Lo zio William.
Salirono silenziosi nella parte posteriore della berlina nera diplomatica, Edward sistemò la ventiquattrore nel sedile, si tolsero entrambi i cappelli abbandonandoli sul sedile. Nessuno aveva voglia di parlare molto, si limitarono a fare brevi osservazioni del tempo.
Raggiunsero White House Palace dove risiedevano gli uffici del MI6. L'edificio era protetto da telecamere a circuito chiuso, dopo aver mostrato il pass all'ingresso l'auto li portò nel cortile interno, che era delimitato da siepi curate, e percorso da un porticato di bianche colonne.
"Siamo arrivati John, saliamo nell'ufficio di mio zio, che è ai piani superiori." Dopo aver varcato una porta di legno massiccio con lo stemma della casa reale, furono accompagnati nello studio di sir William da un solerte agente in divisa.
Lo studio era in un'ala del palazzo piena di sole, ampio, ma spartano con pochi fronzoli, una grande libreria in ulivo occupava la grande stanza con ampie finestre.
Sir William si alzò dalla scrivania quando vide Edward.
Era un signore alto, magro dai corti capelli grigi, indossava un elegante completo tre pezzi blu, con una cravatta a righe corredata da un fermaglio dorato. Aveva per certi aspetti alcune affinità con il nipote, i loro occhi erano simili, di un castano chiaro, vivaci e pronti.
"Mio caro nipote, che piacere vederti, assomigli sempre di più al mio amato fratello. Questo è dunque il tuo nuovo Capitano medico a capo della clinica, il dottor Roberts, suppongo." Li raggiunse e strinse la mano a John, cordialmente. Poi indicò le poltrone affianco alla scrivania. "Prego accomodatevi. "
Sir William prese una sedia, si accomodò accanto a loro due.
"Presto arriverà Collins, che diciamo ho garbatamente invitato qui. Tu Edward e lei dottore consegnerete le cartelle e vi toglierete da ogni responsabilità. Se vuole giocare allora che se ne assuma tutti gli oneri. Certi privilegi si pagano a lungo andare. Sir Henry Norbury è decisamente una mina vagante." Sir William era molto severo su queste prevaricazioni. Strinse le labbra e aggrottò la fronte. "Non darti pena nipote, hai fatto quello che era giusto e vedo che hai anche pagato di persona. Quella," disse lo zio indicando la ferita di Edward, "è già di per sé molto grave. Non meriterebbe alcun tipo di assoluzione."
"Vedo che le notizie volano veloci, caro zio, sembra che tutti ne siano al corrente. E del dottor Roberts assalito e drogato? Ha corso uno squallido pericolo che poteva rovinargli la carriera! Ma di questo non se ne parla affatto. Tutto messo a tacere, visto che fa più notizia sparare a un Generale." Edward era irritato guardò lo zio risentito.
"Nipote, non è possibile riparare a tutti i torti, non con persone come i Norbury, che hanno protezione molto in alto. Per ora puoi fare questo e non di più. Credimi è già molto toglierti dalle responsabilità che ne possono venire." Lo zio lo fissava serio cercando di tranquillizzarlo, gli posò la mano sul braccio.
"Nipote mio caro, a volte riconosco in te l'irruenza di Steve, ma tu sai che tuo padre ti voleva riflessivo e prudente, perché voleva per te la sua stessa carriera diplomatica. Quindi capirai, che gli alberi non si abbattono con un colpo solo, i compromessi sono dietro ogni angolo, quelli che Steve odia così tanto." Sir William scosse il capo, e mormorò. "Il mio scontroso, impetuoso secondo nipote."
Edward si zittì, tolse il braccio con garbo da sotto la mano dello zio, John lo notò.
"Mi dispiace per lei dottore, spero che comprenda che non tutto si può risolvere con una equa giustizia. Dobbiamo solo attendere il momento giusto." Il vecchio Cooper portò le mani sulle ginocchia, aspettò la replica di Roberts.
"Sir William, io capisco il disagio del Generale e del fratello, che sono due persone dai principi saldi. Per quanto Edward cerchi di smussare le intemperanze di Steve non direi proprio che non sia attento e riflessivo sulle sue decisioni." John fu chiaro, mentre il Generale lo guardò sottecchi imperturbabile.
"Molto bene dottore, vedo che mio nipote ha trovato un valido sostegno. Questo mi rasserena alquanto." Sir William batté la mano sul ginocchio di Edward sorridendo.
Bussarono alla porta e la segretaria annunciò l'arrivo del Generale Collins. L'anziano Cooper si accomodò dietro la scrivania. Loro lo attesero in piedi.
Collins, entrò con passo altero, Edward e John lo salutarono militarmente. Sir William si limitò a stringergli la mano, essendo un civile. Li fece accomodare tutti sulle sedie che erano libere.
"Generale, benvenuto sappiamo già come comportarci, quindi abbandoniamo i convenevoli e procediamo." Sir William fu subito risoluto. Edward aprì la valigetta ed estrasse le cartelle di Reginald.
"Questo è quanto ci è stato richiesto Generale Maggiore. Ora ne può disporre come vuole." Cooper gliele allungò senza alcun rammarico, dimostrando una calma distaccata.
"Vedo che ha voluto tutelarsi Generale Cooper, scomodando suo zio paterno. Non aveva fiducia della mia parola?" Collins fissava con astio Edward, afferrò sgarbato le cartelle cliniche.
"Signor Generale, le persone al comando cambiano, ma i fatti e le carte rimangono. Ho preso le mie precauzioni, soprattutto per garantire l'operato del dottor Roberts, che non ha avuto un bel esempio della giustizia militare, Signore!"
Edward si trattenne con difficoltà, il suo volto sdegnato. Zio William, appoggiato allo schienale della poltrona, approvava compiaciuto la sferzante difesa del nipote, John fu sorpreso dal suo intervento ma tenne lo sguardo fisso su Collins.
"Gli incarichi che prenderò per Norbury, saranno una mia decisione, me ne assumerò le responsabilità. Vuole contraddirmi Cooper?" Collins divenne rosso dalla collera, ma lui lo incalzò.
"Certo che no, signor Generale. Ma le legga molto attentamente, sono scritte da un medico che sa fare il suo lavoro molto coscienziosamente. E che ha anche corso dei pericoli." Edward fu sferzante, forse troppo.
John decise di intervenire. "Generale Collins, comprenda che dal punto di vista medico quel ragazzo ha parecchie difficoltà, non le sottovaluti, pensi anche alla sua salute. Non è stato un capriccio di certo allontanarlo dalla vita attiva. Legga attentamente quelle valutazioni, Signore." Roberts aveva parlato con competenza di un medico, questo smorzò un po' la tensione. Collins lo guardò e annuì.
"Bene, ne prendo atto, deciderò in merito. Sir William, suo nipote e il Capitano credo abbiano già detto tutto. Ricevo questo faldone in consegna e ne assumo la pertinenza."
Collins fissò tutti i presenti, uscì salutando militarmente, senza aggiungere altro.
Chiusa la porta il vecchio Cooper scrutò suo nipote divertito.
"Edward, per tutti i santi, sei stato sorprendente. Lo diceva tuo padre che ti avrebbe voluto con lui. Se ci ripensi figliolo, sono qui ad aspettarti." Il Generale si alzò, distese le spalle, fece qualche passo per lo studio, le mani nelle tasche dei calzoni. John si era abbandonato sulla sedia, fissando entrambi.
"Zio, alla Cittadella ho trovato il mio posto, mi è rimasto Steve e visto il mio fallimentare risultato con Daniel ed Ellen è meglio che gli rimanga accanto, lo sai che la famiglia conta molto per me." Edward sembrava scusarsi di non essere riuscito a tenere insieme i fratelli. Sir William ebbe un timbro delicato.
"Ti sei fatto prendere la mano Edward cercando di proteggerli troppo e non hanno retto. Ma questo non toglie che non ti vogliano bene. Lo sanno cos'hai fatto per tenerli insieme." Poi si rivolse al dottore. "Roberts mi dispiace di annoiarla con questi discorsi, quindi stiamo sereni e andiamo a pranzo." Sir William si alzò prese per il braccio il nipote e lo trascinò fuori dallo studio, insieme allo sconcertato dottore. Portò i suoi due ospiti al ristorante interno del edificio, salutando chiunque incontrasse.
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