Parte 2
«Ehi. Scricciolo. Che hai stasera? Sei così silenziosa. Ti rode che l'attenzione dei vecchi, sia tutta per me stasera, vero? O forse stai pensando a quanto ti mancherò ora che partirò per l'università?» mi distoglie Elliot.
«Dopotutto la festa è la tua, è giusto che tu abbia tutta l'attenzione su di te» rispondo mordace ritornando a fissare il mio cellulare.
«É un'ora che fissi quel coso come se aspettassi una notizia di vitale importanza. Ho letto ciò che hai pubblicato, così come ho visto che nessuna di quelle mezze fighette dei tuoi compagni di scuola ti ha degnato della minima attenzione. Ascolta Amelia. Io me ne andrò da tutta quella merda e non avrai la protezione di nessuno, devi imparare a vedertela da sola o ti mangeranno in un solo boccone. Stai dando loro solo l'occasione giusta per farlo. Fregatene di Megan e di quello che può aver detto sul tuo conto. Se hai veri amici ti seguiranno comunque, altrimenti non avrai perso molto. Stare da soli, a volte, è meglio che essere circondati da gente che è priva di spina dorsale. Essere amica di gente come quella non ti porterà da nessuna parte. I nostri genitori, non ci hanno dato molto, in termini di affetto e considerazione, ma il loro cognome ha molto credito nella comunità accademica. Se sei brava e sei una Clayton qualunque Università sarà ben lieta di aprirti le porte. Guarda me. Voti alti, capitano della squadra di football e cavoli...Harvard sto arrivando!!!» dice Elliot, battendosi il petto tronfio e sedendosi, infine, accanto a me.
«Non ho mai avuto bisogno della protezione di nessuno, tanto meno di quella di mio fratello. Ce la faccio benissimo da sola. Ho semplicemente fatto degli errori di valutazione ma mi riprenderò e continuerò per la mia strada. Non sarà il buon nome dei nostri genitori a farmi entrare all'Università, né l'essere il capitano di una squadra o una cheerleader. Quindi pensa agli affari tuoi ed io farò altrettanto» ribatto indignata stringendo ancora più forte il cellulare che ho tra le mani.
Elliot mi fissa per qualche istante, ancora, poi alza le spalle «Ok. Fa come ti pare. Comunque anche tu mi mancherai un casino» mi stampa un bacio sulla testa e scivola via dalla sedia accanto alla mia per raggiungere l'altro capo del tavolo dove è seduta Giorgia, la sua fidanzata storica.
Quelle parole mi fanno sussultare. In realtà non mi va proprio che mio fratello parta per un'università che si trova dall'altra parte del Paese. Dopotutto, la sua presenza in casa mi ha sempre fatto sentire meno sola.
Sospiro e torno a fissare il display del mio telefono.
Ancora niente.
Alla mia sinistra, improvvisamente, vedo sfrecciare una bimbetta dai capelli color rame. Alzo un attimo la testa e riesco a scorgere di lei solo le treccine ed un abitino fuxia e verde pastello che sembra più un tutù per via del generoso quantitativo di tulle della gonna.
La seguo con lo sguardo finché la vedo entrare nello spazio giochi dove ci sono altri bambini. Sembra una fatina delle fiabe avvolta in una nuvola colorata.
Sospiro ancora una volta e torno ai miei turbamenti.
«Clara. Clara! Torna qui! Mamma e papà si arrabbieranno con me se non torniamo subito alla tua festa!» urla una voce maschile alle mie spalle.
Sussulto.
«Non ho nessuna intenzione di tornare alla festa. Odio Rachel. Non capisco perché papà l'abbia invitata alla mia festa. Odio il suo stupido club di lettura. Odio il mondo intero» ribatte la bimbetta mentre si volta di colpo verso di me e si mette a braccia incrociate, sfoderando il più atroce dei bronci mai visti prima.
Mi viene da ridere a vedere quella scena quando, improvvisamente, il proprietario della voce, che ha appena parlato, entra nel mio campo visivo. Avanza a passo spedito caricando la fatina delle favole che se ne sta inchiodata al pavimento di legno, imperterrita. Resto ancora a fissare la scena, curiosa.
Il ragazzo si avvicina alla bimba e l'afferra per un braccio, poi si rigira di scatto e avanza come un treno in corsa verso di me trascinando la ragazzina, che gli si è praticamente avvinghiata alla gamba.
Resto senza parole. Il cuore mi manca un battito e quel suo sguardo, seppur deformato da una smorfia di ira, m'infiamma alla sola vista.
Aspettate non è un ragazzo qualsiasi ma la personificazione della bellezza e perfezione maschile.
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