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5. Un nome da scoprire

Susan Margaret Preston, cognome ereditato dal marito William, era una donna di fascino e classe ineguagliabili. Alta, dai fianchi che ben si predisponevano alla nascita di una numerosa prole, e un nasino alla francese che chiunque avrebbe ritenuto degno di una principessa, era l'esatta reincarnazione di sua madre, la defunta Rosalind Herries, sorella del defunto lord Vincent Morgan. Susan e suo marito William erano ospiti a Morgan House e sarebbero rimasti almeno per un paio di settimane. Il mattino seguente, Christopher raggiunse il resto della famiglia nella sala da pranzo. Era di buonumore, cosa che di rado ultimamente gli capitava. Il viso grazioso della fanciulla senza nome occupava ancora il centro dei suoi pensieri, e il ricordo gli curvava le labbra in un sorriso ebete che non sapeva di esibire.

La bella Susan dai capelli biondo chiaro si schiarì la gola.
«Vedo che questa mattina sei di buonumore, cugino.»
«Il merito è tutto tuo» replicò Christopher, sedendosi a capo tavola. Lanciò un'occhiata a William che gli rivolse un'espressione complice.
«Oh.» Susan si fece immediatamente più attenta. Quando uno dei servi le versò altro porridge, lei quasi non se ne accorse. «Posso chiedere come mai?»
Christopher non sapeva se mettere al corrente la cugina del suo incontro con la fanciulla senza nome fosse la decisione più saggia; Susan era una donna di buon cuore, ma a volte tendeva a parlare troppo. Ma era comunque l'unica consanguinea che fosse rimasta in vita, la sola con cui potesse sfogarsi e così scelse di vuotare il sacco.

«Al ballo di ieri sera ho conosciuto una dama.» Le sue pupille si allargarono, mentre gli occhi scrutavano la cugina. «Una dama molto... singolare, che mi ha davvero colpito. Sei stata tu a organizzare il ricevimento, ed è quindi a te che va il merito del mio buonumore.»
Le guance di Susan si imporporarono, e un sorriso radioso le curvò le labbra. «Sono così contenta, Christopher! Era da tempo che non ti vedevo così felice.»
«Dunque vi siete infatuato di questa dama?» domandò William, intingendo il cucchiaio nella ciotola del porridge. Le sue sopracciglia scure si distesero in una piega di complicità maschile. «Vi siete innamorato?»
«Amore a prima vista?» si accodò Susan, quasi trattenendo il fiato. Christopher aggrottò la fronte, poi scoppiò a ridere.
«Sapete bene quanto non creda nell'amore a prima vista» disse. «No, credo più che altro che si tratti di una momentanea infatuazione. Per il suo modo di esprimersi, forse.»
Susan si accigliò. «Il suo modo di esprimersi» ripeté, confusa. «Dunque non è graziosa?»
«Non troppo, no.»
«È intelligente, però» ipotizzò William, lanciando un'occhiata di sfuggita alla moglie. «Come Susan?»
Christopher sorrise. «Sì, o almeno così mi è sembrato. Ma c'è stato qualcos'altro in lei che mi ha colpito, che mi ha indotto a desiderare di conoscere il suo nome: la tristezza che ho colto nel suo sguardo.»
Un'ombra di sconforto deturpò gli occhi indaco di Susan. «Dici che era triste... Riesci a immaginare il motivo?»
Christopher si strinse nelle spalle. «Mi è sembrato di aver capito che è spesso non considerata a causa del suo aspetto.»
«È davvero così brutta?» domandò William, pentendosene subito dopo all'occhiata contrariata della moglie.
«Non ho mai detto che sia brutta» rispose Christopher forse con eccessiva veemenza. «È indubbiamente graziosa. Anche se non come la maggior parte delle dame che ho incontrato nella mia vita. Direi che è... »
«Insignificante?» tentò ancora William.
«No.» Christopher pensò a un aggettivo che avrebbe potuto rendere giustizia alla triste dolcezza di quel viso che continuava a invadere la sua mente.

«Affascinante» disse alla fine. «È affascinante.»
«Conosci il suo nome?» gli chiese Susan, incuriosita. «Magari potresti farle visita.»
«Quando ho provato a chiederglielo lei ha evitato la domanda dicendo che non mi interessa realmente conoscerlo.» C'era un sottotono piuttosto risentito nella voce del duca. Mai era stato più sincero nel desiderare qualcosa quanto il nome di quella fanciulla.
William scoppiò a ridere.

«Oh, dev'essere davvero ingenua per dare una risposta tanto sciocca.»
«William!» lo ammonì Susan, indignata.
«Non lo è» replicò Christopher. I tratti del suo viso si erano induriti. Com'era possibile che si fosse risentito per un velato insulto a una ragazza che nemmeno conosceva? La verità era che gli importava perché quella ragazza lo aveva inevitabilmente colpito, con il suo atteggiamento di sfida. Artigliò con il proprio lo sguardo chiaro di William. «È coraggiosa, al contrario. Molto audace. Non capita spesso, anzi mai, di conoscere una dama tanto temeraria.»
«Temeraria» commentò l'altro in tono sarcastico. «A me sembra piuttosto che abbia voluto attirare l'attenzione non rivelandoti il suo nome.»
«William, smettila» intervenne Susan, sbattendo il tovagliolo al lato del piatto. Poi si rivolse al cugino. «Perché non organizziamo un altro ricevimento, Christopher? Avrai l'occasione di conoscerla meglio e scoprirai anche il suo nome. Inoltre potrai avere la conferma che lei sia interessata a te in egual modo: se si presenterà e danzerà con te allora saprai che la risposta è positiva. In caso contrario... »

Poi si arrestò, mentre Christopher la ascoltava come rapito. Sembrò che Susan fosse stata improvvisamente colta da un'illuminazione. Le sue labbra si curvarono in un sorriso malizioso. «In maschera.»
«Che cosa?» chiesero all'unisono suo marito e suo cugino.
«Un ballo in maschera» rispose Susan, intrecciando le dita in grembo. «È così che scoprirai se lei è davvero interessata a te. La inviterai a ballare, e se accetterà, non sapendo che sei tu, Christopher Morgan, ad averglielo chiesto, saprai che non le interessi davvero. In caso contrario... » Il suo sorriso si allargò. «Be', credo proprio che dovremo organizzare un matrimonio.»

***

Juliet provò un vero sollievo quando si ritrovò da sola nella sua stanza. La sua cameriera, Lucy, la aiutò a svestirsi, le spazzolò i capelli e le augurò la buonanotte, ma infilandosi nel letto, scoprì di non riuscire a prendere sonno. Sembrava che il materasso fosse più duro di quello a cui era abituata. Dopo essersi girata e rigirata nel letto per svariati minuti, si alzò nella speranza che avrebbe trovato un concilio per il sonno grazie a uno dei suoi libri. La fioca luce della luna piena produceva un alone argenteo sulle finestre della sua camera, rigettandosi sul giardino antistante la casa. E d'un tratto, mentre osservava stanca il cielo scuro dominato dalla luna, Juliet comprese quale fosse il motivo della sua insonnia: continuava a pensare al duca di Morgan. Pensava e rifletteva, rifletteva e considerava, senza mai smettere, desiderando rivederlo come anelava a respirare la vita. Non aveva creduto, nel momento in cui aveva incrociato il suo sguardo, che quell'uomo avrebbe potuto sortire su di lei un tale effetto. Juliet temeva per le emozioni che stavano scombussolando il suo cuore da un paio di giorni a quella parte. Solo guardandola, solo ascoltandola, Christopher Morgan era riuscito a penetrarle nell'anima. E il suo sguardo, il modo in cui si era avvicinato e le aveva fatto addirittura un complimento, erano stati come una droga per lei.

Juliet sorrise senza rendersene conto. Avrebbe dovuto rivelargli il suo nome. Si era sentita una sciocca, e adesso se ne pentiva, ma di certo non poteva rincorrere un lord di un tale livello solo per scusarsi e dargli la risposta che tanto aveva desiderato. Juliet Palmer, signore, il mio nome è Juliet Palmer.
Ecco, cosa avrebbe dovuto dire. Cosa avrebbe voluto dire.
Ma non lo aveva fatto e il motivo era stato solo uno: chi mai si sarebbe realmente interessato a una come lei? Nessuno.
Tantomeno, aveva pensato con dolore, Christopher Morgan.

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