Capitolo 13✅
Solo per te convinco le stelle a disegnar nel cielo infinito qualcosa che somiglia a te... solo per te... io cambierò pelle per non sentir le stagioni passar senza di te.
Negramaro
Sangue.
C'era sangue dappertutto.
Ero nella mia camera ed era un macello di sangue.
<C-C-Cindy...c-cosa hai fatto?>, la voce di Hope alle mie spalle mi risvegliò dal mio stato di trance, mi girai verso di lei e notai che era terrorizzata, tremava e mi guardava con gli occhi sbarrati e il viso pallido come un cadavere, ma non sembrava spaventata dalla camera rossa di sangue, ma piuttosto da me.
<Di chi è questo sangue?>, chiesi io, ero confusa e spaventata, non sapevo cosa fosse successo.
<Perché lo fai fatto? T-tu lo amavi>, stava piangendo ora, la scossi forte disperata e lei lottò contro la mia presa per liberarsi da me terrorizzata ancora di più.
<Cosa è successo a Chase?! Cosa?! Dimmelo!>, la spinsi per terra spaventata, disperata ed iniziai a correre nel corridoio verso la sua camera, ma non arrivavo mai: il corridoio si stava allungando sempre di più, ero accecata dalle lacrime e l'unica cosa che volevo era stringere Chase tra le mie braccia e sapere finalmente che stava bene ed era salvo.
Ero in una sala d'aspetto, mi guardai intorno sbigottita. Avevo addosso un vestito bianco come la stanza e mi sembrava quasi di non esistere in mezzo a tutto quel pallore etereo. Mi sedetti su una poltrona di pelle e aspettai, non sapevo cosa ne perché, ma aspettai.
Vi erano migliaia di porte che si susseguivano a perdita d'occhio davanti a me, mi veniva quasi il mal di mare. Chase...cosa ti è successo?
Un porta affianco a me si aprì di colpo, sussultai e mi alzai subito in piedi, senza esitazioni la attraversai.
Buio e subito dopo la luce del sole ed un profumo quasi insopportabile di fiori di mille fragranze e odori che mi insensibilizzavano le narici.
Adesso ero in un campo fiorito, c'erano fiori di mille colori ed il cielo era senza nuvole, se non fosse stato per il mio stato d'animo irrequieto mi sarebbe piaciuto tantissimo quel paesaggio.
<Chase! Chase!>, ed eccolo là: a una decina di metri girato di spalle. Sorrisi sollevata e iniziai a correre verso di lui, una volta arrivata alle sue spalle lo abbracciai stretto beandomi del suo profumo buono e particolare.
<Finalmente ti ho trovato!>, mi slacciai da lui pronta per stringerlo da davanti e magari dargli un bacio ma mi accorsi di avere le mani bagnate, abbassai gli occhi e urlai cadendo a terra in preda quasi ad una crisi di panico.
Chase si voltò verso di me, la pancia squarciata e le interiora che gli penzolavano fino a bagnargli di sangue le gambe, la nausea mi scosse lo stomaco come se mi avessero dato un pugno in pancia. Ero terrorizzata, ma non un terrore come quello dei film horror in cui la protagonista è inseguita dal mostro, era un terrore angoscioso e disperato, era l'emozione più terribile e spaventosa che avessi mai provato.
<Perché l'hai fatto>, disse lui puntandomi un dito insanguinato addosso, in un attimo i miei vestiti erano completamente sporchi del suo sangue e in mano avevo un coltello che grondava del liquido vischioso. Il sangue sul vestito mi bagnava la pelle e si seccava pian piano sulla mia pelle
Un urlo mi si strozzava in gola, ero paralizzata e non riuscivo a respirare.
Cosa ho fatto?
Baci come carezze sulla pelle mi risvegliarono dal mio sonno, ero ancora paralizzata dall'incubo peggiore di tutta la mia vita ma riuscii comunque a sorridere debolmente e accarezzare le sue guance.
<Buongiorno, dolcezza>, disse una voce ben diversa da quella che mi aspettavo. Sussultai e mi alzai seduta sul letto seguita da Luca che mi sorridevano bellissimo anche di prima mattina.
<S-s-sei tu>, balbettai io con voce roca, la schiarii anche se avevo la gola arida come il deserto, mi faceva quasi male.
<Beh, chi pensavi fossi?>, la sua espressione confusa diventò triste e delusa.
<Pensi ancora a lui, vero?>, sospirò.
<C'è sempre stato lui nella tua mente>, ero imbarazzata, sapevo cosa intendeva e sapevo anche chi intendeva ma nonostante tutto mi sentivo imbarazzata e confusa.
Non sapevo cosa rispondere e stavo lì immobile come una deficiente aspettando lui dicesse qualcos'altro.
Stupida, stupida, stupida, stupida.
<Credo che non abbia senso continuare la nostra storia se tu sei innamorata di un altro. Ti amo, lo sai ma non posso accettare di non essere amato a mia volta. Ciao, Cindy, ti auguro il meglio>, detto questo uscì dalla stanza. Ero triste e amareggiata dal modo in cui lo avevo trattato, mi sentivo un mostro ed ero ancora scossa dall'incubo di quella notte quindi il mio stato era davvero peggiore di quanto pensassi.
Chase entrò nella mia stanza ed io sospirai tirandomi I capelli indietro, la fronte imperlata di sudore, il fiato corto.
<Vi siete... >, annuii e lui si sedette sul mio letto stringendomi tra le sue braccia.
<È stato tanto brutto?>, annuii ancora con le lacrime agli occhi e lui mi diede un bacio sulla testa, mi sentivo molto meglio con il suo profumo addosso. Cercai di reprimere la sua immagine nitida nel mio cervello di lui sporco del suo stesso sangue e sventrato che mi puntava il dito contro.
Era molto presto, non sapevo esattamente quanto ma lo era: I raggi del sole non illuminavano del tutto la stanza e la lasciavano in un pallore quasi paradisiaco e sottile, il fisico slanciato ed il profilo del viso di Chase era tagliato da quella luce e mi sembrava quasi un paesaggio collinare quanto i suoi tratti erano aggraziati.
Sei bellissimo, avrei voluto dire ma mi sarei sentita stupida e quindi mi morsi la lingua soffocando un sospiro innamorato alquanto imbarazzante.
Mi vestii in silenzio mentre Chase si era addormentato sul mio letto dopo aver passato una notte insonne, almeno da quanto lui mi aveva detto: non riusciva a dormire sapendomi in camera con Luca da sola.
Mi aveva raccontato che mentre lui mi riportava addormentata in camera aveva trovato Luca che mi stava aspettando da un po', lui aveva mentito dicendo che avevamo fatto una passeggiatina e Luca mi aveva portata in braccio in camera per poi dormire con me tutta la notte. Mi infilai una felpa e dei jeans e legai i capelli in una coda a caso, avevo una faccia orrenda e mi stava spuntando un brufolo al lato destro della fronte, sospirai affranta e lo coprii con un chilo di correttore, mi truccai sporcandomi tremila volte con il mascara e mi sdraiai di nuovo a letto con Chase. La sua mano mi sfiorò la gamba ed io sorrisi accarezzando gli il viso e i capelli.
I don't know why
But when I look at you
I feel like the world shut up
I'll never love someone how much I love you.
But please stay with me another day, I promise I will be better, I promise I will be better for you.
Stavo canticchiando tra me e me quelle parole e gliele donavo mentre lui dormiva, mentre lui sognava, avevo paura che non sarei mai riuscita ad aprirmi con lui e dirgli che lo amavo come avrei voluto: dopo aver detto quelle tre parole tutto diventa reale e doloroso, tutto diventa pericoloso ed iniziavano le difficoltà.
Io desideravo solo averlo per sempre affianco a me in quel letto, tra le mie braccia, addormentato come un bambino indifeso.
Solo lui ed io.
<È bella quella canzoncina, è dolce e delicata, piacerebbe molto ai tuoi fan>, lo guardai confusa.
<Fan?>, lui rise.
<Si, ieri hanno postato su YouTube un tuo video in cui canti US di James Bay, avrai una cosa come... Un milione di like... Non lo sapevi?>, scossi la testa incredula.
<Mi stai prendendo in giro?>, lo guardai allibita.
<No, perché dovrei>, ridacchiò e sfilò dalla tasca dei suoi jeans il cellulare, cliccò sullo schermo per un paio di secondi ed eccomi lì, ad un paio di centimetri nello schermo di Chase mentre cantavo con sotto il contatore dei like che segnava un milione.
Come poteva essere accaduto?
<Mio padre ha detto che vorrebbe parlarti di affari, o meglio, vuole fare una ''chiacchieratina'' con te>, lo guardai confusa.
<Tuo padre il proprietario della casa discografica?>
<Quale padre se no?>, rise e mi diede un bacio guardandomi negli occhi eccitato.
<Non capisci? Potresti sfondare nel campo della musica!>, mi diede un'altro bacio, profondo e appassionato, mi avrebbe potuto chiedere qualsiasi cosa e dopo un bacio come quello e sarebbe stato un sì... Ma non questa volta.
<Farò una chiacchierata con tuo padre ma non voglio diventare una cantante>, lui si bloccò di colpo.
<Io pensavo amassi cantare e scrivere musica... >
<Ed è così ma non voglio condividerla con gli altri... Non voglio diventare un incremento al marketing di qualche azienda a cui non interesso io come persona ma solo la mia musica ed i soldi che con essa si possono guadagnare... Non voglio diventare un oggetto e non voglio tanto meno che la mia musica lo diventi>, Chase mi guardava deluso ed un po' triste ma sembrava comprendermi infondo e gli ero davvero grata per questo .
Andammo In camera di Chase e lui si cambiò, e che spettacolo direi, ero tentata di avvicinarmi per tracciare il profilo della scapola e dell'avambraccio, così definiti d sembrare un disegno. Dopo i miei tentativi falliti a metà di fargli togliere i vestiti scendemmo di sotto e facemmo colazione per poi andare tutti insieme a scuola.
Era strano essere improvvisamente al centro della attenzione di praticamente tutto il college, sembrava che non riuscissi proprio a passare inosservata dopo il video su YouTube, mi venivano appresso in molti per informarsi su quando avrei pubblicato un mio disco o quando avrei aperto un canale per metterci i miei video, io rispondevo che non lo sapevo e avevo troppo da fare per pensarci proprio ora. Chase mi stava accanto quanto il suo orario scolastico gli permettesse ma io apprezzavo ogni momento che passava al mio fianco non importava quanto tempo lo fosse. Kim stranamente non c'era quel giorno e Chase mi aveva informato che aveva un gran mal di testa e non se la sentiva di venire a scuola, tanto meglio per me.
<Hey, perché siamo a questo tavolo isolato da tutti come se stessimo confabulando sull'attentato al presidente ?>, chiese Hope guardandoci confusa ed eccitata come una bimba, Josh sospirò e precisò:
<Ieri abbiamo visto Attacco al Potere 2>, risi e Hope gli diede un pugno rimbeccandolo sul fatto che la sua domanda non centrasse nulla con il film della sera prima anche se tutti sapevamo che non era così. Chase spiegò la situazione ai miei coinquilini in brevi parole cercando di spiegarsi meglio possibile ed io ammirai le sue capacità riassuntive invidiandolo un pochino dato che io ne ero priva quasi del tutto.
<Lo sapevo che quella ci nascondeva qualcosa>, disse Hope trionfante incrociando le braccia al petto.
<Se, se, come no>, disse Josh ridacchiando, la sua ragazza gli diede un pugno sul braccio e lui se lo massaggiò per i seguenti tre minuti.
<Quindi il nostro piano consiste nel prendere il fascicolo e tutte le copie>
<Ma anche se le avessimo tutte come possiamo essere certi che siano solo quelle le copie esistenti?>, chiese Josh.
<Kim è davvero innamorata di me non mi mentirebbe mai... Credo... È davvero molto ingenua.... Proprio non riesce a dire le bugie>, disse Chase, sembrava un po' triste per quella ragazzina un po' troppo credulona ma non abbastanza da incupirli il viso per più di un secondo.
Gli strinsi la mano sotto il tavolo, lui sussultò ma sorrise subito dopo stringendola con forza e dolcezza allo stesso tempo.
<Beh, come pensate di fare?>, chiese Josh.
<Kim vive con la madre in una villa vicina al college, sabato prossimo mi ha avvisato che non ci sarà per un viaggio di lavoro e vuole che vada a casa sua per dormire con lei... mentre io e lei stiamo da qualche parte voi potreste introdurvi in casa sua e cercare le copie del file>, annuii alle parole di Chase, era una bella idea la sua.
Ci mettemmo d'accordo: Chase avrebbe scoperto dove Kim teneva le copie del mio fascicolo e sarei entrata in casa sua insieme ad Hope mentre Chase la teneva occupata in un qualche modo che preferivo non sapere per la mia sanità mentale: la sola idea che potesse baciare o stare insieme ad un'altra ragazza mi faceva venire voglia di urlare.
<Secondo te è una buona idea?>, chiesi io.
Eravamo abbracciati sul mio letto e aspettavamo che il film si caricasse, la sua testa era poggiata sull'incavo tra il mio collo e la mia spalla, le sue labbra che mi accarezzavano la pelle con dolcezza e le sue braccia allacciate al mio grembo.
<Cosa intendi?>, chiese lui confuso.
<Magari dovremmo lasciar stare, non importa se gli altri vengono a sapere del mio disturbo, è una cosa che non mi interessa>, gli accarezzai le braccia, <Preferisco stare con te senza ostacoli che attuare il nostro piano>
<A me invece non va bene>, mi girai a guardarlo confusa, <Non tutte le persone ti accetteranno e non voglio che tu soffra, non più>, sembrava davvero deciso.
<Il piano si farà>, annuii piano baciandolo velocemente per poi tornare a prestare attenzione al film che stava per partire sul mio computer.
la settimana passò molto velocemente, ogni giorno la piccola combriccola di chi avrebbe partecipato al piano si riuniva per chiarire alcuni dettagli. Kim era tornata a scuola e tenerla lontana dalle nostre riunioni era sempre una impresa, una impresa altrettanto difficile era non strapparle capello per capello tutta la sua chioma mora ogni volta che baciava Chase davanti a me, ero sicura lo facesse apposta.
Il piano, ricordati perché stai accettando tutto questo, mi ripetevo e cercavo di sopportare.
Era il pomeriggio del fatidico sabato e non riuscivo neanche a pensare da quanto ero in ansia. Il piano era chiaro ma mi ostinavo ad essere terrorizzata nonostante avrei dovuto sentirmi già più sollevata.
Avevo passato tutta la mattina abbracciata a Chase ed ora, che Kim gli aveva detto di venire a casa sua, non volevo ancora lasciarlo andare.
<Piccola, devo andare a casa di Kim >, lo trattenni per la manica della giacca, eravamo davanti alla porta di casa e non riuscivo a lasciarlo uscire, sentivo una stretta al petto e allo stomaco e sapevo, nel profondo, che doveva rimanere con me... Non devi andare, resta qui.
<Ma è presto e noi arriveremo tra tre ore.... Tre ore>, ero disperata quasi. Kim aveva il potere di costringerlo a fare di tutto... Di tutto...
<Lo so, piccola, ma devo andare o potrebbe saltare tutto il piano... Devo andare>, gli lasciai la manica angosciata e combattuta.
Lui sorrise teneramente e la sua mano corse verso la mia guancia, agganciò il suo palmo alla mia pelle e sospirò avvicinandosi a me.
<Se fosse per me passerei tutto il giorno con te sdraiati sul tuo letto a baciarci e guardare film ma questa cosa è importante, lo sai...>, annuii e mi strofina sulla sua mano beandomi del calore della sua pelle.
Gli sorrisi piano e gli diedi un bacio sul dorso della mano guardandolo negli occhi.
<Magari...>, la sua espressione si fece di una torbida serietà che mi fece fremere, mi strinse a se facendo leva sulla sua mano stretta tra le mie e mi agganciò il fianco con quella libera, <Posso fare un po' di ritardo>, si avventò sulle mie labbra. Mi baciava con cattiveria quasi, mi mordeva e poi leniva il dolore con altri baci affrettati per poi tornare a mordermi. Chase sapeva baciare in molti modi e quello non lo avevo ancora mai provato ma ne ero entusiasta. Eravamo caduti sul divano e ora ci stavamo stringendo con più ardore del dovuto, eravamo in salotto e chiunque avrebbe potuto vederci ma la cosa non mi importava minimamente: avevo le labbra di Chase sulle mie, il resto poteva andare a fanculo. Allacciai le mie gambe attorno alla sua vita e sospirai quando mi bació il collo.
<Sapete, quando sono sceso per prendermi un bicchiere di latte non mi sarei aspettato di trovare voi a procreare sul nostro divano...>, la voce di Christian mi risvegliò dal mio stato di trance. Mi stupii del modo in cui aveva parlato, mi ero accorta che era cambiato tanto nell'ultimo periodo e sembrava più sicuro di sé, ma questa da lui non me l'aspettavo.
<Scusa Chris... >, ridacchiai imbarazzata e mi risistemai I capelli che dovevano sembrare un nido di vespe.
<Nulla, ma la prossima volta cercatevi una stanza come tutti noi altri >, detto questo risalì le scale.
<Beh è stato.... Emh.. >, disse Chase, scoppiai a ridere e anche lui rise forte per poi scoccarmi un bacio veloce e alzarsi dal divano.
<Io vado>, annuii e lo salutai con la mano, ancora seduta.
Chiuse la porta alle sue spalle ed io mi sentii morire dentro.
chissà se andrà tutto bene..
Partimmo verso le sei dopo un messaggio di Chase che ci avvisava che Kim gli aveva assicurato che il fascicolo era unico e cartaceo perché comunque era un crimine possedere delle copie di dati personali sulle persone. Ero impaziente che tutta quella situazione finisse ed io potessi ristringere tra le mie braccia Chase. Guardavo fuori dal finestrino vuota come un coccio rotto mentre Hope guidava in silenzio, in altre circostanze mi sarebbe dispiaciuto che lei fosse così seria ma in quel momento ero troppo concentrata sulle mi emozioni per preoccuparmi anche delle sue, ero egoista e poco empatica... Oltre a tutte i miei innumerevoli difetti.
<Beh, è proprio una bella casa>, disse Hope meravigliata e come darle torto: più che una villa quella casa sembrava un castello. Dove avremmo cercato il mio fascicolo in una casa come quella? Sarebbe stata una impresa. Lasciammo la macchina vicino alla casa abbastanza per poter scappare in fretta ma non troppo vicina da farci notare. Scavalcammo con qualche problema la alta ringhiera e ci nascondemmo dietro i cespugli. Vi era una sola luce che proveniva al piano terra dove supponevo fossero Kim e Chase, strinsi i denti mentre la mia mente viaggiava verso le ipotesi di quel che stavano facendo in quella stanza lui e lei.
Lui è mio, solo mio e non sarà mai tuo né di nessun'altra.
Non so come potessi pensare qualcosa di così strano in quel momento e un po' mi vergognai di quel pensiero totalmente fuori luogo.
<Dai, andiamo, Chase ci ha lasciato aperta la porta sul retro e ha detto che al terzo piano ci sono le stanze che potrebbero contenere il fascicolo>, annuii ed insieme sgattaiolammo fino ad una porticina nascosta dietro un albero che era, come secondo i piani, aperta.
Un corridoio avvolto nel buio fu illuminato dalla torcia del telefono di Hope, sussultai leggermente ma mi risvegliai in fretta dalla paralisi e camminai verso le scale che portavano al piano superiore. Eravamo in una spaziosa cucina chiusa da una porta da cui filtrava della luce e delle voci abbastanza suffuse, riconobbi subito quella dolce e vellutata di Chase e supposi che quella che parlava con lui fosse Kim.
<Che ne dici di movimentare la serata?>, chiese Chase e sentii il tintinnare dei calici, capii al volo cosa volesse fare: ubriacare Kim e sperare cadesse svenuta così da stare più tranquillo.
<Vodka... Davvero?>, la risata cristallina e troppo soave di Kim mi fece quasi venir voglia di irrompere nella stanza e allontanarla subito da lui.
<Ve bene, ma ti avviso che non reggo bene l'alcol quindi se svengo portami in camera mia e lasciami li>, sorrisi e feci cenno a Hope di seguirmi su dalle scale della casa. Eravamo al terzo piano e stavamo spalancano tutte le porte per poi richiuderle con frustrazione: erano tutte stanze vuote senza alcun mobilio di qualsiasi genere.
<Cindy, hey, ho trovato qualcosa>, mi avvicinai a lei e vidi che aveva aperto una porta di uno studio. C'era una scrivania molto bella, una sedia e delle carte sparpagliate sul tavolo, una biblioteca dietro ed una finestra che dava sul giardino.
Hope ed io entrammo nella stanza e sospirai immaginando sarebbe stato un duro lavoro trovare il mio fascicolo in mezzo a tutto quel caos.
<Io faccio il tavolo>, dissi già iniziando a controllare tra le scartoffie sulla superficie liscia.
<Io la biblioteca allora>, cominciò a prendere i libri scuotendoli cercando di far cadere a terra tutto il contenuto.
Controllammo per interminabili minuti tutti e due i posti senza risultati.
<Magari non è qui... Magari è da qualche parte in casa... Ma è gigantesca! Come faremo a trovarlo?>, chiese lei esasperata, scossi il capo e mi guardai intorno.
<Qualcosa mi dice che è qui... Dobbiamo solo cercare meglio>, mi girai verso di lei fiduciosa e anche lei riacquistò speranza.
Ricominciai a controllare.
No qua proprio nulla... Magari.... No... Si!
Per poco non presi un infarto quando vidi la faccia dipinta si Kim fissarmi dal muro, in verità doveva essere abbastanza recente perché il dipinto era fedele più o meno alla Kim che proprio in quel momento stava di sotto con Chase.
Non è che... No, non può essere così un cliché... Nah... Ma magari si.. Oddio, spero di no quasi: è da stupidi mettere le cose lì.... Beh io controllo...
Presi tra le mani la cornice e la girai, una busta gialla scivolò a terra cadendo con un tonfo sordo sul pavimento.
OK... Tutto ciò è surreale... C'è... Che botta culo!
Ringraziai tutti i film che avevo guardato per questo grande insegnamento e intanto pregai anche un pochino per ringraziare anche il boss lassù che sembrava star guardando in quel momento.
Aprii la busta e mi ritrovai il mio volto da tredicenne che mi guardava imbronciato e vuoto, era appuntato con una graffetta all'angolo del fascicolo, lo aprii e vidi la mia cartella clinica.
Il paziente riscontra gravi sbalzi d'umore e una personalità tendenzialmente masochista. Il paziente è un autolesionista già da tre anni e soffre di depressione molto grave, inoltre ha tentato il suicidio...
Chiusi il fascicolo di colpo e mandai giù il groppo gigantesco che avevo in gola.
<Si, l'abbiamo trovato>, Hope esultò trionfante e rimise a posto il quadro alla parete.
<Andiamo?>, chiese Hope e avrei davvero voluto accettare l'offerta ma una vocina nella mia testa mi suggeriva che quella non era l'unica copia esistente del mio fascicolo e che di certo ve ne erano tante altre, la cosa mi terrorizzava.
Magari dovrei lasciare qui il mio fascicolo e chiamare la polizia.
Se si accorgono che abbiamo preso la copia e ne hanno altre di certo la pubblicheranno e allora tutto ciò sarà vano.
<Hope, dovremo raccontare tutto alla polizia... È un reato quello che hanno fatto e anche quello che stiamo facendo... Se ci sono altre copie tutto questo non sarà servito a nulla>, ero convinta e Hope sembrava capire anche se era un po' delusa.
Uscimmo dalla casa di Kim e incontrammo Chase alla macchina, lo strinsi a me finalmente ritornata nel posto che amavo di più al mondo.
<Piccola, felice di vedermi?>, lo guardai negli occhi e non servirono parole perché capisse che mi ero sentita malissimo a saperlo con un'altra, lontano.
Lui sapeva e questo bastava.
Andammo alla centrale di polizia e spiegammo tutto ai poliziotti che furono molto gentili e professionali, dopo quattro ore passate in quella sala d'attesa che puzzava di disinfettante scadente e potemmo andare via.
<Sono felice che tutto si sia messo a posto>, Chase si sdraiò accanto a me prendendomi tra le sue braccia.
<Anche io>, appoggiai la testa al suo petto.
Le sue dita si infrangevamo ritmicamente contro i miei capelli e come acqua contro uno scoglio per poi scivolare via.
<Posso dirlo?>, chiese lui d'un tratto.
<Cosa?>, chiesi facendo finta di non capire anche se sapevo benissimo cosa intendeva.
<Lo sai, Cindy>, mi strinse a se e cercò di alzare il mio mento in modo da vedere i miei occhi ma prontamente scesi dal letto e restando voltata e mi sedetti alla scrivania.
<Perché hai paura di quelle parole? Cosa ti spaventa tanto?>, non riusciva a capire... Perché?
Perché non voglio che quelle parole siano solo parole per te, voglio che siano importanti per me quanto lo sono per te, stupido. Sono spaventata che tu mi voglia lasciare da sola ancora e ho paura di dover racimolare tutti i pezzi di me stessa un'altra volta . Ho paura di cadere ancora e di spezzarsi irreparabilmente. Ho paura di quelle tre parole perché rendono tutto reale eppure così effimero... Quelle parole segnano nel profondo e non devono essere aria per chi le dice.
<Voglio solo che tu mi conosca meglio prima di dirle>, minimizzai io censurano ancora una volta i miei pensieri. Mi spazzolai capelli distrattamente con le dita che sembravano di colla ed un groppo alla gola così amaro da essere impossibile da buttare giù. Quel peso allo stomaco risaliva a ferite arcane e ormai cicatrizzate a ferro e fuoco sulla mia pelle, ma bastava un niente per tornare a farle sanguinare ed io non volevo più bruciarmi la pelle a forza di tentare di richiuderle.
<Hai paura che cambi idea dopo averti conosciuta meglio? Che mi penta delle scelte che ho fatto?>, sembrava allibito, io non risposi.
Sentii le sue mani posarsi sulle mie spalle, sussultai.
<Ok, facciamo come vuoi tu, non dirò quelle parole prima di averti conosciuto meglio>, annuii e mi arresi alla sua presa, mi alzò dalla sedia, prendendomi in braccio ed insieme ci sdraiammo sul letto.
<Hai sonno, scommetto>, mi accarezzò il viso mentre io sprofondavo sempre di più nell'oscurità e nell'intorpidimento.
<Buona notte, Cindy>, le sue labbra sul mio orecchio mi fecero venire i brividi ma il sonno era una marea d'acqua torbida che mi portava più giù, sempre più giù fino a che il mondo non fu altro che qualcosa di differente oltre la superficie.
........................
Ciao ragazzuoli,
Scusate se ci ho messo un pochino me ho avuto un po' da fare con il Contest che sto organizzando (lo trovate nella mia bacheca) e le videolezioni.
Spero vi piaccia il capitolo e vi avviso che il prossimo sarà assolutamente tutta un'altra cosa e penso che nessuno di voi se lo aspetti.... Beh... Vedremo! ♥️😉
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