Consapevolezza
La mattina dopo fu John il primo a svegliarsi, Edward dormiva ancora, con le medicine che gli aveva dato più riposava meglio era.
Si vestì senza fare rumore, e intanto lo osservava, certo era preoccupato per il colpo di testa della sera prima, ma sperava che l'arrivo degli altri fratelli lo avrebbe aiutato a riprendere in mano la sua vita. Lasciò un foglietto sopra al comodino, dove lo avvisava che lo avrebbe aspettato in clinica. Uscì con la divisa di ordinanza mezza storta visto l'impedimento della mano ferita.
Roberts immaginava di trovare Steve in ansia, avrebbe preferito che fosse lo stesso Edward a dargli delle spiegazioni, per ora avrebbe cercato di tranquillizzarlo.
"Sta bene?" Gli chiese Steve sollevandosi dal letto appena entrò nella stanza.
Lui alzò la mano per calmarlo. "Dorme, e sì, sta bene. Ma ieri sera era in pieno black out."
Il Maggiore si lasciò cadere sui cuscini. "Lo zio certe volte non si rende conto del male che gli fa."
John, anche se impacciato dalla mano ferita, gli controllò la caviglia, si preoccupò che non avesse infezioni o febbre.
"Tuo fratello non ha tutta la forza necessaria per affrontare una verità del genere." Osservò la ferita, gli toccò delicatamente la parte gonfia. Steve trasalì.
"Stai andando bene, e stasera ti dimetto." Lo tranquillizzò il dottore.
Cooper si portò le mani sugli occhi, poco gli importava della caviglia.
"Che c'è? Non farmi scherzi, Steve!" Brontolò John.
Lui emise un lamento e mormorò. "Non ho capito quanto avesse bisogno di me."
Roberts gli si sedette al fianco. "Sai, è un paio di giorni che consolo ora uno, ora l'altro di voi due. Cercate di parlarvi, Gesù!" Ridacchiò posandogli la mano sul braccio. "Ora fa il bravo, che poi ti alzi e cominci a girare con le stampelle. Presto arriveranno i gemelli, credo verso le undici." Steve si rincuorò e tolse le mani dal volto.
"John sei la persona migliore che sia capitata alla Cittadella, grazie per occuparti di noi due."
"Anche voi lo avete fatto con me." Sospirò alzandosi. "Non ho mai avuto amici, ho un carattere difficile."
Cooper rise. "Lo so, però a noi va bene lo stesso." Lo guardò attento, si appoggiò alla spalliera del letto.
"Sei sempre in contatto con Ellen? Sa già quello che è successo ieri sera?"
"Diciamo che l'ho avvertita, era giusto che sapesse." Lui annuì. "Sarà Edward a raccontargli tutto."
Gli fece portare la colazione e non si stupì che avesse una fame doppia di quella del fratello.
"Mangiasse così anche Edward!" Sbottò ridendo.
Lui si offuscò un po' e tra un boccone e un sorso gli confessò un'altra verità.
"E probabile che lo zio gli abbia raccontato il perché ha problemi con il cibo."
"E tu come lo sai?"
"L'ho sentito parlare con Mary. Eddy, andò in crisi dopo la morte dei nostri genitori e smise di mangiare, Mary si lasciò sfuggire che i problemi con il cibo erano nati prima che nascessi." Ingoiò un biscotto in fretta e respirò.
"Papà gli toglieva il piatto mentre mangiava per punirlo se non obbediva, lo faceva sentire in colpa. Era sistematico nel farlo, quando la mamma se ne accorse cercò di riparare al danno, ma ancora adesso quando Edward fa degli errori, continua a punirsi e lo riversa sul cibo."
John si morse il labbro. "Vostro padre ne ha fatte di cose sbagliate, tu te ne rendevi conto e lui invece no. Forse adesso inizierà a capire di più sé stesso."
Steve allontanò la tazza. "E ora che lo zio gli ha detto la verità sarà dura per lui, e la reazione l'hai vista ieri sera."
"Perché non glielo dicesti?" Roberts era insospettito.
"Lo zio mi impose di tacere, c'erano altri fratelli da proteggere, mi assicurò che con il tempo sarebbe guarito e invece..."
Si fermò, la testa indietro, fissava il soffitto. "Nessuno dei due parlava di quel periodo e lasciai che la cosa si trascinasse sperando che aprisse gli occhi. Poi divenne quello per cui era stato preparato arrogante e dispotico. Il resto lo hai visto."
John si massaggiò la mano ferita, la famiglia Cooper aveva molti fantasmi nascosti. "Avrete tempo per chiarirvi, solo cerca di essere paziente. Ieri notte non l'ho trovato al massimo."
Chiuse gli occhi e si passò la mano sulla fronte. "Grazie John per averlo sostenuto, mi rode di non averlo potuto aiutare ed essere bloccato qui."
"Sta tranquillo, è tuo fratello, avrà bisogno di te." Roberts sistemò il vassoio con la colazione e
in quel momento sulla porta della stanza comparve Edward.
Steve si sollevò e John si voltò.
"Che avete da guardare? Sono vivo e sto bene." Sbuffò sollevando la mano. Era vestito con cura, il volto riposato.
"Non sparire mai più Eddy." Steve lo redarguì subito. "Mi hai fatto penare, lascia perdere lo zio."
Edward salutò John con un cenno del capo, lui li lasciò soli.
Si sedette sulla sedia vicino al suo letto, si sbottonò la giacca, aveva indossato il solito gilet, Steve sorrise per quel suo vezzo.
"Sono stato io a volere delle spiegazioni, è vero non è stato facile sapere, ma questo potrebbe aiutarmi."
Si fece serio. "Perché hai taciuto? Lo zio ti aveva imposto il silenzio?"
Steve si rabbuiò. "Mi fece credere che fosse la cosa giusta per continuare a stare insieme, e allora pensai che avesse ragione. So di essere colpevole Edward, ma tu vedevi solo il bello di papà, non avevi ricordi del male che ti aveva fatto. Chi poteva immaginare che il padre amorevole che idolatrava Benjamin fosse lo stesso che mi picchiava."
Si lasciò cadere all'indietro. "Anche Ellen e Daniel sapevano poco o nulla."
Edward gli accarezzò la mano che stropicciava il lenzuolo.
"Parte dei ricordi mi tornano, e prendo coscienza che fosse solo un uomo mentalmente disturbato soggiogato dal nonno, sir Geoffrey."
Steve si sollevò. "C'era quasi riuscito anche con te. Sei stato arrogante e dispotico, ma recitavi la parte che ti era stata imposta, la tua fragilità ti ha protetto e hai cominciato a dubitare." Sospirò. "Ci hai sempre voluto bene." Steve lo afferrò per le mani.
"Non ci provare più a fare la stupidaggine di ieri notte." Le lacrime gli scesero lente, la voce tremante. "Ne morirei Eddy."
Il fratello lo abbracciò forte, non riusciva a calmarsi. "Smettila Steve, devi aiutarmi, non sarà facile per me, devi starmi vicino"
"Tutti ti saremo accanto." Steve si asciugò le lacrime. "Non chiuderti in te stesso. Parlami, se siamo uniti ce la faremo."
Edward lo liberò dall'abbraccio. "Ora tu pensa a guarire, voglio vederti correre più di prima. Devo andare, sta per arrivare il resto della famiglia."
Steve ridacchiò. "Penseranno che siamo un disastro, Eddy."
Il comandante gli batté la mano sulla spalla. "Beh, hanno ragione da vendere, ma ora le cose cambieranno. Tu vedi di guarire in fretta."
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