Capitolo 10
Il cielo nuvoloso di oggi rispecchia a pieno il mio umore mentre cammino per andare a scuola. Sarei voluta stare a casa ma oggi pomeriggio c'è la partita e partecipa tutta la scuola, è la prima dell'anno ed è importante. Mia madre mi avrebbe fatto minimo una decina di domande sul perché mi fossi assentata e poi volessi presentarmi alla partita. Mi è balenata in testa l'idea di non andare neanche lì, ma alla fine ho deciso di alzarmi e andare a scuola.
Non posso farmi scappare questa esperienza.
Negli scorsi giorni Jane e Iris mi hanno ignorata, fortunatamente non è avvenuto nessuno scandalo e il giornalino ancora non ha dato sue notizie.
Ho paura che mi pentirò di essermi alzata dal letto e non essere rimasta nelle coperte.
Supero il grande cancello di ferro, mi sento lo sguardo di tutti addosso anche se so che non è così. Appoggiato al muretto vedo Matthew ma decido di evitare di andare a salutarlo, sapendo che si presenterebbe Andrew di lì a pochi minuti. Catturerei solo sguardi curiosi, visti i precedenti.
Mi avvio alle gradinate, recuperando una copia del giornalino scolastico, come ho fatto negli ultimi giorni. Sono masochista e so che prima o poi la mia curiosità mi ucciderà.
Forse quel giorno è arrivato. Sfoglio le prime pagine, soffermandomi sulle intestazioni, e poi lo vedo: l'articolo riguardo l'altro giorno.
Attenzione!!
Abbiamo una segnalazione: Lunedì, durante la pausa pranzo, molti hanno assistito all'incredibile lite tra Eleanor Smith e Jane Anderson. Si pensa che in realtà Jane sia intervenuta per difendere l'amica Iris Moore. Non vedevamo l'ora di leggere di questi drammi tra primine anche quest'anno, soprattutto se è per dei ragazzi...
Leggo velocemente il resto delle parole; quando finalmente arrivo alla parte che mi interessa aguzzo lo sguardo.
Si dà il caso che, a questa lite, abbia partecipato anche Andrew Woods, il capitano della squadra di basket - nonché il sogno di tutte noi, ammettiamolo- probabilmente vedendola in difficoltà, o forse perché è nato un interesse? Dicci la verità Andy...
Leggo anche la nota a piè pagina.
Ps: Ragazze della Jones High School, se siete interessate allo scapolo più ambito, affrettatevi. Potreste già essere in ritardo...
Ma che cosa?
Ma che razza di articolo è mai questo? Senza fondamenti.
Che giornalino stupido.
Lo scaravento a terra, ma poi lo raccolgo e lo butto nella spazzatura. I cinque dollari peggio spesi della mia vita, per questo abbonamento. Almeno faccio in modo che non inquini l'ecosistema.
«Ele!» Matthew mi raggiunge e mi alzo per salutarlo con un abbraccio veloce. Negli ultimi giorni mi ha scritto parecchio per sapere come stessi dopo la sfuriata di Jane, e mi ha fatto piacere. «Oggi mi vieni a vedere alla partita?» Si indica con i pollici sul petto, facendo un sorriso stupido.
«Certo!»
Ci incamminiamo verso l'aula di teatro, anche se l'unico interesse di Matthew è lo sport, in questo momento.
«Allora? Come ti senti per oggi?» Gli rivolgo un sorriso quando lui mi circonda le spalle con un braccio, alla vista di Iris. Subito dopo sentiamo il fragore dell'armadietto sbattuto, dietro di noi, e ci mettiamo a ridere.
«A parte gli scherzi... sono carichissimo. Abbiamo ottime probabilità di vincere.»
«Allora speriamo bene.» Commento, entrando nell'aula ancora vuota. Mi accomodo a una delle prime sedie, vicino al palco, illuminato da grandi lampade sul soffitto e chiuso con una tenda rossa. La sala è parecchio grande, la luce è soffusa e siamo quasi in penombra. Matthew mi siede di fianco, e pian piano gli studenti varcano la porta accomodandosi a loro volta sulle sedie di plastica nere.
Quando molte delle sedie si sono riempite e l'aula è piena di mormorii, il sipario si apre, rivelando un uomo sulla quarantina con una camicia a quadri blu e un papillon nero. Gli occhiali sono ben fissi sul suo naso adunco e ha uno sguardo serio che tutto a un tratto si trasforma in un largo sorriso.
«Ciao ragazzi! Sono il professore del vostro corso di musica e recitazione. Qualche settimana fa mi ero già presentato con alcuni in una lezione di accoglimento, ma molti non mi conoscono... Io sono il professore Benjamin Miller.»
Allunga il viso per guardarci uno ad uno, più vicino.
«Qualcuno vuole salire sul palco di sua spontanea volontà, per presentarsi?»
Proprio in quel momento si aprono le porte dell'aula ed Andrew entra, accomodandosi su una delle sedie più in fondo.
«Tu...» Mormora il professore, indicando proprio lui, in fondo all'aula.
«Io?» Chiede confuso.
«Sì, tu. Sali, per favore.»
Gli rivolge un sorriso, e lo osserva venire avanti per poi salire sul palco accanto a lui.
Trattengo una risatina, ma il professore mi nota.
«Anche tu. Signorina qui davanti, sali.»
Dio. Potevo stare ferma e zitta almeno per cinque minuti!
Percorro i quattro gradini, raggiungendo Andrew e il professor Miller sul palco.
«Avete mai recitato?» Ci chiede. Entrambi scuotiamo la testa, senza saper dire una singola parola.
«Cantato... o suonato?» Ripropone.
Scuotiamo di nuovo la testa.
«Come vi chiamate?» Scende dal palco e si siede al mio posto, lasciandoci in piedi di fronte a tutti.
Matthew mi guarda senza riuscire a trattenere una risata, ma il culuto ovviamente non viene notato, mentre io, che alla fine non ho neanche riso, sì!
«Eleanor Smith.» Rispondo per prima.
«Andrew Woods.» Segue lui subito dopo.
«Wow! Senza neanche farlo apposta...» Sorride, e dal resto dell'aula si eleva un boato di risate e sussurri.
Un professore che legge il giornalino?
Affamato di pettegolezzi. Andremmo piuttosto d'accordo se solo non fosse che il pettegolezzo in questione riguarda la sottoscritta.
«Silenzio!» Ordina il professore, squadrandoci da capo a piedi prima di continuare, «Cosa ne pensate di questo corso? Perché avete deciso di partecipare?»
Anche questa volta decido di rispondere per prima, perché Andrew sembra disorientato e io, invece, in queste situazioni riesco sempre a destreggiarmi con facilità.
Sento l'ansia crescermi nel petto ma la prendo come una sfida con me stessa. Mi aiuta a stare attenta al mio lessico e alle mie parole, e ciò vuol dire fare una bella figura mostrandomi sicura di me stessa.
Anche se non lo sono affatto.
«Mi ha sempre interessato imparare a recitare; per quanto riguarda la musica, la amo.» Ammetto sincera.
Lui fa un cenno d'assenso, per poi rivolgersi ad Andrew, aspettando la sua risposta.
«Stessa cosa.» Sono le sue parole.
«Bene...» Sussurra il professor Miller, «...Eleanor, qual è il tuo film preferito?»
Rispondo senza un minimo di esitazione con il primo titolo che mi passa per la mente, ripensando al film che ho visto ieri sera con mia mamma.
«Purple Hearts.»
«Di cosa parla?» Posa i gomiti sulle ginocchia, incuriosito.
«E' una storia d'amore tra una cantautrice e un soldato.»
Annuisce, «E qual è, invece, la tua canzone preferita?»
Domanda difficile, forse troppo.
«Ne ho tante, in realtà. Non saprei scegliere...» Rispondo, imbarazzata. Alcuni in fondo all'aula ridono, mentre il professore non smette di annuire, «Risposta interessante.»
I mormorii alle sue spalle cessano improvvisamente.
«Tu... Andrew?» Si rivolge a lui con un minimo cenno del capo.
Dietro la schiena si stropiccia la manica della felpa.
«La canzone, credo... una qualunque di The Weeknd.»
Un brivido mi pervade dalla testa ai piedi, distolgo lo sguardo mordendomi l'interno guancia.
La mia playlist è piena di canzoni di The Weeknd.
«E il film?» Continua il professore, adottando lo sguardo curioso che poco prima aveva rivolto anche a me.
«Ehm... Un padre.» Mormora.
Alzo lo sguardo di nuovo su di lui, notando come sembra perso nel vuoto.
«Di cosa parla?» Gli chiede lui.
«Un padre che fa di tutto per... proteggere sua figlia.» Risponde poi, quasi balbettando.
Possibile che Andrew Woods sia imbarazzato?
«Bene. Potete scendere.»
Scendiamo dal palco, provo un minimo senso di sollievo al pensiero di aver superato l'ansia anche questa volta. Il professore chiama sul palco Matthew e un'altra ragazza in fondo, e mentre lui si alza gli rivolgo un gestaccio con il dito medio, che il professore di spalle non nota.
Mi giro, cercando lo sguardo di Andrew, ma lui non è più nell'aula. E' sparito.
↭
Il coach mi permette di entrare nel campo mezz'ora prima su richiesta di Matthew, che dalla porta degli spogliatoi mi rivolge un sorriso. Mi avvicino, superando la squadra di cheerleader che prova la coreografia svariate volte.
«Ele, l'hai portata?»
«Si. Tieni.» Tiro fuori dalla piccola borsa in pelle nera una bottiglia d'acqua, ghiacciata come me l'aveva chiesta.
Ci mancava poco che si bagnasse tutto, stava già iniziando a farsi la condensa. Mi ha chiamato mentre ero stesa sul letto a farmi i cavoli miei, chiedendomi di andare lì di fretta prima che iniziasse la partita per portargli una bottiglia d'acqua! Mi ero fatta una doccia in fretta e furia, mandando all'aria tutta l'organizzazione che avevo in mente di attuare per recarmi al campo. Ho messo dei jeans baggy con due strappi sulle ginocchia e una maglietta aderente a maniche corte, nera, e prima di uscire di casa ho recuperato una bottiglia d'acqua dal freezer.
«Grazie. Sei la mia eroina!»
Si avvia verso gli spalti e lo seguo, posa la bottiglia e l'asciugamano sulla prima sedia che ha di fronte, «Visto che sei qui...»
«No, Matthew. Qualsiasi cosa tu mi stia per dire, no. Ora me ne starò qua seduta a guardare la partita, non ti farò altri favori.»
«Perfetto, ho solo una cosa da aggiungere al tuo piano.»
Mi canzona.
«E sarebbe?» Imito il suo tono.
«Visto che sei qui, ti dispiace controllare le nostre cose mentre finisco di riscaldarmi?»
Rido per quanto sono stata frettolosa, «Certo, sì.»
Si allontana e io mi siedo sugli spalti, accanto alla sedia dove ha poggiato le sue cose e sono presenti altri zaini.
Poco dopo vedo una figura con il volto contornato da ricci biondi avvicinarsi.
Prima ancora che il mio sguardo la metti a fuoco, so già chi è. Jane.
«Ele...»
«Non ho voglia di litigare, non oggi e non qui. Te lo chiedo per favore.» Annuncio, con fare svogliato.
«Non voglio litigare, è per questo che sono venuta.»
Si siede al mio fianco, io giro la testa dal lato opposto per evitare di guardarla negli occhi.
«Stamattina ho letto il giornalino. Mi dispiace, so che ti da fastidio essere oggetto di pettegolezzi...»
«Sì, infatti. Mi da fastidio, Jane.» Mi giro finalmente verso di lei. Ha uno sguardo dispiaciuto.
«Scusa, ero presa dalla rabbia e non ho riflettuto abbastanza. Non dovevo dirti quelle cose, e neanche punirti in questo modo solo per avermi mentito.»
«Non ti ho mentito, Jane. Omettere la verità non è mentire, ho solo protetto Andrew. E comunque te lo avrei detto.» Confesso.
«Protetto da cosa?»
«Senti Jane...» mi spazientisco, «Come ha già detto lui stesso: non è colpa mia se, invece di scrivere ad Iris, ha scritto a me. E' stato lui a trovarmi su Instagram, lui a fare tutto. Ho risposto per educazione quando mi cercava, fine della storia. Che avrei dovuto fare?»
«Potevi almeno dirlo a me.»
«Sì, lo so. Avevo paura di farlo perché mi sentivo una merda e sapevo che non avrei dovuto continuare in quel modo. Dirlo a te sarebbe stato come ammetterlo anche a me stessa.»
Vedo che lei non risponde, così continuo.
«Tu davvero avresti rifiutato Andrew se fossi stata al mio posto? Se fossi stata nella situazione in cui sto io con Eric...»
«Io... a dire la verità non lo so.»
Finalmente ragioniamo.
«Allora perché pretendete tutti che io lo faccia?»
Lei china il capo verso il basso e comincia a torturarsi le dita.
«Posso essere onesta con te?» Le chiedo.
«Certo, Ele, sempre. Scusa se ti ho dato l'impressione di non poterlo fare...»
Metto le mani sulle sue, che teneva incatenate tra le gambe.
«A me Andrew piace, anche se per il momento solo come amico. Mi sta simpatico.»
«Lo so.» Sorride.
«Non so come andranno le cose, non ne ho la minima idea, ma comunque mi piace la sua compagnia. Non voglio, però, che questo comprometta la nostra amicizia.»
«Non succederà. Stai tranquilla. Mi dispiace.»
Mi circonda in un abbraccio, confortante, che mi mette su di morale dopo questi giorni lunghi ed estenuanti.
So che sbagliato, tirando fuori le mie ferite del passato per farmi del male, ma dopotutto... ognuno di noi commette degli errori, e lei mi ha chiesto scusa, sembra davvero dispiaciuta. Anche se mi ha fatto del male, tirare in ballo delle vecchie situazioni, mi ha aiutata a riflettere.
Aspettiamo l'inizio della partita chiacchierando, le racconto ogni cosa che non le ho detto finora riguardo Andrew, e la faccio venire a conoscenza dell'episodio di lunedì con Eric.
A un certo punto un fischio dal centro del campo ci distrae. Non ci eravamo rese conto che nel frattempo l'intero stadio si era riempito: era gremito di gente che sorseggiava coca cola e pavoneggiava i propri cartelli, entusiasmandosi per la partita che stava per iniziare.
Diamo una pausa alla nostra chiacchierata per ascoltare il coro che si leva dagli spalti, l'inno della squadra, e per guardare l'esibizione delle cheerleader.
«Come non potremmo iniziare da lui? Il campione indiscusso, colui che l'anno scorso ci ha fatto sognare ed è riuscito ad ottenere, in men che non si dica, il titolo di capitano della squadra: Andrew Woods.»
Gli studenti, e soprattutto le studentesse, urlano a gran voce non appena Andrew esce dagli spogliatoi. E' già parecchio sudato, con tutti i ciuffi attaccati alla fronte. Si passa una mano tra le ciocche, guardando gli spalti. Lo vedo sorridere.
Subito dopo, uno dopo l'altro, annunciati da un megafono, esce il resto della squadra, seguito da quella avversaria col suo capitano.
Il doppio fischio dell'allenatore dà il via al primo match di basket dell'anno, e anche il primo della mia vita. Studio i passaggi con stupore, osservando la palla volteggiare da un giocatore all'altro, come se stessero giocando con una piuma.
Il primo round finisce con la nostra squadra in vantaggio di ben dieci punti. Il coach segnala il time-out e i ragazzi vengono verso gli spalti, per recuperare le loro cose e studiare le tattiche del prossimo round.
Matthew si avvicina a me sorridente. Beve lunghe sorsate dalla bottiglia d'acqua prima di rivolgermi la parola.
«Wow! Come ti sembra la tua prima partita, è all'altezza?»
Mi dà una pacca scherzosa sulla spalla.
«Assolutamente. State andando benissimo.»
Anche Jane fa i complimenti a Matthew, e poco dopo anche Andrew si avvicina a noi. Guarda Jane dall'alto al basso.
«Ehilà!» Ci saluta, sopra le urla che circondano il campo.
Lo ringrazio con un cenno per aver messo da parte il rancore per Jane, dopo l'altro giorno.
«Stavo dicendo a Matthew che siete bravissimi. Non pensavo mi sarebbe piaciuta così tanto!» Esclamo.
«Sono contento che ti stai divertendo.» Sorride, dandomi un buffetto sulla guancia.
Cosa ha appena fatto?
Seguo il movimento della sua mano, notando che non ha gli anelli addosso.
Che scema. E' ovvio che non li ha!
«Sono nello zaino.» Dice poco dopo, prima di attaccarsi alla bottiglia d'acqua.
«C-cosa?» Improvvisamente perdo facoltà di parola.
Come volevasi dimostrare. Faccio pena.
«Gli anelli... sono nello zaino.»
«Ah, okay.»
Perché me lo sta dicendo? Un attimo...
Lui ridacchia e inclina il capo verso di me, «Ehi! Me li tieni gli anelli? Ho paura di perderli. Sono nello zaino, nella tasca destra.»
Mi ero persa a guardare i suoi movimenti tanto da non sentire neanche che mi stesse parlando. Sono decisamente andata.
«Oh, si certo.»
«Grazie.» Sorride con un ghigno.
Ma che poi... perché mai dovrei tenere gli anelli se sono già riposti nello zaino?
Vabbè, non mi oppongo di certo!
Apro la tasca che mi ha indicato e li tiro fuori, conservandoli nel palmo della mia mano. Il materiale è freddo a contatto con la mia pelle. Li osservo rigirandomeli tra le dita. Alcuni sono dei semplici anelli in argento, con piccole venature e ghirigori, uno è liscio, e due invece hanno delle pietre incastonate. Il primo ha una pietra quadrata nera, il secondo invece una pietra azzurra.
Mi passo una mano sulla fronte fredda, circondandomi da sola in un abbraccio. Non ho pensato di portare qualcosa da mettere quando si sarebbe fatto sera, e l'aria fresca inizia a farsi sentire. Andrew mette le mani nel suo zaino, prendendo una felpa grigia dall'interno. Me la appoggia sulle gambe prima di avviarsi al centro campo.
L'allenatore fa un altro fischio, annunciando alle squadre di mettersi in posizione per il secondo match.
«Che cosa...?» Dico a voce alta, per farmi sentire.
«Mettitela, cretina!»
Jane emette un sussulto dopo aver ascoltato quelle parole, io non aspetto oltre per infilarmi nella felpa calda. Profuma di terra bagnata, di noci e muschio. Mi inonda le narici e spariscono tutti gli altri odori circostanti, non sento più né il fritto delle patatine né l'odore pungente del fumo alle mie spalle.
«Non ci credo! O. Mio. Dio.» Farnetica Jane, incrociando le mani alle mie, osservandomi nella felpa di Andrew.
Ci sto bene. Mi piace questa sensazione.
Il secondo round inizia, cerco di incrociare gli occhi di Andrew ma è concentratissimo nella partita e non lascia spazio per altro, non molla lo sguardo dalla palla.
Avviene lo stesso anche nei tre set successivi.
E' l'ultimo. Dobbiamo mantenere la nostra andatura.
«Mamma mia, vorrei essere al posto della palla!» Borbotta una ragazza alle mie spalle, accompagnandolo ad alcune risatine delle sue amiche intorno.
Mi giro, senza farmi notare, facendo finta di rivolgere lo sguardo dietro di loro per cercare una persona.
Non riconosco nessuno dei loro visi, ma capisco che fanno parte della squadra di cheerleader, dal fiocco giallo che hanno tra i capelli e dalle loro gonnelline blu e bianche che svolazzano leggermente alle folate di vento.
Ma non hanno freddo?
La prima, quella che ha parlato, mastica una chewing gum attorcigliandosi una ciocca di capelli biondi e lisci al dito.
Mi rigiro subito, sperando che non mi abbiano notata, ma sembrano attente a qualcos'altro, o meglio... qualcun altro.
«Ma di cosa stai parlando?» Chiede una sua amica, non capisco da che lato proviene la voce, ma ha un timbro più dolce. Le sento in modo confuso tra le urla che si levano alle nostre spalle, quando la nostra squadra fa l'ennesimo punto.
«Ormai la vittoria è nostra!» Mormora un'altra.
«Tutto merito di Woods.» Riconosco il timbro marcato della prima ragazza.
«Dai ti abbassi al loro livello?»
«Il livello di chi?» Mormora lei.
«Delle primine che gli vanno dietro, non dovresti guardare uno del secondo anno!»
«Essere al quarto anno non vuol dire privarsi di un po' di sano divertimento. Non mi interessa la sua età! E' comunque bravo a letto.»
Strabuzzo gli occhi, ormai ho smesso di guardare la partita, sono troppo attenta ad ascoltare i loro mormorii.
Ma chi è che sta parlando?
Un boato si alza dalla folla, dopo che il fischio di fine partita aggiudica la vittoria alla nostra squadra. Perdo completamente le loro voci, senza riuscire più a distinguerle nel caos.
Matthew si avvicina, saltando e colpendo le spalle dei compagni di squadra.
«Lo sapevo che avremmo vinto. Wooo!» Urla.
«Con tanto di ululata finale.» Lo prendo in giro, alzandomi in piedi. Lui mi stringe in un abbraccio, praticamente saltandomi addosso. Accompagno i suoi saltelli e poco dopo mi lascia andare, senza che io abbia capito da cosa è nato cosa.
Jane mi picchietta delicatamente la spalla, accennando all'ingresso degli spogliatoi, dove Andrew sta parlando con il suo allenatore e una ragazza gli si avvicina, la stessa bionda che prima era alle mie spalle.
Farnetica qualcosa ed Andrew gli rivolge l'attenzione, gli starà sicuramente facendo i complimenti. Non se li è sicuramente risparmiata qui, sugli spalti. L'allenatore entra negli spogliatoi, lasciandoli soli a parlare.
La biondina continua ad arricciarsi i capelli e lui le rivolge un sorriso, sembrano in confidenza.
«Ehi Matt.» Cerco di distrarmi dalla scena, dopo che lei gli ha poggiato una mano sul petto, facendola indugiare un bel po'.
«Sì?»
Raccoglie le sue cose nello zaino e decido di aiutarlo.
«Per caso conosci qualcuna tra le cheerleader?» Chiedo, per togliermi una banale curiosità.
«Solo mia sorella e la sua migliore amica, le altre sono tutte nuove.»
Lei ha detto di essere al quarto anno.
Facendo un breve calcolo, e stando al racconto di Matt, sono tutte al primo anno tranne due. La sorella e la migliore amica. Guardo il loro gruppetto in fondo, intravedendo una chioma ramata.
Deve essere sua sorella.
Quindi la bionda è la sua migliore amica?
«Come si chiama tua sorella?»
«Perché tutte queste domande?» Ridacchia, rivolgendomi uno sguardo di sottecchi.
«Sono solo curiosa.» Mi affretto a rispondere.
«Si chiama Evelyn, mia sorella.»
Mi rivolge un ghigno buffo, prendendomi in giro.
«Che bel nome!»
Lo penso davvero.
«Vuoi sapere chi è quella che tocca gli addominali a Woods, Ele?»
Quasi la saliva mi va di traverso.
«Ma cosa? N-no, stavo solo...»
«Si chiama Jo, è all'ultimo anno. Lo tartassa dall'anno scorso standogli addosso e ti posso assicurare che Andrew di lei pensa tutto tranne qualcosa di bello.» Dice tutto d'un fiato.
«Ah, okay...»
Rifletto.
«Comunque non volevo sapere quello...» Mento.
Lui mi rivolge una scrollata di spalle, con un sorrisetto malizioso.
«Okay, invece sì.»
«Ecco, brava!» Risponde lui, contento di aver avuto la meglio e sapendo che è difficile che capiti altre volte.
«Ma quindi è quella la migliore amica di tua sorella?» Mormoro.
«Sì, purtroppo ce l'ho sempre tra i piedi.»
«Perché dici così?»
«Ti assicuro che non la conosci. E' stata dietro a Andrew per tutto l'anno fino a quando non ha ottenuto ciò che voleva. Ma, come vedo, ancora non si è arresa!»
Rimango a bocca aperta e poco dopo lui chiude la bocca, rendendosi conto delle parole che ne sono appena uscite. Chiude la cerniera dello zaino, afferrando l'asciugamano.
«Io vado. Ci si sente!» Mi fa un cenno col capo e si allontana.
«Stai attenta a quella.» Mi mormora Jane.
«Hai sentito tutto ciò che ha detto durante la partita? Non sono riuscita a capire l'intero discorso...» Le chiedo.
Da come parla sembra di sì.
«Sì. Ho sentito tutti... gli apprezzamenti. Nulla di più.»
Come volevasi dimostrare: le sue orecchie sono ovunque.
Ma stavolta mi farà comodo, lo ammetto.
Non che mi interessi più di tanto...
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