Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

20|Perdono

Madrid, 23 marzo

È notte fonda al centro di allenamento, ognuno dorme nella stanza che gli è stata assegnata, prima della sessione del giorno seguente. Pablo continua a rigirarsi nel suo letto, mentre Pedri dorme in quello di fianco. Non riesce a prendere sonno, ogni volta che chiude gli occhi la sua mente gli mostra l'immagine di Siria e Marco che si baciano alle sue spalle, mentre lui aspetta solo di vederla.

All'ennesima volta in cui prova ad addormentarsi, scosta le lenzuola e sguscia fuori dal letto, afferrando il telefono in carica, per poi rigettarsi sul materasso e passare il tempo sui social network.

Errore fatale.

Quando apre Instagram, uno dei primi cerchi che gli compare in alto è quello di Marco e qualcosa, una sensazione, gli dice che aprirlo non gli farà bene. E infatti il suo cuore perde un battito non appena vede la foto in bianco e nero, in cui riconosce immediatamente a chi appartiene il polso della mano intrecciata in quella del maiorchino.

Si sente bruciare in quel preciso istante, vede tutto nero e vorrebbe correre non lontano da lì, in casa di Marco, dove è sicuro di trovarli ancora insieme. Non riuscirebbe a descrivere come si sente, è come buttare sale su una ferita aperta, una di quelle profonde, che difficilmente si rimarginano. E brucia da impazzire, così forte che vanno in cortocircuito tutte le sue sinapsi e gli unici pensieri che corrono lungo il suo sistema nervoso sono i desideri di non averla mai incontrata e di non essersi innamorato così follemente da provare un dolore così urticante.

Per evitare di commettere follie nel bel mezzo della notte, la prima cosa che gli viene in mente è saltare giù dal suo letto, in modo poco silenzioso e precipitarsi a svegliare il suo migliore amico, che dorme beato e ignaro in quello di fianco.

«Pedri» lo chiama con un sussurro strozzato, non troppo silenzioso, scuotendolo vigorosamente mentre lui mugugna infastidito. «Pedri, svegliati!»

Il canario non può resistere all'insistenza del sivigliano e alla fine è costretto ad interrompere il suo riposo, alzando gli occhi al cielo e girandosi dal lato in cui Pablo lo sta chiamando. Gli rivolge uno sguardo truce, con una mano che gli sostiene la testa, ancora mezzo addormentato.

«Ti butto giù dal balcone!» esclama con la voce roca, impastata dal sonno. Sospira e sbuffa più volte, tentando di connettere il cervello, che probabilmente è ancora nel mondo dei sogni.

«Pedri, sono insieme!» insiste Pablo, totalmente fuori controllo, con la faccia arrossata e un'espressione disperata. «Ora vado ad ammazzali.»

Il canario a stento riesce a capire le sue parole, fa fatica a comprendere a cosa si stia riferendo e guardando l'orario sul suo cellulare, che segna le tre e ventisette della notte, butta la testa indietro, emettendo un verso esasperato e simulando un leggero pianto. Gli rivolge un'occhiata che implora pietà e nota solo in quel momento tutta l'agitazione dipinta sul suo volto, per cui cambia faccia e lo guarda confuso.

«Ma chi?» chiede, strofinandosi le mani sul viso e sugli occhi, per provare ad essere più lucido.

«Siria e Marco, sono insieme!» esclama nuovamente il sivigliano, sull'orlo di una crisi di nervi pronta a devastare tutto ciò che c'è nel raggio di cinque chilometri. «Guarda qua.»

Gli mostra lo schermo del suo cellulare, ancora fermo sull'immagine che lo sta facendo uscire di testa. Pedri lo guarda come se fosse matto, non capendo come possa essere sicuro che quella sia effettivamente la mano di Siria. In quel momento vorrebbe solo tornarsene a dormire e tirargli un pugno in pieno volto per farlo tacere. Tutto quel nervosismo è così pesante che quasi contagia anche lui.

«Ma magari è un'altra persona» sbotta, sbattendosi le mani sulle cosce e sbuffando sonoramente.

Pensava che il periodo delle paranoie fosse finito nel momento in cui Siria ha ceduto e invece si ritrova peggio dei primi mesi, in cui Pablo parlava a ruota libera per ore dei motivi per i quali lui sarebbe stato il suo fidanzato perfetto.

Gli vuole bene, in poco tempo hanno stretto un rapporto solidissimo, che non è scontato nel loro mondo competitivo, in cui i giocatori cambiano squadra con una facilità impressionante, ma a volte proprio non riesce a sopportare la sua parlantina e i suoi ragionamenti così impulsivi. Non si meraviglierebbe di sapere che Siria ha baciato Marco perché non ne poteva più di sopportare Pablo.

«Gliel'ho regalato io quel bracciale» afferma il sivigliano, battendosi la mano sul petto per enfatizzare tutta la rabbia del momento.

Lo manda fuori di testa pensare che in quel momento lei è con il maiorchino, a fare chissà cosa, con ancora al polso il suo bracciale, quello che è diventato il simbolo dell'inizio della loro relazione, come l'oggetto che ha fatto scattare la miccia. Sapere che lui la sta toccando lì dove fino a qualche giorno prima c'erano le sue mani, le sue labbra, lo fa impazzire.

Vorrebbe distruggere tutto con la rabbia che gli monta dentro, come una furia cieca che incendierebbe il mondo intero, divorando tutto il dolore che quella situazione gli provoca.

Pedri rotea lo sguardo, scuotendo la testa contrariato per quell'eccesso di drammaticità. Comprende il suo stato d'animo, neanche lui sarebbe felice di sapere la sua ragazza con il suo ex, ma è convinto che comportarsi in quel modo non lo porti a nulla, soprattutto con una come Siria che sa perfettamente dove colpire e probabilmente ha architettato il tutto solo per quello che lui le ha detto. 

«Possiamo parlarne domani mattina?» gli chiede esasperato, strofinandosi una mano sugli occhi. In realtà quello è solo un modo per fargli sbollire la rabbia, sa che in quel momento non sta ragionando lucidamente e potrebbe pentirsi di qualsiasi cosa dica o faccia.

«No!» risponde Pablo con convinzione. «Ti rendi conto di come si sta comportando?»

Comincia a camminare avanti e indietro per la stanza, sbattendo rumorosamente i piedi, con il rischio che qualcuno venga a buttarlo fuori di peso dalla struttura. Si passa le mani tra i capelli, quasi strappandoseli, non sa come sfogare tutta quella rabbia che gli corre lungo le vene e gli si attorciglia lungo il collo, impedendogli di respirare.

Pedri si scosta le lenzuola di dosso e si mette a sedere sul bordo del materasso, poggiando i gomiti sulle cosce e osservandolo in silenzio aspettando che si calmi.

«Ci scommetto il piede destro ed anche quello sinistro che sperava proprio in questa tua reazione» afferma, guardandolo contrariato, mentre Pablo si blocca sul posto e gli rivolge un'occhiata di traverso.

«Cosa dovrei fare?» sbotta contro di lui, allargando le braccia con fare drammatico.

Il canario sospira, stanco di gestire quel momento di rabbia. Sa già come finirà quella faccenda, perché il suo migliore amico è troppo innamorato per cedere persino all'orgoglio e se solo lui e Siria si parlassero, riuscirebbero a chiarire quello che sembra essere solo un grande malinteso, nonostante l'errore dell'argentina.

«Te l'ho già detto» ripete, stanco di essere sempre il ragionevole tra i due. «Parlare è la via giusta.»

Pablo scuote la testa, in totale disaccordo. È fermo sulla sua posizione, non ha intenzione di cedere per primo. È Siria ad aver sbagliato e non gli sembra giusto che sia lui a chiederle scusa, nonostante abbia esagerato con le parole. Con uno scatto felino si risiede sul suo letto, lanciando le ciabatte in un angolo e tirandosi le lenzuola.

«D'accordo, Pepino*, grazie per i consigli inutili» afferma innervosito, dandogli le spalle e coricandosi. «Meglio che mi rimetto a dormire.»

Pedri sospira, alzando gli occhi al cielo per il soprannome che gli ha affibbiato. Non solo tenta in tutti i modi di dargli buoni consigli e stare appresso ai suoi discorsi, deve anche sopportare di essere definito un grillo parlante.

Decide di lasciarlo stare e rimettersi sotto le coperte, nella speranza che quello sfogo momentaneo lo abbia aiutato a liberarsi almeno un po' e la mattina seguente possa svegliarsi più tranquillo.

«Attento che ti strozzo nel sonno!» esclama Pedri.

Non riceve risposta e mentre tenta di riprendere sonno, la sua mente si mette al lavoro per trovare una soluzione a quella situazione.

Sono giorni che nella mente di Rodrigo rimbombano le parole di Siria. Sono state una pugnalata dritta nel petto, hanno aperto una ferita che non pensava gli spettasse, ma che forse si meritava. Tenerle il muso, evitarla, non parlarle, tagliarla dalla sua quotidianità, è stato lo sforzo più difficile della sua vita.

Uno sforzo inutile, perché ha avuto la conferma che senza sua sorella gli manca una parte di sé.

Da quando hanno discusso e lui ha deciso di chiudergli tutte le porte in faccia, la sua vita non fa che peggiorare, insieme alla sua carriera. Non è nemmeno stato convocato in nazionale e quello non fa che peggiorare il suo stato d'animo.

Realizzare quanto Siria sia stata distrutta dal suo atteggiamento, gli ha fatto più male del previsto. Era così concentrato sulla rabbia che gli ha provocato sapere che lei le avesse nascosto la relazione con un ragazzino minorenne, che a lui non è mai stato particolarmente simpatico e che gioca nella squadra acerrima rivale della sua, da non accorgersi quanto effettivamente da qualche mese lei fosse una persona diversa.

Sembrava essere ritornata la Siria di qualche anno fa, dei primi tempi insieme a Marco, quando aveva scoperto l'amore e si sentiva gratificata e importante per qualcuno che non fosse suo fratello.

Si è comportato da vero idiota ed ora si ritrova da solo, a riflettere sui suoi errori, con la pesantezza della situazione che grava su di lui in modo rumoroso. Quella casa è così grande per due persone, ma quando tra lui e Siria le cose procedevano normalmente, con l'amore che li ha sempre legati sin da bambini, sembrava fin troppo piccola per gestire due personalità giganti come le loro – o meglio come quella di Siria, che fa per due.

In quel momento, in cui desidererebbe essere in Argentina a giocarsi la qualificazione ai mondiali, si sente inghiottito da tutto quel vuoto, che prova sia dentro che fuori, in quelle mura dove ogni passo rimbomba nel silenzio.

Mentre sta facendo colazione sul bancone della cucina, ancora in ciabatte e pigiama, in un giovedì mattina che sembra così inutile, il suono del campanello lo fa sobbalzare. Per un attimo si chiede se Siria non abbia dimenticato le chiavi, poi si ricorda di colpo che ha chiesto a Carlotta di passare a trovarlo per poterle parlare.

Si avvia alla porta, trascinandosi pesantemente, con una faccia devastata e prende un respiro profondo, prima di aprire ed essere travolto dal sorriso luminoso dell'italiana, sempre impeccabile e con l'espressione più positiva del mondo. Il suo maglioncino azzurro è quasi un pugno nell'occhio per quella mattina grigia, ma quantomeno il suo buonumore è travolgente e un po' riesce a tirare su persino il muso lungo di Rodrigo.

«Grazie per essere venuta, Siria è uscita a fare una passeggiata» la saluta, con due baci sulle guance, mentre la invita ad entrare e le chiude la porta alle spalle.

«Ti trovo malissimo» esordisce Carlotta, facendosi strada da sola e posando la borsa sul tavolo del soggiorno, mentre lo osserva con le braccia incrociate al petto e l'aria inquisitoria.

È felice che lui l'abbia chiamata, sembra intenzionato a voler capire di più su tutta quella situazione e questo non può che fare bene a Siria, che ha la mente incasinata da giorni. Non la riconosce più ed è certa che pur se non lo da a vedere, tra suo fratello, Pablo e Marco che non accenna ad uscire dalla sua vita, è sul punto di esplodere.

«Non dormo bene da giorni» risponde Rodrigo, strofinandosi il volto con le mani.

Già nelle settimane in cui lui e Siria non si rivolgevano parola, faticava a fare sonni tranquilli, dalla sera del Clasico non riesce a chiudere occhio. Si rigira in continuazione tra le lenzuola e più volte ha pensato di andarle a parlare nel cuore della notte, per poi tornare in camera sua con la coda tra le gambe, senza il coraggio di scusarsi. Persino quella notte, quando l'ha sentita rientrare tardissimo, forse alle prime luci dell'alba, ha pensato di chiudere quella situazione una volta per tutte, ma poi non ce l'ha fatta.

Carlotta lo guarda con aria giudicante, aspettando che lui rifletta da solo su quello che deve fare. Se è lì è solo per Siria, ce l'ha a morte con Rodrigo per come si è comportato con sua sorella, non se lo meritava.

L'argentino a stento riesce a sostenere il suo sguardo e sembra che gli rimangano le parole incastrate sulle labbra, parole che in qualche modo l'italiana già conosce.

«Dai dillo» lo sprona, con un atteggiamento rassicurante, perché anche se vuole fargli capire quanto ha sbagliato, oramai è così di famiglia che Rodrigo è anche un po' suo fratello e le dispiace lo stesso vederlo spaccato in quel modo per tutto ciò che gli sta capitando.

«Sono un coglione!» esclama lui, sospirando mentre la consapevolezza gli piove addosso.

«Decisamente» concorda Carlotta, sospirando amareggiata. «Non hai idea di quanto hai complicato le cose.»

«Mettiti nei miei panni, cosa avrei dovuto fare?» cerca di difendersi l'argentino, alzando le mani al cielo.

Sa perfettamente che è indifendibile, ma il suo orgoglio fraterno gli dice che ha agito solo negli interessi di sua sorella, anche se si è comportato malissimo. È che quando ha saputo come stavano le cose ci ha visto tutto nero e in più per qualche secondo ha abbandonato il ruolo di fratello e si è sentito vicino a Marco, il suo migliore amico, percependo quanto potesse sentirsi ferito ad essere sostituito da uno che sembra valere la metà di lui.

«Sostenere tua sorella, come hai sempre fatto» ribatte con convinzione Carlotta, non intenzionata a prendere le sue difese. In altre situazioni ha fatto da pacere tra i due fratelli, ma non quella volta, in cui è totalmente dalla parte della sua migliore amica.

«Car, ma ti rendi conto di quanto è delicata tutta questa situazione?» sbotta improvvisamente Rodrigo, sopraffatto dalle emozioni contrastanti che sta provando in quel momento. Vorrebbe davvero stare vicino a sua sorella, ma non riesce a non pensare a quanto catastrofiche potrebbero essere le conseguenze se uscisse fuori la sua relazione con Pablo. Sarebbe pane per i denti della stampa spagnola.

«E tu pensi che Siria non si sia torturata abbastanza per questo?» gli urla contro Carlotta, spazientita da quell'atteggiamento eccessivamente protettivo che non ha alcun senso. «Se solo avessi chiesto spiegazioni invece, di tenere il muso come un bambino piccolo, sapresti che si sono conosciuti a Settembre e lei ha cercato in tutti i modi di respingerlo per tutti i problemi che la loro relazione può portare, ma tu più di tutti sai che all'amore non si comanda e Siria e Pablo si amano.»

Quella confessione lascia spiazzato Rodrigo, che non poteva avere idea della situazione. Era così concentrato sulla sua rabbia che non ha chiesto spiegazioni e non era a conoscenza di quando la loro relazione fosse cominciata. L'italiana si irrigidisce all'istante, capendo che forse ha parlato più del dovuto, ma rimane immobile sulla sua posizione. 

«Settembre?» chiede l'argentino, con la bocca ancora spalancata, mentre il suo cervello cerca di elaborare l'informazione. Carlotta sbuffa e si passa una mano sulla fronte, stanca di combattere con l'ottusità di Rodrigo. Non sa se riuscirà mai ad accettare come stanno le cose e forse sta solo sprecando tempo. 

«Hai capito qualcosa di quello che ho detto?» gli chiede spazientita, allargando le braccia con un'espressione drammatica.

Lui rimane con lo sguardo perso nel vuoto, colpito da quella frase che rimbomba nella sua mente. Era chiaro che tutta quella faccenda andasse avanti da un po', avrebbe dovuto capirlo collegando quando sono iniziate le trasferte di sua sorella in catalogna, è solo che davvero non se lo aspettava, significa che lei sta combattendo con quella situazione da più tempo del previsto e Rodrigo si rende conto che forse ha davvero esagerato, apportandole un peso di cui non aveva bisogno.

«È che non mi ha mai nascosto un segreto, così a lungo poi» si sfoga, pensando a voce alta. Carlotta diventa improvvisamente comprensiva, riuscendo in qualche modo ad empatizzare con le sue sensazioni e pure se non è dalla sua parte, un po' lo comprende.

«Perché temeva proprio questa tua reazione» afferma, avanzando di qualche passo e posandogli una mano sulla spalla per confortarlo. «Il suo primo pensiero sei sempre stato tu, la tua reputazione e come avrebbe influito questa storia su di te.»

«Ed io invece non mi sono fatto scrupoli a pensare solo a me» conclude lui, schioccando la lingua sul palato e scuotendo la testa mentre si dà dello stupido da solo.

«Esatto» affonda il colpo Carlotta. «Dovresti sapere che tua sorella ha sempre messo il tuo bene davanti a tutto.»

Non c'è bisogno che lei gli dica quelle parole, Rodrigo ha già chiaro in mente quanto ha sbagliato e quanto sarà difficile ottenere il perdono di sua sorella. E se lo merita davvero quella volta, perché si è comportato da vero egoista.

«Quindi si amano» afferma, ripensando alle parole dell'italiana.

Fa ancora fatica ad accettare la cosa, ma deve cominciare a farci i conti se vuole che il rapporto torni quello di prima. E deve fare in modo che sia così, perché senza di lei si sente incompleto.

«Adesso sono in un momento complicato, ma sì, sono fatti l'uno per l'altra, solo che Siria deve ancora accettarlo, sai come è fatta» risponde Carlotta, indietreggiando e poggiandosi con la mano sullo schienale della sedia.

È difficile per lei spiegare com'è la situazione tra Siria e Pablo, ma cerca di farlo nel modo più semplice possibile, perché alla fine entrambi sanno come è fatta l'argentina e la difficoltà che ha nell'accettare un sentimento così naturale come l'amore.

«Che è successo?» chiede Rodrigo improvvisamente confuso. L'italiana si rende conto di aver detto più di quanto doveva dire e sgrana lo sguardo, tentando di non dare a vedere la tensione.

«Perché dovrei raccontartelo?» ribatte, fingendosi infastidita dalla domanda.

«Perché voglio rimediare ai miei errori» risponde lui, per la prima volta davvero sincero.

Non si aspettava di sapere che Siria e Pablo stessero già attraversando un momento difficile e quella gli sembra l'occasione giusta per farsi perdonare da sua sorella. Non accetta ancora di buon grado il giovane sivigliano, ma deve mettere da parte l'orgoglio se vuole che lei possa considerare l'idea di accettare le sue scuse.

Carlotta ci legge sincerità nel suo sguardo, lo vede davvero pentito e pensa che forse quello possa davvero servire per sistemare una situazione che già di per sé sembra irrimediabile. Per questo decide di confessargli il quadro generale, nella speranza che non stia combinando un guaio.

«Ok, diciamo che Marco non ha superato la rottura con tua sorella, si sono baciati in discoteca, Pablo lo ha scoperto la sera del Clasico e ha risposto male a Siria, ora non si parlano e non si vogliono vedere» butta fuori tutto d'un fiato, prima che il buonsenso che non ha possa interromperla.

Rodrigo ci impiega qualche minuto ad elaborare il tutto e nella sua mente si srotolano lentamente le parole per direzionare le informazioni nel verso giusto. Sono tante cose da digerire tutte insieme, ma cerca di non farsi sopraffare, soprattutto perché il suo migliore amico, a quanto pare, non si è comportato nel migliore dei modi e ovviamente non gli ha detto nulla.

«Che ha fatto Marco?» chiede, cercando di rimanere calmo. Carlotta sospira ed alza gli occhi al cielo, stringendosi l'attaccatura del naso.

«Puoi, per un secondo, concentrarti su Siria?» lo riprende, sbottando esasperata.

«Devo parlare con Pablo» afferma Rodrigo in risposta, dando voce al primo pensiero che gli passa per la testa per non pensare a Marco e a come sta appesantendo la vita di sua sorella.

Carlotta sgrana gli occhi incredula, consapevole di aver commesso un guaio irrimediabile. Un confronto tra i due potrebbe essere peggio di uno scontro nucleare e lei non potrebbe sopportare la responsabilità di averlo provocato per la sua lingua lunga.

«Che cosa vuoi fare?» gli chiede quasi impaurita.

«Lasciami fare» cerca di tranquillizzarla lui, cominciando a vagare per la stanza mentre pensa a cosa fare. Subito dopo sparisce nella sua camera e Carlotta sente il rumore dell'acqua provenire dal suo bagno. Non ha idea di cosa abbia in mente, ma è sicura non sia nulla di buono.

«Siria mi uccide, è sicuro!» esclama tra sé e sé, progettando già di scappare lontano.

Dopo una ventina di minuti Rodrigo ritorna in salotto, pronto ad uscire e afferra le chiavi della macchina dal mobile dell'atrio. Carlotta lo segue, scrutandolo con lo sguardo.

«Mi dici cosa hai intenzione di fare?» gli chiede nuovamente, cercando di imporsi.

«Sai a che ora si allena la nazionale spagnola?» ribatte Rodrigo, trascinandola verso la porta.

«Se ti dicessi di sì?» domanda sospettosa, con l'espressione terrorizzata.

«Vieni con me e mettimi in contatto con Pedri, dobbiamo risolvere questa situazione» afferma l'argentino, deciso e non intenzionato a fermarsi.

L'italiana si lascia trascinare incredula e sale in macchina di fianco a lui, sperando che tutto quello la porti a qualcosa di buono. Mentre guidano verso La Ciudad Deportiva de Las Rozas, scrive al Canario, consapevole che gli allenamenti stanno per giungere al termine proprio in quel momento.

Lui non tarda molto a risponderle e quando apprende che lei e Rodrigo si stanno dirigendo lì, le chiede se non debba scappare in un rifugio antibombe insieme a Pablo. Lei gli risponde che l'argentino sembra intenzionato a parlare solamente e alla fine Pedri si lascia convincere a farli incontrare.

Ci impiegano poco più di dieci minuti a raggiungere il centro di allenamento e attendono poco prima che le sagome dei due calciatori spagnoli si presentino all'orizzonte, sotto lo sguardo attento di Rodrigo, che li squadra dietro gli occhiali da sole, mentre è poggiato a braccia incrociate sul cofano della macchina.

«Eccoli» esclama Calotta tremante. Teme che possa succedere il peggio e a quel punto il problema non sarà la storia tra Siria e il calciatore spagnolo.

«Pablo» lo chiama Rodrigo, avanzando a passo spedito verso di loro, con fare impetuoso, che fa irrigidire tutti.  Pedri soprattutto si prepara a fermare un probabile omicidio e si pente di aver accettato e aver convinto il suo migliore amico ad incontrare l'argentino. Il sivigliano si irrigidisce di colpo e d'istino fa un passo indietro, mentre Rodrigo alza le mani al cielo in segno di resa. «Voglio solo parlarti.»

A quel punto i due spagnoli riprendono a camminare verso di lui e si fermano a pochi passi, quando possono finalmente guardarsi da vicino e studiarsi a vicenda. Carlotta rimane accanto all'auto parcheggiata, decisa a starsene fuori.

«Ti ascolto» afferma il sivigliano, a testa alta, con aria di sfida. Non ha intenzione di mostrarsi debole proprio di fronte a lui.

Rodrigo prende un respiro profondo e ordina il discorso nella sua testa. Non ci ha pensato sufficientemente e probabilmente non uscirà come vorrà, ma è tardi per tornare indietro.

«Non mi stai simpatico, per niente» esordisce, mettendo le mani avanti.

«Il sentimento è reciproco» ribatte prontamente Pablo, incrociando le braccia al petto, mentre Pedri sposta lo sguardo da uno all'altro.

Rodrigo ha l'istinto di tirargli un pugno in pieno volto, ma pensa al motivo per cui è lì e respira profondamente, buttando fuori l'aria calda dai polmoni.

«Ce la posso fare» si ripete tra sé e sé, stringendosi l'attaccatura del naso. «Voglio sapere cosa provi per mia sorella» afferma con convinzione, cercando di metterlo alle strette.

Il sivigliano viene colpito da quella richiesta e lo fissa sgranando gli occhi, totalmente spiazzato e insicuro su come rispondere. Teme sia un tranello, ma qualcosa gli dice che non è così.

«Perché vuoi saperlo?» gli chiede sospettoso.

«Devo sapere se ne vale la pena farmi da parte o sarai solo l'idiota che le farà male» risponde subito Rodrigo, serrando i pugni e guardandolo duramente, per incutergli timore.

Pablo però sospira, stanco di tutta quella gente che prova ad immischiarsi nella sua relazione con l'argentina. Vorrebbe che ne restassero tutti fuori e li lasciassero viversi in pace ciò che provano, senza esasperare le cose. Fa un passo in avanti e lo fronteggia in modo sicuro, ad un palmo dal suo viso.

«Io amo Siria, ho lottato per conquistarla, non perché volessi un premio da mostrare, ma perché è la donna più speciale sulla faccia della terra e tu e la tua mente da idiota l'avete solo stressata» butta fuori tutto d'un fiato, furioso come non mai, una furia che scaturisce da tutto quel sentimento che gli esplode dentro ogni volta che pensa a lei, qualcosa di incontrollabile, un connubio di odio e amore, che si sposano in un rapporto che non può morire in alcun modo. «Ed è lei che mi ha fatto del male, non il contrario» precisa alla fine, indietreggiando con lo sguardo basso, perché ammettere le sue fragilità non è facile.

Rodrigo deglutisce a fatica, spiazzato da quella confessione, capisce e realizza in quel momento che quello che c'è tra loro è qualcosa di vero, non un capriccio del momento e che separarli li consumerà, facendo loro solo del male. Non è d'accordo, ma comprende che deve farsi da parte e pensare solo al bene di sua sorella.

«Siria va in confusione quando è innamorata» gli spiega, guardando nel vuoto. «È l'unico sentimento che la manda in tilt, non sa gestirlo e se ha agito in quel modo è perché ha paura di aprirti il suo cuore probabilmente.»

È difficile da spiegare il modo in cui lei affronta l'amore e non tutti potrebbero capirlo, ma Pablo sembra davvero disposto a lottare, glielo legge negli occhi quando i loro sguardi infuocati si scontrano.

«Ma se lo ha fatto è perché probabilmente sei importante per lei» constata a voce alta. «Potete lasciare per qualche ora l'allenamento?»

L'idea che gli sta saltando in mente in quel momento è probabilmente pericolosa, soprattutto perché Siria odia non essere avvertita, ma deve tentare pur rischiando di logorare ancora di più il loro rapporto se vuole davvero che lei lo perdoni. Deve dimostrarle quanto ci tiene.

Pedri lo guarda confuso e si scambia un'occhiata con Pablo, che sembra perso dopo quelle parole e davanti al suo silenzio ci pensa lui a rispondere.

«Sì, il mister ci ha concesso la serata libera prima della partenza» afferma.

«Venite con me» li esorta Rodrigo, senza dare spiegazioni, già avviato verso l'auto. «Dovete parlarvi» si gira poi ad urlare, facendogli cenno di seguirlo.

«Non se ne parla!» esclama Pablo, piantandosi per terra, con i pugni serrati. «Non le chiederò scusa questa volta.»

«Sta' zitto, ti ci porto di peso, andiamo» afferma Pedri, sbuffando spazientito e trascinandolo con la forza verso la macchina dell'argentino.

«Io torno a casa, non voglio che Siria mi trovi per ammazzarmi, fatemi sapere se siete ancora vivi, addio» annuncia Carlotta, che ha assistito alla scena in silenzio ed anche se ha un buon presentimento preferisce non essere presente se la sua migliore amica darà di matto.

Si dilegua nel giro di qualche secondo, senza voler sentire ragione, fermando un taxi di passaggio ed ignorando le proteste di Rodrigo, che è costretto a rimanere da solo con i due spagnoli in macchina, Pedri davanti e Pablo imbronciato con le braccia incrociate sui sedili posteriori.

Il viaggio è abbastanza imbarazzante e silenzioso, nessuno sa cosa dire e il sivigliano ha lo stomaco attorcigliato all'idea di dover rivedere Siria. Prova emozioni contrastanti, ma una parte di lui non vede l'ora.

Quando arrivano a destinazione, il canario è costretto a trascinarlo di peso fuori dall'auto fino a dentro casa. Rodrigo gli lancia uno sguardo ammonitore, pregandolo implicitamente di comportarsi in modo maturo ed apre la porta di casa, consapevole dalle scarpe gettate in un angolo dell'ingresso che sua sorella è già lì.

«Siria, sono a casa» urla, annunciando il suo arrivo e facendo segno ai due calciatori di seguirlo silenziosamente.

Sua sorella è in cucina, pronta a prepararsi uno spuntino e quando alza lo sguardo, senza rispondere a suo fratello e vede che dietro di lui ci sono i due spagnoli, rimane così sconcertata da versare il latte sul bancone e si maledice immediatamente precipitandosi a pulire, con Pedri che trattiene a stento una risata e viene fulminato con lo sguardo.

«Che ci fanno loro qui?» chiede innervosita, mentre passa lo straccio, cercando di evitare lo sguardo del sivigliano, che invece la guarda fisso, quasi bruciandola.

«Io sono venuto per portare di peso Pablo» si giustifica subito il canario.

«Vogliono tutti che parliamo» esordisce ironico il sivigliano, avanzano verso di lei con fare sicuro. «Allora parliamo.»

Siria lo guarda ferma e immobile per qualche secondo, leggermente spiazzata, ma cercando di non farlo trasparire. Non vuole mostrare le sue debolezze, non in quel momento.

«Adesso ci guadagni qualcosa?» lo provoca, alzando un sopracciglio con aria di sfida. Lui sbuffa spazientito e si avvicina velocemente a lei, afferrandola per un braccio e affrontandola a pochi centimetri dal suo viso.

«Siria smettila!» esclama. «Ti stai comportando come una bambina.»

«Io mi starei comportando come una bambina?» ribatte lei prontamente, avvicinandosi a lui fino a sfiorargli il naso.

«Hai baciato il tuo ex» le ringhia contro il sivigliano, a denti stretti, con la mascella serrata e lo sguardo infuocato, sente una rabbia crescente attraversarlo da capo a piedi.

«Ho sbagliato!» sbotta improvvisamente Siria, urlando più del dovuto e pentendosi subito dopo di aver ammesso l'errore. Non avrebbe dovuto cedere per prima, ma cerca di mantenere una dignità, giustificandosi come meglio può. «Lo so, credimi mi sono sentita uno schifo, ma tu continui a trattarmi come se non valessi niente.»

Pablo è felice di sentire quelle scuse velate, ha un brivido lungo tutto il corpo, ma si rende conto in quell'istante di quanto possa averla ferita con delle parole dette di getto che nemmeno pensava e si sente improvvisamente più colpevole di quanto pensasse.

«Sai che ti metterei davanti a tutto e tutti» le sussurra, ancora furioso, avvicinandosi di più. Le loro fronti si toccano e i loro nasi si sfiorano, così come le loro labbra che sono incredibilmente vicine. C'è una tensione indescrivibile a dividerli, qualcosa che sarebbe in grado di mettere a ferro e fuoco la stanza intera. «E non posso pensare che un altro abbia il diritto di baciare le tue labbra, potete essere stati insieme sei, dieci o vent'anni.»

Non ci pensa due volte prima di precipitarsi a baciarla, sotto lo sguardo di Pedri e Rodrigo, con quest'ultimo che scatta in avanti e viene trascinato fuori dal canario, prima che possa separarli.

Siria si nutre di quel bacio come se le permettesse di tornare a respirare dopo una lunghissima apnea e non le importa se suo fratello fa da spettatore in quel momento, le interessa solo ritrovare quella sensazione che solo Pablo riesce a darle.

In un attimo di lucidità, però, lo allontana, facendo qualche passo indietro e guardandolo quasi scioccata dall'impetuosità di quel gesto, mentre il sivigliano respira con affanno e stringe i pugni per il nervoso.

«Non puoi risolvere tutto così!» gli urla contro Siria, non perfettamente lucida. «Le parole hanno un peso ed ogni volta che parli di me con qualcuno mi tratti come se fossi un oggetto.»

«Lo sai che non sei questo» la ammonisce Pablo, riavvicinandosi a lei con uno sguardo fin troppo convincente.

Una parte di lei gli crede e vorrebbe tornare a baciarlo e risolverla così, ma la parte razionale le dice che non può cedere ogni volta che lui la guarda con occhi infuocati o l'avrebbe vinta a prescindere in ogni situazione.

«Non, non so più nulla» afferma, con una punta di orgoglio nel tono, mentre incrocia le braccia e prova ad evitare il contatto oculare. «Ogni volta che sbaglio con te, tu dovrai sempre trasformarlo in un errore più grande? Come al ristorante a Barcellona?»

Pablo sbuffa quando sente ritirare fuori quella questione. Sa di aver sbagliato in quel momento, ma non vuole scusarsi ancora, lo ha già fatto a sufficienza e sa che lei sta solo rigirando le cose a suo vantaggio ed è abilissima in quello.

«Mi dispiace, sul serio» ammette, arrendendosi all'idea che tenere il muso non porti da nessuna parte. Capisce di aver fatto la cosa giusta quando nota il quasi impercettibile sguardo spiazzato di Siria, che prova a nascondere subito. Fa un passo in avanti e le cinge la vita, guardandola dritta negli occhi. «Non chiedo mai scusa a nessuno, ti giuro che ci sto davvero provando, è che ho paura di perderti ogni secondo, perché per te non mi sento mai abbastanza.»

L'argentina non può fare a meno di intenerirsi di fronte a quella confessione e capisce di non essere nella posizione di poter avanzare pretese. Hanno sbagliato entrambi, in momenti diversi e forse devono solo azzerare tutto e ripartire, perché quando guarda in quegli occhi sente il bisogno di perdercisi, nonostante l'ignoto la spaventi.

«Non avrei mai dovuto baciare Marco e credimi non ne sentivo il bisogno in quel momento» ammette, sussurrando con gli occhi chiusi, mentre combatte contro il suo orgoglio. «Mi sono lasciata abbindolare dalle sue parole e non hai idea di quanto mi sia odiata per averti fatto del male.»

Quando li riapre e incontra le sue iridi ha un tuffo al cuore, perché si sente di nuovo a casa, come una nave che torna al proto dopo un lunghissimo viaggio.

«Impazzisco al pensiero di voi due insieme» afferma lui, scuotendo leggermente la testa, contro la sua fronte, mentre ricaccia quell'idea.

«D'accordo direi che siamo pari adesso» esordisce Siria, mettendo da parte tutta la rabbia.

«Non esattamente» ribatte lui, sorridendo lievemente. «Tu hai baciato il tuo ex, io ho detto solo un paio di cose stupide.»

«Un paio?» lo contraddice l'argentina, squadrandolo con un sopracciglio sollevato. «Direi che una mia cosa grave fa tutte quelle che hai detto tu.»

«Pedri aveva ragione» sussurra sconsolato il sivigliano, indicando il suo migliore amico che sa essere da qualche parte dietro di lui, ma facendo attenzione a non farsi sentire.

«Su cosa?» gli chiede lei incuriosita, non riuscendo a comprendere.

«Tu mi farai impazzire!» esclama Pablo, scuotendo la fronte con un ironico disappunto.

«Già l'ho fatto» afferma lei soddisfatta, facendogli un occhiolino.

I due riprendono a baciarsi come se fossero soli nella stanza e il sivigliano la spinge contro la parete, stringendole i fianchi sempre più forte.

«Ok, è l'ora di andare» esordisce Pedri affacciato nella stanza, improvvisamente imbarazzato, mentre Rodrigo osserva la scena con un'espressione schifata sul volto ed emozioni contrastanti che si muovono dentro di lui.

«Ti prego sì, non ho intenzione di spaccare la faccia di Pablo o di rimanere traumatizzato per la vita sessuale di mia sorella» afferma, lasciando per primo la stanza e precipitandosi fuori dalla porta di casa, sperando che quando sua sorella avrà sistemato la situazione con il sivigliano, possa rendersi conto dello sforzo enorme che ha fatto.

Pian piano ogni tassello torna al suo posto, almeno prima che una tempesta più grande possa abbattersi su di loro.



*Pepino in spagnolo è il nome che ha il personaggio del grillo parlante in Pinocchio.

Lo ammetto l'ispirazione per questo capitolo mi è venuta mesi fa in Spagna, quando durante una lezione sono quasi scoppiata a ridere vedendo Pinocchio che parlava con Pepino.

Questi spagnoli che traducono tutto!😂

Anyway, pace fatta, Rodrigo rinsavito, Carlotta che si è risparmiata le botte per puro miracolo, direi che abbiamo fatto passi avanti.

Non lasciatevi intimorire dalle mie frasi tragiche a fine capitolo, oramai mi conoscete!

A lunedì prossimo. (Anche se oramai ho iniziato sotto vostra richiesta a pubblicare gli spoiler settimanali sul mio profilo Instagram Thenortstar.Wattpad).
-Mar

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro