Guai per il dottor John
In mattinata il dottore si era dato da fare per redigere le cartelle.
Intravide Steve andare ai campi con la divisa mimetica. Chiamò l'ufficio di Edward, ma Nora lo avvertì che non era arrivato. Così lasciò che fosse lui a richiamarlo per consegnargli le cartelle.
Passò buona parte del tempo a sistemare tutta la documentazione dei nuovi arrivi. Scese a fare colazione molto tardi, e vide l'auto di Cooper arrivare. Presto lo avrebbe chiamato, cercò di finire in fretta il suo caffè. Lo avvicinarono due dei compagni di Norbury, si mise subito sulla difensiva. Si posizionarono sull'attenti di fronte al suo tavolo.
"Capitano, possiamo chiederle perché siamo stati riesaminati?"
John li osservò prudente, non capiva bene dove volessero arrivare. "Semplici riassetti interni, niente che vi debba preoccupare." Era stato schietto e formale, si alzò dal tavolo.
"Signore, centra qualcosa Reginald? Lui afferma che volete buttarlo fuori dalla Cittadella."
John sorrise, poi continuò con voce affilata. "È quello che vi racconta? Niente di tutto questo, state tranquilli. Vi preoccupate molto per lui, siete sicuri sia un buon amico?" John li sovrastava in altezza, non indietreggiò.
"Si, è un buon amico, Capitano."
"Bene allora, ditegli che sa già tutto e non ha bisogno di essere spalleggiato da voi. Comunicategli di essere sincero." John li scostò mentre se ne andava. Ma il più giovane gli si parò davanti insolente.
"Ragazzino, non fare inutili stupidaggini o sarai tu a uscire dalla Cittadella!" John era a pochi centimetri dal volto del giovane. I suoi occhi pieni di rabbia per quel comportamento stupido.
"Voi due, fuori di qui rapidamente! O vi prendo a calci, già ci siamo visti ieri e non mi era affatto piaciuto il vostro comportamento." Steve infuriato si era messo tra il dottore e i due. Aveva visto la scena in lontananza mentre entrava in mensa ed era intervenuto. "Siete degli idioti al servizio di un idiota! Fuori di qui!" Steve era stato perentorio, freddo come il ghiaccio. I due salutarono, si girarono e uscirono velocemente.
"John, ti vogliono provocare, sta attento a non fare il loro gioco!" Il Maggiore gli strinse il braccio e lo portò fuori dalla mensa. L' aria li investì, infastidendo entrambi. Steve lasciò la presa.
"Screditarti è la cosa più facile da fare, se perdi la pazienza in mensa con un bel pò di pubblico, allora hai fatto il loro gioco. Lo so che vorresti dargli due sonori ceffoni. Ma non è il caso per ora."
Roberts si rese conto che Cooper aveva ragione eppure gli prudevano le mani. Cercò di calmarsi vedendo il volto tranquillo di Steve, mentre lo scortava fino al suo ufficio. Si chiese come aveva potuto reagire in quel modo assurdo, forse tutto era dovuto alla tensione accumulata in quei giorni.
Il Maggiore praticamente lo spinse dentro. Chiuse la porta e lo fece sedere.
"Fai attenzione, dottore, di non raccogliere più provocazioni, perché Edward conta su di te. Se il tuo operato viene sminuito tutto salta." Sapeva che Cooper aveva ragione, lo guardò dritto negli occhi. "Sono stato stupido, ci sono cascato, non succederà più."
"Bene. Adesso vado, cerca di stare tranquillo. E avvisami dei tuoi spostamenti, ti faccio scaricare un'applicazione GPS sul cellulare per individuare il posto dove ti trovi. Sta tranquillo l'attivo solo in caso di bisogno." John gli allungò il suo cellulare, il Maggiore installò l'applicazione e glielo restituì, uscì salutandolo divertito. "Sta in campana Robert."
Ma il Maggiore era preoccupato per la situazione che si era creata. Temeva che Roberts fosse troppo esposto e in pericolo. Si rese conto che molto dipendeva dalle sue decisioni, e renderlo innocuo era diventata una priorità
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