poltrone molto tempo fa era sempre occupata da mio padre ma poi, dopo la sua morte in Iraq, durante la guerra, era diventata della mamma.
<Allora, Chase, come hai incontrato Cindy?>, mi veniva da vomitare al solo pensiero di dover ascoltare tutto il resoconto della vita sentimentale tra lui e Cindy.
<L'ho incontrata il secondo giorno di convivenza. La sera prima non era venuta alla cena di benvenuto quindi la mattina dopo per farsi perdonare ha preparato la colazione>, Cindy rise ad io mi sentii davvero di troppo.
<Aveva uno chignon orribile in testa, sembrava avesse un gatto morto sopra i capelli>, scoppiò a ridere e Cindy fece la finta offesa per poi scoppiare a ridere anche lei.
Secondo me quello chignon che fa la mattina le da un'aria tenera e rilassata.
<Beh, io invece ho subito pensato che fossi un cafone maleducato>, disse Cindy alzando gli occhi al cielo.
<Sì, ma tu mi hai reso un uomo onesto, no?>, mamma, Cindy e Chase scoppiarono a ridere.
Io no.
<Nathalie, come va al college? Dovresti finire quest'anno, no?>, annuii.
<Si, però andrò a fare tirocinio al New York Times, quindi non so per quanto non potrò tornare a casa>, Cindy annuì un po' triste ma continuò a sorridere.
<Non vedo l'ora di vedere un tuo articolo sulla pagine di un giornale!>, esclamò felice come una bambina battendo le mani.
Era così dannatamente bella quando sorrideva, beh, era sempre dannatamente bella.
<Ragazzi? Qualcuno di interessante?>, continuò Cindy.
Mi raggelai sul divano, immobile come una pietra. E adesso?
<No, niente ragazzi, non ho mai il tempo di impegnarmi in una relazione>, lei rise e mi diede una spintarella con il piede sulla coscia.
<Sempre la solita! Prima il lavoro poi tutto il resto>, sorrisi piano guardandola di sottecchi e divorando avidamente quei fuggenti attimi in cui lei era lì per me, solo per me. Ma non duravano mai abbastanza da saziarmi del tutto.
<Avete fame?>, Chase annuì seguito da Cindy che rispose gioiosamente che avrebbe voluto ordinare del cinese.
Rimasi tutta la serata sul divano leggendo distrattamente le mie mail mentre Sandra faceva il terzo grado a Cindy e Chase .
DA: JUNELEFEBVRE
A: NATHALIEPORTMAN
OGGETTO: ❌
Ciao, l'ultima volta che ci siamo viste non mi hai lasciato il numero.
Non voglio pressarti e nemmeno costringerti a fare quello che non vuoi. Sei stata sincera sul fatto che sei innamorata di quella ragazza... Non mi ricordo bene il nome, scusa. Volevo solo dirti che mi sono trovata bene con te e che se vuoi puoi chiamarmi a questo numero:
+1 **************
Spero di ricevere una tua chiamata e conoscerci meglio magari.
-June Lefebvre
Sgranai gli occhi.
16 Giorni prima
<Buongiorno>, una donna dai capelli biondi a caschetto e un vestito elegante si sedette davanti a me al bar.
<June Lefebvre?>, lei sorrise mettendo in mostra la fila di denti perfetti e bianchissimi.
<Lei deve essere Nathalie Portman la aspirante stagista, no?>, annuii sorridendo.
Era una donna bellissima. I corti capelli biondi erano così lucenti da sembrare finti, la pelle era perfetta e rosea, gli occhi verdi che brillavano dietro la montatura argentea degli occhiali e le aguzzavano lo sguardo rendendolo profondo, incisivo.
<Allora, il suo curriculum?>, raccattai convulsamente dal fondo della mia immensa borsa il fascicolo e glielo diedi in mano, lo aprì accigliata e iniziò ad esaminarlo.
<Posso farle una domanda?>, mugugnò in segno di assenso.
<Perché mi ha fatta venire qui per incontrarla?>, alzò lo sguardo su di me e mi trafisse con quelle sue iridi verdi.
<Mi piace stare in posti più confortevoli dell'ufficio per i colloqui>, chiuse il fascicolo e lo poggiò davanti a sé con una espressione indifferente.
<Ottimi voti, ottimo giudizio, fa parte del giornale del college, studia con impegno...tutte cose già sentite>, un macigno mi cadde addosso schiacciandomi alla sedia.
<Anche gli altri aspiranti stagisti sono come lei: pieni di speranze, pieni di talento... ma solo tre possono essere presi dal giornale più importante di New York>, si sporse verso di me arrivando così vicina da poter sentire il suo profumo di pagine di giornale appena stampate. Arrossii senza fiato.
<Tu cosa hai da offrire in più?>, ritornò sulla sua sedia e appoggiò il mento alla mano. Con l'altra si sbottonò la camicia elegante del tailleur blu scuro e si riavviò i capelli. D'un tratto sembrava una persona più normale, quasi della mia età anche se in verità avrà avuto cinque anni in più di me. June Lefebvre era la più giovane giornalista del New York Times, non ché un vero pezzo grosso del giornalismo. Prediligeva gli articoli sui disagi sociali e ne parlava in modo tagliente eppure mai scorretto o offensivo. Era un idolo per me.
<Io sono la persona giusta per questo incarico per ovvie ragioni>, dissi decisa cacciando il groppo che mi si era formato in gola giù nello stomaco.
June parve intrigata dalla mia presa di coraggio e fece un piccolo ghigno. Fremetti senza nemmeno sapere perché.
<I-io non ho nessuna distrazione, vivrei solo per il lavoro. Ho talento, sì, ma non è lo stesso degli altri aspiranti stagisti: ho dovuto studiare, sudare, impegnarmi per tutta la vita per arrivare alle mie doti da giornalista attuali... non sono nata con questo dono, io me lo sono creata>, un fuoco nel mio petto mi saliva fino alla bocca facendo scorrere a fiumi le parole dalle mie labbra, <Questo lavoro è stato creato per me! Voglio che tutti possano avere il diritto di sapere la verità! Non mi fa paura l'idea di andare troppo affondo in qualcosa e pagarne le conseguenze, non mi importa di rischiare.. mi importa solo il risultato finale: quello in cui tutti potranno sapere come stanno davvero le cose>
June rimase in silenzio, non disse nulla per un po'. Mi guardava da sotto le lenti con uno sguardo profondo. Mi stava studiando.
<Sei single, Nathalie?>, arrossii di colpo a disagio.
Perché mi fa questa domanda?!
<Emh... si, come ho detto prima non ho distrazioni>, June annuì lentamente.
<Ti va di fare una passeggiata?>, mi chiese. Non riuscivo a capirne il perché ma una forza invisibile mi spingeva a seguirla.
Camminammo per le strade grandi e illuminate dai lampioni di New York e sospirai di felicità osservando quel posto che senza averci mai davvero vissuto sentivo già mio.
<Sei molto bella Nathalie, lo sai?>, arrossii violentemente giochicchiando con la manica del mio cappotto pensate.
<G-Grazie... a-a-anche tu sei molto b-bella!>.
Stupidastupidastupidastupidastupida-
June scoppiò a ridere di gusto. Aveva una risata davvero bella. Mi vergognai terribilmente del tumulto di emozioni che mi infuriavano dentro. Insomma, June sarà stata anche una donna bellissima e affascinante ma non dovevo sbavarle dietro, dopotutto nemmeno la conoscevo! C'erano un milione di motivi per dover andarmene subito da lì.
<Per caso saresti interessata a me?>, mi bloccai di botto in mezzo alla strada.
<C-C-C-Come?!>, arrossii ancora di più sentendo una morsa calda avvolgermi lo stomaco.
June sorrise come se non avesse detto nulla di strano o insolito, come se mi avesse chiesto se mi piace prendere la metro o come trovo New York.
<Ti piacciono le donne, Nathalie?>, scostai lo sguardo puntandolo a terra.
<Emh... suppongo di sì... insomma, non sono mai stata con una donna ma... mi sono innamorata una volta>, il volto di Cindy diventò sempre più nitido nella mia mente.
Lei che sorrideva, lei che faceva quella smorfia adorabile, lei che arricciava il naso, lei che appena svegliata mi rivolgeva un buongiorno soffiato sulle labbra ad arco di cupido...
<Che ne dici di provare a baciarci?>, sussultai attonita spostando lo sguardo su di lei.
<I-I-Io non lo so... non ci conosciamo per nulla e tu forse sarai il mio capo e questo lavoro è il mio sogno e...>, mi posò un dito dolcemente sulle labbra zittendomi. I suoi occhi erano diventati ancora più brillanti di prima, sembravano iridescenti. Dovevo ammettere di quanto quella donna fosse magnetica.
<Solo un bacio... non lo saprà nessuno>, annuii piano guardandomi intorno e controllando nessuno ci vedesse ma lei mi aveva già afferrato il viso con delicatezza e aveva fatto combaciare le nostre labbra. Le sue erano fresche e sottili, sapevano di burro cacao. Sperai che anche le mie fossero così belle da baciare. Non cercò di infilarmi la lingua in bocca, ne di toccarmi, restò dolcemente accostata alla mia bocca facendo movimenti così lenti e precisi da farmi completamente sciogliere tra le sue braccia. Si allontanò dopo alcuni minuti e mi rivolse un sorriso suadente.
<Allora, che mi dici?>, l'unica cosa che riuscivo a pensare però era a quanto volessi che mi ribaciasse. Inclinò la testa di lato e aprì la bocca per parlare di nuovo ma fui io a zittirla con un altro bacio. Questa volta fu profondo, pieno di emozioni contrastanti, un bacio totale e intrigante che ti pare non poter finire mai. Mi aggrappai al suo giaccone e desiderai aver scelto delle scarpe più alte quella mattina ma invece ne avevo scelte di basse e per stare al livello delle sue tacco dodici dovevo stare sulle punte cercando di non scivolare. June mi strinse a sé accarezzandomi la schiena con movimenti circolari un po' scomposti mentre entrambe ci perdevamo in quel bacio che mi stava corrodendo l'anima.
Ci staccammo con il fiato corto e lasciai gradualmente andare il suo cappotto ficcando imbarazzata le mani nelle grandi tasche del mio.
June ridacchiò per poi scoccarmi un bacio sulla guancia.
<Grazie>, disse piano. Riuscii solo ad annuire rossa in viso.
<Vuoi andare a casa mia?>, sussultai e feci un passo indietro sbalordita e colta completamente impreparata.
Mi sta proponendo...
Scossi il capo con forza, le guance rosse e dissi:
<Scusa... n-non posso>
<Tranquilla, va bene... è per quella ragazza di cui sei innamorata?>, la guardai sorpresa.
Come faceva a saperlo? Mi sembrava di aver detto di essere stata innamorata...
<Quando hai parlato di una ragazza di cui ti sei innamorata sei rimasta immobile con gli occhi che ti brillavano per alcuni secondi...com'è lei?>, sorrisi sconfitta.
è così chiaro? Allora perché proprio lei non lo capisce?
<Beh lei è...>, non sapevo che dire, <Cindy la conosco da anni. Devo ammettere che da piccola ero innamorata pazza di suo fratello ma avevo solo sette anni, non sapevo ancora che preferivo altro. Lei ha avuto una vita orribile, ha subito tutto il peggio del mondo eppure è la persona più forte che esista... lei è una modello per me. Ma... ma... non mi ha mai considerato in quel modo... e come avrebbe potuto comunque?! Lei pensa mi piacciano gli uomini>, scoppiai in una risata amara, dolorosa <Perfino mia madre pensa mi piacciano i maschi... il punto è che la amo. La amo così tanto che questo sentimento mi distrugge giorno dopo giorno e in più sapere che adesso ha un ragazzo... io... non so per quanto posso andare avanti così>, lo squarcio nel mio cuore stava sanguinando petrolio.
<Io credo che l'unico modo che ci sia per andare avanti sia quello di dire tutta la verità e poi cercare di lavorare su se stessi... magari dovresti confessare a Cindy i tuoi sentimenti e poi concentrarti su di te e le tue aspirazioni>, aveva davvero più esperienza di me, sembrava esserci passata molte volte e forse era davvero così.
<Sì, hai ragione>, annuii pensierosa.
Camminammo in silenzio per un po', io vicina e lei e lei vicina a me. New York sembrava ancora più bella quando non si era soli. Controllai l'orario e per poco non presi un infarto: era tardissimo!
<Senti, ho un aereo da prendere... però hai la mia mail! Scrivimi se vuoi>, sorrisi e iniziai a correre sventolando la mano verso June.
<Grazie mille per tutto e buona fortuna!>, la vidi sorridere in lontananza e poi scomparve dal mio raggio visivo.
GIORNO CORRENTE
Il telefono squillò per alcuni secondi e poi la sua voce arrivò dall'altra parte della cornetta:
<June Lefebvre, chi parla?>, sorrisi al suono della sua voce, era buffo sentirla così formale.
<Sono io, Nathalie>
<Hey, come va?>, adesso aveva invece un tono scherzoso e colloquiale, come se fosse davvero felice di sentirmi, ne ero felice.
<Molto bene, sono a casa mia con la mia famiglia al momento e sto leggendo...>, controllai il titolo sulla copertina del libro che prima che stavo leggendo prima dell'arrivo di Cindy, <... Dickens>
<Beh, stupendo, io sono nel mio appartamento a scrivere>
<Non vai dalla tua famiglia per le vacanze?>, mi lasciai sfuggire.
Magari sono stata troppo invadente...
<Come hai detto tu: il nostro lavoro è stato creato per chi ha solo quello>, la sua voce aveva una punta di amarezza. Non potevo nemmeno immaginare perché fosse così triste.
<Con te c'è anche la ragazza?>, continuò cambiando discorso.
<Si, c'è anche lei>, il mio sguardo cadde appunto su Cindy che stava tenendo la mano di Chase sotto il tavolo. Una fitta di gelosia mi tolse il fiato per alcuni secondi.
<Hai intenzione di dirle cosa provi?>, distolsi lo sguardo da Cindy e guardai a terra.
<Sì, solo devo... trovare il momento giusto>
<Non è facile fare coming out, ma sono certa che quando sarai pronta andrà tutto bene>, sorrisi stupita dalla gentilezza di June.
<Grazie! Sai quando usciranno i nomi degli stagisti, per caso?>, cambiai discorso.
<In teoria tra un mese. Abbiamo iniziato mesi fa ad analizzare i candidati perciò arriveranno molto presto>, eccitata le chiesi altro e parlammo di lavoro per un po'. June, oltre ad essere una donna da cui prendere spunto, era innanzitutto una buonissima persona e davvero gentile. Speravo di poterci lavorare un giorno e magari essere anche più di semplici colleghe... amiche.
<Adesso devo finire questo benedetto articolo, buonanotte e... buona fortuna!>
<Notte>, spensi la chiamata e mi sdraiai felice sul letto. Stavo davvero benissimo. Era bello come mi facesse sentire June, anche se non la conoscevo quasi per nulla sentivo che tra me e lei ci sarebbe stato qualcosa, un giorno.
Alle volte perfetti sconosciuti ci fanno sentire più a casa di noi stessi.
<Nath! Vieni a mangiare?>, sorrisi alla voce di mamma che mi chiamava dalla cucina.
<Si, eccomi>, e mentre mi allontanavo dal telefono un sorriso speranzoso cresceva sempre più presente sulle mie labbra.
Era notte fonda e non ero riuscita a dormire per nulla pensando a quando sarebbe stato il momento perfetto per fare coming out con Cindy. Sospirai e decisi di andare a prendere una boccata d'aria fresca. Mi imbacuccai nella mia coperta di lana appoggiata alla sedia nell'angolo della mia stanza e scesi le scale al buio aprendo silenziosamente la porta di ingresso. Nevicava.
<Nath...>, la voce dolce di Cindy mi fece girare verso lo sdraio del porticato della casa. Cindy stava proprio lì, in mezzo a quel candore e quel turbine di fiocchi bianchi, sorridente ed eterea come ogni singola volta, il mio cuore ebbe un fremito incontrollato. Era anche lei imbacuccata nella coperta con le gambe incrociate al petto, nascoste sotto la lana. Mi sedetti affianco a lei con il cuore in gola.
<Oggi mi sei sembrata strana, va tutto bene?>, tenni lo sguardo sui fiocchi di neve ed evitai il suo.
Se ti guardo non avrò il coraggio di dirtelo.
<Cindy>, la mia voce uscì dura, fredda, come un rimprovero. Sobbalzai e cercai di respirare normalmente con una voglia assurda di vomitare.
<Ti amo>, silenzio.
<Ti ho amata da quando ne ho memoria e sei l'unica che fino ad alcuni giorni fa credevo mi potesse rendere felice.. ma poi ho incontrato questa ragazza che mi ha mostrato che non esisti solo tu e che il mondo è pieno di possibilità. Io voglio andare avanti, Cindy, voglio innamorarmi di nuovo, voglio una storia, voglio essere amata... Sei una persona fantastica, la migliore del mondo e ti amerò per sempre, capisco se tu non->, venni interrotta dal suo corpo improvvisamente addosso al mio. Cindy mi stava stringendo forte, in silenzio. Cindy in fondo era così: un incommensurabile silenzio pieno di parole.
Si staccò da me e mi guardò dritta negli occhi, non disse nulla ma riuscii benissimo a capire cosa volesse dirmi:
Ti voglio bene, non importa che succeda. Voglio anche io che tu sia felice e te lo meriti. Grazie per tutto quello che hai fatto per me... non lo dimenticherò mai.
<Vado a dormire, notte Nathalie>, sorrisi.
<Notte>, sussurrai.
Mi sentivo come se fossi vissuta per tutta la vita con un peso nel petto e ora, dopo anni, ero libera. Lacrime solitarie iniziarono scendermi sulla pelle e sul mio sorriso tremante pieno di felicità.
Sono libera.
Corsi in camera mia trattenendo una risata liberatoria e presi wattsapp salvando June come contatto.
Sorrisi al display e immaginai già June alla fine di una strada di New York che mi sorrideva nel suo giaccone e le scarpe troppo alte.
Sarà così.
5 mesi dopo.
Era mattina presto ed io ovviamente avevo dimenticato la sveglia. A svegliarmi era stato invece lo scampanellio del dannatissimo citofono del mio appartamento. Mi alzai barcollando e lo presi:
<Chi sei per svegliarmi a quest'ora?>
<Sono il tuo capo che ti avvisa che abbiamo esattamente 4 minuti per arrivare a lavoro prima che tu probabilmente perda il tuo posto>, sobbalzai stordita dalle sue parole.
<CAZZO!>, sentii una sua piccola risata e velocemente mi infilai una maglietta bianca, una gonna lunga fino alle ginocchia nera e una giacca. I capelli erano un disastro perciò optai per una coda e scesi di sotto imbracciando la mia ventiquattro ore nuova di zecca.
<Scusami per il ritardo>, June mi sorrise e mi diede un dolce bacio sulle labbra, per poco dimenticai che sarei dovuta andare a lavoro invece di baciare la mia ragazza.
<Andiamo adesso>, sorrisi e le strinsi la mano.
June e io avevamo avuto una relazione abbastanza complicata all'inizio, non penso che le altre siano facili, ma sia io che lei siamo sempre state persone molto introverse e abbiamo avuto molti problemi ad aprirci.
Alla fine quella notte con Cindy mi sembra così lontana... il mio primo coming out... che ricordi! Adesso stavo con June e non l'avrei mai lasciata. Sorrisi guardandola di traverso. Chiusi gli occhi e mi strinsi a lei, June sorrise e mi diede un'altro bacio mentre entravamo alla sede del New York Times.
<Sta sera cena alle 8.30>, mi disse prima di scomparire ad una riunione. Era strano che June mi portasse fuori a cena. Era un tipo semplice e non le piacevano le cose in grande, infatti di solito mangiavamo d'asporto nel suo appartamento o nel mio.
Magari mi vuole mollare...
Ero nel panico più totale. Speravo con tutta me stessa che non fosse come temevo perché senza di lei mi sembrava impossibile continuare a vivere. Mi era entrata dentro a passi incerti, in punta di piedi e poi si era presa in un solo secondo tutto il mio cuore donandomi il suo. June era la cosa migliore che mi fosse capitata, non potevo perderla.
Passai tutto il pomeriggio cercando di concentrarmi per finire un singolo articolo e all'ora di cena ero già con i nervi a fior di pelle. Mi ero infilata un vestito rosso, il preferito di June, mi ero truccata molto leggera e avevo legato i capelli in una coda alta. Appena entrata nel ristorante francese notai che c'eravamo solo io e lei.
<Hai prenotato l'intero bar?!>, chiesi esterrefatta osservando il tavolo con i petali di rosa e le candele. Aveva prenotato il bar del nostro primo incontro, al solo ricordarmi quella sera mi veniva voglia di sospirare di felicità. Ora tutto tornava, June non si smentiva mai quando voleva fare le cose in grande.
<Emh.. si>, era adorabile quando si imbarazzava.
Le diedi un bacio dolce e lento per poi sedermi davanti a lei al tavolo, lo stesso del nostro primo incontro. Mangiammo chiacchierando allegramente finché non arrivammo alla fine della cena.
<Wow! Sono così piena che potrei non magiare per anni>, scoppiai a ridere un po' ansiosa, anche June lo sembrava.
<Nathalie... quella sera in cui ti incontrai, proprio qui in questo bar, capii subito che non eri una delle tante, capii subito che eravamo destinate a qualcosa insieme... T-ti ricordi il nostro primo appuntamento?>, scoppiai a ridere.
<E come non ricordarlo? Persi la scarpa nel fiume e tu mi portasti in spalla fino a casa perché i taxi erano bloccati nel traffico>, anche June ridacchiò ma continuò a parlare:
<Ecco, da quel giorno la tua goffaggine, la tua insicurezza, la tua pigrizia e il tuo scostante rispetto per l'ordine si aggiunsero a tutte le cose meravigliose che rappresenti e che voglio vedere ogni giorno della mia vita>, la guardai senza fiato mentre si inginocchiava davanti a me.
Avevo il cuore che mi traboccava di felicità, volevo solo che finalmente lo dicesse... dicesse quelle due parole...
<Vuoi sposarmi?>, mi tenni la bocca con la mano incredula e assolutamente entusiasta.
<Si... diavolo, sì!>, mi buttai addosso a lei ricoprendola di baci sul viso, sul collo, sui capelli...
Le favole non esistono, ed è molto triste, sicuramente, ma che me ne faccio di una favola quando posso avere l'amore?
Ciao ragazzi,
La mia festa di compleanno è stata fantastica e i miei amici mi erano mancati terribilmente! Spero voi stiate bene!
Dato che giugno è il pride month ho deciso di postare per tutto il mese solo capitoli riguardanti la tematica LGBTQ+. Come credo abbiate già inteso è una tematica che mi sta molto a cuore e vorrei condividere con voi tutto il mio supporto e il mio orgoglio nel poter aggiungere la mia storia a quelle che parlano di questo argomento.
HAPPY PRIDE MONTH GUYS!
Amneris
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