37. Perdere la testa
Il mondo gli girava tutto intorno mentre Christopher cercava di dare un senso alle parole di Darcy.
“Per quale altra ragione credevi che fosse sparita senza lasciare traccia?”
Olivia era sparita pochi giorni dopo il loro ultimo incontro senza una spiegazione, era vero. Come faceva, Darcy, ad esserne a conoscenza?
Allora gli tornò in mente il volto di Olivia, quel viso così bello e così puro, un viso che lo aveva tormentato per notti e giorni interi tanto tempo prima. Adesso scopriva che quella ragazza, quella che era stata la sua Olivia, non era mai stata realmente sua.
—Aveva paura— disse Darcy in tono distaccato. —Aveva paura di te e tu nemmeno te ne accorgevi.
Con un movimento improvviso spinse brutalmente Rose contro uno dei suoi uomini che la afferrò al volo, ignorando i suoi gemiti.
—Le avevi tolto la verginità, Christopher— continuò avanzando verso di lui, la canna della pistola ben stretta tra le dita. —Sai cosa significa per una donna perdere la verginità con un uomo come te?
—Io l’avrei sposata— ringhiò Christopher. —Aveva detto di amarmi.
—Per convincerti a sposarla avrebbe detto qualunque cosa. Saresti diventato il futuro duca di Morgan, e Olivia aveva pensato bene a tutto. Tranne a una cosa: che si sarebbe innamorata di un altro uomo.
Christopher contrasse la mascella. Era come se le sue orecchie non potessero ascoltare le parole di Darcy, come se nominare Olivia fosse diventato un sacrilegio. Come se non fosse possibile che lei avesse finto di amarlo. Lui ricordava i loro attimi trascorsi insieme, i loro sguardi, le mani intrecciate, le bocche che ansimanti sussurravano il giuramento di un amore eterno. Lui sapeva che Olivia lo aveva amato.
Eppure… gli bastò guardare Darcy per comprendere la realtà. Incontrò il suo sguardo diretto, che non vacillò nemmeno una volta, e allora capì tutto. Perché, nonostante la situazione, lo conosceva. —Tu la amavi.
Fu come una sentenza di morte. Pronunciare quelle parole lo distrusse, ma ormai era consapevole di tutto.
La mano di Darcy fremette appena e la pistola vacillò un po’ tra le sue dita. Sembrò che gli occhi gli si inumidissero pur nel gelo invernale. —Io la amo tutt’ora, Christopher. Tu, invece, non l’hai mai amata veramente. Tu l’hai illusa, l’hai usata e lei ne era consapevole. È stato in me che ha trovato uno spiraglio, una libertà, quella di amare chi veramente la amava.
Il duca strinse i pugni lungo i fianchi per tentare di placare la tensione. —Non dovresti avere la sfrontatezza di credere di conoscere i miei sentimenti, Darcy.
La bocca di Darcy si contorse in una smorfia. —Conoscevo i tuoi sentimenti per Olivia e conosco i tuoi sentimenti per Juliet ora. Sono così evidenti da renderti ridicolo.
Christopher avvertì Juliet irrigidirsi dietro di sé e desiderò che non si trovasse lì, che non dovesse ascoltare tutto quello, che non venisse a conoscenza del suo legame con Olivia. Nonostante fosse ormai passato tanto tempo, lei non meritava di percepire il suo tormento interiore. Perché l’abbandono da parte di Olivia era ancora una ferita aperta nel suo cuore.
—Juliet non ha niente a che fare con tutto questo— sibilò. —È una questione tra me e te.
—Oh, Juliet è il perno di tutto questo, Christopher — replicò Darcy sollevando ancora di più la pistola.
Aveva uno sguardo di fuoco e per un attimo al duca mancò il fiato. Come poteva volersi vendicare di lui dopo tutti quegli anni? E come poteva, in nome del cielo, voler scaricare la sua ira contro Juliet?
—Juliet Palmer è la ragazza che tu ami e se io voglio fartela pagare è lei che devo prendermi— continuò Darcy in tono tagliente. Eppure c’era qualcos’altro nei suoi occhi, come un desiderio insito in tutti gli uomini, quello che spinge la carne verso altra carne. Christopher desiderò ucciderlo con le sue stesse mani. Non era solo per vendetta che Darcy voleva Juliet; lui la desiderava. Una morsa atroce gli strinse lo stomaco.
— Non ti permetterò di farle del male.
Darcy sogghignò. —Io non ho bisogno del tuo permesso, Christopher Morgan.
Con un gesto della mano ordinò ai suoi uomini di sollevare il telo che copriva il carro e, quando ciò accadde, Christopher sentì Juliet urlare.
—Padre!—
Ignorando le proteste dell’uomo che amava, Juliet si precipitò verso il carro gettandosi contro il corpo quasi esanime di lord Palmer.
—Juliet… — mormorò l’uomo a fatica. Lei lo strinse forte affondando il viso nella sua spalla e pianse, pianse per la seconda volta da quando aveva perduto sua madre. —Padre mio…
–Ho temuto di averti perso— sussurrò John Palmer. La voce gli uscì in un rantolo quasi spasmodico. Furente, Juliet lo strinse ancora più forte.
—Che cosa gli avete fatto?— gridò. —Lo avete quasi ucciso! Come avete fatto con mia madre!
—Sono disposto a tutto, Juliet Palmer— ringhiò Darcy senza guardarla. La sua attenzione era rivolta a Christopher.
—Adesso mettiamo fine a tutto questo.—
—Non sei altro che un lurido bastardo.
Christopher sputò fuori quelle parole con odio. Aveva frantumato qualunque cosa rimanesse della loro amicizia, e non avrebbe tollerato un’altra parola da lui. —Non hai diritto di vivere.
—Io ho amato la donna che tu hai solo illuso e che è morta in un convento tanti anni fa— sibilò Darcy prendendo la mira caricando la pistola. —Sei tu che non hai diritto di vivere. Sei tu che sei un bastardo!
Poi alzò la voce verso i suoi uomini.
— Spogliatela e tenetela ferma. Voglio vederti contorcere dalla gelosia mentre mi prendo la donna che veramente ami.
A Juliet si ghiacciò il sangue nelle vene.
—No!— gridò Christopher gettandosi contro Darcy.
Il colpo esplose nell’attimo esatto in cui Juliet si rese conto che Darcy avrebbe sparato. Qualcosa la colpì in testa facendola scivolare giù dal carro. Il dolore acuto le annebbiò la vista e, mentre perdeva coscienza della realtà, l’ultima cosa che sentì fu la voce di Christopher Morgan che urlava il suo nome.
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