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La confessione.


L'operazione di Steve era andata bene, Cooper aveva parlato con l'ortopedico che era ottimista, gli aveva assicurato che con le giuste terapie avrebbe ripreso a correre più di prima. Ringraziò il dottor Trevis ed entrò a sbirciare nella stanza di suo fratello. Dormiva tranquillo, la caviglia era immobilizzata. Allentò la tensione che gli pesava sulle spalle, ci avrebbe pensato Roberts a informarlo quando si fosse svegliato.

Aveva evitato volutamente d'incontrare il suo amico medico, non voleva che vedesse la sua agitazione, aspettava suo zio William con impazienza.

Un messaggio poco prima di cena lo avvertì che stava arrivando. Afferrò la giacca e scese rapido le scale dell'edificio della dirigenza. Lo vide scendere dall'auto nera del servizio diplomatico.

"Ciao nipote, ma che fretta? Mi stavi aspettando?" Sir William lo fissò sorpreso, l'autista lo aveva lasciato sul piazzale e se ne era andato.

Lo salutò con la mano e lo interpellò deciso. "Ciao zio, dovrei parlarti prima che tu veda Steve."

Lui si fece serio, Edward continuò senza dargli il tempo di pensare. "Non è niente che riguardi la sua salute, sta tranquillo, sta bene."

"Seguimi zio." Lo invitò perentorio indicandogli la strada.

Lo portò fino al suo ufficio, Sir William era stranamente silenzioso ma sentiva la tensione del nipote.

Il comandante chiese a Nora di non disturbarli, lei lo guardò sorpresa e accettò in suoi ordini.

Il che accrebbe il disappunto dello zio paterno.

Entrarono nello studio, il vecchio Cooper si lasciò cadere sulla poltrona cercando di capire cosa stesse succedendo. Edward proseguì per andare a sedersi dietro alla scrivania.

"Avanti dimmi che hai." Sbottò mentre si sistemava il cappotto.

Il comandante sorrise. "Sai zio, la verità a volte per quanto uno la nasconda, viene a galla. Come tutta la cattiveria di mio padre."

Lui agitò la mano seccato, in parte aveva capito. "Certe cose vanno lasciate sepolte." Replicò piccato.

"Dici davvero? Ma queste cose perseguitano me e Steve da molto." Si sporse piantando i gomiti sulla scrivania. "Tutto il rancore che mi ha portato mio fratello è in quelle frustate che il nostro caro padre gli ha somministrato con tanto zelo."

Lui abbassò lo sguardo. "Immaginavo che te lo avrebbe detto prima o poi." Grugnì risentito.

"Non è stato lui. L'operazione per la ferita alla caviglia ha messo in evidenza le cicatrici, lui avrebbe sempre taciuto visto che odia metterle in mostra."

"Lo sai che tuo padre fu una vittima di nonno." Rispose secco sir William.

Edward lo interruppe arrabbiato. "Che tu hai lasciato colpevolmente nelle sue mani!"

William si adirò a quell'accusa. "Sono stato giovane anch'io, cosa potevo fare con quel pazzo di mio padre, sir Geoffrey."

Cooper batté le mani sul tavolo. "Aiutare papà, tuo fratello per esempio, portandolo via."

"Non potevo. Nostro padre era furioso perché me ne ero andato e non potevo più avvicinarmi ad Anthony."

"Nonno Geoffrey ha portato al suicidio lo zio Henry! Tu come hai potuto abbandonare tuo fratello?"

Lui si sollevò dalla poltrona. "Perché ho avuto paura e non c'è giorno che non mi incolpi di questo."

Il comandante rise ironico, le mani appoggiate alla scrivania tremavano.

"Ma lo hai fatto anche con me. Portasti via Steve quando scopristi che lo picchiava, ma lasciasti che papà continuasse a soggiogarmi e a plagiarmi." Edward si alzò e lo raggiunse. "Perché non salvasti anche me?" Urlò allo sbando.

Lo zio divenne paonazzo, ma cercò di calmarlo.

"Perché fu necessario! Doveva avere un figlio docile e remissivo da plasmare che credesse in lui, e tu fosti la vittima naturale per salvare tutti gli altri." Erano uno di fronte all'altro.

Edward, colpito da quella verità impallidì e indietreggiò, si resse alla scrivania. Ora quello che sospettava era alla luce, era stato manipolato fin dall'infanzia. Si sentì svuotato.

Lo zio accecato dalla sua ribellione infierì. "Hai voluto la verità? Ora la sai, idiota."

Edward barcollò, faticava a respirare.

"Perché non mi dicesti tutto quando morì papà?" Chiese sconvolto.

Un sorriso ironico comparve sul volto dello zio. "Chi poteva portare il peso della famiglia se non tu che idolatravi tuo padre." Fu leggermente più morbido, pentito per come lo stava rimproverando. "Di certo non Steve che era consapevole della sua violenza."

Edward prese un bicchiere e si versò dell'acqua, lo zio continuò.

"Convinsi tuo fratello che era un bene che tu fossi all'oscuro di tutto, e per un po' funzionò. Ma quello che avevi subìto presto divenne malessere e la mancanza di appetito si aggravò." Sir William si avvicinò al nipote che reggeva il bicchiere tremando.

"C'è qualcosa che non sai Eddy, i tuoi problemi con il cibo vengono da quando eri piccolo, prima della nascita di Steve. Tuo padre ti toglieva il piatto mentre mangiavi, per castigarti se non obbedivi. Quando fosti più grande, se sbagliavi o eri insicuro, smettevi di nutrirti memore di quelle punizioni." William gli mise la mano sulla spalla.

"Tua madre provò ad aiutarti quando se ne accorse, ma fu inutile, questa abitudine era talmente radicata in te che non riuscì a guarirti, ma ti fece imparare a contenerti."

Edward tossì e bevve tutto di un fiato. Lo zio fu gentile vedendo il suo smarrimento.

"Anthony ti aveva ben addomesticato e presto diventasti come ti aveva forgiato. Arrogante e dispotico come lo erano stati lui e tuo nonno Geoffrey, rischiando di sfasciare la famiglia." Alzò la mano per scacciare un fantasma e continuò.

"Steve presto capì che non eri all'altezza e per un po' ti sorresse, ma la rabbia per quello che aveva patito lo resero acido e arrabbiato scoprendo la tua inettitudine, vedendo come ti dibattevi tra il dolore della perdita di un padre che veneravi e la rabbia che lo divorava perché sapeva il male che aveva fatto a entrambi."

Zio William si fermò e si lasciò cadere sulla poltrona. "Tutta una serie di bugie che presto vi avrebbero distrutti. Non avevi ricordi di Anthony e di quello che era stato, la memoria ti aveva risparmiato. Ma Steve sperava che prendessi coscienza del tuo passato e invece soffrivi sempre di più, finché arrivò John Roberts"

Il comandante si sedette vicino a lui, era spossato. Lo zio continuò. "John capì che c'era qualcosa che non andava e infatti ora eccoci qui."

Edward respirò e mormorò. "Fui sacrificato per il nome della famiglia?"

"In parte sì, ragazzo. Non c'era altra via. Ma ora che sai tutto le cose cambieranno."

"O mi seppelliranno zio." Biascicò Edward alzandosi faticosamente.

William cercò di afferragli le mani, ma lui si scostò, cercò di consolarlo.

"Forse non potrai perdonarmi, ma ero giovane, impreparato e non sapevo cosa fare. Tua madre ti amato tanto Eddy ma scelse di salvare tutti gli altri."

Edward era pallido e tirato, la camicia bianca sgualcita, il gilè sbottonato, la cravatta allentata. La verità bruciava come il fuoco, la testa era vuota, il cuore rotto, il corpo senza forza. La sua voce si fece cupa, balbettò fiacco. "Sai dov'è mio fratello Steve, ora poi andare zio."

"Figliolo ti prego cerca di reagire." William si alzò di scatto cercando di bloccargli la strada.

"Grazie, ma va bene così, voglio stare un po' da solo." 

 Edward, infilò il cellulare nella tasca dei calzoni, non prese nemmeno la giacca e a grandi passi uscì, senza che lo zio potesse fermarlo.

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