Amelia.

Stringo la mano di Paul talmente forte che temo di stritolargliela ma, ho un disperato bisogno di quel contatto con una persona amica, per affrontare, quella situazione.

Paul si irrigidisce non appena varchiamo la soglia di casa e ci avviamo verso la sala da pranzo.

«Aspetta, Amelia. Credo che non sia una buona idea. Non dovrei essere qui. Tu hai più bisogno della tua famiglia che di me, in questo momento, io non so...» indugia tirandomi in modo che mi arresti.

Lo guardo.

«Hai detto di volermi stare accanto. Di volermi essere amico. Allora devi sostenermi come fanno i veri amici. Ho bisogno di te, ora più che mai» lo imploro.

«D'accordo» proferisce disarmato e mi segue.

Quando facciamo il nostro ingresso in sala, il vociare sommesso di poco prima si blocca di colpo e gli occhi di tutti i commensali alla tavola, sono improvvisamente su di noi.

«Amelia. Per la miseria. Ma quanto ci hai fatto aspettare? Tuo nonno, quel vecchio brontolone, ci ha tediati fino ad ora. Non lo si sopporta davvero più» dice mia nonna esasperata.

«Mi dispiace infinitamente. Mi dispiace nonnino ma, la cosa si è dilungata più del previsto e...beh, insomma, ora sono qui, anzi siamo qui» proferisco guardando Paul negli occhi e mi accorgo che è quasi terrorizzato.

Gli stringo di più la mano e gli strizzo un occhio.

«Oh. Dottor Ross. A cosa dobbiamo la sua visita inaspettata a quest'ora?» chiede mia madre fissando entrambi con sospetto.

«Oh. Per l'amor di Dio. Basta ciarlare. Voglio mangiare ora che siamo tutti qui. Donna va in cucina e prendi quello che devi per sfamare il tuo vecchio brontolone» ordina mio nonno Charles rivolgendosi a nonna Amelia che lo fissa torva.

«Charles quando fai così sembri proprio un cavernicolo. Anzi sembri proprio Fred Flinston» poi si alza di scatto borbottando e si avvia verso la cucina.

«Amelia, tesoro, potresti venire con me a darmi una mano?» mi chiede mentre è già quasi in cucina.

Lascio la mano di Paul che mi guarda come un cucciolo smarrito e mi accingo a raggiungere mia nonna.