Parte 92
«Allora, signorinella, che accidenti stai combinando con questi ragazzi? Cosa ti sta capitando? Saranno mica gli ormoni?» mi torchia non appena richiudo la porta della cucina alle mie spalle.
La guardo sconcertata perché non ho la minima idea di cosa risponderle.
«Nonna. Non è come pensi. Io e Paul...il dottor Ross...insomma...noi siamo solo amici» balbetto.
«E Mattew De Luca?» ingiunge.
Trasalisco al suono di quel nome. Immediatamente quel senso di soffocamento che mi attanagliava il petto fino a poco fa, ritorna violento a gremire il mio animo.
«Non voglio parlare di lui» m'incupisco.
«Ok. Ma, tesoro mio, l'importante è che tu stia bene. Non mi interessa che tu stia con Matt o che decida di frequentare il Dottor Ross, l'importante è che tu sia serena in ciò che fai, noi non potremo che appoggiarti ed essere felici per te» dice allungandosi verso di me e stringendomi tra le sue braccia.
Vorrei piangere ma cerco di ricacciare indietro le lacrime.
«Ora, prendi la pirofila dal forno e portala a tavola, io prenderò i contorni» dice.
Faccio ciò che mi ha chiesto e mi allontano dalla cucina.
Quando ritorno in sala da pranzo vedo Paul intendo a discorrere con mio padre e mio nonno di golf, lo sport che amano entrambi e pare piaccia anche al mio nuovo amico.
Mentre giro intorno al tavolo per trovare la migliore collocazione per l'arrosto, vedo che Paul mi segue con lo sguardo e questo mi fa avvampare.
Prendo posto tra mia madre, che mi guarda perplessa, e Paul.
Improvvisamente udiamo un tremendo trambusto ed un tonfo sordo provenire dalla cucina. In un attimo siamo tutti in piedi e vedo mio nonno Charles correre dall'altra parte della sala chiamando mia nonna a gran voce.
Paul scappa dietro di lui, mentre io resto pietrificata.
Sento voci, urla, confusione ma per me esiste solo il nulla, il vuoto lasciato da quell'abbraccio appena dato.
Nonna.
«Amelia. Chiama il 911. Presto. Di che la paziente ha appena avuto un arresto cardiaco ma che è stata rianimata. Digli di fare alla svelta non so quanto reggerà» urla Paul ritornando in sala. È sconvolto, il viso madido di sudore, mi fissa, mi da ordini ma, per me c'è solo il nulla.
Mi sento afferrata per le braccia e scossa.
«Amelia. Rispondi. Per favore. Amelia» mi scuote.
Lo guardo, l'unica cosa che riesco a fare, l'unico gesto che ho la forza di compiere, quasi un movimento involontario.
«Piccola, guardami. Tua nonna sta bene, la dobbiamo portare in ospedale, però, perché li si prenderanno cura di lei. Devi reagire altrimenti non potremo aiutarla a star meglio» mi fissa come se cercasse, con il solo sguardo, di infondermi la forza necessaria ad affrontare la situazione.
«Amelia!» sento gridare ma non sono io, mio nonno sta chiamando mia nonna che è ancora in cucina.
«Philip, figliolo. Chiama un'ambulanza te ne supplico» lo prega mio nonno con la voce rotta dal pianto soffocato.
«Papà. È ciò che sto facendo, dammi un secondo, ecco hanno risposto. Mi chiamo Philp Clayton, abbiamo una donna di settant'anni colta da attacco cardiaco. È stata rianimata da un nostro amico che è dottore, pare stabile ma ancora incosciente. Vi prego mandate subito un'ambulanza al numero 1299 del North the Strand, Manatthan Beach. La prego faccia presto» dice mio padre concitato.
«Amelia. Mi senti. Ti prego fammi almeno un cenno con la testa» mi chiede Paul sempre più preoccupato.
«Paul. Forse è il caso che la facciamo sedere sul divano. È pallida come un lenzuolo. Temo possa sentirsi male da un momento all'altro» interviene mia madre con voce flebile e tremante.
«É chiusa. Come se si fosse messa in protezione. Dobbiamo agire con cautela. Mrs Clayton, mi aiuti ad accompagnarla a sedersi, è talmente rigida che temo di farle del male forzandola. Magari la prendo in braccio» parlano fra loro come se non fossi li ed, infatti, non ci sono ma, non so dove io sia.
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