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Capitolo 01 - Do you remember?

Il sasso rimbalzò sei volte sulla superficie dell'acqua prima di sparire con un sonoro plof.
«Inutile provare se continui a scegliere il sasso sbagliato...» Sbuffò Giò con voce annoiata prima di sistemarsi gli occhiali da sole.
Franz gli arruffò i capelli facendolo protestare e si sdraiò accanto a Sofia.
Il sole era alto, soffiava una leggera brezza, era tutto troppo perfetto per desiderare di alzarsi e tornare a casa, ma il dovere chiamava.
Sofia se ne stava a occhi chiusi, sorridendo quando i due amici si punzecchiavano quasi senza apparente motivo.
Quando Giò apostrofava Franz con i suoi taglienti commenti e quest'ultimo rispondeva rubandogli in cappello o prendendolo sottobraccio, mettendo in disordine il suo outfit, meticolosamente scelto. Li osservava discutere, Giò fingeva di essere offeso e Franz che non gli importasse del suo silenzio. Era quello il suo centro, restare tra i due con le loro voci come sottofondo costante.
Le pareva ancora strano quel senso di familiarità creatosi con Giò, ricordava bene la soggezione che quegli occhi di giada le avevano dato la prima volta che lo aveva visto. Le palpitazioni che il profumo dei suoi capelli gli suscitava ogni volta che lo sentiva vicino. Avrebbe detto impossibile arrivare a conoscerlo così bene da adorare persino i suoi melodrammatici e immotivati momenti di silenzio. La prima cosa che la aveva attratta di Giò era la disinvolta cura che poneva nello scegliere ogni dettaglio di sé. Dal far apparire i suoi capelli trasandati con quei ciuffi scuri in contrasto con quella pelle così pallida. Alla moltitudine di occhiali da sole con le lenti tonde, che indossava in ogni luogo e in qualsiasi stagione. L'aveva subito incuriosita quell'inafferrabile sguardo e infine ad appassionarla era stato quel suo spirito volitivo. E adesso che era accanto a lei, la testa appoggiata alla sua spalla, il volto velato da quei capelli ribelli quel gradevole senso di fiducia che percepiva a pelle le pareva un sogno.
Con Franz era stato tutto più facile, era stata la prima persona che aveva conosciuto nella nuova scuola. Si era aggrappata alla sua maglia quasi a cercare un'ancora e aveva quasi singhiozzato confessando di essersi persa. Era un novellino come lei ma si era subito offerto di darle una mano e da allora non aveva più smesso.
Quando poi Giò, tra tutti i ragazzini aveva scelto proprio lei, improvvisamente aveva smesso di sentirsi un'anonima parete bianca. Giò aveva stravolto il suo modo di vedere il mondo e anche il suo guardaroba. Aveva tinto i capelli di fucsia e se li era lasciati crescere. Aveva iniziato a mettere lenti a contatto variopinte, tutto quello che le passava per la testa e che poteva far librare la sua creatività, senza paura del giudizio altrui. Giò l'aveva liberata.
«Riuscite a credere che questa sarà la nostra ultima estate assieme come compagni di classe? Poi ognuno prenderà la sua strada... Tu Franz inizierai a lavorare assieme a tuo padre, mentre tu Sofy farai domanda per l'accademia d'arte mentre io? Non ho idea... Voglio fare troppe cose nella mia vita... Dcrittore? Stilista? Musicista? Potrei anche scegliere di farle tutte non credete?»
Sofia annuì distrattamente mentre Franz rimase in silenzio e si limitò a grugnire solo quando Giò lo colpì con un calcetto bonario. «Ovunque andrete non dimenticatevi di me...»
«Mi sarebbe impossibile, sei praticamente ovunque da quando mio padre ti ha chiesto di posare per la sua campagna pubblicitaria per il lancio della nuova collezione... Ovnque mi giro vedo la tue faccia con indosso un indumento diverso... Sei endemico...»
Le parole di Franz furono seguite da un nuovo colpo.
Franz si massaggiò la spalla e afferrò l'amico in una morsa serrata.
Sofia scoppiò a ridere «Vi comportate proprio come un'adorabile coppietta...»
Franz sbuffò lasciò la presa e si alzò. «Figurati se potrei sopravvivere in una relazione con lui»
Sofia scoppiò nuovamente a ridere guardando il sorrisetto malizioso di Giò «Non saresti in grado di starmi dietro, sei troppo rigido... ho bisogno di qualcuno più... flessibile... Perché gli consenta di assaggiare il mio dolce...»
«Mi faresti venire il diabete...» aggiunse Franz porgendogli la mano.
Si avviarono alla macchina, Sofia li prese entrambi a braccetto e si strinse a Giò.
«Io, se potessi ti assaggerei volentireri, lo sai sei il mio pasticcino preferito»
Sofia sussultò quando l'amico gli prese il mento per darle un bacetto sul naso «Lo sai che sei la sola ragazza che potrebbe farlo...»
Sofia nascose il volto per impedirgli di vedere il suo improvviso rossore, sapeva bene che stesse scherzando ma non poteva impedirsi di reagire «In quanto tua migliore amica non posso che fermarti, perché io so che il tuo principe azzurro è da qualche parte e io lo troverò per te»
Percepì la stretta dell'amico come anche il borbottio sommesso di Franz «Compiango chiunque sia...»


La casa di Franz era quella che spesso designavano per passare assieme il pomeriggio.
Lo spazio non mancava e sua madre cercava sempre di riempirli di dolcetti, soprattutto Giò, che le pareva sempre troppo magro.
Una volta in camera di Franz Giò si lasciò cadere sul suo letto.
«Sai ho sentito che l'irraggiungibile Matty si degnerà di unirsi alla nostra classe di derelitti... ricordi? Era così che ci ha chiamati lo scorso anno...»
Sofia sorrise sfogliando il quaderno «Inutile che fingi che non ti interessi sappiamo tutti che sei eccitato dall'idea...»
Franz alzò gli occhi al cielo «Eccitato è proprio la parola giusto vero maialino?»
«Oink Oink» gli fece eco Giò prima di riprendere a parlare.
Sofia chiuse il quaderno, anche oggi avrebbero dovuto rimandare i compiti e si sarebbero ridotti all'ultimo come sempre. Ma c'era poco da fare, quando Giò chiedeva attenzione, lei e Franz potevano solo accettare la cosa.
Trovava divertente come Franz sbuffasse e si fingesse annoiato, ma che non interrompesse mai i lunghi discorsi di Giò. Per quanto le sembrasse che non apprezzasse i discorsi che implicassero parlare di Matty. Giò aveva sempre avuto una fissa per quel ragazzo più grande. Anche Franz in realtà aveva la stessa età di Matty ma aveva perso misteriosamente un anno di scuola quando era passato alle scuole superiori. Franz non gli aveva mai detto perché, e i due amici non avevano voluto approfondire, dopotutto quell'evento li aveva fatti trovare tutti e tre nella stessa classe.
«Comunque è molto triste la motivazione che lo ha obbligato a unirsi a noi, perdere un fratello, così giovane... Ma voi sapete cos'è successo esattamente?»
Franz si fece improvvisamente serio. «Non so molto, pare un malore durante un allenamento in piscina...»
Sofia ebbe l'impressione che Franz provasse disagio a parlarne, ma non ci fece troppo caso.
«Puoi immaginarlo? E dire che gli atleti dovrebbero essere controllati più di tutti...» proseguì Sofia perplessa
«Ma non lo avevano ritrovato i compagni di in camera sua la mattina che è successo il fatto?» Chiese Giò perplesso.
«No signorina so tutto io quella è solo una chiacchiera, ma lo sapresti se ti prendessi la briga di leggere tutti gli articoli del giornale e non sono la prima pagina, pigrone che non sei altro...»
«Comunque sia andata è una tragedia, suo padre se non ricordo male è pure un medico, immaginate cosa deve aver passato?» Ricordava bene l'ultima volta che aveva visto Matty a scuola, i capelli gli velavano quel volto smunto, l'espressione smarrita così diversa dal suo solito sguardo austero. Non lo conosceva molto bene ma gli era sempre apparso un tipo solitario e pareva che la sola persona a cui davvero tenesse fosse il fratello minore. Nemmeno a quella che veniva definita "la sua corte" a Sofia pareva che Matty desse troppo peso.
Phil invece era così diverso, sempre sorridente, con la battuta pronta, piaceva tutti, anche a Sofia. Pareva il solo capace di far nascere un sorriso sull'impassibile volto di Matty.
«Forse si sarebbe dovuto prendere ben più di un anno di pausa, insomma non so quanto tornare nella scuola dove suo fratello è morto possa essere la cosa giusta per lui, non pensate?»
Giò parve perplesso alle parole di Franz. «Io credo che debba affrontare la cosa, non può evitare di soffrire scappando...»
Franz gli lanciò la rivista che stava sfogliando «Potresti smettere per un secondo di gongolare all'idea di poterti sedere accanto a lui e riflettere su quello che dici?»



Un mese dopo...

Sofia salutò i suoi genitori non appena il cellulare smise di suonare, la suoneria di Franz, Seven Nation Army la avvertiva che l'amico si trovava al portone.
La Volkswagen Golf Blu elettrico di Franz era parcheggiata, Giò la aspettava appoggiato allo sportello assieme all'amico. Aveva ripreso le sue cuffie da gatto che ripose prontamente non appena la intravide. Sbracciandosi sorridente.
«Stai di nuovo ascoltando quel cantante polacco?» gli chiese Sofia.
«Russo Sofy, è russo... devi sapere che ho fatto notevoli passi avanti sia con il russo che con il cinese, a breve inizierò a studiare anche il tedesco... prima della fine dell'anno avrò in pugno ben tre nuove lingue...»
«Che non ti serviranno assolutamente a nulla caro Giò...» sbuffò Franz.
«Au contraire... Finita la scuola potrei partire per un viaggio attorno al mondo, alla ricerca di me stesso... E sapere più lingue astruse mi garantirà molte più possibilità di non lasciarmi sfuggire l'uomo della mia vita... Come sai con il francese sono già a buon punto...»
«Credevo fosse Matty l'uomo della tua vita... Non hai parlato d'altro tutta l'estate...»
«Fingere che non lo sia è parte della strategia, datemi retta... E poi se non dovesse funzionare avrò un Sergei... un un Yan e anche Michael...»
«Contemporaneamente magari...» lo canzonò Franz.
«Potrei... Perché no... Sono troppo speciale per accontentarmi di una persona sola, a meno che quella persona non sia Matty...»
«Tutto chiacchiere e distintivo...» sbuffò Franz aprendo lo sportello della macchina a Sofia «Siedi dietro Casanova... Non c'è posto sia per te che per il tuo ego davanti... starai più comodo principessa...»
Giò lo prese in parola e si sdraiò sui sedili, guardandolo da sotto i suoi occhiali rotondi.
«Senti signorina Bonaparte tira giù i piedi se non vuoi che ti precluda di nuovo l'accesso alla mia macchina...»
Sofia si nascose dentro al cappotto soffocando una risata, Franz non aveva mai davvero precluso l'auto a Giò, non lo avrebbe mai fatto. Lasciarlo a piedi, costringerlo ad attraversare l'intera città con gli scarsi mezzi pubblici della sua zona? Sia mai. Ma fingeva di volerlo fare, come fingeva di non trovare divertente i suoi modi da diva.
«Paolina Borghese capra ignorante, o Maya vestida... mi spiace per la versione desnuda dovrai aspettare... tipo l'eternità...»
«Ringraziando il cielo... Ci manca solo di arrivare tardi il primo giorno per atti osceni in luogo pubblico...»
«Sono nella tua macchina zuccone... non in piazza...»
«Può vederti chiunque ci passi accanto cipollina...»
I due continuarono a battibeccare fino a destinazione e Giò si zittì solamente quando intravide l'oggetto delle sue brame.
Matty se ne stava in disparte, appoggiato alla parete, e assieme a lui due ragazzi dai capelli molto rossi, Sofia conosceva bene quelle sagome, quei colori, quegli abbigliamenti. Erano i due gemelli Nardi, ex compagni di classe di Matty nonché alcuni della fantomatica "Corte" di Matty. Eddie Nardi era uno strano ragazzo, che pareva vivere in una realtà propria, nascosto sotto a quei vestiti sformati che malamente nascondevano di non essere affatto degli stracci ma abiti griffati fino all'ultimo dettaglio. A Sofia non sarebbe nemmeno dispiaciuto come persona, non era un crimine parlare molto lentamente e avere l'aria di chi non dorme dalla nascita. Ma sua sorella non la tollerava proprio. La perfettissima Miriam, che rimarcava continuamente di chiamarsi Miriam con la I. Come se questo dovesse voler dire qualcosa. Come se fosse l'unica in tutto il globo a portare quel nome. Sofia non sopportava niente di quella ragazza, si atteggiava come se ogni cosa che le piacesse l'avesse scoperto lei. In realtà la sua sola colpa era quella di aver fatto amicizia con Giò e Sofia non poteva nascondere di esserne maledettamente gelosa.
I due condividevano una passione per la moda, non che Giò le avesse mai dato motivo di essere gelosa, non l'aveva mai trascurata a vantaggio di quella che lei riteneva essere un'arpia in tacchi a spillo e fiocchetti rosa. Però Sofia proprio non sopportava come sbandierasse ai quattro venti sui social ogni cosa che condivideva con il suo Giò, le rendeva impossibile tollerarne la presenza. Era come se il mondo avesse iniziato ad esistere nel momento esatto in cui Miriam lo aveva considerato.
Dal momento che Giò smaniava per parlare con Matty ma non voleva esporsi in prima persona afferrò le mani di Franz e Sofia e li trascinò con sé.
«Dobbiamo proprio parlargli? Magari non ne ha voglia, magari già essere qua è uno stress sufficiente...»
Franz cercò di frenarlo, rallentando il passo, visivamente a disagio.
Giò lo guardò e per un attimo Sofia credette di vedere un velo di tristezza nei suoi occhi, ma fu solo un lampo, poi il suo volto si rasserenò. «Credimi, non voglio essere inopportuno e se non vorrà accettare la mia compagnia non insisterò... possiamo almeno provare ad essere accoglienti?»
«Ma se eri il primo a dire che ci considera una classe di poco valore...»
Giò incrociò le braccia «Quindi gli dimostreremo che si sbaglia...»
Inutile discutere, quando si era messo in testa qualcosa Franz finiva sempre per assecondarlo.
Quando furono a vista Miriam li squadrò dall'alto e Sofia alzò gli occhi al cielo. Si sentiva una dea al quinto anno, figurarsi ora che era stata ammessa all'Accademia di moda più prestigiosa del paese. Ovviamente Eddie l'aveva seguita, poco importava cosa lui volesse in fondo, doveva assecondare i desideri di sua sorella. E separarsi, non era un'eventualità contemplata. Sofia si malediceva di sapere tutte queste cose, se solo quella pettegola di Giò avesse evitato di parlarne tanto. Ma orbitavano attorno a Matty e quindi era inevitabile.
Quando Matty sollevò pigramente lo sguardo su di loro Sofia percepì la stretta di Giò serrarsi attorno alla sua mano. I suoi capelli avevano un vago riflesso smeraldo che si mescolava il nero, gli occhi velati da quei ciuffi troppo lunghi. Sofia trovava sempre inquietante come quegli apparissero così simili a quelli di Giò eppure così diversi. I due gruppi si salutarono sbrigativamente dopo di che calò un imbarazzante silenzio.
Inaspettatamente fu proprio Matty a rompere il silenzio «Sei sempre nella squadra di pallavolo della scuola?»
Giò non nascose la sua delusione quando l'oggetto del suo desiderio si rivolse a Franz e non a lui.
«Purtroppo, sì, anche se saremo come ogni anno i più scarsi del nostro campionato... Per quando sia dilettantistico a dei livelli imbarazzanti non mi dispiacerebbe per questo ultimo anno arrivare a compere, nella finale con le migliori squadre della regione... Certo se tu scegliessi di cambiare idea... ricordo che non eri male come libero ai tempi delle medie...»
Matty sorprese tutti con un mezzo sorriso «Non pensavo te lo ricordassi... Ma pensa un po'... Ho deciso giusto stamani di entrare in squadra... potrebbe essere un bel modo di affrontare i miei demoni...Sempre se a te sta bene, capitano...»
Franz si limitò a una scrollata di spalle.
«Vado a cercare posto IronBoy, ci vediamo dentro...» aggiunse placidamente Matty, congedandosi.
Sofia guardò Giò desiderosa di abbracciarlo, la delusione era stampata sul suo volto e lo trovava così tenero, ma Miriam non si era mossa, come nemmeno suo fratello e li scrutava come con fare indagatore.
Giò si voltò verso Franz e parve esplodere. «IronBoy? Da quando tu e Matty siete così in confidenza e che razza di soprannome sarebbe? Sono venuto a tutte le tue partite e non ricordo che ti abbiano mai chiamato così? Ma poi eravate compagni di squadra? Quando?»
Sofia lo fulminò con lo sguardo, possibile che non fosse un grado di trattenersi neanche per un minuto.
Miriam colse la palla al balzo «Non te l'aveva detto Gioia? Franz e Matty erano molto... Uniti... Ai tempi delle medie, li consideravano la coppia d'oro della.... "Pallavolo" ... Peccato che si siano separati... Non so per quale motivo... La squadra non è più stata la stessa dopo e questa distanza ha fortemente limitato la squadra della nostra scuola...»
Eddie se ne stava silenzioso, come un gatto sornione scrutando il vuoto, troppo annoiato per prendere in considerazione quello che la sorella stava dicendo.
«Comunque, Gioia io te l'ho già detto mille volte, se vuoi avere uno straccio di possibilità con Matty devi chiedere a me... so bene cosa gli interessa... Almeno cosa gli interessava... E in effetti gli somigli abbastanza per...»
«Dobbiamo andare Mimma, si è fatto tardi...»
Miriam si voltò verso il fratello che pareva essersi destato.
Ma Giò fremeva troppo e non si sarebbe accontentato di una mezza parola «A chi dovrei somigliare scusa?»
Sofia a stento si trattenne da dargli un pizzicotto, se se ne fosse stato zitto con ogni probabilità la strega se ne sarebbe andata invece era rimasta guardandoli soddisfatta di aver finalmente ottenuto la sua attenzione.
«A Phil... A chi altro, non dirmi che non hai sentito le chiacchiere che giravano su Matty e il suo attaccamento a mio avviso un po' morboso con il fratellino...»
La campanella suonò impedendo a Sofia di inserirsi nel discorso.
Miriam fece cenno a Giò di chiamarlo e Franz con volto indifferente fece cenno loro verso la porta.
«Ma senti da che pulpito... Come può quella pettegola definirsi amica e come può Matty sopportarla? Cosa le deve un favore? Non ha perso tempo a parlargli alle spalle... E Giò ti prego smettila di darle corda, state lucrando su una tragedia...»
Giò scosse la testa mesto «Scusa... È stato più forte di me... Mi sorprendono certi segreti...»
Franz lo ignorò e si diresse in classe, i loro compagni si stavano distribuendo tra i banchi, Sofia si sedette come di consueto davanti a Giò immaginando che l'amico volesse sedersi vicino a Franz ma con sua sorpresa il posto venne prontamente occupato da un nuovo studente dai capelli color paglia.
Franz si ritrovò così spiazzato a fissare un indispettito Giò, troppo arrabbiato con l'amico per dargli la soddisfazione di riferire al nuovo venuto che quel posto fosse occupato.
«Questo posto è libero...» La voce di Matty emerse dalle spalle di Franz, il quale dopo aver guardato con una maschera di indifferenza Giò annuì e con un sbuffo si sedette al banco accanto a Matty che continuò ad osservarlo con espressione pensierosa.
Franz iniziò ad osservare il proprio astuccio cercando con moltissima calma una penna, Sofia tratteneva il respiro, era tra due fuochi. Da una parte Matty non gli schiodava gli occhi di dosso come in attesa di un suo cenno, dall'altra Giò stava per prendere fuoco per autocombustione tanto pareva furioso.
Sofia lo conosceva abbastanza da sapere che Matty non c'entrava niente con la sua rabbia, era quel che l'amico gli aveva omesso a farlo infuriare. Quante altre cose poteva aver nascosto loro?
In effetti anche Sofia non poteva nascondere una punta di delusione, non ascoltò gran che il nuovo venuto, a stento sentì che si chiamasse Giuliano. Le lezioni scivolarono fin troppo rapide, con le solite frasi fatte da "Questo è l'ultimo anno, dovrete darvi da fare..." "Quest'anno dovete capire che fare delle vostre vite..." ma la frase che più venne ripetuta fu "Dovrete studiare con più impegno di sempre..."
Le minacce iniziavano a perdere di peso, il ripeterlo pareva quasi più un ostentare quell'impegno previsto.
Neanche all'intervallo Sofia ebbe tempo di parlare con i due amici, Giò afferrò Giuliano e si allontanò, Sofia riconosceva quello sguardo e temeva che la delusione di quella mattina lo inducesse a fare qualcosa di stupido e infantile.
«Credi che sia andato a fumare?» Franz gli si era accostato al banco, il suo sguardo pareva sempre indifferente eppure quelle parole mal celavano apprensione. Franz non approvava che l'amico fumasse, la reputava una cosa molto stupida, così Giò cercava di farlo di nascosto. Sofia trovava quel gioco molto tenero. Che Franz si preoccupasse della salute dell'amico. Come anche la parte più infantile di Giò che mal celava quanto tenesse alla considerazione di Franz.
Sofia optò per sgranchirsi le gambe e Franz la accompagnò, la ragazza non voleva mettergli pressione, alla fine non era tenuto a raccontargli ogni aspetto della sua vita, però capiva la delusione di Giò, anche se credeva che quella delusione celasse senza alcun dubbio altro.
Quando rientrarono in classe Giò e il nuovo compagno non erano ancora rientrati, e Sofia si accorse che quell'assenza le facesse più male del dovuto.
Rientrarono addirittura a lezione iniziata e sul volto di Giò era stampato un mezzo sorrisetto complice che a Sofia dette molto fastidio, così scelse di ignorare ogni suo tentativo di richiamo, se voleva comportarsi da stronzo per colpa di Franz lei avrebbe fatto lo stesso. Solo che era davvero molto meno brava di lui nel farlo perché ogni volta che ignorava un suo tentativo di attirare la sua attenzione percepiva una fitta allo stomaco. E se quattro anni assieme non fossero bastati a trattenerlo?
Franz quel pomeriggio si sarebbe incontrato con la squadra di pallavolo per cui si trattenne a parlare con Matty il che riportò le nuvole sopra la testa di Giò.
«Non vai via con il tuo nuovo miglior amico?» borbottò Sofia vedendo Giò ancora seduto a braccia incrociate con lo sguardo inchiodato su Franz.
A quelle parole il ragazzo parve destarsi «Seppelliamo l'ascia da guerra? Questo primo giorno poteva andare diversamente ma non è del tutto da buttare... Comunque nessuno può prendere il tuo posto...» esclamò buttando le braccia al collo dell'amica. La strinse con enfasi e a Sofia scivolò via ogni brutto pensiero, lasciando solo la sua ansia da "nonna" come amava chiamarla lei.
«Fa tanto male?»
Giò capì al volo di cosa stesse parlando, sollevò lo sguardo su Franz, adorava come Sofia capisse i suoi pensieri. Nonostante certe volte si lasciasse prevaricare dalle ansie, capiva al volo cosa gli passasse per la testa.
«Devo solo abituarmi all'idea... forse non lo conosco così bene...»
Franz salutò Matty e si avvicinò ai due. «Vi do un passaggio a casa mia, mamma ha scritto che vi aspetta per il tè e che ha preparato una torta, vi raggiungo dopo gli allenamenti.»
Giò aprì la bocca e la richiuse solo dopo un po' senza dire nulla. Sofia poteva quasi sentire il suo sferzante commento non detto, e apprezzò che per una volta fosse riuscito a trattenersi.
Mentre riordinava lo zaino lo sguardo di Franz cadde sul banco di Matty, c'erano così tanti segni, degli studenti dell'anno precedente, scritte, disegni. Segni di persone che avevano concluso quel percorso da tempo di cui quei segni erano l'unica traccia. E poi lo vide, sotto al banco sporgeva un'agenda. La prese ma gli sfuggì di mano e cadendo si aprì mostrando una foto. Phil sorrideva timidamente mentre Matty con un braccio appoggiato sulla spalla del fratello fissava un punto al di fuori della foto.
Franz si soffermò un attimo a guardarla, i capelli neri di Phil, i suoi occhi gentili, ma si scosse e chiuse in fretta l'agenda porgendola a Giò.
«Tieni, riportargliela tu, potrebbe essere una buona scusa per iniziare a parlarci.»
Il ragazzo osservò l'agenda soppesando il da farsi. «Non puoi darglielo stasera all'allenamento?»
«Certo ma tu volevi una scusa per parlargli no? Adesso ce l'hai...»
Giò la prese con un mezzo sorriso divertito «Riesci sempre a sorprendermi ... IronBoy...»
«Non chiamarmi così... Gioia...»
Sofia trasse un sospiro di sollievo, che la tensione si fosse finalmente allentata?
«Ci accompagni da Matty prima di andare da te?»
«Preferirei di no... Non voglio mai più avvicinarmi a quella casa...»

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