I Generali.
Edward fu interrotto dall'arrivo di una chiamata, lasciò la cucina si alzò, andò nella terrazza.
Lo sentirono parlare fitto, tornò poco dopo, rigirando il cellulare fra le mani, si rivolse al dottore appoggiandosi allo stipite della porta.
"Tra circa un'ora, arriverà alla Cittadella il Generale Malcom della Royal Air Force. Sir Norbury ha fatto richiesta di arruolamento alla sua accademia per il figlio." Si fermò scrutando il volto di John. "Se dovesse chiedere cosa è successo, non potrò dire molto, quindi lo porterò da lei Roberts. Gli consegnerà la cartella clinica, chiarendogli la situazione di Reginald."
Il Generale sperava fosse d'accordo, John non si scompose. Mise in tasca il cellulare e si raddrizzò impacciato. "Sa che ho le mani legate, per gli accordi che ho preso."
Steve brontolò seccato. "Eccone i primi risultati." Il Generale gli girò le spalle e non replicò.
John decise d'intervenire per non creare ancora attrito fra loro. "Dovrò essere franco, o sarò vincolato dai vostri accordi?"
"Non lei Roberts, sul suo lavoro di medico a capo della clinica è libero di dire tutto quello che ritiene necessario."
Le parole di Edward furono gentili, si girò verso il fratello cercando un minimo di sostegno, ma lui non fece nessun gesto, anzi sembrava piuttosto infastidito e sbottò.
"Ti rendi conto che se non ci fosse John, adesso Reginald entrerebbe in Air force."
Il più anziano non replicò, fermo sulla porta alzò le spalle e mise fine alla conversazione. "Non discutiamo ancora." Si abbottonò la giacca spazientito.
"Abbiamo questa possibilità che ci permetterà di fermare Norbury. Il Generale Malcom valuterà che Reginald può fare solo lavoro sedentario. Sta lui decidere." John si alzò, con la faccia scura di chi non avallava le decisioni del Generale, ma che aveva accettato le sue scelte.
Aiutò Mary a sparecchiare, guardava i due fratelli sospettosa, chiedendosi quanto sarebbe durata la pace tra di loro. Rovesciò maldestramente il tè, John salvò prontamente il resto della tovaglia macchiata.
"Cercate di stare sereni. Non voglio sentire altre liti fra di voi. Anche tu Eddy sii responsabile." Si voltarono imbarazzati, la videro tremare. Nei loro volti passò lo smarrimento di quando da bambini la facevano arrabbiare. Uscirono rapidi con il cuore in tumulto, specialmente Edward.
Scesero le scale per raggiungere la Ford nera, quando il suo cellulare vibrò di nuovo. Prese a cercarlo nella tasca, lo afferrò goffamente e visto il chiamante si fermò a metà strada sospirando sconfortato. Era l'ennesimo Generale, Jason Turner marina. Fece cenno agli altri di aspettarlo di sotto. E rispose controvoglia.
Steve e John lo osservarono mentre camminava avanti e indietro evitando d'inciampare sulla ventiquattrore che aveva appoggiato a terra. Cercava di chiudere la conversazione. Capirono subito che riguardasse Reginald.
Lo attesero in auto seccati, specialmente Roberts che sospettava l'aumentare dei grattacapi da sbrigare. Quando li raggiunse Edward, li vide entrambi indispettiti, ma rimase calmo benché sapesse che lo avrebbero aggredito subito.
"Non dirmi che è un altro tuo collega che chiede di Reginald. Perché dalla tua faccia sembra così." Steve fu sprezzante, stavolta anche il dottore perse la pazienza.
"Purtroppo è vero." Il fratello maggiore inspirò profondamente. "Ci prova con Turner della Royal Navy." Mise da parte il cellulare, si sedette al volante e allacciò la cintura.
Si volse indietro verso John. "Dottore il discorso è lo stesso per Malcom, consegnerà le sue cartelle cliniche. Gesù, speriamo sia finita, Sir Henry ha scomodato tutte le forze armate!" Si concentrò alla guida e non parlò più. Steve al suo fianco, lo ignorò girando il capo, interessandosi alla strada.
John seduto dietro temeva che avrebbero ricominciato a litigare. Vedeva che Edward era provato, e cercava di non farlo vedere, solo poche ore prima aveva preso una manata dolorosa in faccia, ma sembrava tranquillo, guidava con attenzione, senza mai distogliere lo sguardo.
Giunsero alla Cittadella, con un po' di anticipo, Cooper parcheggiò velocemente, Steve se ne andò subito, li salutò nervoso. John aspettò che il Generale prendesse la sua ventiquattrore, poi si avviarono insieme. Erano silenziosi, specialmente Cooper che sembrava assente.
"Come sta, Edward? Sembra teso." Il dottore lo aveva osservato con attenzione a volte lo aveva visto contrarsi in volto. Cooper si passò una mano sulla ferita, e increspò le labbra. "A volte si fa sentire, non ci voleva quel colpo. Ma sopporterò, me lo sono cercato."
"Se la ferita era in via di guarigione, ora ci metterà di più. Complimenti fratelli Cooper." John sogghignò mentre gli camminava affianco, Edward si limitò ad assentire un po' piccato.
"Ha preso tutte le medicine che le ho prescritto? Gli antidolorifici?"
"Ne devo prendere spesso, non mi danno sollievo per molto. Quindi un pò devo sopportare." Edward sorrise amareggiato. "Però anche lei John, ha avuto la mano pesante stamane. Cristo, è stata una tortura. Credo di averla odiata."
Roberts scosse la testa. "Mi scuso, ho perso la pazienza, sono stato duro, avrei dovuto sollevarla dal dolore, non dargliene di più. Ma non siete stati un bel esempio di fratellanza, Edward, non doveva colpire suo fratello, le conseguenze le ha viste."
Cooper si irrigidì. "Lo so, ho sbagliato, lui non l'ha fatto apposta." Chinò il capo rassegnato mentre camminavano affiancati. "Siamo difficili da gestire John, e pesanti da sopportare. Mi dispiace"
Il dottore non fece in tempo a replicare, perché l'auto di servizio del generale Malcom era arrivata è Edward mise fine alla conversazione.
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