3. Arrogante gentiluomo
Avvolta in un modesto abito color verde salvia, un colore che secondo sua madre si intonava alla sua carnagione pallida, e adornata di un'acconciatura che le raccoglieva i capelli alla base del collo lasciandone sfuggire alcuni riccioli ribelli, Juliet si guardò intorno nel salone. La prima volta che era stata a un evento mondano le era sembrato che fossero state spese ingenti somme di denaro per l'organizzazione, ma la festa di quella sera superava ogni sua iniziale immaginazione: il pavimento sembrava luccicare per quanto era limpido, enormi lampadari colmi di candele illuminavano le figure dei ballerini che volteggiavano sulla pista da ballo, riflettendosi sui gioielli che indossavano le donne e sui gemelli degli uomini. Da uno dei saloni laterali giungeva una tenue melodia, ma né lei né sua madre riuscivano a captarne le note a causa delle risate degli invitati, che sembravano sovrastare qualunque altro suono. I membri più illustri della società aristocratica si erano radunati attorno al padrone di casa, quello che era da pochi giorni divenuto il nuovo duca di Morgan, ma Juliet non aveva ardito avvicinarsi per cogliere qualche frammento della conversazione o soddisfare la sua. curiosità di vederne il volto.
La verità era che nulla di ciò che stava accadendo attorno a lei le interessava, né la entusiasmava. Sotto al cuscino, a casa, le poesie di Dickinson la attendevano e sembravano chiamarla anche in quel momento, mentre la musica lieve dei violini le avvolgeva la mente. Oltre il recinto potrei arrampicarmi, se ci provassi, lo so, recitò silenziosamente e un sorriso mesto le curvò le labbra. La poesia parlava di avere coraggio, di ardire e anelare a qualcosa di proibito... ma in quel caso la Dickinson aveva inteso la bramosia di cogliere delle bacche, frutto proibito al lettore, che sarebbero state colte solo scavalcando un recinto.
Non aveva intenzione di cogliere nessuna bacca, però. La poesia di Dickinson, una delle tante che ricordasse a memoria, non si addiceva alla sua situazione. A meno che non si trattasse di cogliere qualcos'altro, qualcosa di proibito... Scosse la testa. No, né quella sera né mai avrebbe osato desiderare cogliere un frutto proibito. Di qualunque cosa si trattasse.
Toccò il braccio di sua madre. «Madre, non credo di sentirmi bene... Possiamo andarcene?» Era agitata. Ansiosa. Il caldo era talmente opprimente che aveva l'impressione di soffocare. Non sarebbe dovuta andare al ballo, non ricordava nemmeno come ci si dovesse comportare, ma i suoi genitori erano stati irremovibili. Be', suo padre lo era stato. Lady Amanda si era solo lasciata trascinare dal marito. Guardò sua madre con occhi imploranti. «Tutto questo caldo mi opprime.»
«Tra poco inizierà la cena, Juliet» replicò lady Amanda in tono conciliante. «Quando avrai mangiato ti sentirai sicuramente meglio, e poi avrai l'occasione di danzare con qualcuno di questi affascinanti gentiluomini.»
Juliet si lasciò sfuggire una smorfia. Non le interessava ballare, non le interessavano i gentiluomini, tantomeno trovarne uno che dovesse diventare suo marito. E soprattutto, non c'era nessuno che potesse nemmeno vagamente definire affascinante. Sollevò il ventaglio e prese ad agitarlo. Se non fosse tornata a casa al più presto sarebbe morta. Il fiato aveva cominciato a mancarle non appena era entrata nell'ingresso, e il suo cuore batteva a un ritmo sfrenato, come se le stesse urlando che quello non era un posto adatto a lei. Ne era consapevole. Aveva trascorso la vita all'ombra di Anne, corrosa dalla malsana invidia che provava suo malgrado verso sua sorella, ma non aveva mai desiderato partecipare a eventi mondani, danzare o attirare l'attenzione di qualche scapolo ricco e in cerca di moglie. Non era mai stata come Anne, forse non lo sarebbe mai diventata. Eppure essere come lei era ciò che i suoi genitori si aspettavano, ed era ciò che, soprattutto, sir Palmer pretendeva lei facesse. E lo pretendeva senza mezzi termini, facendo chiaramente intendere che non sarebbe stato indulgente nel caso in cui sua figlia non avesse contratto un buon matrimonio.
Serrò le labbra, portandosi il ventaglio davanti al viso. Aveva sperato nell'appoggio di sua madre ed era rimasta delusa. Nemmeno a lei, alla donna che l'aveva partorita, i suoi desideri stavano a cuore.
«Oh, guarda, Juliet!» esclamò Amanda all'improvviso, distogliendola bruscamente dalle sue divagazioni mentali. «Il duca in persona si sta dirigendo verso di noi!»
Juliet seguì la traiettoria dello sguardo di sua madre, e si lasciò scappare una risatina quando l'uomo alto e imponente che lady Amanda aveva identificato come il duca di Morgan gli passò accanto senza nemmeno degnarle di uno sguardo e si diresse, invece, all'indirizzo di un'altra gentildonna che gli rivolse un sorriso smielato e terribilmente civettuolo.
«Davvero impertinente» commentò risentita lady Amanda. «Ero fermamente convinta che stesse venendo verso di te.»
«Oh, madre, non preoccupatevi. In fondo sapevate che non avrei riscosso l'attenzione di nessun gentiluomo, figuratevi del padrone di casa.»
Cercò di non apparire mortificata, ma in realtà era rimasta pressoché delusa. Non riusciva a spiegarne la ragione. Forse, considerò, era stato a causa della figura dell'uomo, dell'aurea di potere che emanava da lui, dello sguardo rigido – non era riuscita a vedere il colore degli occhi – ma vagamente affascinante, oppure per i capelli scuri, allungati e mossi, che gli donavano un'aria ribelle. Osservò da lontano il suo profilo, senza rendersi conto che sua madre la stava tirando per un braccio, e soprattutto senza riuscire a distogliere l'attenzione. Aveva un naso dritto, notò, un bel sorriso messo in ombra però da quella che immaginò fosse tristezza: aveva sentito che il padre del duca era morto solo qualche settimana prima, e provò una fitta al cuore, in quel momento, nel realizzare che probabilmente il dolore per la sua morte non era ancora scemato altrove.
«Juliet?» la chiamò ancora lady Amanda, strattonandola per un gomito.
Juliet si girò verso di lei, rendendosi conto di essere rimasta immobile a fissare uno sconosciuto. «Sì?»
«Andiamocene prima che cominci la cena. A tuo padre non piacerà sapere che siamo state ignorate in questo modo assolutamente disdicevole.»
Inclinò il capo di lato, rivolgendole un sorriso delicato. «Non andiamo ancora, madre. Voglio almeno concedermi un ballo.»
Negli occhi di lady Amanda, del colore dell'ametista, si accese un bagliore di fierezza. «Vuoi davvero restare?»
Lei rivolse uno sguardo di sfuggita al duca di Morgan, ancora intento a conversare con la dama dall'acconciatura elaborata, e il suo sorriso, seppur inconsapevolmente, si accentuò. In quel momento gli occhi dell'uomo sfuggirono all'attenzione della fanciulla e si volsero invece verso di lei, che lo fissava semi nascosta dal ventaglio che teneva ancora davanti al viso.
Juliet si sentì mozzare il fiato. Il verde acceso di quegli occhi, come il colore vivido delle praterie, le penetrò nella carne e nella pelle, procurandole un lungo brivido fin nelle ossa. Per un istante sembrò che il suo respiro si fosse fermato, che i polmoni, il cuore o qualunque altro organo vitale non funzionasse più. Il duca la fissava con scrupolosa attenzione, e non sembrava essere intenzionato a smettere, anzi, la sua bocca aveva assunto perfino una piega ironica. Stava... ridendo di lei?
Juliet si riscosse come se le avessero appena tirato un secchio d'acqua gelata. Ma certo. Ecco perché la stava fissando con tanta attenzione. Di sicuro doveva trovarla ridicola, scialba, insignificante. Forse si stava domandando perché una come lei, così inappropriata a quell'ambiente popolato da tante fanciulle splendide, si trovasse proprio lì, nella sua casa. Si voltò di scatto verso sua madre e la superò senza dirle una parola, diretta verso la sala dove la cena sarebbe cominciata a breve.
«Juliet!» esclamò lady Amanda affrettando il passo. Quando la raggiunse, dovette rendersi conto che le guance di sua figlia erano arrossate e che i suoi occhi luccicavano, perché sul suo viso si formò una ruga d'apprensione. «Cos'è accaduto?»
«Nulla, madre» la rassicurò lei cercando di cancellare dalla mente lo sguardo e il sorriso ironico dell'uomo. Sollevò il mento e cercò di riacquistare il proprio, abituale contegno. «Voglio solo mangiare e poi concedere le mie attenzioni a qualche... » Si portò una mano sopra la stomaco, respirando a fondo. «Sì, a qualche gentiluomo. Credete che riuscirò a trovare un marito, stasera?»
Lady Amanda sorrise, incoraggiante. La sua mano guantata si posò delicata sulla guancia della figlia. «Ma certo, Juliet. Sei incantevole. Di sicuro qualcuno se ne renderà conto molto presto.»
Suo malgrado, Juliet si ritrovò a pensare al duca di Morgan e al fatto che aveva palesemente riso di lei. Strinse le labbra. Non avrebbe permesso a nessun altro gentiluomo di umiliarla come aveva fatto lui. E, cosa più importante, avrebbe fatto capire al caro duca di Morgan che razza di arrogante fosse.
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