27|Ricominciare
Barcellona, 5 Agosto
Quel giorno sembrava essere lontanissimo e invece finalmente Pablo è maggiorenne. Lo aspettava con ansia, soprattutto per un motivo, ma in quel momento non gli sembra avere più senso. Siria non è con lui a festeggiarlo e tutta l'attesa perde il suo sapore.
Sono passati quasi due mesi da quando si sono visti l'ultima volta. Ha provato a farla ragionare, ma lei è stata categorica. Ha bisogno di stare un po' da sola con sé stessa. È quello che gli ha detto prima di lasciarlo andare.
Pablo ha trascorso le vacanze con la sua famiglia e i suoi amici, mentre lei sembra essere sparita dal mondo e non ha avuto più sue notizie. All'inizio è stata dura, pian piano impara a convivere con l'idea che forse la loro storia è terminata definitivamente. Sta per iniziare una nuova stagione, forse la più importante della sua vita. È uno dei giovani più promettenti del panorama calcistico e non può deludere le aspettative, soprattutto perché affronterà una delle competizioni più importanti al mondo: i mondiali.
Dopo aver risposto a qualche messaggio di auguri si decide finalmente ad alzarsi dal letto e ad andarsi a preparare per gli allenamenti. Si incammina in salone con la borsa già pronta e la casa improvvisamente silenziosa. Prima che possa farsi ulteriori domande, la sua famiglia si fa sentire saltando fuori dal nulla, con sua sorella che tiene in mano una torta con un diciotto gigante posto sopra e sua madre e suo padre che intonano tanti auguri dietro di lei.
Lui sorride imbarazzato e si sfrega la nuca pregando che quel momento finisca presto. Soffia sulle candeline e abbraccia la sua famiglia, ringraziando ognuno per gli auguri di compleanno e soffermandosi un po' di più su sua madre, che lo guarda emozionata.
«Tanti auguri, pequeñito!» esclama Aurora urlando e gettandosi su di lui per abbracciarlo, ma non appena Pablo sente quel soprannome si irrigidisce e si libera dalla sua presa, guardandola di traverso. Ha lo stomaco in subbuglio e i ricordi gli riaffiorano velocemente in testa, prepotenti e dolorosi come lame.
«Perché mi chiami così?» le chiede innervosito, spegnendo improvvisamente l'entusiasmo della sua famiglia.
Nessuno può capirne il motivo ed infatti sua sorella si separa da lui improvvisamente, guardandolo piuttosto stranita. Non è la prima volta che gli affibbia un nomignolo e a lui non è mai dispiaciuto, al contrario ha sempre accolto lo scherzo. Non ha idea di cosa ci sia di diverso in quel momento.
«Perché sarai sempre il mio piccolo fratellino, anche se ora sei maggiorenne» si giustifica con un tono ovvio, come se fosse qualcosa di scontato, del tutto normale.
«Be' non chiamarmi così» la contraddice subito lui aspramente, pentendosene subito dopo.
Non ha motivo di riversare sulla sua famiglia i suoi problemi sentimentali, ma qualsiasi cosa lo riconduca a Siria lo fa tremare e gli fa perdere la testa. Aurora lo osserva quasi scioccata, davanti al silenzio dell'intera famiglia.
«D'accordo, scusa» risponde balbettando leggermente, non comprendendo l'atteggiamento di suo fratello.
«Scusami tu» ammette lui, capendo di aver esagerato. La tira di nuovo a sé e le stampa un bacio sulla guancia, lasciandosi abbracciare forte. «Grazie» le sussurra, grato per avere lì la sua famiglia il giorno del suo compleanno.
Sua sorella però lo conosce abbastanza da non poter ignorare il suo stato d'animo. Glielo legge in quegli occhi così simili ai suoi che qualcosa non va, ma sa anche che per come è fatto non glielo dirà mai apertamente, tanto meno davanti ai suoi genitori che ora gli stanno augurando buon compleanno, tra braci e abbracci.
«Tutto bene, Pablo?» gli chiede, seguendolo nell'ingresso di casa, dove si sta preparando per uscire e andare agli allenamenti, questa volta accompagnato da suo padre. «Vuoi parlare di quello che è successo?»
Come chiunque, anche la sua famiglia è venuta a conoscenza della sua relazione con Siria attraverso i social e le pagine di giornale. Aurora qualcosa lo aveva già capito, da quando lui le aveva chiesto una mano con quel bracciale. Non ne hanno mai parlato seriamente, però, ogni volta che ce n'è stata occasione, Pablo ha sempre evitato l'argomento. Nessuno gliene ha fatto una colpa, ma è chiaro che anche i suoi genitori avrebbero più di qualcosa da ridire, non lo fanno solo perché comprendono che lui non si sente pronto a parlarne.
«Sono solo un po' stanco, non preoccuparti» la rassicura, posandole una mano sulla spalla e schioccandole un altro bacio sulla guancia, per poi sgusciare fuori dalla porta e avviarsi in macchina mentre attende suo padre.
Non ha voglia di affrontare discorsi del genere il giorno del suo compleanno, anche se prima o poi sa che dovrà farlo. Il viaggio verso il campo di allenamento è piuttosto tranquillo e in macchina c'è un silenzio tombale. Si fa lasciare all'ingresso, al di là dei cancelli, salutando con la mano alcuni fan che aspettano fuori e che gli fanno gli auguri.
In quel periodo allenarsi è l'unica cosa che gli permette di distrarsi dal suo cervello pieno di pensieri. Il giorno del suo compleanno lo ha sempre amato, ma quell'anno ha qualcosa di amaro, non ha voglia di festeggiarlo. Nonostante ciò già lo sa che la squadra gli ha preparato qualche tipo di sorpresa e ne ha la conferma quando arriva negli spogliatoi completamente deserti.
Gli basta uscire sul campo per trovare i suoi compagni e una torta con diciotto candeline. È leggermente imbarazzante, ma è una prassi attraverso cui tutti passano, quindi si gode il momento, sorridendo alle telecamere che lo riprendono per i contenuti social della squadra.
«Tanti auguri a te» iniziano a cantare tutti in coro, rendendo il momento ancora più esilarante.
Se ne avesse l'opportunità in quel momento sprofonderebbe sottoterra. Non ha idea di dove guardare e alla fine sceglie di posare lo sguardo sulla torta, pregando che quei minuti passino in fretta. Soffia sulle candeline e i suoi compagni applaudono, prendendolo ancora un po' in giro.
«Ora puoi finalmente comprarlo tu l'alcol» Esclama Ferran Torres, tirandogli un buffetto dietro al collo e stritolandolo in modo scherzoso. Pablo sorride divertito e si libera dalla presa, rifilandogli una spallata.
«Ma puoi anche essere arrestato» aggiunge Ansu Fati, con una pacca amichevole.
«Quindi attento alle risse in campo» alla conversazione si aggiunge anche Jordi Alba, che gli punta un dito contro in modo ironico e alla fine gli scompiglia i capelli, abbracciandolo quasi con fare paterno. «Buon compleanno, Pablito» aggiunge, trascinandoselo con sé al centro del campo.
Lui però si ferma prima di aggiungersi agli altri. Un po' si gode il momento dall'esterno, si sente fortunato a poter festeggiare il compleanno con la sua squadra e a ricevere tutto quell'affetto. È il più piccolo di tutti ed anche se spesso è il primo bersaglio, è anche il più coccolato, specialmente dai veterani.
«Ti posso fare gli auguri anche io o sarò la persona che manderai a cagare?» domanda improvvisamente qualcuno alle sue spalle. Non ha bisogno di voltarsi per capire che è Pedri e in modo del tutto naturale i due si scambiano un abbraccio amichevole, avviandosi verso il resto della squadra.
«Ci è già passata mia sorella, tranquillo» lo rassicura il sivigliano, socchiudendo gli occhi per via del sole accecante. Non avrebbe voluto trattarla così, ma oramai quel che è fatto è fatto e alla fine è sicuro che nei prossimi giorni salterà di nuovo fuori l'argomento.
Pedri non è sorpreso da quelle parole e capisce al volo il motivo del suo malessere, senza bisogno di fare ulteriori domande. Sperava che Siria ritornasse sulla sua decisione e invece gli è toccato raccogliere i pezzi rotti del suo migliore amico, alle prese con la prima vera delusione d'amore.
«Neanche un messaggio?» chiede speranzoso. In cuor suo forse desidera più di tutti rivederli insieme, perché per quanto fossero una coppia improbabile, si facevano bene a vicenda in qualche modo. E soprattutto, per quanto sia il primo a prenderlo in giro, non vuole vedere Pablo stare così male. Lui risponde scuotendo la testa però e confermandogli che dell'argentina non ha più notizie da quella notte a Tenerife.
«Magari arriverà, sai che ci deve pensare un po' sulle cose» cerca di rincuorarlo il canario, conscio che le sue parole non sono così veritiere.
Siria ha sicuramente bisogno di pensarci un po' sulle cose, ma quando prende una decisione solitamente è definitiva, ha imparato a capirlo con i mesi. Anche Pablo lo sa bene e continua a camminare al suo fianco in silenzio, serrando la mascella in un'espressione contrita, mentre cerca di convincersi di qualcosa che sa già non essere vera.
«Pensavo che mi sarebbe passata quest'estate» ammette, sospirando amareggiato. Ha provato in ogni modo a non pensare a lei, a distrarsi con altre ragazze, a fare nuove conoscenze, ma non è servito a niente.
Pedri gli rivolge uno sguardo comprensivo, come se già sapesse quell'informazione. Lo infastidisce sapere di non poter fare nulla, si sente così impotente che vorrebbe andare fino a Madrid a parlare con Siria di persona.
«E invece non fai altro che pensare a lei» completa la frase di Pablo, come se lui non avesse il coraggio di ammetterlo.
Il suo silenzio però già basta come conferma. Non c'è bisogno di aggiungere altro. Forse parlare con una faccia amica alla fine gli farà bene. Tenersi tutto dentro non ha fatto altro che portarlo sull'orlo della pazzia.
«Sognavamo da tanto questo giorno» esordisce, ripensando alle notti in cui insieme a Siria si immaginava come sarebbe stato uscire allo scoperto, rendere tuto perfettamente legale.
Pedri vorrebbe giustificarla in qualche modo, ma in realtà sa che l'allontanamento dell'argentina non dipenda da un solo motivo e se non glielo dice rischia di esplodere dentro.
«Non ti ho detto una cosa quando ti sono venuto a prendere a casa sua a Tenerife» esordisce, fermandosi sul posto. È incerto se sia la scelta giusta o meno, potrebbe solo gettare benzina su fuoco, ma forse Pablo deve saperlo. «Penso che per Siria non fosse più una questione di età.»
Il sivigliano si gira a guardarlo sorpreso, non per l'informazione in sé, ma perché è chiaro che c'è dell'altro sotto. Si chiede solo perché lo stia facendo uscire in quel momento, se per preservarlo o per qualsiasi altro motivo.
«Sai qualcosa che non so?» gli chiede già certo della risposta.
Pedri si rende subito conto di aver già parlato troppo. Forse avrebbe dovuto tenersi quell'informazione per sé, come aveva promesso, ma non ce l'ha fatta, perché deve trovare il modo per far andare avanti Pablo.
«Se te lo dico prometti di non arrabbiarti?» domanda a sua volta, anch'egli consapevole della risposta.
«Mi conosci» afferma infatti in modo ovvio Pablo, alludendo alla sua scarsa capacità di rimanere calmo.
Il canario sospira pesantemente e pensa bene alle parole da utilizzare. Non è facile e non vuole fargli fare una scenata nel bel mezzo del campo, davanti a tutti.
«Allora mettiamola così» esordisce, improvvisando un discorso che abbia senso e che possa in qualche modo spegnere in partenza il fuoco che sta già nascendo. «Quando tu e Siria vi siete conosciuti lei usciva dalla relazione più importante della sua vita, l'unica. Sai com'è fatta e odia quando le si scombussolano i piani. Tu le hai scombussolato la vita intera e a lei è piaciuto, ma è come quando cresciamo, dobbiamo accettare i cambiamenti e lei ha bisogno di processare la cosa.»
«Va' al punto» lo sprona Pablo, senza capire il senso di quel discorso. Sapeva già quelle informazioni e non capisce perché dovrebbe arrabbiarsi. Pedri sospira, consapevole che non ha via d'uscita e cerca il modo più indolore per gettargli addosso quell'informazione.
«Lei e Marco si sono riavvicinati e lei non è riuscita a processare il cambiamento, quindi ha avuto bisogno di allontanarsi da entrambi per ritrovare sé stessa» butta fuori tutto d'un fiato, notando immediatamente la scintilla fulminea negli occhi del suo migliore amico quando pronuncia il nome del maiorchino.
«Che cosa è successo tra loro? Che ne sai?» domanda subito Pablo, serrando i pugni e sentendo già il sangue bruciare nelle vene.
In qualche modo già sapeva che nelle scelte di Siria ci fosse lo zampino di Marco, ma ha paura di scavare a fondo a quella questione e farsi più male del dovuto. È stanco di sopportare colpi, il suo cuore è già abbastanza accartocciato dopo che la persona che ce lo aveva in mano lo ha stretto troppo forte.
«C'è stato qualcosa, ma Rodrigo non mi ha voluto dare dettagli» risponde Pedri, ricordando la conversazione che ha avuto con il maggiore dei fratelli Rivero a Tenerife, prima che Pablo arrivasse come una furia.
«Lui sarà contentissimo ora che la famiglia felice è riunita» ironizza il sivigliano, muovendo una mano nell'aria per sminuire la faccenda. Non è neanche così sorpreso, si aspettava che ci fosse addirittura la collaborazione di Rodrigo, non gli è mai andato a genio.
«In realtà non lo era affatto» lo contraddice Pedri, sorprendendolo nuovamente. «È venuto fino a Tenerife per permetterti di fare pace con sua sorella, attualmente l'unico nemico della vostra relazione è Siria stessa, persino Marco ha fatto un passo indietro.»
L'ultima cosa che Rodrigo gli ha detto è che Marco si fosse fatto da parte dopo che Siria glielo aveva chiesto. Del resto non sa niente, ne sa tanto quanto Pablo e questa volta è convinto che il più grande dei Rivero non volesse che quella tempesta si abbattesse sulla sua casa. Alla fine chi ci è andato di mezzo è anche lui, che dopo lo scandalo scoppiato non solo è stato bersaglio di beffe da parte di tutto il web, ma è anche stato rilegato in panchina perché il Real ci tiene ad avere una reputazione pulita.
«Allora il mio nemico è imbattibile» afferma Pablo sconsolato, convinto che oramai Siria non tornerà sulla sua decisione.
«Dalle tempo» lo conforta Pedri, posandogli una mano sulla spalla.
«Ce ne ha già tolto abbastanza» ribatte immediatamente il sivigliano, scuotendo la testa inconsolabile.
«Voi due» li richiama improvvisamente Xavi. «I festeggiamenti sono più tardi, ora a lavoro.»
I due non se lo fanno ripetere un'altra volta e si uniscono al resto del gruppo per affrontare la sessione di quella mattina, senza tornare sull'argomento. L'allenatore li spreme come limoni, riducendoli quasi senza forze e lasciandoli andare persino in ritardo. Nello spogliatoio fanno addirittura fatica a cambiarsi e Pablo e Pedri in particolare sono i più lenti, finendo per uscire per ultimi.
Il canario si offre di dare un passaggio a casa al sivigliano, giusto per mantenere le tradizioni e mentre salgono in macchina ridono e scherzano sull'allenamento, come se per un momento la conversazione che hanno avuto quella mattina non fosse esistita.
Dopo aver superato la folla di fan e mentre Pedri sterza per uscire dal centro d'allenamento, dall'altro lato della strada, ferma sul marciapiede, Pablo nota una silhouette a lui fin troppo familiare, così tanto che gli sembra quasi di avere le allucinazioni.
«Pepi, fermati!» urla improvvisamente, provocando una brusca frenata da parte del canario. La macchina rincula e i due vengono quasi sballottati in avanti, con i freni che stridono sull'asfalto, ma Pedri non ha nemmeno il tempo di domandarne il motivo. Pablo è già fuori dalla macchina, con un'espressione imbambolata, mentre fissa la figura davanti a sé. «Siria» urla, richiamando l'attenzione dell'argentina, che si volta a guardarlo, come se non fosse sorpresa e si avvicina a lui integra come al solito.
«Pablo» sussurra il suo nome, quasi con titubanza, una volta arrivata davanti a lui. I due si fissano intensamente per qualche secondo, senza sapere bene cosa dirsi, mentre Pedri li osserva dal parabrezza della sua auto e sbatte le mani contro il volante, imprecando per l'assurdità della situazione.
È difficile per entrambi descrivere le sensazioni che stanno provando in quel momento, anche se Siria aveva messo in conto un possibile incontro, specialmente quel giorno. Sa bene che data è, non ha dormito tutta la notte, girandosi e rigirandosi nel suo letto, mentre pensava a cosa fare e come agire.
Si è ripetuta per mesi interi che quella fosse la scelta giusta, che stare lontani avrebbe aiutato entrambi a superare la separazione, che prima o poi il sentimento si sarebbe spento, ognuno avrebbe proseguito per la propria strada e le loro vite sarebbero state più semplici, ma in quel momento ha la conferma che è tutto ancora troppo acceso. Brucia nel vedere quegli occhi ambrati che la osservano come due pietre nel deserto, carichi di odio e desiderio al tempo stesso. Crollano tutte le sue certezze nel terremoto provocato dallo scontro delle loro iridi.
«Buon compleanno» afferma improvvisamente, convinta che in qualche modo debbano uscire da quella situazione.
Pablo non è contento di sentire quelle parole però. Stringe i pugni e butta fuori dal naso aria bollente. Non sa come reagire, ma non vuole cedere davanti a lei, vuole mostrarsi più forte.
«Non è un buon compleanno» afferma con decisione, per poi capire che i suoi occhi lo faranno crollare sempre, rendendolo il più vulnerabile tra i due. «Avrei voluto festeggiarlo insieme a te.»
Sentire quella confessione è un colpo al cuore per la giovane argentina, perché per tanto tempo aveva immaginato come sarebbe stato prendersi cura di lui in quel giorno speciale e invece tutto è finito molto prima, a causa delle sue paure e delle lingue lunghe della gente.
«Mi sono serviti questi due mesi» afferma, spostando l'attenzione su altro. Doveva buttare fuori quelle parole, per dirgli che ha riflettuto molto, ma si rende conto dalla sua espressione delusa che probabilmente lui le ha interpretate diversamente.
«Che ci fai qui?» le domanda improvvisamente, sorpreso di vederla a Barcellona, proprio in area nemica.
«Mi sono trasferita» risponde subito lei, come se aspettasse quella domanda da una vita. «Inizia la mia nuova vita» afferma con convinzione e gli occhi luccicanti.
Fare il trasloco, lasciare Madrid e suo fratello, cambiare città, è stato piuttosto difficile, ma insieme a Carlotta le cose sono filate abbastanza lisce e dopo la prima settimana comincia ad acquisire i ritmi di Barcellona. Forse sta anche cominciando a piacerle e quando le sembra che la soffochi le basta andare in riva al mare e respira di nuovo.
Pablo è felice di apprendere quella notizia. Nonostante le premesse non siano ottime, sente che quella è una scintilla per riaccendere il fuoco. Lei gli ha fatto male, ma è determinato a riaverla al suo fianco, perché per lui Siria non passerà mai.
«Mi sei mancata» afferma, facendo un passo in avanti e afferrandole la mano, con le dita che si intrecciano automaticamente come un tempo.
È un azzardo ed è convinto che lei si libererà presto dalla presa, ma sorprendentemente Siria si ferma ad osservare quel contatto e lo salda con una stretta più forte, spostando poi le iridi nelle sue, per trovare conferme.
«Anche tu» risponde con un fil di voce, lasciandolo di stucco.
In quel momento il cuore di Pablo sta facendo le capriole, si trova su una montagna russa di emozioni e non sa cosa aspettarsi dalla prossima discesa. Quella è la conferma di cui aveva bisogno, anche lei non è andata avanti e dunque c'è ancora speranza per loro.
«Puoi farmi un regalo?» le chiede improvvisamente, sorridendo da parte a parte, con il volto improvvisamente illuminato di nuovo.
Siria sorride a quella richiesta, ma non può far altro che annuire e scrollare le spalle, aspettando di sentire cosa abbia da dire. È sempre il solito Pablo, eppure vede qualcosa di diverso in lui.
«Visto che sono a mani vuote, dimmi pure» risponde, ridendo lievemente.
«Una cena, solo una cena, è il mio compleanno» la supplica lui, rivolgendole uno sguardo implorante con i suoi grandi occhi dolci, per poi farsi di nuovo serio quando la vede titubante, mentre stacca la sua mano e manda giù un boccone amaro. «Ho bisogno di parlarti, di sapere come stai.»
Una voce nel suo cervello le dice che non dovrebbe accettare, ma una ancora più prepotente le dice di farlo, perché forse anche lei ne ha bisogno.
«D'accordo» afferma convinta, consapevole che oramai non può più tirarsi indietro. «Ti mando l'indirizzo di casa mia.»
Rivedere Pablo, per Siria, è stato un mix indescrivibile di emozioni contrastanti. Pensava di averlo superato, di poter andare avanti e ricominciare una nuova vita, nonostante sapesse di doversi trasferire nella sua stessa città.
Ha passato l'estate intera a convincersi del fatto che stare lontani sarebbe stata la scelta più giusta per entrambi, ma la verità è che quando lui le ha preso la mano, ha sentito che tra loro c'è ancora qualcosa di forte. Non ha saputo dirgli di no a quella cena e un po' è emozionata al solo pensiero di trascorrere un po' di tempo assieme.
Carlotta l'ha aiutata per tutto il pomeriggio a preparare qualcosa di buono e poi ha lasciato l'appartamento per farli rimanere un po' da soli. Quando sente il motore di un'auto fermarsi sotto casa sua, non ha dubbi che sia lui. Si affaccia prima che possa citofonare e lo vede scendere da una macchina che non è quella di Pedri, riconoscendo suo padre, che ha visto qualche volta in foto, alla guida.
Quando suona il citofono lascia passare qualche minuto, apre e lo attende alla porta, cercando di rimanere disinvolta mentre una morsa allo stomaco le fa perdere la ragione. È incredibile come ogni volta che è in sua compagnia diventi improvvisamente una sedicenne alle prime armi.
Pablo sale le scale di corsa, indossa un semplice pantalone e una t-shirt a tinta unita e quando la vede alla porta fasciata dal vestitino nero che indossa, rimane quasi senza fiato come la prima volta in cui l'ha vista a quella festa. È passato quasi un anno e casualmente si incontrano di nuovo nella stessa città, come se avessero vissuto mille vite nel frattempo.
Prima che lei lo possa schernire con una delle sue battute velenose, si costringe a ritornare in sé e la saluta con due baci sulle guance, prendendosi del tempo per stringerle un fianco e ammirarla da vicino.
Siria non protesta, lo lascia fare e gli fa cenno di seguirla dentro, chiudendosi la porta alle spalle e sospirando per riprendere fiato. Sarà una serata lunga e difficile. E non ha idea di come finirà.
«Ti sei sistemata bene» esordisce Pablo per rompere il ghiaccio, mentre si guarda intorno e schiva qualche scatolone ancora sparso.
«Scusa il disordine, stiamo finendo il trasloco» si giustifica lei. «Ti piace?»
«Molto nel tuo stile» afferma Pablo, continuando a guardarsi intorno. In realtà non gliene importa niente della casa, è lì solo per vedere lei e poterle parlare, convincerla che hanno ancora tanto da condividere. Quando arriva in soggiorno nota il tavolo imbandito, curato nei minimi dettagli, proprio come è tipico di Siria. «Hai cucinato tu?»
Lei scoppia a ridere e si siede al suo posto, facendogli cenno di seguirla e aspettando che si sia sistemato per potergli rispondere. Osserva ogni suo movimento, catturando ogni istante con lo sguardo. Non sa come sia possibile, ma in soli due mesi lo vede diverso, lo vede cresciuto.
«Scherzi? Sono un disastro in cucina, mi ha aiutata Carlotta» risponde, cominciando a riempirgli il piatto. «Cena italiana.»
Pablo non guarda nemmeno cosa ha davanti, continua a fissarla negli occhi, senza distogliere mai lo sguardo, intenso e penetrante tanto da metterla in soggezione. Non ha mai sentito una presa così salda su di lei. E persino Siria lo percepisce, si sente improvvisamente soffocare in quello spazio così ampio.
«Allora cosa hai fatto in questi mesi?» esordisce lui, distogliendo per un attimo lo sguardo e permettendole così di riprendere aria.
Prima che lei possa rispondere, il suo cellulare posato accanto al piatto inizia a vibrare. Siria gli da un'occhiata veloce e non può evitare che lo faccia anche Pablo, mentre sullo schermo compare il nome di Marco, accompagnato da una loro vecchia foto. Da quando ha salvato il suo numero in rubrica, non l'ha mai cambiata ed ora deve precipitarsi a silenziare la chiamata sperando che il sivigliano non l'abbia notata.
Capovolge il telefono e si dice che probabilmente quello è un segno, che deve essere chiara con lui e dirgli tutto ciò che lui non sa da quando si sono separati a Tenerife. Lo guarda e per la prima volta lo vede estremamente calmo, difficile da immaginare.
«Prima di iniziare devo dirti una cosa» comincia, con lo sguardo perso nel vuoto e il mento posato sulle mani giunte.
Pablo in cuor suo già lo sa, un po' per quello che gli ha detto Pedri quella mattina e un po' perché se lo aspetta. Prima di arrivare a casa sua si è ripromesso di non fare scenate, vuole mostrarle che può essere quello giusto per lei, può cambiare, può crescere, deve solo dargli tempo. Non farà più gli stessi errori che li hanno allontanati.
«Lo so» risponde, in modo fin troppo calmo, con un tono piatto, lasciando Siria di stucco, senza parole. «È successo qualcosa tra te e Marco dopo quella sera, non voglio sapere cosa.»
In verità muore dalla voglia di sapere anche i minimi dettagli, ma sceglie di non farlo, per controllarsi ed evitare di andare su tutte le furie per cose successe in sua assenza. Siria viene colta totalmente in contropiede, ma dopo la maturità che lui le sta dimostrando non può fare altro che essere al cento per cento sincera con lui e dire tutto ciò che c'è da dire.
«In realtà è successo anche dopo» confessa con un filo di voce. Pablo quello non se lo aspettava. Gli era sembrato di capire che anche Marco avesse fatto un passo indietro e sentire quelle parole non fa che alterare la sua temperatura corporea, facendogli salire un fastidio lungo tutto il corpo. Posa il suo sguardo infuocato su di lei, consapevole che quello rimarrà per sempre uguale.
«Non guardarmi così» lo ammonisce Siria, ma con tono incredibilmente sereno. Non sembra arrabbiata e neanche pentita. È come se si stesse semplicemente liberando dei suoi pesi.
«Come dovrei guardarti?» le chiede Pablo, nel tentativo continuo di non fare la solita persona irascibile e scoppiare in modo immotivato.
Siria sa che gli deve delle spiegazioni e che non può limitarsi a confessare e forse quel suo nuovo atteggiamento le da coraggio, spingendola a prendere un respiro profondo per trovare il modo migliore per raccontargli come sono andate le cose.
«Dopo Tenerife mi sentivo persa» esordisce dopo qualche secondo, è un'ammissione dura per lei. «Lo so che ti sembrerà strano, ma non mi riconoscevo più. Ho passato tutta la vita a studiare e lavorare sodo e improvvisamente arrivi tu e mi fai capire che non esiste solo quello, che c'è spazio anche per altro.»
«Ed è una cosa negativa?» la interrompe immediatamente lui, giocando con la forchetta di fianco al piatto.
«Assolutamente no» si affretta a precisare. Non vuole che lui pensi questo, stare insieme a Pablo le ha permesso di ritrovare una parte del suo carattere che pensava di non rivedere mai più e per questo gli sarà sempre grata, «ma ho dovuto fare i conti con la nuova Siria e capire chi fosse quella che aveva vissuto fino ad allora.»
È stato quello il grande scoglio, dover fronteggiare la nuova parte di sé. È arrivato un momento in cui non si riconosceva più, non sapeva se fosse un cambiamento positivo o negativo e quella lontananza le ha permesso di indagare ed imboccare la strada giusta.
«Sono tornata in Argentina - non dalla mia famiglia - e Marco mi ha raggiunta, senza che glielo chiedessi» spara fuori quella confessione tutta d'un fiato, pregando che dopo non succeda il peggio, ma Pablo fissa le posate di fianco al piatto in modo estremamente controllato.
«Siete tornati insieme?» chiede diretto, senza mezzi termini, lasciandola ancora una volta senza parole.
Ha acquistato ancora più sicurezza dall'ultima volta che l'ha visto, non è la tipica incandescenza che lo fa andare fuori di testa, è qualcosa di diverso. Temeva che quando gli avrebbe detto di Marco avrebbe fatto una scenata senza fine e invece si sta limitando a chiedere.
«No» risponde lei secca, in tono neutro. Vede i muscoli di Pablo distendersi uno ad uno e le sue mani rilassarsi. «La lontananza valeva anche per lui, ci siamo riavvicinati, ma solo come amici.»
«Certo, ci credo assolutamente» afferma lui in modo ironico.
Questo non la fa innervosire però. Deve apprezzare che si stia comportando in modo normale e alla fine crede che quella gelosia sia giustificata. Marco è pur sempre una delle persone più importanti della sua vita e Pablo questo lo sa. Probabilmente a parti inverse anche lei sarebbe gelosa.
«Hai tutte le ragioni» lo rassicura, cercando di mantenere la situazione sotto controllo. «Lui è il mio ex e tu hai paura, ma saremmo potuti tornare insieme e invece l'ho allontanato per un motivo, sai quale?»
«Sono tutto orecchie» risponde lui scocciato, roteando lo sguardo.
Non sa se vuole andare avanti con quella conversazione. Ciò che più temeva si è appena avverato. Marco è sempre un passo avanti a lui, non capisce come sia possibile, eppure è così. Qualsiasi cosa faccia c'è sempre lui di mezzo e di questo passo sente che Siria non sarà mai completamente sua.
«Penso ancora a te» afferma lei, buttando fuori quella frase tutta d'un fiato e lasciandolo di stucco, con i suoi occhi che si posano su di lei. «Speravo che in questi due mesi potessi in qualche modo dimenticarti e invece non ci sono riuscita, perché mi piace la Siria che hai creato, ma avevo bisogno di accettarla.»
Il suo tono si addolcisce e le scappa persino una leggera risata ripensando ai momenti che hanno trascorso insieme. Non pensava di poterlo confessare così facilmente, ma era necessario che lui lo sapesse, perché se sono lì, seduti a quel tavolo con i cuori che battono all'unisono, significa che la scintilla è ancora viva. E se non si è spenta con due mesi di lontananza, sembra assurdo che possa farlo proprio allora.
I giorni trascorsi insieme a Marco sono stati importanti per lei per capire che tutti avevano ragione quando sostenevano che tra loro ci fosse ancora qualcosa e questo la confonde ancora di più, ma come gli ha detto prima di partire, la distanza sarà veritiera. Stando separati, in due città diverse, forse riusciranno finalmente a chiudere quel capitolo della loro vita.
Pablo è felice di sentire quelle parole. È una piccola grande vittoria personale, sia perché Siria ha ammesso apertamente che tra loro c'è ancora qualcosa, sia perché per una volta Marco è un passo indietro.
«Che ci facevi oggi alla Ciutat Esportiva?» le chiede improvvisamente, cambiando discorso. Non vuole mostrarsi troppo soddisfatto, sarebbe come dargliela vinta.
Siria sorride. Conosce quella tattica di gioco e per quella sera gliela concede. Non ci rimane male perché sa che non ha risposto alla sua frase solo perché dentro sta facendo a pugni con le sue stesse emozioni.
«Ho consegnato il mio curriculum» gli risponde, lasciandosi andare contro lo schienale della sedia. «Voglio iniziare a lavorare, non mi importa dove, anche se dopo quanto successo a giugno è difficile.»
Lo scandalo scoppiato alla fuoriuscita della notizia della loro storia non ha travolto solo la sua vita privata, ma anche quella professionale. Sapeva già che consegnare il curriculum al Barcellona sarebbe stato alquanto inutile dopo che tutto il mondo sa che usciva con uno dei suoi giocatori, ma ci ha voluto comunque provare, è pur sempre uno dei club più importanti d'Europa e lavorare come social media manager lì le permetterebbe di fare grande esperienza.
A Pablo si illumina improvvisamente lo sguardo. Anche solo l'idea di averla intorno più spesso gli fa sperare di poter sistemare le cose. In quel momento sente che tutto sta quadrando, è tutto dalla sua parte.
«Quindi se ti prendessero ci potremmo vedere più spesso» constata a voce alta, cercando di celare l'entusiasmo. «E ti starebbe bene?»
Siria quella domanda non se l'aspettava. È forse la prima volta che si preoccupa per lei, mettendo prima da parte le sue esigenze. Ci ha pensato e ripensato a quanto sarebbe scomodo lavorare nello stesso posto, a stretto contatto, con la situazione in cui si ritrovano, ma forse è così che deve andare se la squadra decidesse di assumerla.
«Forse sarebbe un segno del destino» lo stuzzica con quell'affermazione, mentre gioca con il bracciale che ha al polso. Gli occhi di Pablo cadono proprio lì e con suo grande stupore nota qualcosa di inaspettato.
«Porti ancora il bracciale al polso» afferma con un ghigno soddisfatto, quasi incredulo.
Siria si ferma e lo osserva. Sapeva che prima o poi lo avrebbe visto e forse in quel momento era proprio quello che voleva. Lei è una che da molto valore agli oggetti e durante l'estate quel filo di diamantini era finito in un angolo della sua scrivania. Lo ha indossato di nuovo prima di partire per Barcellona e forse quello è un altro segno.
«Ancora non si è rotto» ironizza sorridendo.
«Aspettiamo che il destino parli allora» risponde prontamente Pablo, anche lui sorride di gusto.
È una strana bolla quella in cui si sono rinchiusi quella sera. Va al di là del tempo e degli eventi. È come se non si fossero mai lasciati, se quel lasso di tempo che li ha tenuti separati fosse stato come una manciata di secondi. E la cosa più bella per Siria è constatare come lui sia cambiato ai suoi occhi, ma rimanga sempre il ragazzino che le fa perdere la testa.
«Sei cresciuto, sai» afferma improvvisamente. Sentiva la necessità di dirglielo.
«Ricominciamo» ribatte lui, prontamente, senza quasi farla finire di parlare e prendendola completamente in contropiede. Aspettava da tutta la sera di poter dire quella parola e quello gli sembra il momento giusto. Ha avuto tutte le conferme che aspettava.
Siria si ferma come colpita dritta al cuore e lo osserva con la bocca aperta, per poi sospirare profondamente. Non sa se è pronta ancora e quella richiesta la prende un po' alla sprovvista.
«Pablo» sussurra con un tono di rimprovero, non si aspettava che potesse dirlo così presto.
«Senza pretese» la ferma subito lui, prima che possa dirgli le ottomila ragioni per cui non dovrebbero, quella volta ha la partita in mano. «Facciamo tutto da capo, adesso che possiamo fare tutto alla luce del sole. Senza aspettative, vediamo solo come va.»
La convinzione che ha negli occhi è davvero travolgente e Siria sorride a quella determinazione. Forse la sua non è un'idea così cattiva, non serve a nulla starsene lontani sapendo di poter condividere ancora qualcosa. Magari è il momento giusto per far evolvere bene gli eventi.
«Ricominciamo» afferma sorridendogli, senza più possibilità di tornare indietro.
Salve gente! Buon ferragosto.
Vi chiedo scusa per i ritardo, ma i miei orari lavorativi sono impossibili.
Dunque! Vi aspettavate un riavvicinamento in così breve tempo?
So che forse il salto temporale di due mesi vi ha destabilizzato, ma era necessario.
Non ho molto da dirvi, solo preparatevi per i prossimi capitoli perché sono tra i miei preferiti in assoluto.
Un bacio, ci vediamo la prossima settimana 🫶🏼
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