Roses House
Verso l'ora di cena, Steve, si avviò verso la mensa, per incontrare il dottor Roberts.
Poco prima aveva visto Edward infilarsi nella sua Ford nera per andare a casa. Il fratello maggiore viveva ancora nella loro magione di famiglia, appena fuori il paese. Steve percorse il viale alberato riflettendo su come facesse ad abitare a Roses House, ora così solitaria.
Con lui viveva Mary, che li aveva cresciuti e accuditi da quando erano bambini e aveva continuato a occuparsi di loro anche dopo la morte dei genitori. Una volta, ricordava con nostalgia, era piena di vita, ma se ne erano andati tutti, e suo fratello testardo aveva continuato a rimanere lì. Entrò in mensa, il vociare intenso della sala lo riportò alla realtà.
John arrivò puntuale, la mensa era già parecchio affollata. Una fila di militari si allungava dalla parte della truppa, loro due si diressero nella parte dedicata agli ufficiali, presero i vassoi e decisero la cena. La scelta era ampia e Steve si prese tutto abbondante. John invece fu più misurato. Si sistemarono nei tavoli riservati al direttivo. Scambiarono brevi convenevoli, poi iniziarono a cenare. Il dottore osservava il Maggiore, che sembrava pensieroso. Così ruppe il silenzio, curioso del rapporto tra i due fratelli.
"Il Generale non si ferma a cenare qui?" John sembrava stupito che si frequentassero poco. Lui sollevò il capo sorpreso dall'insolita domanda.
"Non sempre. Preferisce tornare a Roses House, la casa dei nostri genitori. La cara signora Mary Evans, si occupa delle mura domestiche, nonché di mio fratello, è un'ottima cuoca. Il vecchio Paul gestisce il parco e la manutenzione. Roses House è una vecchia, enorme magione di famiglia." Scosse la testa sconsolato. Sembrava passato un secolo da quando ci aveva messo piede.
"Quindi vive con i genitori?" John era stranamente colpito dalla tristezza con cui Cooper aveva risposto.
"Direi di no, i nostri genitori sono morti circa dodici anni fa, in un incidente stradale. Dopo la loro morte per un certo periodo abbiamo vissuto tutti insieme, io, Edward e i due gemelli Daniel ed Ellen. Ma poi per un insieme di incomprensioni ci siamo allontanati. Edward ha voluto continuare a vivere là."
Steve si era notevolmente rabbuiato, si innervosì prese a sgualcire il tovagliolo, con rabbia. Continuò come se parlasse a sé stesso.
"La presenza di Mary, che ci ha praticamente cresciuti, mi rende più tranquillo. A volte la signora Evans è la mia informatrice preferita, perché mi tiene al corrente del comportamento di mio fratello fra le mura domestiche. Diciamo che non voglio che rimanga o si senta solo."
Era diventato improvvisamente serio. Sotto il suo sarcasmo nascondeva la preoccupazione per Edward. John lo avvertì chiaramente, capì che erano molto uniti anche se si contrastavano apertamente. Forse vecchi rancori o le solite gelosie tra fratelli.
Cooper si scosse, finì di ripulire il suo piatto. Non gli mancava l'appetito.
John rise vedendolo così affamato e cambiò argomento, cercando di non infastidirlo ulteriormente, lo aveva visto angosciarsi, giudicò in quel momento la loro storia troppo privata.
"Cosa voleva dirmi riguardo ad oggi, è sorto qualche problema?" Il dottore si incuriosì.
"Diciamo che le nuove schede mediche che farà, non dovranno insospettire Norbury. Quindi dottore le allargherà a tutto il gruppo." Steve si fece serio "Non dia comunque molte spiegazioni."
"Ma è così influente la famiglia di Norbury, da non poterne respingere il reclutamento." John era seccato, cominciava a vedere la difficoltà di Steve.
"Si, dottore, anche mio fratello ha dovuto cedere in qualche modo, un pari di Inghilterra ha molti agganci, e in politica è difficile spuntarla." Cooper era determinato, ma sapeva delle complicazioni che aveva Edward per ridimensionare Reginald. "Andiamoci cauti e ce la faremo." Aggiunse a voce bassa.
Si era già fatto tardi, e per entrambi la giornata era stata lunga. Specie per Roberts che era arrivato da nemmeno un giorno.
Steve si congedò insonnolito, e si diresse verso le stanze degli ufficiali, seguito dal nuovo arrivato a breve distanza.
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