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Parte 12


«Ok. Va pure Matt. Ti raggiungo fra un attimo» lo congeda il padre.

Si avvicina a me e si blocca facendomi trasalire.

«Allora ci vediamo da queste parti...coccodrillina!!!» dice passando oltre e sogghignando.

Come osa?

Nonostante sia indubbiamente un ragazzo molto attraente è parimenti odioso. Risultato: non potrà mai esserci nemmeno amicizia tra di noi, anzi ci siamo reciprocamente dichiarati guerra aperta. Questa volta sono determinata, peccato che il mio corpo non la pensi allo stesso modo.

Mentre mi passa accanto riesco ad avvertire la scia del suo profumo che mi inebria stordendomi. Un odore fresco, come di bucato appena steso e talco. Sì deve essere proprio talco.

Un ennesimo brivido mi percorre la schiena mentre mille interrogativi affollano la mia mente mandandomi ancora più in confusione.

Ho vissuto troppe emozioni in un'intera serata e lo stomaco inizia inevitabilmente a brontolare.

«Vieni con noi Amy?» chiede garbatamente Giorgia rivolgendosi a me.

Mi volto e me la ritrovo proprio accanto mentre stringe forte il braccio di Elliot. I suoi enormi occhi scuri come l'abisso della notte mi fissano trasognanti ma, sinceramente, sembrano vitrei come se col pensiero fosse altrove e quella fosse semplicemente una domanda di circostanza, essendo io la sorella del suo fidanzato.

«Oh. No. Andate pure. Andrò in macchina con i miei genitori». Sarebbe meglio farmi mettere sotto da un tir, ma credo che quei due abbiano bisogno di tempo per loro ed, onestamente, non me la sentirei proprio di finire per reggere la candela, oltre al fatto che non riuscirei a sostenere conversazioni imbarazzanti per non farmi sentire a disagio tra loro.

«Sicura, scricciolo?» chiede mio fratello accigliato dal mio rifiuto.

«Sì. Sì. Credo proprio che crollerò una volta entrata in macchina, quindi tranquillo» lo rassicuro.

Saluto i nonni Clayton.

«Allora ti aspettiamo alla fine alla fine dell'anno scolastico» dice mia nonna Amelia stampandomi un sonoro bacio sulla guancia.

Mio nonno, invece, si limita a farmi un cenno con la testa. È questo il suo modo di salutarmi.

Sono pienamente cosciente del fatto di non essere una brava nipote, né una brava figlia. Sono sempre stata chiusa, taciturna, presa dai miei pensieri. In realtà, sono sempre più convinta che, la faccenda di Megan, sia solo un modo del mio subconscio per isolarmi ancora di più facendomi credere che in realtà la colpa sia di quella stronza invece che la mia.

Dopo i saluti mi do ancora un'occhiata in giro e poi esco dal ristorante insieme ai miei genitori. Mia madre mi cammina davanti indifferente. Non mi ha più rivolto la parola dopo la mia scenata di prima ma, sinceramente, la cosa non mi pesa affatto, primo, perché ci sono abituata e secondo, perché così evita di sparare ancora a zero su di me.

Il mio stomaco brontola ancora facendomi fare una smorfia di dolore.

«Ahi» dico ad alta voce.

Alzo gli occhi e, per poco non mi viene un colpo. Dall'altra parte del parcheggio, dietro delle siepi intravedo Matt. Vado un po' più avanti tenendo lo sguardo incollato su di lui. Cambiando l'angolazione scorgo il profilo di una ragazza, con la quale sembra stia parlando.

È poggiato ad una grossa moto nera. Sembra una Harley Davidson ma, parlo da profana, s'intende.

Cerco di mettere maggiormente a fuoco la scena. Oh. Mio. Dio. Quella ragazza io la conosco. Conosco quel vestito, quei capelli.

Accade tutto velocemente. Il respiro mi si ferma, saturo come l'aria che mi avvolge, il cuore manca un colpo mentre la gola si stringe in una morsa e lo stomaco sembra un groviglio di viscere doloranti. La ragazza gli si getta, improvvisamente, al collo. Ed io, muta spettatrice, bieca voyeuse, ricaccio indietro la bile figlia della rabbia e della gelosia continuando, completamente alienata, quella mia insulsa attività di spionaggio, dimentica di ogni ragionevole azione. Il corpo si contrae sotto uno spasmo doloroso quando mi rendo conto di chi stia baciando Matt.

Giorgia.

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