Decisioni difficili.
La mattina seguente Steve si recò dal dottore con i nominativi della compagnia di Norbury.
Raggiunse il suo studio e scambiò poche parole. John non sembrava troppo soddisfatto del caso di Reginald, ma si adattò a seguire i consigli di Steve. Così mentre il Maggiore andava ai campi di addestramento, il buon dottore si preparò ad affrontare le visite mediche della compagnia. Era già infastidito dalla piega che aveva preso la faccenda.
Aveva dormito un sonno profondo e senza sogni. Si era svegliato presto e aveva osservato dalla finestra il movimento della Cittadella, le reclute e i soldati che si riunivano in gruppi omogenei, l'arrivo delle auto degli ufficiali che abitavano nei dintorni. Tutto era così ordinato e preciso. Lasciò i suoi pensieri, prese le cartelle sottobraccio e si recò alla clinica al piano terra, poco convinto di quello che avevano messo in atto.
Steve invece si stava recando ai campi di addestramento, quando notò Reginald insieme ai suoi compagni, che perdevano tempo vicino alla palestra. E si avvicinò seccato.
"Chi state aspettando, così rilassati come se foste in vacanza, signori."
Tutti si misero velocemente sull'attenti tranne Reginald, col suo solito atteggiamento arrogante.
"Lei Norbury è per caso esentato dal saluto militare? O non conosce la gerarchia? Vuole studiarla ancora?"
Steve difficilmente mostrava la propria autorità, ma Norbury lo irritò particolarmente.
"Maggiore, stiamo aspettando il sergente Mallory, Signore," disse una delle reclute. Intanto Reginald si era ricomposto, ma aveva ancora quel sorriso ironico, così fastidioso.
"Bene, allora attendete in palestra dove dovreste essere," si rivolse asciutto a Norbury. " Lei si fermi qui."
I ragazzi andarono via con riluttanza. Steve stava per scoppiare, ci fosse stato Edward, lo avrebbe redarguito e riportato alla calma.
"Lei avrebbe bisogno di disciplina, ragazzino, questo è un luogo serio, non un parco giochi. Cosa vuole dimostrare? Di essere un buon ufficiale o un bulletto da quartiere? Impari velocemente la gerarchia. Adesso si tolga dai piedi."
Norbury non replicò, era stupito dalla sfuriata del Maggiore, che sapeva essere persona tollerante. Se ne andò torvo in volto.
Il Maggiore era molto irritato per l'atteggiamento del ragazzo, che non faceva altro che infastidire e sobillare i compagni, sapendo di avere le spalle coperte dalla famiglia. Alla Cittadella c'erano potenziali ufficiali senza tanta boriosa presunzione. Si dispiaceva di non averlo fermato prima e messo in riga. Era stato troppo tollerante! Nonostante suo fratello lo accusasse di essere troppo irruente e di non pensare molto. Finì per svolgere il lavoro irrequieto e infastidito. Non era mai stato scortese, ma quella mattina passò il limite e più tardi se ne pentì.
Tornò nervosamente verso l'edificio dove risiedeva il comando, e vide la Ford nera del fratello già parcheggiata.
Decise di raggiungerlo nel suo ufficio. Stavolta bussò e attese, Edward lo fece entrare e richiuse la porta.
"Sei diventato improvvisamente educato, fratellino?" Stava indossando abiti borghesi.
"Dove hai appuntamento stamane, mio Generale? " Prese a scherzare, vedendolo impegnato a vestirsi.
"Caro fratello oggi vedo i Norbury, in via informale. L'arrivo del nuovo medico ha già messo in allarme il padre Henry. Niente di buono quindi, credevo di avere più tempo. Tu cosa hai combinato? " Lo fissò sospettoso. Certe volte leggeva direttamente dentro al fratello minore, che sembrava inquieto.
"Reginald Norbury bighellonava fuori dalla palestra con alcuni amici, così l'ho ripreso. Si atteggiava a leader, con qual fare sopra le righe. Non è un buon esempio, non ha cambiato condotta."
Steve si buttò scomposto sulla poltrona di fronte alla scrivania, preso dallo sconforto di non essere intervenuto prima.
"Vedremo di contenerlo se resta qui. Ma dispero di recuperare quel ragazzo. Nonostante non abbia una salute salda è decisamente irritante, come sir Henry il padre. " Edward sospirò avvilito e guardò su fratello armeggiare con le foto della famiglia, mentre si infilava la camicia.
"Steve ti prego lascia stare la mia scrivania! E dammi una mano." Si alzò, si avvicinò ad Edward, che come sempre non riusciva ad annodare la cravatta sul completo blu scuro.
"Sei un disastro Edward!" Steve ridacchiò e gliela sistemò. Poi si fece serio. "Roberts stamattina convocherà la compagnia per le visite mediche, ma ormai non partiamo avvantaggiati. Norbury capirà velocemente e avrai problemi già da stamattina. Forse avresti dovuto intervenire prima fratello, ora non sarà semplice e metterai in difficoltà John."
"Lo so, ma se Roberts non arretrerà, avrò finalmente l'appoggio di cui avevo bisogno. Certo non il tuo che non fai altro che criticarmi!" Edward si scostò da suo fratello con fare irritato.
"Pensala come vuoi, ma sei decisamente indifendibile sulla questione Norbury! " Steve gli girò le spalle indispettito.
"Bene, non ho voglia di discutere con te, quindi smettila e occupati del dottore. Ci vediamo più tardi . Il generale prese la sua immancabile 24 ore e uscì di cattivo umore.
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