CAPITOLO 02 - Come on you stranger
Giò incrociò le braccia e sorrise, non pensava che Matty non fosse in casa, nemmeno che gli chiedessero di attenderlo in salotto. La casa era molto graziosa, quel salotto era perfetto in ogni dettaglio. La vetrina delle ceramiche, le poltrone con decorature dorate.
Giò aveva paura di sciupare persino l'aria muovendosi. I tappeti, i candelabri di cristallo e si sentiva dannatamente fuori posto con la sua felpa rosa con le orecchie da coniglio. Adorava quella felpa, l'aveva comprata uguale assieme a Sofia, adorava quando Franz li chiamava i Pink Twins.
Già Franz... Perché gli faceva tanto male pensare all'amico? Era solo geloso del suo passato rapporto con Matty? Aveva creduto di essere speciale per Franz, in quei quattro anni, ma realizzare che potesse avergli nascoso qualcosa gli aveva aperto gli occhi. Lo conosceva davvero?
Andava a casa sua, dormiva nel suo letto, scherzava con lui ironizzando sul fatto che Sofia li ritenesse una coppia ma poi di fatto era solo quello, un gioco. Forse per Franz il loro rapporto non era poi così importante, non gli aveva mai confessato nulla, niente di personale. Eppure, Giò gli diceva ogni cosa. Soprattutto non si faceva remore a condividere con lui le sue emozioni, forse lo aveva messo a disagio? Era stato troppo sfacciato?
Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto dall'arrivo di Sofia.
«Non puoi capire Giò, questa casa è enorme e... Così vuota... Sembra che abbiano traslocato da due giorni... O forse sono in procinto di traslocare... E non puoi immaginare quante foto ci sono di Phil a giro o di Matty...»
«Quante?» chiese Giò alzando gli occhi al cielo per nulla interessato.
«Nessuna... lo capisci? Nessuna foto.... Se uno non li conoscesse penserebbe che non avessero mai vissuto in questa casa, che non siano mai esistiti... Solo che sappiamo bene che non è così... La mamma di Matty mi ha fatto una tale tenerezza... Matty deve essere molto solo se sua madre sente il bisogno di trattenerci pur di farci passare un po' di tempo con suo figlio non trovi?»
«Hai visto la sua camera?»
A quella domanda Sofia rimase interdetta. «Stai pensando qualcosa?»
Franz portò le dita alle labbra e fischiò per attirare l'attenzione della squadra. «Ragazzi oggi l'allenatore non c'è, ha delegato me di dirigere gli allenamenti. Prima di tutto vorrei presentarvi due nuovi membri della squadra. Cioè Mattia Marasco e Giuliano Bianchin, che sono certo saranno un ottimo acquisto per perseguire il nostro scopo, la finale regionale... Forza! Iniziamo il risaldamento...»
Mentre i compagni iniziavano i giri di riscaldamento, Franz rimase a fissare il foglio con le note dell'allenatore.
Non notò Matty finché non gli fu accanto.
«Sei migliorato, gran bel discorso di inizio stagione... incoraggiante...»
«Scusa non tutti hanno il dono delle parole come te, se non avessi gettato la spugna fosse ora saresti al mio posto, ma tu hai sempre preferito te stesso al gruppo... O a chiunque altro...»
Franz si fermò in tempo, non voleva nominare Phil, non voleva affrontare quel discorso.
Matty deglutì lentamente in attesa abbassando lo sguardo.
«So che lo pensi anche tu... Come tutti gli altri... Se non desideravi vedermi qua, dovevi solo dirlo subito... E pensare che per un attimo mi è sembrato di essere tornato indietro a prima... Prima quando ero io la persona che preferivi tra tutti... Prima che Phil... Però ricorda, hai abbandonato anche lui quando te ne sei andato...»
Franz rimase impassibile e Matty riuscì a fatica a ricacciare indietro le lacrime, come sempre Franz lo feriva più con il silenzio che con le parole.
«Non sarebbe stato giusto da parte mia, sei un buon elemento... Ma questo non vuol dire che tra noi sia cambiato qualcosa...»
«Come possiamo fare squadra se ragioni così?»
Franz si voltò dandogli le spalle, appoggiando il blocco con le note dell'allenatore «Benissimo, dobbiamo giocare assieme, condividere gli spazzi, non serve neanche che parliamo più del necessario quindi puoi anche smettere di fare il gattino mansueto, dove sono finite le tue unghie? Dirotta altrove il tuo interesse potresti scoprire che ci sono persone ben più interessanti di me.»
«Giò! Per favore fa piano, potrebbero sentirci!!! E se Matty dovesse tornare?»
Per tutta risposta l'amico si limitò a una scrollata di spalle.
«Faremo in fretta e se dovesse tornare posso sempre dire che mi mostravi come trovare il bagno...»
«Certo perché ci vogliono sempre due persone... Per trovare un bagno...»
La casa era bella ma Giò constatò quanto le parole dell'amica fossero vere, era molto vuota.
Una stanza in particolare attirò la sua attenzione, anche se non era l'obbiettivo della sua ricerca.
Era piccola, alle pareti ancora dei residui di carta da parati color smeraldo con i segni del disegno di un ramo di albero di ciliegio. Il parquet recava i segni dei mobili che precedentemente avevano arredato quella stanza, solo una cosa aveva permesso ai due ragazzi di capire chi vi fosse stato. Un adesivo malamente semi staccato recante l'immagine di un delfino, il simbolo della squadra di pallanuoto di Phil.
«Non ti sembra maledettamente inquietante tutto questo? Io immaginavo che un genitore tenesse la stanza del proprio figlio come un tempio... Se penso alla camera di mio fratello, ok... non è morto si è solo trasferito per lavoro ma i mei non sposterebbero mai niente... Sia mai che Ben torni per una notte o che...»
«Appunto ma tuo fratello non è morto... Magari per loro era troppo doloroso tenere questa stanza intatta ora che lui non c'è più...»
Sofia non parve convita e proseguì il suo ragionamento guardandosi attorno.
«Ma hanno tolto tutto... Come se volessero cancellare la sua esistenza dalla loro vita... Non lo trovi strano? Tua madre non riesce a buttare nemmeno le scarpine che portavi da piccolo, me le mostra ogni volta che passo a trovarti... "Ci pensi il mio bambino si è fatto così grande e presto andrà a visitare il mondo..."»
«Scommetto che dopo gli scappa anche una lacrimuccia. Sì immagino sia la croce dei figli unici, avere mamme apprensive che vorrebbero rinchiuderci in una bolla spazio temporale per impedirci di crescere...»
Giò si appoggiò alla parete, sentiva un senso di disagio a stare in quella stanza. Sembrava che l'aria stessa volesse indurgli macabri pensieri. Se fosse morto, sua madre sarebbe impazzita dal dolore... erano rimasti soli, aveva solo lui da quando suo padre era venuto a mancare. E forse per questo era così protettiva nei suoi confronti. Anche quando gli aveva detto di essere gay la sua prima reazione era stata molto apprensiva e il sé ragazzino aveva reagito molto male alle sue parole angosciate. Solo dopo aveva compreso. Lei gli voleva bene e non gli importava se si sarebbe innamorato di uno uomo o di una donna... a lei importava che il mondo avesse potuto ferirlo per tale scelta. Ma non gli aveva mai detto come vestirsi o chi frequentare, aveva preso in simpatia sia Sofia che Franz ed era lieta quando passavano da casa sua per un saluto.
Non riusciva a immaginarla a vuotare la sua stanza in fretta e furia... Anzi la immaginava a trasformarla in un piccolo santuario dove commemorare il suo angelo. Con suo padre aveva fatto così, le sue foto, sempre molto curate, i suoi vestiti, diligentemente riposti nell'armadio, come se potesse averne bisogno da un momento all'altro... Eppure, erano passati anni dalla scomparsa. Dalla scomparsa di Phil era passato poco meno si un anno, Giò ricordava bene il giorno in cui aveva letto della notizia, sua madre lo aveva abbracciato come se rischiasse di vederlo sparire da un momento all'altro cercando di nascondergli in ogni modo le proprie lacrime.
Più Giò ci pensava, più sentiva di condividere con Sofia un forte senso di disagio. «Credi che ci sia del vero nelle parole di Mimma? Su Matty e Phil? Che loro... E che questo li abbia portati a cancellarlo dalla loro vita?»
Sofia scosse la testa, ma Giò vide quanto non fosse del tutto convinta dei suoi stessi pensieri. «Non crederai alle parole di Miriam, sai quanto sia pettegola e le piaccia sparlare alla spalle delle persone... Però questa stanza mi mette davvero a disagio... Io non conoscevo bene Phil, mi pareva tutto tranne che un ragazzo triste... O infelice... Ma le apparenze molto spesso ingannano, in fondo sembrava pure il ritratto della salute... Certo nella sua squadra era il più minuto, ma aveva un fisico atletico, andava a correre ogni mattina, amava tutti gli sport, ma soprattutto quello che aveva scelto. Tutti credevano che avrebbe fatto carriera in ambito agonistico... Ma secondo te di che è morto... Hanno affossato ogni cosa, dissero solo che era morto... poi il silenzio... »
«Che ci fate qua?»
La voce di Matty li fece sobbalzare entrambi, Giò si aggrappò a Sofia con il cuore in gola e iniziò a farfugliare scuse a vanvera, non ricordava nemmeno dell'idea del bagno. Iniziò a parlare dei dettagli architettonici della casa, persino che avessero sentito un rumore sospetto. Sofia dovette strattonargli un braccio per obbligarlo a tacere. «Scusa Matty, stavo andando in bagno ma non avevo ben capito dove fosse...»
«Non avete capito, che ci fate a casa mia? Non ricordo di avervi invitato a venire»
Lo sguardo era di ghiaccio la ma sua voce tradiva il suo nervosismo.
Giò aprì e chiuse la bocca e Sofia maledì la sua cotta, pareva che l'amico avesse il cervello in panne e che fosse improvvisamente incapace di parlare.
«Volevamo restituirti l'agenda, ma non siamo riusciti a passare prima...»
Scesero al piano di sotto in silenzio, la casa era avvolta nella penombra, Matty non si prese la briga nemmeno di accendere la luce.
Giò si avvicinò al suo zaino e ne trasse il volume porgendolo subito a Matty che po' prese senza proferire una parola. «Scusa il disturbo...»
«Vi accompagno alla porta...» aggiunse Matty in tono piatto.
I due ragazzi si ritrovano in strada senza un'altra parola.
«Scommetto che se ci avesse accompagnato IronBoy Matty si sarebbe comportato ben diversamente... Devo stargli antipatico... Hai visto che gelo... brr... stava per venirmi una bronchite...»
Sofia scosse la testa, però era vero che Matty era stato particolarmente brusco e di poche parole.
Avrebbe potuto chiedere loro perché stessero parlando di suo fratello, dato che era chiaro che li avesse sentiti. Come si permettevano di fare pettegolezzi sotto il suo tetto domestico, o anche solo far loro presente che avrebbero potuto tranquillamente riportare l'agenda il giorno dopo, a lezione. Tutte cose che avrebbe avuto senso dire ma Matty no... aveva preferito quasi far finta di nulla.
Giò iniziò quasi subito a parlare d'altro camminando con passo strascicato verso la fermata del bus.
Sofia lo assecondò, ma era un po' preoccupata per l'amico, riconosceva quel senso di frustrazione di non riscontrare l'attenzione desiderata. Le era capitato in passato, ma non pensava che anche Giò potesse provare lo stesso. Era un ragazzo di successo, piaceva a tutti, era popolare, divertente. Eppure in quel frangente per Matty era uno fra tanti, nessuno di speciale ai suoi occhi e Giò a questo non era abituato.
«Ma... Hai pensato che forse dovresti provare un approccio un po' più diretto? Così lo confondi non ti pare? Con tutti questi sotterfugi... Ieri ti si sei presentato davanti a lui e non hai detto nulla e oggi sei andato a casa sua senza avvertirlo... Magari lo mandi in confusione, potresti provare... Che so, a parlarci? Ci sono riuscita persino io un paio di volte, non è così impossibile...»
Giò sbuffò e per un attimo Sofia temette di averlo offeso, non voleva insinuare che il suo metodo fosse stupido, però non lo capiva proprio. Perché Matty doveva rivolgergli attenzione se non sapeva nemmeno dell'esistenza dell'altro? Magari così era davvero brutto da dire, ma Giò avrebbe dovuto contemplare l'ipotesi di non essere irresistibile per tutti.
«Tranquilla, non è importante... So già dove rivolgere le mie attenzioni...»
Sofia deglutì e si sforzò di sorridere. «Quando avete appuntamento?»
Giuliano... Il nuovo venuto non aveva perso tempo... Con la scusa di "Mi fai vedere la tua scuola" Aveva vagato assieme a Giò poi lo aveva convinto ad appartarsi in bagno, come se Giò potesse fare qualcosa che non volesse. E lì si erano baciati e esplorati in modo che aveva indotto Giò ad arrossire fino alla punta delle orecchie mentre lo raccontava.
Glielo aveva confessato mentre attendevano Franz e Sofia era rimasta alquanto interdetta.
Non era da Giò tenere i piedi in due staffe... anche se in effetti una delle due staffe non era poi così interessata.
Quindi Matty era solo un'idea?
«Domani! Apprezzo la sua intraprendenza... Ci vediamo a casa sua, non c'è nessuno... Potremmo finire ciò che in quel bagno non ci era concesso... Poi ti racconto non temere... Però va da Franz, non vorrei che il ragazzone si sentisse abbandonato... E non dirgli niente... Lui sarebbe una noia... Mi sembra già di sentire la sua pedica sul sesso sicuro e sul non andare a casa degli sconosciuti... Una vera noia...»
Sofia annuì, cercando di non mostrare il suo disagio, in parte voleva dare ragione a Franz, ma si guardò bene di dirlo a Giò.
«Bacia da favola, per non parlare delle sue mani decisamente abili...»
Sofia lo prese a braccetto e lo ascoltò senza proferire alcun commento. Gli voleva bene, ma era così volubile. Era triste per non essere considerato da Matty ma era davvero pronto a gettarsi tra le braccia di un estraneo per sentirsi desiderato? Forse non gli interessava nemmeno quel povero Giuliano. Alle volte sapeva essere davvero crudele... Ma alla fine non si stavano per sposare, si disse Sofia, magari a questo ragazzo andava anche bene un'avventura che non richiedesse eccessivo coinvolgimento emotivo.
Franz allungò la mano sul telefono, nessuna foto, solo un numero maledettamente familiare. Passò il dito sullo schermo e riagganciò. Sapeva che Miriam si sarebbe fatta sentire presto, poteva sentire la sua voce "Che effetto ti ha fatto passare di nuovo tanto tempo con Matty? Senti il desiderio riaccendersi in te? Credi che abbia una possibilità?"
Avrebbe voluto dirle di no, anzi che mai aveva provato nulla di più dell'amicizia per lui... Ma come poteva continuare a mentire? Lo aveva fatto per troppo tempo... Persino con una persona a cui non avrebbe mai voluto mentire, a Phil... E lui inspiegabilmente lo ammirava, lo adorava persino... Eppure, non c'era stato quando aveva avuto bisogno di lui.
Matty, era sempre stata la sua croce e la sua delizia...
Aveva scelto la vigliaccheria, per paura... E tutto sarebbe andato per il meglio, dopo il liceo e avrebbe potuto dimenticare tutto, persino se stesso. Avrebbe dovuto dimenticare anche le persone che più gli stavano a cuore?
Suo padre mal tollerava i suoi amici, soprattutto Giò... Ma dopotutto lo considerava uno sfizio giovanile che gli concedeva. Franz sapeva bene che terminate le scuole suo padre si sarebbe aspettato una presa di posizione. Prendere le distanze da Giò, persino da Sofia... non solo da Matty. Lasciare la pallavolo, prendere il suo posto nella società... trovarsi una moglie, e dare a suo padre un degno erede.
Avrebbe voluto desiderare quel futuro, invece avrebbe preferito partire assieme a Giò nel suo folle e sregolato viaggio.
Quando il telefono squillò di nuovo Pink degli Aerosmith accompagnò l'apparizione della foto di Sofia sul suo cellulare.
«Dimmi bellissima, sei sopravvissuta alla tua avventura con Giò?»
«Credo che la spedizione non sia andata come avrebbe sperato sai? Mi è dispiaciuto non averti con noi, tu sei molto più bravo di me a tenere a freno la nostra piccola peste.»
Franz sorrise, se lo immaginava l'incontenibile Giò nella lustra casa dei Marasco. Il dottore di certo era ancora molto fissato con l'igiene come l'ultima volta in cui Franz ricordava di aver visitato quella casa.
Matty che si stringeva le braccia e lo fissava supplicante. I suoi occhi lo imploravano di parlare, ma Franz si era sentito troppo arrabbiato per farlo. Alle volte si chiedeva se avesse sbagliato.
«Temo che Giò alle volte sia troppo avventato... ma mi scoccia farglielo presente... Non riesco a comportarmi come fai tu...» La voce di Sofia lo riportò alla realtà.
Voleva dirle di sapere bene cosa l'amica provasse, che non importava quanto lo ignorasse, la paura di perdere Giò le avrebbe sempre impedito di dirgli apertamente certe cose.
«Forse dovremmo allentare la presa, presto ognuno di noi se ne andrà per la sua strada...»
Mentre pronunciava quelle parole, Franz si rese conto di quanto quell'ideagli provocasse una morsa al cuore.
Si era sentito felice in quegli anni, stringendo le mani dei suoi amici. L'idea di vederli scivolare lontano da sé lo uccideva. La sua anima si sarebbe inaridita fino a essiccarsi.
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