Sir Henry Norbury.
L'auto diplomatica lo portò verso Londra, attraversò la città caotica come erano i suoi pensieri. La giornata l'aveva già rovinata Steve. Certe volte il fratello minore era impertinente e pretendeva da lui un rigore morale che non sempre poteva avere. Molte volte doveva mediare e cedere per raggiungere un accordo. Invece Steve era diretto e irremovibile. Troppo, a volte era addirittura incontenibile, si faceva prendere dalla rabbia e questo spaventava un po' Edward, che cercava di calmarlo, ma finiva per scontrarsi apertamente con lui. Il loro era un rapporto decisamente altalenante.
Edward entrò nella grande tenuta Norbury, l'autista lo lasciò davanti alla villa ottocentesca dal colonnato imponente che ostentava potere e ricchezza. Lo accolse il maggiordomo che lo condusse in un ampio studio con enormi librerie. Gli venne incontro Sir Henry Norbury.
"Generale, quale piacere poterla incontrare finalmente."
Sir Henry era un uomo alto, ma sovrappeso, allungò la mano per stringere quella del suo ospite. Edward ricambiò, ma ebbe una sensazione sgradevole. Non avrebbe mai voluto essere alle sue dipendenze, né farselo nemico, cosa che invece sarebbe accaduta.
"La Cittadella è un obiettivo ragguardevole per un ufficiale, sono molto fiero che mio figlio sia lì. Spero che possa continuare a crescere per diventare un ottimo ufficiale."
Sir Henry non aveva aspettato a sollevare la questione.
Edward lo fissò diffidente. Raddrizzò le spalle e si tenne sulla difensiva.
"Reginald è un bravo cadetto, ma il punto non è questo. Come penso già saprà abbiamo un nuovo ufficiale medico, molto attento alla salute dei nostri ragazzi. Nemmeno ventiquattrore e ha trovato incongruenze nella cartella di suo figlio. Qualche colpevole dimenticanza del suo predecessore, che l'ha spinto a rivalutare tutta la compagnia. Se i suoi sospetti fossero veri, temo che Reginald non potrebbe continuare il suo percorso."
Le parole di Edward furono come una tempesta. Sir Henry si agitò notevolmente.
"Generale, Reginald non può lasciare la Cittadella! Nulla lo può impedire. Nemmeno lei!"
"Sir Henry se riceverò parere negativo, come avrebbe dovuto fare il vecchio dottore, Reginald cambierà il suo indirizzo e sceglierà qualcosa adatto alla sua patologia o lascerà la Cittadella."
Cooper mantenne la voce calma e replicò secco e infastidito.
"Lei rammenta Generale della cospicua donazione a favore della Cittadella, a quella non ha rinunciato! Non avrà più nulla da oggi in poi"
Sir Henry era fuori di sé, prese ad agitarsi, arrivò troppo vicino a Edward.
"È forse un ricatto sir Henry?" Replicò risoluto Cooper senza arretrare di un passo, lo fissò con gli occhi furenti. "La donazione è congelata in un fondo fiduciario, ed è lì da quando Reginald è entrato per un periodo di prova, che doveva essere di tre mesi diventato troppo lungo per le sviste del vecchio dottore. Ora il fondo è ancora disponibile per la restituzione alla famiglia Norbury. La cittadella crescerà lo stesso con o senza le sue donazioni. È su questo che si basa l'istituzione sulla trasparenza."
Sir Henry sembrava sbigottito, non era abituato a ricevere dei no. Poi si riprese e mise fine alla conversazione.
"Sta bene Generale, vedremo cosa succederà. Ma avrà mie notizie perché non finirà qui."
"E io le aspetto ansioso Sir Henry, "rispose sarcastico Edward. "Dica ai suoi legali di accedere al fondo e di riprendersi velocemente il denaro. Subito!"
Con questo salutò un interdetto Sir Henry se ne andò girandogli le spalle.
Salì in auto innervosito da quella situazione assurda. Queste erano le ingerenze esterne che non gli piacevano. Odiava qualsiasi persona che interferiva con la Cittadella e che pretendeva favoritismi in nome del lignaggio. Fece il viaggio cupo in volto sapendo la pericolosità dei Norbury che lo avrebbero osteggiato fino alla fine.
E si preoccupò per la situazione di Roberts, che aveva una gran bella responsabilità. Si sentì in colpa perché non aveva fermato il vecchio dottore quando andava fatto.
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