«Non indignarti. Mi dispiace di essere stata tanto scontrosa nella mia risposta ma, io... insomma, non è colpa mia se non sei stato informato sulle regole, prima di iniziare ma, la mia devozione e l'amore incondizionato che nutro nei confronti del mio Master non deve costituire una limitazione nel tuo modo d'agire in questo contesto. In fin dei conti, il tuo scopo, venendo qui, era quello del piacere e credo di averlo soddisfatto» risponde giustificandosi.

Continuo a non comprendere. Ogni mio pensiero razionale è stato completamente offuscato dalla rabbia che come una sostanza mefitica contamina la mia mente. Il cuore accelera, stavolta, non in conseguenza all'amplesso ma, per via dell'adrenalina che suppura il mio sangue.

«Ed il tuo...Master non teme che tu possa innamorarti di qualcun'altro?» ribatto caustico e quelle parole, uscite come un conato di bile, dalla mia bocca amara mi riempiono le orecchie e gettano l'intera stanza in un silenzio asfissiante.

Mi alzo di scatto dal letto osservando il suo sguardo che, improvvisamente, si fa cupo e cerca nella stoffa delle lenzuola arricciate sotto le sue gambe, una via di fuga, un appiglio che la sollevi dal darmi una risposta della quale neanche lei è convinta.

Basta. Ne ho abbastanza. Questa merda è anche peggio di quella in cui sono abituato a districarmi ogni santissimo giorno della mia vita. È più corrosiva della menzogna alla quale i miei genitori ci hanno abituati a vivere.

Mi volto verso una delle finestre per non essere più costretto a guardarla mentre cerca invano di sfuggire alla verità, celata nel suo cuore.

So che è assurdo, che non dovrei essere tanto arrabbiato poiché, in fondo, doveva essere solo un attimo di svago. Da quello che ho appreso, non sarei mai potuto essere nemmeno il suo Padrone assoluto, quindi mi sarei dovuto accontentare di un ruolo secondario, temporaneo, quasi consolatorio.

Ma quanto a fondo sono precipitato per avere bisogno di questa cosa, che ancora non so come definire, per sentirmi nuovamente vivo?

Max, il mio migliore amico, deve aver visto tutta questa disperazione in me per aver deciso di trascinarmi qui. Dio solo sa se non è servito. Ma a che prezzo?

Ho così bisogno di sentirmi amato, di avere il controllo su qualcosa o qualcuno per soffocare la sensazione di impotenza che ogni giorno sono costretto a mandar giù, mentre vedo la mia famiglia finire in pezzi, da aver sperato, anche solo per un istante, di avere una possibilità con questa giovane sconosciuta.

Come ho potuto pensare che potesse provare qualcosa per me solo perché si era concessa a me, regalandomi la migliore scopata di sempre e per avermi permesso di farle ciò che desideravo inconsciamente.

Mi prendo la testa fra le mani mentre scivolo in ginocchio sul pavimento. Vorrei solo scomparire, vorrei che tutta questa farsa si eclissasse.

«Signore, Padrone. Che succede? Cosa ti ha turbato così tanto? Se ho detto qualcosa che ti ha ferito puoi punirmi e lo capirò» mi implora con la voce tremante e rotta dalle lacrime.

La sento vicina a me, odo i suoi passi alle mie spalle ed il mio corpo prende fuoco. Mi scosto, d'istinto, per proteggermi.

«Basta. Non chiamarmi più così. Io non sono nessuno per te e non lo sarò mai. Voglio andarmene di qui» ringhio mentre l'ira mi afferra la gola e mi divora la mente.

La sento sospirare.

«Perchè fai così? Se il mio Padrone, scopre che non sono stata in grado di soddisfare uno dei suoi ospiti mi farà frustare, quindi preferisco che sia tu a punirmi direttamente ma, ti supplico di parlarmi» sento un tonfo ovattato.

Mi volto di scatto e la vedo inginocchiata alle mie spalle con la testa china ed i palmi delle mani rivolti verso l'alto.

È di questo che ha paura. Di ciò che potrebbe dire e fare il suo padrone se venisse a sapere che l'ho praticamente "ripudiata". Oh, Dio. Ma è da fuori di testa tutta sta cosa.

È così frustrante e mi fa sentire impotente, vinto, confuso.