Il bacio della notte
Come era potuto accadere? Stavo correndo, come in fuga da qualcosa... o qualcuno, per le strade ormai deserte di New York.
Sentivo le gambe ormai stanche, la gola secca, il cuore che batteva a mille. Sentivo il vento che sferzava, che faceva ondeggiare i miei capelli. Sentivo il marciapiede, solido e forte.
Avevo percorso una distanza enorme rispetto al posto da cui ero scappata. Sentivo i piedi che dolevano, per colpa degli stivali che avevo scelto di calzare. Volare non mi era concesso, dato che ero priva di ali, a differenza di mio padre e di Miach.
Arrivai a Central Park dopo qualche minuto di corsa. Ero spossata, a tal punto che mi distesi direttamente sul prato, mentre vedevo il mio Popolo che danzava sotto la luce della luna.
Chiudi gli occhi, cercando di ricordarmi perché fossi scappata.
Qualche ora prima
"Ricordami perché sono venuta qui con te."
Vespra era sempre pronta a lamentarsi, soprattutto quando si trattava di uscire dalla Corte Seelie. Si vedeva lontano un miglio che non era intenzionata ad abbandonare la sicurezza del Regno sotto la Collina. Era molto difficile convincerla e se ci ero riuscita, questo era solo merito dell'astuzia che mia madre mi aveva passato.
Era tra le fate più timide che io abbia mai conosciuto: si nascondeva spesso dietro quella massa di capelli turchesi, sempre decorati da fiori di ninfea e preferiva starsene per i fatti suoi. Forse era anche per quello che gli altri si prendevano gioco di lei. Tutto ciò, però, compensava una grande abilità nella magia, che riusciva a sfruttare e utilizzare molto bene, nonostante la giovane età.
Tutto sommato non era neanche brutta: mi superava di qualche centimetro in altezza, con due perle scure come occhi e un bel nasino alla francese. Era più magra di me, ma ciò non la rendeva meno bella.
"Te l'ho già detto. Le feste che dà Magnus Bane sono piene di persone interessanti, ragazzi carini, ma soprattutto, ci si diverte. Su, non fare quella faccia... sali in pista!"
La strattonai verso di me, forse con un po' troppa forza. La musica rimbombava per tutto l'appartamento, con miriadi di diversi Nascosti che ballavano tutti assieme, ignorando le diversità, perché a casa di Magnus Bane, sommo stregone di Brooklyn, non importava nessuno a che razza appartenessi, importava solo divertirsi.
Andavo spesso a quelle feste, nonostante i numerosi divieti di mio padre. Già, era sempre lui che preferiva certe cose. Mi dava molte libertà, come poter andare in giro per il Regno sotto la Collina, ma in fatto di altri Nascosti era piuttosto rigido. Non ero a conoscenza del motivo di tutto ciò, ma probabilmente era qualcosa legato al suo passato.
Cominciai a ballare, quando una pioggia di glitter ci arrivò addosso. Adoravo quelle minuscole particelle luminose, che nonostante fossero di stampo mondano, rendevano tutto più luminoso e allegro. Anche quelli erano una cosa che mio padre odiava...
Mi stavo divertendo molto, lì in pista, e notai con piacere che Vespra si stava intrattenendo con un bello stregone, che aveva un paio di ali che spuntavano dalla schiena.
Non ascoltai tutto il discorso, ma captai qualcosa come Magia o Quindi sei una lettrice accanita?
La mia gioia si spense subito. No... non poteva essere lui... Caleb... stava abbracciando una vampira e, a quanto pareva, veniva ricambiato in modo caloroso. Non potevo crederci. Ero distrutta, avvilita, affranta. Caleb era il ragazzo per cui mi ero presa una cotta. Era stato un duro colpo per me assistere a quella scena.
Mi girai di scatto, facendomi spazio tra la folla. Volevo tornare a casa, buttarmi sul letto e sfogare tutto il mio dolore piangendo. Volevo strapparmi i capelli.
Era quello il motivo per cui avevo cominciato a correre come una forsennata: stavo scappando dalla persona che mi aveva spezzato il cuore.
Nel presente
Avevo ricominciato a piangere, ma in maniera più silenziosa di quanto facessi di solito.
Smettila, Tamzin, smettila! Non devi soffrire per colpa sua!
La mia coscienza aveva ragione, ma non riuscivo ad ascoltarla. La mia mente era offuscata dai sentimenti, vivi e forti, che provavo per Caleb. Non riuscivo a pensare con lucidità.
Cominciai a viaggiare attraverso i miei ricordi.
La prima volta che ci eravamo incontrati, l'avevo per sbaglio fatto cadere nello stagno delle rane a Central Park. Non era molto felice della cosa, infatti continuava a ripetere frasi come Adesso i miei capelli sono un disastro! Grazie, fatina.
All'inizio odiavo il soprannome fatina, perché mi faceva sentire piccola e io non volevo che fossi definita tale.
Da quel giorno avevano cominciato a vederci più frequentemente. Mangiavamo sul prato, oppure da Taki, dove Kaelie Whitewillow mi accoglieva sempre con il sorriso.
Mi chiese addirittura un appuntamento, sempre da Taki. Fu quel giorno che capii che provavo qualcosa per lui. Mi ero innamorata di quei capelli biondi come l'oro, sempre tenuti molto corti. Mi ero innamorata di quegli occhi azzurri, di quel viso forte e duro ma che allo stesso tempo era dolce e buono. Adoravo ogni cosa di lui: dal suo fisico scolpito al suo carattere deciso e risoluto, che poteva mutare in comprensivo, dolce e protettivo verso coloro a cui teneva di più.
Vederlo stretto in quell'abbraccio aveva fatto crollare la mia forza e la sicurezza che avevo.
"Tamzin!"
Riconobbi subito la sua voce. Perché venire qui, il dominio della mia famiglia, compiendo così un gesto folle, sconsiderato e pericoloso?
"Va' via..." riuscii solamente a dire tra i singhiozzi.
La mia risposta lo lasciò perplesso. Ascoltò le mie parole, ma fece il contrario di ciò che gli avevo chiesto. Si sedette accanto a me, fissandomi con quelle due gemme azzurre che aveva.
"Ti ho visto scappare... perché l'hai fatto?"
"E perché tu mi hai seguito fino a qui? Lo sai che questo è il dominio delle fate... come facevi a sapere che ero qui?"
Per i primi cinque minuti non ci fu risposta. Poi, come se si fosse sbloccato, cominciò a parlare.
"Ero abbastanza sicuro che tu saresti venuta qui. Quando devi riflettere su qualcosa che ti turba, vieni spesso qui a Central Park, ti distendi sul prato e cominci a pensare."
Cavoli... pensai.
Mi conosceva molto bene... a tal punto di sapere cosa facevo quando diventavo nervosa. Cominciai a torturarmi le mani, muovendole freneticamente. Ero terribilmente confusa, in conflitto. Felicità e tristezza si combattevano tra loro dentro di me, eppure si sa che non ci possono essere entrambe.
"Senti... ti ho visto... stretto in quell'abbraccio... e..."
Troncai la frase a metà. Quando si trattava di dire cose importanti, non completavo mai la frase, esattamente come mio padre.
"Stavo abbracciando mia sorella. È diventata vampiro da poco e aveva bisogno di sostegno."
Mi sentii terribilmente stupida. Come avevo potuto saltare subito a conclusioni così affrettate?
"Mi... mi dispiace... sono una stupida... non avrei dovuto-"
Non riuscii a terminare la frase, che sentii le sue morbide labbra sulle mie. Mi stava baciando... e io ricambiavo volentieri. Mi sentivo in paradiso... mi sentivo di essere la fata più felice di tutto il regno.
Un brusio sommesso si levò intorno a noi. Eravamo diventati l'argomento principale del gossip qui, ma non mi importava. Contavamo solo io e Caleb, nessun altro. Qualsiasi cosa potessero dire non era importante.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro