Parte 39
Ad un certo punto della serata mi allontanai dalla comitiva di amici di James per andare in bagno. Mentre ero in uno dei box udii entrare un gruppetto di ragazze che dovevano essere del quarto o quinto anno, a giudicare dai loro discorsi riguardanti i professori.
Me ne stetti ferma ed in silenzio ad origliare quanto sentii una di queste parlare di James. Aprii solo un pochino la porta del bagno per osservare di chi si trattasse.
«Sapete cosa ho appena saputo?» disse una stangona dai capelli ondulati bruni, con un fisico mozzafiato fasciato in un tubino nero, rivolgendosi alle sue amiche.
Subito queste la incitarono ad andare avanti avide di pettegolezzi.
«Bene. Pare che James Mcdowell si sia portato dietro una verginella del secondo anno. Ovviamente Megan è furiosa. Mi ci sono volute due ore ed una seduta di manicure per calmarla, nel pomeriggio. La poveretta, allora, ha deciso di fare una scommessa» disse con tono solenne mentre le altre la guardavano a bocca aperta.
«Ha scommesso che James non sarebbe riuscito a rendere la verginella una vera donna entro la fine della serata» disse la stangona sogghignando e scatenando le risate nervose delle sue amiche.
«Ovvio che Megan perderà la scommessa, considerato l'ego smisurato di James e credo che abbia valutato per bene tale possibilità, dato che il suo pegno sarebbe stata una notte di sesso infuocato con lui» continua la bruna.
«Visto come si sono lasciati, lui e Meg, non ti pare una scommessa azzardata? Magari potrebbe perdere apposta per non doversi portare a letto Megan» ribatte una ragazza più bassa della prima, con delle lunghe treccioline bionde e che sembrava indossare un tutù rosa.
«Scherzi?! Non può perdere, ne andrebbe della sua credibilità all'interno della scuola e sappiamo benissimo che Mcdowell non si tirerebbe mai indietro di fronte alla possibilità di assicurarsi due belle scopate in caso di vincita della scommessa» sogghignò ancora la stangona.
Avvertivo le mani iniziare a sudare scivolando lentamente lungo la parete fredda del bagno in cui ero rinchiusa. Il cuore era in preda ad un moto tumultuoso mentre le viscere si intrecciavano come un grosso nodo nella mia pancia.
«Non saprei, l'ho visto particolarmente preso da quella...come accidenti si chiama? Ofelia...» tutte le compagne della biondina scoppiarono in una fragorosa risata che mi fece sprofondare nella disperazione.
Mi aggrappai alle pareti del bagno, nel quale ero chiusa, per non cadere a terra mentre le lacrime mi scioglievano tutto il trucco. Cercavo di ricacciare indietro almeno i singhiozzi soffocandoli in gola affinché non si accorgessero della mia presenza.
Quando, infine, fui sicura che fossero andate via uscii dal mio rifugio e mi avvicinai barcollando al lavandino.
Restai a fissare la mia immagine nello specchio per non so quanto tempo poiché non avevo la forza di uscire ed affrontare James.
Ero arrabbiata e delusa. Fu quella la prima volta in cui avvertì come il richiamo di una entità suprema che mi trascinò nuovamente in quel bagno, prostrandomi ed indicandomi cosa dovessi fare per liberarmi da tutto quel dolore.
Anche a scuola ci avevano parlato dei disturbi alimentari e di altre patologie psichiche legate all'adolescenza ma la cosa mi aveva sempre generato un certo turbamento. Forse il mio subconscio stava elaborando le informazioni per interiorizzarle e paventarmele come possibilità al momento opportuno.
Sapevo benissimo cosa fare e mentre osservavo, tra le lacrime, le dita tremanti entrarmi tra i denti, i singhiozzi accelerarono la procedura e, senza fare nemmeno a tempo a sfilarle dalla gola mi dovetti chinare per riversare una poltiglia di bile e succhi gastrici nel fondo del water.
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