«Scricciolo. Avanti. Apri questa dannata porta e fammi entrare» sento mio fratello bussare violentemente contro la porta del bagno dove sono rinchiusa.

«Finché non vi darete una calmata, tutti e due, non intendo uscire da qui» proferisco risoluta.

«Ok. Abbiamo finito!»dice Elliot e lo sento sbuffare seccato.

Giro la chiave nella toppa ed esco. Mi metto al centro della stanza con le mani ai fianchi ed osservo il casino che quei due hanno appena combinato.

La trapunta sul mio letto ora giace in parte a terra ed immagino che uno dei due l'abbia usata come appiglio per non cadere.

La lampada sulla mia scrivania è riversa, ancora accesa sui libri di scuola. La poltrona sembra aver camminato per la stanza e poi ci sono i vestiti che mi ero sfilata prima di entrare nella doccia, sparsi ovunque.

«Sparite tutti e due da qui. Non voglio vedervi per un bel po'» ringhio infuriata.

Li vedo guardarmi costernati come due bimbi che sanno di averla fatta grossa e cercano, con il loro sguardo, di assicurasi una punizione minore.

Li fulmino entrambi e li caccio ancora una volta dalla mia stanza.

Vedo Elliot squadrarmi improvvisamente come se stesse vedendo una creatura mitologica e non sua sorella.

«Perdi sangue dal naso» afferma preoccupato.

«Lo so e mi fa un male cane. Probabilmente mi dovrai accompagnare in ospedale perché è rotto» dico adirata.

Fa per avvicinarsi a me ma mi ritraggo.

«Aspettami giù. Cerco di sistemarmi e scendo» tuono.

«E lui?» chiede fissando Matt di traverso.

«Lui scende con te» ingiungo.

Si fissano come due che vorrebbero uccidersi e si allontanano.

«A proposito» richiamo un istante la loro attenzione prima che escano.

«Ti consiglio, fratellino, di non torcergli nemmeno un capello o dovrai vedertela con me» gli intimo indicando Matt ma forse ho sbagliato il momento perché vedo Elliot tornare a guardarlo con aria omicida.

«Perchè mai?» domanda aspro.

«Stiamo insieme e ci tengo a lui» rispondo senza mezzi termini.

Vedo lo sguardo di Elliot farsi più truce e spostarsi da me a Matt come se stesse meditando il nostro omicidio.

Per fortuna si allontana senza alzargli un dito ma non so se sia perché stia aspettando di essere fuori dalla portata del mio campo visivo prima di ucciderlo.

Sospiro e chiudo la porta alle loro spalle.

Resto qualche istante con la schiena poggiata allo stipite della porta e mi guardo attorno per capire da che punto devo iniziare a mettere in ordine.