21. Per salvare una bambina
Aveva i capelli sciolti, disordinati, la crocchia non esisteva più nemmeno vagamente. Gli occhi lucidi, le labbra serrate, mentre stringeva le ginocchia contro i fianchi della sua giumenta e la spronava a un'andatura ben più veloce di quella di Kate. La bambina, però, era un osso duro e le tenne dietro con una caparbietà ostinata e terribilmente attraente.
«Non credevo cavalcaste in questo modo!» gridò per sovrastare il sibilo del vento che le sferzava il volto, facendo seguire un -ah!- contro il cavallo che non ne voleva sapere di andare più veloce.
«Prova a raggiungermi, Kate!» urlò di rimando Helena, concentrando tutte le sue attenzioni su quella corsa sfrenata, per non pensare a Rafe, alla loro discussione, al modo in cui si era imposto di non farla uscire a cavallo. E soprattutto, perché le aveva espressamente fatto capire che non l'avrebbe sposata, mai. E allora Helena lanciò un grido per sfogare la sua collera e la delusione, e tutte le emozioni contrastanti che Rafe Ellington sapeva farle provare, mettendola contro se stessa, mentre malediva l'ammasso di sottane che intralciava la presa sulla sella e Kate riusciva finalmente ad affiancarla.
«Miss Milton, qualcosa non va? Perché urlate?»
Kate ansimava, ma Helena non riuscì ad accorgersene, perché il pianto minacciava di mandarla a terra, di farla crollare, e perciò scosse solo il capo, spronando quel dannato cavallo allo stremo delle forze.
«Miss Milton!» gridò ancora Kate quando lei non rispose e se la lasciò di nuovo alle spalle. Intorno a loro, l'enorme distesa verdeggiante si restringeva sempre di più, il sole aveva reso la terra riarsa, arida, scricchiolante sotto gli zoccoli che macinavano metri su metri in solo un minuto; il caldo asfissiava togliendo il fiato, ma Helena continuò a galoppare, ad andare avanti, lasciandosi alle spalle le urla di Kate che la avvertiva di qualcosa, qualcosa che lei non captò, di cui non si accorse.
E quando i muscoli arrivarono al punto di bruciarle irrimediabilmente, solo allora, tirò forte le redini verso di sé con una foga che le graffiò i palmi delle mani, facendoli sanguinare.
Digrignò i denti, voltandosi verso Kate che, all'improvviso, aveva smesso di gridare ed era... sparita. Ansimando, colta dal panico, il cuore che le rimbombava perfino nelle orecchie, Helena chiamò il suo nome in un urlo che faticò a riconoscere come proprio. Terrore, ecco che cosa stava provando, ecco cos'era quella sensazione spiacevole che si era impossessata di lei nel momento in cui non aveva più visto Kate dietro di sé.
«Kate?» gridò ancora, tirando ancora le briglie e trascinando l'animale a destra e a manca nel tentativo di ottenere una visuale migliore del paesaggio. Dov'era finita? L'aveva sentita gridare, sì, e più di una volta... O forse lo aveva immaginato. Era possibile?
No, non lo era. Perché anche se la sua mente era stata impegnata a cancellare il ricordo di Rafe, Helena era sicura di aver sentito chiaramente qualcuno gridare.
Adesso era sola; più si guardava intorno con occhi atterriti, più Kate sembrava sparire. Che qualcuno l'avesse presa con sé? E chi poteva essere stato? E soprattutto, adesso dov'era?
Il cuore cominciò a battere più rapido quando l'ombra delle nubi oscurò il sole sopra la sua testa. «Kate?» mormorò più piano, mentre scendeva dalla sella. Nell'atterrare, i suoi piedi non ressero e rischiarono di farla cadere, ma le sue mani si aggrapparono meccanicamente al pomolo della sella. Sospirò, allarmata da un improvviso rumore proveniente da dietro un cespuglio. Deglutendo nervosamente si girò e scorse una figura esile e minuta, terrorizzata, stretta tra due grosse mani usurate dal duro lavoro che sembravano fare troppa pressione su quella pelle così delicata. Kate. Tom.
Helena contrasse la mascella mentre, armandosi di coraggio, si avvicinava guardinga.
«Come al solito sei un'ottima esca, piccola marmocchia» sibilò Tom fissandola con occhi cupi e profondi. Helena si sentì mancare il fiato.
«Che cosa volete, Tom?» riuscì a dire, e in qualche modo dalla sua voce non trapelò quella tensione che, dentro, la stava logorando.
Le pupille di Tom si allargarono visibilmente, mentre Helena si accorgeva del terrore negli occhi di Kate. «Che cosa volete, maledizione?» insisté, accigliandosi.
«Te.»
Il panico la prese definitivamente alla gola, impedendole di respirare. Era stata una sciocca. Avrebbe dovuto sapere che le intenzioni di Tom erano sempre state quelle, ed era perfino arrivata a fidarsi, quella sera di alcuni giorni prima, come se lui fosse cambiato... La sua mente era paralizzata dal pensiero che potesse fare del male a Kate. Di se stesse non le importava; se non altro, se fosse morta, non avrebbe dovuto condividere il talamo nuziale con un uomo, Bayard Mellins, che non amava.
E allora la colse il pensiero di Rafe, dell'uomo che invece amava, e tutto si capovolse. Cominciò a desiderare di vivere, e desiderò che anche Kate vivesse, così prese un respiro profondo e si avvicinò a Tom. Lo fissò con orgoglio.
«Lasciate andare la bambina.»
«La lascerò andare se verrai con me senza fiatare.»
Helena strinse i pugni, nascosti tra le pieghe della lunga gonna. Doveva farlo. Solo così Kate sarebbe stata libera, e non più terrorizzata come la vedeva in quel momento. Era solo una bambina.
«Molto bene, verrò con voi. Adesso lasciatela andare.»
Tom indugiò a lungo con lo sguardo sul viso di lei, come se volesse sincerarsi che dicesse la verità, che non lo stesse ingannando, e poi le sue labbra si curvarono in una smorfia cinica.
«Come so che non andrà a dirlo al tuo caro amante? Bada bene, Helena, che non voglio intrusi tra di noi. Se questa bambina ne fa parola con qualcuno, ti terrò rinchiusa per sempre.»
Dunque non l'avrebbe uccisa. Maledizione! Se così fosse stato non avrebbe sofferto, soprattutto se fosse stata una morte rapida e indolore... Ma no, Tom non l'avrebbe uccisa perché voleva che soffrisse, che sentisse sulla pelle il dolore della perdita di Rafe, di Kate, di James. Ecco, a cosa mirava. Ed ecco perché l'avrebbe torturata, anziché assassinarla.
Quella volta, purtroppo, non riuscì a trattenere il tremito tangibile del suo tono di voce. «Non lo dirà a nessuno. Vi ha sentito e mi vuole bene, ecco perché terrà la bocca chiusa. Non è vero, Kate?» Guardò la piccola con occhi imploranti, disperati, e lesse nel suo sguardo un timore che perfino un cieco avrebbe potuto vedere.
Ti prego, Kate, ti supplico. Dillo. Altrimenti sarai costretta a soffrire insieme a me e io non posso sopportarlo.
Le labbra di Kate erano secche, Helena se ne accorse quando rispose in un filo di voce: «Prometto di non dirlo a nessuno. Nemmeno a mio padre.»
«Molto bene» dichiarò Tom, spintonandola bruscamente verso Helena che la afferrò poco prima che cadesse. L'uomo estrasse una pistola dalla fondina appesa alla sua cintura, e la puntò contro di lei. «Vieni verso di me, e non ti azzardare a fottermi» le ordinò con voce gelida. Helena deglutì la propria tensione, ma non la allontanò del tutto. Lanciando uno sguardo rassegnato a Kate, la spinse piano da parte e le indicò la sua giumenta, rimasta indietro. «Prendi il mio cavallo» le sussurrò prima di raggiungere Tom a testa alta. L'uomo la afferrò per un gomito, attirandola verso di sé, mentre con la mano che impugnava la pistola puntava la bambina che, gli occhi colmi di lacrime e il respiro ansante, si dirigeva verso il cavallo indicatole da Helena.
«Non fatelo, vi supplico!» Era un suono disperato, quello che uscì rauco dalla gola di lei. «È solo una bambina.»
«Voglio una garanzia che verrai insieme a me senza altre obiezioni, o le pianto una pallottola nel cervello in questo preciso momento.» La voce di Tom era fredda, trapanò le orecchie di Helena come un punteruolo. «Che cosa volete?» Era tesa, tesa più di quanto fosse stata solo qualche minuto prima.
«Voglio che mi baci come hai baciato il tuo signor Stewart l'altra sera, Helena.» Il respiro di Tom le sfiorò il collo, rendendola improvvisamente più vulnerabile. Avrebbe potuto spezzarla con un dito, se avesse voluto, e lo sapeva. E Rafe non era insieme a lei. Non avrebbe potuto proteggerla, non avrebbe potuto fare niente, nessuno avrebbe potuto fare niente... Rafe era a casa di James, Rafe l'aveva avvertita di non andare da sola, Rafe le mancava come l'aria. Rafe aveva... aveva avuto ragione. E adesso lei ne avrebbe pagato le conseguenze.
Tom abbassò la canna della pistola, tenendola puntata su Kate.
«Ti conviene muoverti» sibilò.
Helena lo baciò prima che potesse pronunciare l'ultima sillaba, troncando la sofferenza che il suo tono le provocava, che minacciava di sgretolarle il cuore. E solo allora la resistenza di Tom parve allentarsi, la pistola vacillò nella sua mano destra, mentre con la sinistra stringeva la vita di Helena facendola aderire alla protuberanza tra le gambe. L'arma gli cadde di mano con un tonfo che non fece rumore, e con entrambe trascinò la ragazza dietro al cespuglio, mentre Kate saltava in sella e faceva partire il cavallo a un galoppo sfrenato.
«Molto bene, Miss Milton. Ho l'impressione che ci divertiremo molto, da questo momento in poi.»
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