Lucciole della notte (parte3/4)
“Ehi? Aiuto! C’è nessuno?” Nulla. Nessuno. Non risponde nessuno. Forse davvero sono sola. Pensavo che almeno i morti stessero tutti insieme in compagnia, a fare festa, a parlarsi senza urlarsi contro, senza doppi giochi o doppi fini. Insomma senza farsi del male. Farsi del male. Perché ci facciamo sempre del male? Perché ci trascuriamo fino al punto da non riconoscerci più e perderci? Perderci. Io mi sono persa. Sono qui, in questo posto da sola, abbandonata da tutti. O forse mi sono allontanata io? Si, forse sono scappata. Ma da chi? Dai miei amici della base? Ho di nuovo la nausea. Perché ogni volta che penso alla base mi sento male? È successo qualcosa. Sicuro. Forse mi trattano male. Non mi ricordo. Devo tornare per forza. Devo capire.
No. Sono di nuovo sul dirupo. Sono tornata indietro. Ma perché? Cosa mi sono persa? La base. Mi sono persa la base. Le lucciole. Devo trovare il coraggio. La bestia. Mi spinge verso il dirupo. Verso il vuoto. Verso l’ignoto. Le stelle. Mi rilassano. Ecco, sono di nuovo sull’isola: da sola su un’isola piena di sassi. Con una luce. Sono sola in mezzo ai sassi. Cosa faccio da sola in mezzo ai sassi? Sono morta! Sono un sasso.
Dirupo. Di nuovo.
Devo risolvere l’enigma per capire. Sì, per forza. Come nei film che mi piacciono tanto. Anche Dio vuole giocare con me. Tutti vogliono giocare con me.
Dirupo. No. Non tutti vogliono giocare con me. Io non voglio giocare con loro. Io mi sono persa. Mi sono persa da sola. Non trovo più la base. Lucciole. Devo avere il coraggio di affrontare la bestia. La bestia che mi spinge verso l’ignoto. Eccole, le stelle. Ci sono quasi stavolta. L’isola piena di sassi. Io sono un sasso. Sono morta dentro. Il sole. Ho capito.
Dirupo. Mi sono persa. Devo trovare la base. Lucciole. Mi danno il coraggio. La bestia. Mi spinge verso il dirupo. Mi lascio spingere. Sì. Lo faccio.
Anzi no.
Mi butto.
Siete pronti per il gran finale?
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