Parte 51
Il Dottor Ross, o meglio, Paul si sistema sulla sedia ed inizia a fissarmi come se aspettasse una mia risposta. Oh. Già dimenticavo, mi ha chiesto come mi vedo io.
Ma io sono persa nel suo aspetto così diverso dai soliti dottori, ecco sembra uscito da una puntata di "Grey's Anatomy". È molto giovane, se non fosse per quegli occhiali da intellettuale, sembrerebbe un adolescente. Il viso è leggermente abbronzato e sul mento ha un accenno di peluria. Caspita è davvero molto carino.
Oh. Mio. Dio. Sto davvero pensando queste cose del mio strizzacervelli? Allora sono davvero impazzita.
«Sai. Anche io sono di Seattle» dice improvvisamente, interrompendo il flusso dei miei pensieri.
«Davvero?» chiedo.
«Che scuola frequenti?» continua.
«La Roosvelt».
«Accidenti. Che coincidenza. Io sono andato in quella scuola» ribatte eccitato.
Faccio spallucce e mi volto a guardare altrove.
«Amelia. Questa non è una seduta, come ho già spiegato a tua madre. Ma vorrei che fossi sincera con me, che avessi fiducia in questa cosa. Puoi guarire solo se lo vuoi veramente» improvvisamente il suo tono diventa grave ed attira la mia attenzione.
Il suoi occhi verdi mi ipnotizzano facendomi acconsentire alle sue richieste.
«Mi ha detto la Dottoressa Lewis, che potrai uscire tra un' oretta ma vorrei fissare già da ora il nostro prossimo incontro, se per te va bene?» mi chiede e prende il suo cellulare.
«Andrebbe bene per te, questo giovedì alle undici e trenta?».
Annuisco.
«Ok. Perfetto. Ora lo memorizzo» detto questo lo vedo alzarsi.
«Arrivederci Amelia. Ci vediamo giovedì» mi strizza un occhio ed esce dal mio campo visivo.
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