Parte 81
Amelia.
Avverto un'improvvisa e fastidiosa sensazione di malessere che turba il mio animo già provato. Mi rendo conto che sono accadute troppe cose, in un solo giorno, e che si tratta di eventi difficili da metabolizzare con altrettanta prontezza.
Dovrei fidarmi di più di mia madre? Insomma, darle una chance di recuperare il nostro rapporto?
Analizzando esclusivamente il suo comportamento delle ultime settimane e considerando, da un'angolazione differente, il senso del suo ultimo gesto, direi che si potrebbe fare un tentativo. In fin dei conti si tratta pur sempre di mia madre.
Mi dispiace che nonna Amelia si sia trovata, suo malgrado, a dare man forte a mia madre in questa farsa ma, sono certa del suo amore nei miei confronti e posso essere, altrettanto, sicura che abbia agito esclusivamente, nella convinzione di fare solo il mio bene.
Non sono sicura di riuscire a perdonare, per il momento, Elliot ma, credo che, mai come in questo frangente, la lontananza possa aiutare entrambi ad interiorizzare al meglio la cosa.
Ma, mentre passo in rassegna tutti questi eventi, cercando di valutarne, con estrema serenità d'animo, la vera motivazione che ha spinto ciascuna delle persone che amo ad agire a quel modo, mi torna alla mente Paul. Subito un senso di disagio misto a rabbia prende il sopravvento turbando quella quiete tanto anelata per la mia meditazione.
Scuoto la testa cercando di cacciare indietro il pensiero di quell'uomo e torno a concentrarmi su altro.
«Amelia!» mi sento chiamare dall'interno della villa.
La voce è quella di mia madre, così con estrema indolenza, mi alzo e mi trascino in casa.
Trovo mia madre e mia nonna in piedi davanti al camino, ovviamente spento, viste le temperature. Mi seguono con lo sguardo mentre mi incammino verso il centro della sala da pranzo, proprio davanti a loro.
Sono visibilmente agitate e pare siano delle condannate che aspettano il verdetto finale.
Le osservo e, dentro di me, conscia del potere che ho appena guadagnato, avverto maturare un certo senso, alquanto sinistro, di ilarità incontenibile, e che presto abbatte le barriere della razionalità per presentarsi sfacciatamente sul mio viso che si contrae dietro un sorriso soffocato.
«Amelia!» mi rimbrotta mia nonna crucciando il viso.
«Oh. Nonna. Non mi puoi rimproverare se mi viene da ridere a vedervi così costernate nei miei confronti. Sembrate due bimbe che hanno appena combinato un bel pasticcio ed attendono trepidanti la punizione da parte della mamma. Non posso non ridere, non trovi? Dovrei rimproverarvi per bene vista la vostra condotta alquanto discutibile ma, riesco solo a ridere» proferisco esplodendo in una fragorosa e liberatoria risata.
Le vedo dapprima guardarsi confuse e poi tornare a fissare me che ormai mi trovo piegata in due sotto le convulsioni provocate dalle risate.
Chiudo gli occhi per trattenere le lacrime, quando le sento accompagnarmi in questo mio attacco di ilarità contagiosa e dirompente che non accenna a frenarsi ma, che si rafforza al suono delle loro di risate.
Finchè, ad un certo punto, non irrompe nella stanza mio nonno Charles, che schiarendosi forzatamente la voce, attira la nostra attenzione. Ci mettiamo tutte e tre sull'attenti e lo osserviamo mentre dall'uscio della porta ci osserva con disappunto.
«Ma che diavolo sta succedendo da queste parti?» irrompe infine.
«Oh. Vecchio brontolone che non sei altro. Lasciaci ridere in santa pace e torna a pensare alla tua partita di bridge» ribatte nonna Amelia piccandolo.
Vedo mio nonno scuotere il capo per poi allontanarsi da noi.
Nel frattempo mia nonna Amelia e mia madre si guardano ancora scosse dalle convulsioni dovute alle risate.
Le osservo e sento improvvisamente il cuore più leggero. Tutti i pensieri ed i dubbi che hanno occupato parte del pomeriggio sembrano essersi dissolti. Sospiro mentre ogni fibra del mio essere, lentamente, si rilassa e prende, infine, pace.
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