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Parte 82

«Amelia» mi sento chiamare per l'ennesima volta, mi volto e mi accorgo che si tratta di mia madre.

Alzo lo sguardo ed incontro i suoi occhio azzurri come l'acqua ma, che, in quel momento, celano ancora un sottile velo di tensione.

«Mamma. Che ne dici se prepariamo una torta gelato al pistacchio? Stasera tornerà papà e vorrei fargli una sorpresa» proferisco cercando di smorzare ancora una volta la tensione e sperando che riesca a ben interpretare il mio gesto di tregua.

«D'accordo ma, forse la nonna non ha i pistacchi» dice improvvisamente allarmata da quella considerazione e si rivolge alla nonna.

Di rimando, mia nonna fissa entrambe sbigottita da quella che sembra per lei quasi un'eresia.

«Figurarsi. Tuo nonno non si farebbe mai mancare i pistacchi nemmeno se fossimo in guerra e mancassero tutti gli altri viveri» aggiunge sarcastica e poi subito si allontana sparendo dietro la porta che da in cucina.

Restiamo da sole io e mamma e nuovamente avverto una certa tensione nell'aria come di imbarazzo da parte di entrambe. Siamo senza parole, nessuna prende coraggio per dire qualcosa e la leggerezza scaturita dalle risate sembra essersi dissolta nel nulla.

Dopo il primo momento in cui mi sento come se mi trovassi di fronte ad un'estranea con la quale devo iniziare una conoscenza più approfondita, decido di lasciarmi trasportare dall'istinto, quello di figlia verso la propria madre. Perché in fin dei conti quello siamo e, nonostante le incomprensioni, i litigi, gli affetti rubati negli anni, io non ho mai smesso, in cuor mio, di sperare, sperare che un giorno avremmo potuto recuperare quel rapporto che tanto ho anelato in tutti questi anni.

Così spinta da questa emozione mi lancio senza pensarci ancora, tra le sue braccia che, dopo la sorpresa immediata, non tardano ad avvolgermi completamente, mentre il suo viso affonda nei miei capelli.

Sento il suo profumo intorno a me e quell'amore che ho così desiderato e che ora sembra fare timidamente capolino dal suo cuore che sento palpitare più veloce del mio.

Il suo respiro è leggero sulla pelle sotto le ciocche mentre le sue dita sfiorano la mia spalla riscaldandomi finanche il cuore.

Mi sento talmente piccola e fragile come quando da bambina correvo da lei dopo essermi fatta male o quando avevo bisogno dell'istintivo conforto materno.

Neanche allora il nostro rapporto era tanto meglio. Lei faceva di tutto per allontanarmi ripetendomi che non dovevo comportarmi come una bambinetta, anche se in realtà ero proprio quello: una bambina.

Per lei non avrei dovuto mai piangere perché era segno di debolezza e poi perché non esisteva mai una valida ragione per farlo. Neanche allora comprendeva il mio bisogno vitale di ricevere un suo gesto d'amore che sarebbe invece dovuto essere convenzionalmente naturale per una madre nei confronti del proprio figlio.

Il problema nasceva proprio da quel mio non sentirmi trattata come una figlia ma più che altro come un'estranea.

Ma quel tempo sembra così lontano, anche se ne porto le cicatrici ancora vive sul cuore e nell'anima. Siamo li insieme, abbracciate ed il tempo sembra essersi fermato per concederci la possibilità di assaporare in tutta la sua potenza, quel momento catartico. Per la prima volta, in diciassette anni, il tempo non ha importanza per mia madre, perché non ha fretta di ritornare al suo lavoro, non le interessa di ciò che può dire la gente osservando questa sua debolezza, questo suo essere finalmente madre.

Non ha importanza nemmeno se io sia perfetta secondo i suoi canoni o meno, per la prima volta non mi sento inadeguata, nemmeno in quell'abbraccio.

Non importa se si sgualciscono i vestiti, se i capelli non sono in ordine, se non siamo entrambe perfette.

Siamo solo una mamma e sua figlia che, finalmente, si sono ritrovate e che si accingono a costruire qualcosa di importante e vitale per entrambe.

Sento, per la prima volta, che in lei c'è amore per me, che sono importante così come sono. So anche che la strada appena intrapresa non sarà priva di curve o salite impervie ma, è altrettanto vero che è la vita ad essere così e che ce la metteremo tutta perché ora che ci siamo ritrovate tutto è possibile.

«Tesoro» si stacca improvvisamente da me lasciando che sul mio corpo una sensazione di freddo prenda il posto del suo calore.

Mi afferra per le spalle costringendomi a guardarla negli occhi e subito scorgo nel suo viso un piglio crucciato che mi sorprende.

«Cosa c'è?» chiedo infastidita.

«E Matt?» mi chiede riportandomi violentemente alla realtà.

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