<14> Ritorno alla semi-normalità
Scusate per eventuali errori di grammatica e/o ortografia
I fuochi continuano a tingere il cielo notturno di mille colori regalando a tutti uno spettacolo da togliere il fiato e da cui è impossibile staccare gli occhi, ma i miei sono fissi sulle figure di Joe e Jude che si allontanano dal bacio appena scambiatosi.
Rimango immobile senza riuscire a pensare, come se fossi in uno stato di trans, ma ci pensa lo stesso Moscone a rompere questo stato.
Come? Tirando un ceffone a Joe.
Il portiere della Royal cade dall'impalcatura e finisce a terra con un tonfo.
David, come una molla, scatta in piedi spalancando la bocca per la sorpresa.
«JUDE MA CHE CAZZO FAI?!» Gli urla dietro non accorgendosi di aver "sbagliato" nome.
«MI HA BACIATO SENZA PREAVVISO! -Jude si gira verso di noi, poi si gira indicando Joe mezzo morto a terra- HO SENTITO CHE VOLEVI USARE LA LINGUA, PERVERTITO!»
«È OVVIO CHE VOLEVA USARE LA LINGUA, DEFICENTE!» Continua ad urlare il Turchese.
«MI VIENE DA VOMITARE!»
Continuo a guardare la scena confusa, i due continuano a strillarsi contro neanche fossero due galline, decido di ignorarli per vedere come sta Joe e se non si è rotto nulla.
Mi avvicino e lo trovo svenuto con l'impronta della manata bella rossa che gli campeggia sulla faccia.
«Ragazzi...è svenuto.» Avviso le due galline.
«COSA?!» Urla il ragazzo nel mio corpo.
«JUDE MA QUANTO GLIEL'HAI TIRATO FORTE?!»
«MA CHE NE SO, PENSAVO DI NON FARGLI NULLA!»
Passano altri 10 minuti ad urlarsi contro, io li ignoro visto che ormai ho perso le speranze, quando finalmente smettono piombiamo in un grande silenzio.
«Quindi...che si fa?» Chiede Sharp.
«Beh, casa mia è qui vicino, posso andare a prendere una pala e...» Risponde Benda-boy.
«Non sto parlando di Joe, che per l'appunto è a ancora vivo, parlo di questa situazione.» Si auto indica e poi indica me.
Io e David rimaniamo in silenzio, così l'ex Moscone continua a parlare.
«Pensavo che il desiderio fosse di riuscire ad avere una relazione sul piano amoroso con un ragazzo. Joe mi ha baciato. Perché non è successo nulla?»
Mi mordo il labbro guardando a terra, speravo di risolvere tutta questa situazione prima che il reale motivo saltasse fuori.
«Dark.» La voce del ragazzo dentro il mio corpo è ferma e dura, questo fa solo che aumentare il mio senso di colpa e vergogna.
Alzo lo sguardo e i nostri occhi entrano in contatto, non diciamo niente, ma posso leggergli in faccia che ha capito di essere stato preso in giro, poi arriva la rabbia.
«David, vai via per favore.» Dice severo.
La Fata Turchina non se lo fa ripetere due volte e dopo avermi dato una leggera occhiata, ritorna dentro il cespuglio.
«Intendevo: torna a casa e portati via Joe.» Specifica Sharp
«Cosa? E io dovrei andare in giro con un cadavere?»
«Non è morto, è solo svenuto!»
«Comunque non è una bella scena vedere un ragazzo che ne trascina un altro in giro per la città e quest'ultimo è mezzo andato.»
«Vai. Ora.» Scandisce a denti stretti il capitano della Royal.
«Okey, okey.» David prende per le ascelle il corpo di Joe e con un po' di fatica lo trascina via, qualche volta imprecando su quanto sia pesante il ragazzo e anche su Sharp.
«Voglio delle spiegazioni.» Riprende a parlare il ragazzo dentro il mio corpo sempre con voce autoritaria.
Le mani mi sudano e inizio a torturarle pensando a dove iniziare. Dopo qualche secondo di religioso silenzio prendo un profondo respiro e parlo.
«Sai, pensavo di non dover mai affrontare questo discorso, ero sicura di poter risolvere tutto così dal non dirti mai il reale motivo. All'inizio pensavo che fosse un sogno, ma non mi sono ancora svegliata, quindi è proprio la realtà. Io non ho mai chiesto nulla di tutto ciò.» Mi nasce in gola una risata amara e gli occhi iniziano ad appannarsi di lacrime, non ho intenzione di piangere, non prima di aver finito di parlare. Chissà perché la voglia di piangere si mescola con quella di ridere.
Tolgo dalla faccia gli occhialini per vederlo chiaramente.
«Non ho chiesto io questo stupido scambio di corpi, non ho chiesto io di trascinarti in questa storia, non ho chiesto io un angelo custode in vena di aumenti, non ho chiesto io di essere adottata da una persona orribile, non ho chiesto nulla!»
«E allora perchè siamo qui Emily?!» Mi zittisco, ha usato il mio nome, e questo da il via libera alle lacrime di uscire.
«Perché sono una stupida! -Sta volta è lui a rimanere sorpreso e zitto- Sono una stupida che per tutta la vita non ha fatto altro che cercare di essere un'altra persona, l'ho guardata per anni da lontano immaginando come sarebbe stata la mia vita se fossi stata lui.» Mi avvicino a Sharp, continuiamo a guardarci negli occhi, tutto intorno a noi tace, prendo delicatamente tra le mani quello che dovrebbe essere il mio viso.
«Il vero desiderio non era quello di avere un ragazzo...era quello di assomigliare a te!» Confesso finalmente, quasi con rabbia.
«Ma perchè?» Chiede con un fil di voce il ragazzo, non riuscendo a staccare gli occhi dai "miei".
«Perché sono innamorata di te, Jude ... non riesco a levarti dalla mia testa.» Sussurro pure io e senza lasciargli il tempo di parlare avvicino i nostri volti congiungendo le labbra in un bacio.
Un bacio che aspettavo da tempo, carico di lacrime e di tutti i sentimenti che per anni ho soppresso non sentendomi adatta per lui.
Dopo qualche attimo di sorpresa lo sento abbracciarmi, stringendo tra le mani la stoffa della maglia che ho addosso, all'altezza delle spalle, questo non fa altro che farmi sentire meglio e mi avvicino ancora di più. Premo le nostre labbra in un gesto quasi disperato, come se lui potesse scappare da un momento all'altro.
La testa, lo stomaco, il cuore, li sento sottosopra, come se al mio interno si fosse creato un uragano che sta scombussolando tutto. Le gambe mi cedono ed entrambi finiamo in ginocchio sul prato.
Poi un'altra sensazione si fa spazio in me: mi sento leggera , come se il corpo si stesse svuotando di tutto.
Mi stacco per mancanza d'aria e appoggio la fronte a quella di Jude, ma non lo guardo, mi sento scombussolata.
«E-Emily...» Sussurra il ragazzo e il mio cuore compie una capriola.
«Scusa.» Non gli lascio il tempo di dire altro che velocemente mi alzo e corro via.
Il vento freddo a contatto con le lacrime, ormai asciutte sulle guance, mi provoca dei brividi. Sento i muscoli delle gambe bruciarmi per lo sforzo della corsa, sensazione che non sentivo da un po'. Mi fermo solamente quando arrivo alla mia destinazione: la casa di David.
Busso intensamente prendendo fiato.
«ARRIVO! ARRIVO! NON SERVE BUTTARE GIÚ LA PORTA!»!Lo sento strillare dall'altra parte.
David mi apre subito la porta e rimane sorpreso.
«Emily?!»
«David...è successa una cosa inaspettata io...» Inizio a parlare non sapendo da dove iniziare ma David mi interrompe.
«Sei tornata nel tuo corpo!»
«Cosa?» Lo guardo neanche se mi avesse detto di essere realmente la Fata Turchina. Istintivamente lo sposto e corro in casa verso il bagno.
«Madonna, un elefante ha più grazia di te!» Si lamenta visto che l'ho letteralmente scaraventato al muro dell'entrata.
Arrivo al bagno, premo l'interruttore della luce e la mia immagine compare nello specchio chiara e nitida. Mi porto le mani alla faccia senza staccare gli occhi dalla mia figura, mi accarezzo le guance sempre pallide, il naso ne troppo piccolo ma neanche esageratamente grande, i lisci e lunghi capelli neri.
Non riesco a dire nulla, rimango in silenzio fino a quando David non mi raggiunge.
«Come avete fatto?»
«Ho baciato Jude mentre gli urlavo la verità in faccia.»
«Ah.» È tutto quello che riesce a dire David e onestamente rimango sorpresa dalla reazione, mi aspettavo che mi mettesse ad urla...
«VI SIETE BACIATI?! MA SEI SERIA?! OMMIO DIO È SUCCESSO! TUTTI CALMI!»
Ah ecco.
Gli tiro uno schiaffo. «Calmati.»
David si blocca per 30 secondi, si porta la mano alla parte colpita e mi guarda scioccato.
«Ahia... ma te non sei Emily!» Piagnucola.
«La gente cambia.» Mi limito a rispondere.
«Adesso che si fa?»
«Hai un paio di forbici?»
🌪🌪🌪
«Non so perchè ma tutta questa situazione mi ricorda un sacco l'audio di TikTok: Mental Breakdown cheeeeck! Posso mettere in sottofondo Truth Hurts di Lizzo?» Mi chiede David mentre tiene con la mano destra le forbici e con la sinistra una ciocca dei miei capelli.
«Ti prego no.»
«Che palle! Non posso far finta di essere in un video di TikTok, non posso parlare come le parrucchiere nere dei centri di bellezza, che devo fare?»
«Stare zitto forse?»
«Non mi piace questa te scortese.»
«A me si invece.» Rispondo sistemando meglio il computer sulle mie gambe.
«L'importante è piacere a se stessi, giusto?» Sento dire da David.
Sorrido, sto finalmente riuscendo ad accettarmi per quella che sono.
«Sei riuscita a trovare qualcosa?» Mi chiede dopo qualche secondo di silenzio il mio migliore amico.
«Non molto, in rete c'è solamente l'articolo che aveva anche Dark nel fascicolo, dovrei andare a recuperare l'intera cartella, ma è rimasta a casa di Jude. E in più non si trova nulla su che fine abbia fatto mia sorella.»
«Potremo chiedere all'ospedale in cui è stata ricoverata. Sappiamo qual è?»
Sposto il cursore del mouse e leggo di nuovo qualche riga per vedere di trovare qualcosa.
«Eccolo! A quanto pare era stata ricoverata in un ospedale a Hiratsuka. Domani farò delle telefonate.»
«Perfetto, comunque ho finito!» Proclama il Pirata.
Alzo lo sguardo e il riflesso che mi si presenta davanti ovviamente sono io, solo con i capelli corti a caschetto che arriva alle spalle.
«Potresti seriamente considerare l'idea di fare il parrucchiere!» Esclamo sistemandomi la frangia e sorridendo.
«Mi chiamano il mago delle forbici per qualcosa.» Si vanta
«David, nessuno ti chiama così.»
💇🏼♀️💇🏼♀️💇🏼♀️
Trascino per le scale la grande valigia contenente tutti i miei vestiti e le cose a cui tengo di più.
Non mi importa se mi sono ripresentata a casa ad un'ora così tarda, non mi importa neanche di andarmene senza salutare.
«Emily... che stai facendo?» Joyelle mi guarda dal fondo delle scale.
«Ei...»
« "Ei" un corno cara mia, che stai facendo?» Mi ripete la domanda, sta volta con un tono più autoritario.
«Me ne sto andando...» Rispondo, è per questo che non volevo incontrare nessuno, in particolar modo lei. Come faccio a dire alla donna che mi ha trattato e cresciuto come figlia sua che ho intenzione di andarmene per sempre?
Lei rilassa il volto, lo abbassa e sospira. »Lo hai saputo, vero?»
Inghiottisco un po' di saliva, ma mi prefisso di non distogliere lo sguardo. «Si.»
Rialza il volto, incastrando i suoi occhi neri nei miei azzurri.
«Allora devo darti una cosa.» Inizia a salire le scale, quando arriva a me prende delicatamente la mia mano e mi conduce verso camera sua.
Più che una stanza è uno sgabuzzino, ma ho passato quasi tutta la mia infanzia qui dentro con lei che il solo entrarci mi scalda l'anima e un senso di nostalgia mi riempie il petto.
Rimango ferma sulla porta mentre la mia tata inizia a trafugare nei cassetti di una piccola scrivania in legno.
Appena trova quello che cercava, chiude il cassetto, stringe al petto il piccolo oggetto e dopo un lungo sospiro viene verso di me.
La guardo confusa e triste, so che la situazione non è facile da digerire per lei, ma mi sono promessa di essere forte.
Joyelle mi prende delicatamente le mani e adagia su di essere un piccolo pezzettino di carta ripiegato su se stesso.
Prima che possa chiederle di cosa si tratta, lei inizia a parlare con gli occhi lucidi.
«Fin da quando sei arrivata in questa casa mi sono affezionata a te: eri così piccola ed innocente, sentivo che era un mio dovere proteggerti da tutte le cose brutte del mondo... e lo avrei continuato a fare, credimi, ma so riconoscere il fatto che sei diventata una giovane donna è che meriti di sapere la verità. Mi dulce amor, sappi che ti vorrò sempre bene, per me sei come una figlia.» Molte lacrime solvano le sue guance, ma continua a sorridermi dolcemente.
Anche io inizio a piangere silenziosamente e l'abbraccio appoggiando la testa sulla sua spalla. «J-Joyelle... grazie per tutto quello che hai fatto per me, anche io ti considero una madre.»
Stiamo qualche altro minuto abbracciate e in silenzio. Sfortunatamente dobbiamo staccarci.
«Ti chiamerò ogni giorno lo prometto!» Dico.
«E ti conviene cara mia!»
Ridiamo entrambe.
«Joyelle...che cosa continente questo bigliettino?» Chiedo riguardando il pezzo di carta.
Lo apro piano, leggendo solo delle cifre e in alto a queste un nome: Amber.
«Il numero di telefono di tua sorella.»
-1
Questo capitolo l'ho dovuto riscrivere duecento volte perché non mi piaceva :)
Lascio a voi i commenti
Se il capitolo vi è piaciuto commentare e lasciate una stellina💕💫
Celeste✨
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