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#1 domenica | Un Piano Perfetto

C’è un momento in cui anche il più orgoglioso degli uomini è costretto ad ammettere di aver commesso un errore. Il mio momento è arrivato il ventiquattro dicembre, stretto come una sardina al Centro Commerciale Campania di Marcianise, tra gli scaffali di un affollatissimo negozio Mediaworld con l’aria calda sparata a palla e un gradevole sottofondo di urla di marmocchio impossibile da ignorare.

Quel giorno non ero in cerca di guai, avevo solo un leggero ritardo sulla tabella di marcia, e mi trovavo lì perché alle sei di sera della vigilia di Natale la merce sugli scaffali dei negozietti a conduzione familiare è stata già bella che spazzolata e acquistare un Bimby per il pranzo era questione di vita o di morte.

Avevo appena finito di scavalcare un barboncino tascabile al guinzaglio di una vrenzola coi leggins leopardati, quando ho intravisto il mio obiettivo luccicare su uno scaffale altrimenti vuoto.

Giusto il tempo di dribblare un attempato signore con la pancetta da birra e una sciarpa tanto lunga da strisciare per terra, ed ero lì. 

Un solo esemplare rimasto, glorioso nella sua magnificenza, proprio come lo volevo. Prima che fosse tardi mi sono affrettato, gli occhi puntati sulla mia preda, e proprio un attimo prima di metterci le mani sopra… mi sono schiantato.

«Guarda dove vai!» quel rimbrotto mi ha indispettito parecchio, anche se solo per un attimo. Lo trovavo ipocrita, dal momento che, pur ammesso che io non prestavo attenzione all’ambiente circostante, neanche lo sconosciuto l’aveva fatto.

Poi mi sono voltato e l’ho visto. E queste bazzecole sono diventate di secondaria importanza.

A occhio doveva avere all’incirca la mia stessa età. Aveva uno scaccia acqua rosso evidenziatore sottobraccio che doveva aver coperto la tamarrissima giacca in pelle dalla neve, dei deliziosi ricci morbidi e un paio di occhi scuri senza fondo che mi osservavano adombrati da ciglia folte da paura.

Anche lui, come me, aveva un cipiglio infastidito. Anche il suo cipiglio, come il mio, si dissipò nell’istante stesso in cui mi mise a fuoco con lo sguardo.

«Oddio, scusa, non ti avevo visto!»

«No, no, no» la velocità con cui era passato da scontroso a ossequioso sarebbe stata quasi commovente se la ragione non fosse stata così evidentemente dettata dal fatto che anche lui, come me, mi aveva guardato bene e aveva iniziato ad apprezzare l’idea che avessimo “sbattuto”, se capite che intendo. Riesco a capire la differenza tra quando mi guardano e quando mi guardano. E quel giovane con l’impermeabile mi stava guardando. «Non importa, sto bene. Ti ho fatto male?»

Se fossi stato un poco più scafato avrei risposto qualcosa tipo: “Mi hai colpito al cuore”, invece sono rimasto fermo come un allocco per qualche secondo e ho fatto segno di no con la testa.

Stavo per balbettare qualche altra scusa che suonasse abbastanza convincente quantomeno da portarlo a scucire il suo numero di telefono, poi l’ho visto girarsi e il nostro promettente e roseo futuro insieme si è sgretolato alla stessa velocità in cui era stato costruito.

«Oh, che culo! È l’ultimo!»

Per un istante l’ho osservato allungare la mano verso il mio Bimby sullo scaffale, e non avevo mai visto una storia d’amore passare da strangers a lovers per poi finire su enemies così in fretta, nemmeno in una oneshot.

Lo devo ammettere, sono io che l’ho colpito per primo. Non ho ragionato, l’ho visto puntare al mio obiettivo e gli ho dato uno schiaffo sul dorso della mano. C’è da dire, a mia discolpa, che quell’aggeggio era mio di diritto. E tengo anche a precisare il fatto che, alla fine dei giochi, quello che è dovuto andare al pronto soccorso quella notte sono io. Traete pure da ciò le vostre conclusioni.

«Che fai?!»

«Quello è mio» ho detto, perché io sono una persona onesta che alle domande risponde con la verità.

È proprio vero che l’onestà non paga.

«L’ho preso prima io.»

«Non mi pare tu abbia preso niente.»

«Lo avrei preso, se non mi avessi aggredito.»

«Aggredito? Per un buffetto?!»

«Beh, di sicuro non c’è il tuo nome sopra.»

«Se è per questo manco il tuo.»

È stato allora che ho agito d’istinto. Vedete, ho notato che era del tutto concentrato su di me e sono saltato. Lui l’ha capito un attimo dopo ed è saltato a sua volta. Non è che ci siamo proprio azzuffati, ma diciamo che lui potrebbe avermi tirato per la sciarpa rischiando di strozzarmi e io potrei aver tentato di farlo inciampare con uno sgambetto che comunque non è riuscito quindi non importa.

Solo che siamo caduti sullo scaffale ed era leggero perché era vuoto. E dato che era leggero si è rovesciato per terra sfiorando un gruppo di marmocchi i cui genitori non erano per nulla felici di quanto accaduto. E mentre il personale del negozio accorreva a tirare su lo scaffale sguarnito, ho intercettato il Bimby tra le mani di una vecchina che caracollava verso le casse, per poi perderla di vista tra la folla.

«Eccolo!»

Non avrei dovuto esclamarlo a voce alta, perché il mio nuovo nemico ha abbandonato ogni tentativo di aiutare due commesse dall’aria parecchio seccata per tallonarmi.

«Dove credi di andare? L’abbiamo perso.»

Che ingenuo. Gli ho sorriso e, senza abbandonare il mio proposito, ho risposto come un vero fico: «Io non perdo mai»  per poi accelerare il passo e chiamare «Signora! Signora, aspetti!»

Ho superato una coppia con passeggino, sono passato intorno a una sedia a rotelle, ma soprattutto non ho spintonato proprio nessuno, al contrario di qualcun altro. E quando sono arrivato dalla sciura – cioè, dalla simpatica nonnina – mi sono parato davanti a lei senza nemmeno sfiorarla.

«Signora, la prego, quello mi serve. Sarebbe così cortese da lasciarmelo?»

Lei non mi è sembrata molto collaborativa. «Anche a me mi serve, altrimenti non lo prendevo.»

«Quanto costa?»

«Mille e tre.»

«Se lo lascia comprare a me, ne do altrettanti a lei. Così a sto giro anziché spendere ha guadagnato, e dopo le vacanze se ne compra due uguali.»

«Cosa?!» il cuozzo ma figo mi aveva appena spintonato da un lato – cosa che io non avevo fatto. «È scorretto, io non ce li ho il doppio dei soldi!»

«Benvenuto nel mercato libero, tesoro.»

Ma lui mi ha dato ascolto? Si è per caso arreso? No, si è messo a fare tarantella davanti a tutti! 

«Signora, la prego, è un regalo per la mia mamma. Lei lo desidera tanto, non le ho mai regalato nulla, questo è il mio primo stipendio. Non vorrà privare mammema del suo unico regalo.»

«Oh, chi è quello scorretto, ora?!»

La vegliarda ci ha guardato come se fossimo due usciti di testa. «Buona serata» ha liquidato, secondo me non ha nemmeno capito cosa abbiamo detto.

«No!» ho cominciato a seguirla, ma sia messo agli atti che io non farei mai del male a nessuno, men che meno a una persona anziana. Sono un gentiluomo rispettabile, io.

Poi un commesso piuttosto nerboruto mi si è parato davanti. Aveva l’aria parecchio minacciosa, secondo me quel tipo è davvero poco raccomandabile. «Signori, siete pregati di uscire dal negozio e di evitare di creare altri disordini. Se metterete nuovamente in pericolo l’incolumità dei clienti, verrete scortati fuori dal centro commerciale dalla guardia in servizio.»

Roba da matti! Chi aveva messo in pericolo l’incolumità della gente? Io no di certo. Non è colpa mia se quell’idiota mi è cascato addosso facendomi cascare a mia volta su uno scaffale vuoto.

E così ci siamo ritrovati nel corridoio.

«Sarai contento» ho sbuffato, perché era tutta colpa sua.

«No! Non sono contento! Questo è davvero il mio primo stipendio, e non ho mai fatto un regalo di Natale a mia madre, non ne ho speso neanche un centesimo per avere quell’affare entro domani!»

«Se era così importante perché non sei venuto prima?»

Ha alzato le mani e mi ha guardato come se fossi matto, il che è davvero ridicolo, se ci pensate. «Perché lavoravo, forse?! Tu cosa te ne fai di un Bimby alla vigilia di Natale? E perché sei venuto a comprarlo solo adesso? È evidente che non fai un cazzo nella vita.»

Non potevo certo dirgli che mi ero presentato a Marcianise così tardi solo perché avevo procrastinato sino all’ultimo. Così ho incrociato le braccia e messo su il mio broncio acchiappauomini. «La seconda parte non ti riguarda. E per la prima… mio padre ha organizzato un pranzo di Natale in grande stile con amici di famiglia, e potrebbe esserci un ragazzo su cui voglio fare colpo. Sarò io a cucinare, quindi capirai bene che devo tirare fuori l'artiglieria pesante.»

Il broncio acchiappauomini funziona sempre, e infatti anche stavolta ha funzionato. La sua espressione da spaccone è sfumata in un sorrisino interessato.

Ecco, in quel momento ha smesso di guardarmi e ha ripreso a guardarmi.

Modestamente, sono uno che si gioca bene le sue carte.

È stato in quel momento che ho pensato di chiedergli il numero, o almeno anche solo il suo nome. È stato in quel momento che la vecchina è uscita da Mediaworld.

La decisione che ho preso in quel momento è stata la mia unica colpa in questa storia. Perché quando ho visto la vecchina uscire da Mediaworld col mio Bimby, ho deciso di acquistarlo contro la sua volontà.

Che è differente dal rubare, attenzione! Rubare è contro la legge e non si fa. Soffiare il Bimby da sotto al naso della vecchia lasciando nel carrello un assegno dal valore del prezzo di mercato più il dieci percento di mancia per il disturbo, al contrario, è un affare. E io, un buon affare, sono sempre in grado di annusarlo.

Note autrice
Eccoci qui al primo appuntamento della nostra strana storia. (🎶Eeeeeh, strane cose che – che succedono a me!🎶 Nessuno se lo ricorda? Solo io? Guardatevi Toy Story, ignoranti).
Comunque sia, spero che questo stile molto raccontato non risulti pesante. Ho tenuto i capitoli brevi anche per renderlo più scorrevoli, tanto è una storiella così per passare il tempo insieme.
Nel prossimo capitolo proveremo a rubare il Bimby alla sciura e vedremo un po’ che accadrà.
Buona prima domenica di avvento, e ci rivediamo coi due manigoldi al prossimo capitolo!

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