Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Amèlie

"Un essere umano è una creatura estetica prima ancora che etica."
- Joseph Brodsky

⚠️Vi avviso anche in vista dei capitoli successivi: nonostante la storia sia narrata in terza persona, la narrazione è introspettiva rispetto alla psiche della protagonista (Brianna). Non ci sono buchi nella trama e nemmeno mi sono calata qualche acido prima di scrivere ✍️! La percezione della realtà di Brianna è diversa da molti di voi, come altresì simile a quella di altri lettori probabilmente. Lei è ansiosa, insicura, a tratti agorafobia e si perde nei propri pensieri. Questo stile di scrittura è quello a me più congeniale per mostrarvi il mondo attraverso i suoi occhi. Spero la storia possa essere comunque apprezzata ❤️

Brianna si era dimenticata di come fosse essere amica di Amèlie, di cosa significasse appartenere al suo mondo: una spirale rosea di dolcezza e carinerie dipinta nel candore della purezza.

Non le aveva nemmeno dato una risposta vera e propria la sera precedente, ma piuttosto liquidata con un cenno di capo. Però a quanto pare a lei era bastato per cancellare anni di silenzio in cui non si erano né contattate, e nemmeno guardate in faccia quando si imbattevano l'una nell'altra al supermercato o al Chatty Cathy.

Erano entrambe persone che scappavano da cose sgradevoli, che evitavano situazioni imbarazzanti; anime che chiudevano la bruttezza del mondo in un cassetto.

Evidentemente però, ad Amèlie non bastava più. E forse, ogni volta che si guardava allo specchio, scorgeva uno sfregio indelebile che sapeva non avesse ferito soltanto la sua bellezza.

"L'ha fatto per invidia!"

Le avevano ripetuto per interi anni, convincendola che fosse stata Brianna, la sua amica più cara, a ricoprirle il volto di vergogna. E, dopo poco tempo, persino le voci nella sua testa avevano cominciato a ripeterglielo. La verità era che sapeva in cuor suo non fosse stata lei, le era sembrata solamente la bugia più conveniente.

O almeno, così aveva raccontato all'amica poche ore prima. E quando Brianna ne vedi l'auto viola dalla finestra ad attenderla nel viale sotto casa sua, si ridusse a chiedersi se davvero ogni cosa sarebbe tornata come prima.

Una mano bussò alla porta di camera sua. Dal suono che emise dedusse immediatamente di chi si trattasse.

«Sono in mutande.» proferì stoica, continuando a fissare sommessamente l'auto della compagna.

Sentì la maniglia abbassarsi mentre un nido di capelli biondi faceva capolino dal corridoio illuminato. Il ragazzo osservò dalla testa ai piedi la sorella paratasi dinnanzi, con tanto di camicia e gonna della tenuta scolastica, le mani sui fianchi. Jason assunse una smorfia di delusione scuotendo la testa in disappunto.

«Ma non sei in mutande!»

Brianna sospirò, voltandosi per recuperare il suo zaino logoro «Ero solo curiosa di vedere se avresti aperto comunque.» scoccò atona, facendolo ridere animatamente.

«Ti ho preparato delle frittelle allo sciroppo d'acero!» sussurrò esaltato così da guadagnarsi la piena attenzione della sorella, adesso completamente voltata di fronte a lui.

«Davvero?» chiese speranzosa, le labbra arricciate dalla fame.

«No.» rise sonoramente l'altro, fiero nella sua piccola rivincita «Ti farai attendere così, ad ogni modo, raggiungi la tua amica.» indicò la finestra corrugando la fronte preoccupato.

Brianna sbuffò e si fece spazio così da tuffarsi al piano di sotto. Soffermandosi davanti all'entrata della cucina, soppesò se valesse la pena prepararsi una colazione. Ai fornelli era una frana e la tavola era deserta, se non per le tre tazze sporche di fondi di the: una a fiori per Cordelia, una blu per Jason con su scritto "I LOVE ME" e infine quella dal bordo spaccato di papà. Questo era il brutto di svegliarsi troppo tardi, in casa Dawson ordine e puntualità vigevano su ogni altra cosa, Cordelia era particolarmente rigida a riguardo. Chi non si sarebbe svegliato in tempo, non avrebbe mai trovato la colazione. Ed era passato tanto tempo dall'ultima colazione in famiglia, per Brianna, da non rammendare più il colore della sua tazza preferita.

Afferrò una mela rossa particolarmente luccicante dal portafrutta a centrotavola senza pensarci troppo e si avviò in salone, non prima di aver dato il buongiorno a Draghessa. Attraversò il salone con ancora gli occhi assonati, fin quando con un respiro più profondo degli altri, poggiò un palmo sul pomello del portone di casa. Ma nell'atto di girarlo, Jason la affiancò braccandole le braccia. L'odore del suo bagnoschiuma alla menta la soffocò, nel momento in cui la strinse improvvisamente in un forte abbraccio.

Gli abbracci, per Brianna, erano qualcosa di tristemente doloroso: le concedevano la facoltà di piangere, nascondendole le lacrime nelle braccia dell'altro. Tuttavia cessarle sarebbe stata la cosa più ardua da chiederle, più di prosciugare un fiume in piena tutto da sola, perciò vederla ricambiarne uno era un evento estremamente raro.

E infatti rimase lì, impalata, con le braccia lungo i fianchi a non volersi lasciare andare. Jason le prese le guance dentro le mani grandi, sorridendole come lo si fa a un cucciolo di cane abbandonato: «Non farti attendere dalla tua amica!» le rammendò in un tiepido sussurro, prima di scompigliarle i capelli. Brianna si ritrovò ad annuire rassegnata, con la bocca tirata a formarle due timide fossette.

*・゚✧*:・゚✧・゚*

Che Amèlie fosse un asso nelle interazioni sociali, le era ormai arcinoto. Quello a cui non aveva mai prestato attenzione invece, fino ad allora, era come la sua presenza fosse in grado di colorare oggetti, luoghi, ma soprattutto umori della gente. Persino per Brianna starle accanto significava tingere di rosa la parete che faceva da spartiacque tra lei e il mondo, figurandosi davanti sorrisi anziché cipigli disgustati, saluti al posto di bisbigli. Tutto questo grazie alla sua compagnia. Poter finalmente immedesimarsi nel mondo di Amèlie e vederlo attraverso le sue lenti, le fece realizzare il motivo della sua gioia e bontà d'animo.

Il punto era però...

Sorrisi su sorrisi, oracoli di sorrisi, profumo di gelso, sguardi e capelli al vento, una splendida giornata di Sole.

Le piaceva veramente il rosa?

«Ti va una ciambella?»

Il viso della ragazza, sotto la luce cinematografica dei primi raggi dorati del mattino, era di un color pesca acceso. Un dipinto senza sbavature, non riusciva a trovarle alcun difetto, finché le profilava il viso così da mostrarle la parte liscia ed illesa. Amèlie era una poesia, ma scritta con penne d'oca e calamaio, perché custodiva la genuina bellezza delle cose antiche.

«Mh... cosa?» mormorò a bassa voce, assorta.

Riusciva persino a guardala dritta negli occhi, arrivare a scorgere i denti perfettamente allineati, le labbra a cuoricino.

Come avrebbe potuto, lei, figlia dell'arte e adulatrice della bellezza sotto tutte le sue forme, dagli affreschi ai sonetti, a sfregiare l'opera d'arte che era la bellezza di quella giovane?

«Ti ho chiesto se ti va una ciambella...» scandì nuovamente le parole accentuandone la rotondità, con più dolcezza, come una ninnananna.

Brianna scosse il capo, così che i ciuffi più corti le coprissero gli zigomi: «Tranquilla, ho già la mia mela per colazione.» Amèlie non sembrò molto convinta, ma poi le sorrise, prima di estrarre dal suo zaino rosa una bustina di carta e chiudere la portiera dell'auto.

Per raggiungere il cortile della scuola, dovettero farsi largo tra una marmaglia di studenti, per poi attraversare un'entrata che Brianna non conosceva, ma che scoprì dare sugli spalti del campo di atletica. Persino quella zona era gremita di studenti, specialmente quelli dell'ultimo anno e i più sportivi. Amèlie le fece segno di seguirla, voltandosi di tanto in tanto: salirono insieme le gradinate, stinte dal vento e dall'acqua piovana, così da sedersi nella parte centrale, laddove sarebbero state riparate dal vento.

Tolsero entrambe la polvere depositata a terra prima di sedersi, Brianna si guardò intorno, felice che non ci fossero molte altre persone sedute nel loro raggio, ma anzi praticamente nessuno. La bruna estrasse dalla confezione la sua ciambella zuccherata, godendosene per un attimo la fragranza fumante. L'altra la seguì estraendo dallo zaino il frutto, fresco e brillante come sangue. Amèlie fissò lo sguardo sulla mela quasi con astio. Brianna ricordava bene che da ragazzina l'amica non fosse un'estimatrice di ortaggi, diete e salutismi, per cui la rallegrò notare che non fosse cambiata di una virgola sotto quell'aspetto.

«Sicura che ti basti quella per tutta la mattinata?» passò un dito sulla superficie zuccherata del dolcetto per poi portandoselo alla bocca.

Brianna le annuí, guardando davanti a sé. Un gruppo di cheerleader dai completini blu notte era appena uscito dagli spogliatoi, i cinguettii cuciti in una scia di capelli biondi al vento. Solo una di loro spiccava in una chioma scurissima tra i cinguettii delle altre: il corpo a clessidra, la gonna particolarmente succinta ad evidenziarle un vitino di vespa, la coda tirata più in alto delle compagne, quasi a toccare il cielo. Brianna la riconobbe prima ancora di vederla voltarsi in un sorriso furbetto, scuotendo la mano per salutare i ragazzi al suo seguito: Candice.

Candice era di un'estetica più sobria rispetto ad Amèlie, ma l'irruenza del suo spirito avrebbe compensato la più grave delle mancanze. Non era mai stata una bulla, non aveva mai denigrato nessuno, a lei non serviva sminuire nessuno per risplendere. Per questo Brianna odiava riconoscere tanto bene il sentimento che nutriva per lei: pura invidia.

Addentò la mela con forza in un suono lento e croccante, umettandosi le labbra bianche.

«Mi basta.» enunciò fissandosi le mani, con lo smalto nero ormai stinto e l'anello con la pietra di rubino sull'anulare.

La risata soffice dell'amica le invase le orecchie: «Sei sempre stata così... di poco appetito, tu.» le sorrise, un velo di malizia a dipingerle i tratti delicati. «Sei sempre mancata di appetito per qualunque cosa, di cibo, di divertimento, di successo...» fece correre lo sguardo sulle ginocchia ossute e difettose della compagna, in mostra come solito, nude nei loro graffi.

Brianna avrebbe voluto controbatterla, ma qualcosa, qualcosa di vagamente familiare, di ancestrale... la costrinse a convergere le sguardo su un punto ben preciso, lontano, oltre il campo e oltre la propria visuale. Ripercorse quello specifico punto a ritroso fino a pentirsene e pietrificarsi, gli occhi appiccatiglisi addosso come carta moschicida, i denti ad affondare nella mela. Ignorò il suo succo bagnarle il mento.

«...di ragazzi.»

Il morso fu profondo e deciso.

Volse la testa verso di lei: stava letteralmente divorando il suo stesso obiettivo, ma a labbra schiuse e dolcetto a mezz'aria. Aveva perso il filo del discorso, la sua attenzione era ormai altrove. Verso di lui.

Orion... era davvero lui? L'ermetico giovane dagli occhi neri come biotite che coglieva fiori variopinti in riva al lago era davvero lì, con la schiena poggiata al muro e la sigaretta tra le labbra. Era reale, come i ricci caramellati che gli adombravano la fronte, come la cintura troppo larga che gli circondava il torace rilassato, mentre si copriva di nuvole di fumo, lì rintanato da tutti.

Non aveva ancora condensato le sue due identità, quella del prestante atleta amico di Jason e quella di ragazzo dei boschi. E provare a farlo...

«Ti manderebbe in tilt.»

Amèlie aveva di nuovo le pupille incastrate dentro le sue, Brianna sobbalzò, la sua aria interrogativa ad aleggiarle in volto spronò la bruna a spiegarsi meglio.

Indicò con un cenno di capo la direzione - dalla quale Orion si stava ormai alzando - con la naturalezza di solo chi lo avesse conosciuto come le proprie tasche avrebbe potuto avere. Si era accorta che anche lei lo stava fissando? No, era decisamente troppo assorta per dargli conto.

«Lo...conosci?» osò chiederle, senza tradire la bramosa curiosità. Infondo Amèlie era sempre stata molto popolare, proprio come Jason, sarebbero addirittura potuti essere...intimi.

La ragazza ne parve quasi oltraggiata, la stessa aria che aveva assunto Jason il giorno prima, a parlare di lui. Una volta in piedi, spazzò via le tracce di zucchero vanigliato dai jeans slavati.

«Come si può non conoscerlo? Guardalo...» indicò un punto cieco, dove fino a poco prima giaceva il diretto interessato, una tana scoperta «quel ragazzo è tutto ciò di bello che questa cittadina abbia da offrire. È bello da far piangere.» mugugnò con una nota di risentimento verso qualche Dio.

Iniziò ad avviarsi verso il cortile, mentre la rossa la seguiva con maggior interesse, i passi leggeri come quelli di un topolino. Avrebbe voluto travolgerla di domande, in quell'esatto momento. Tuttavia, doveva giocare bene le sue carte, non voleva affondare il dito nel piaga.

Ogni volta che Amèlie accennava a quel ragazzo, Brianna vedeva quasi ad occhio nudo la nube rosea della sua aura macchiarsi di un color granato; un rosso coraggioso tinto di sfumature magenta, la pienezza del vino nero. I pensieri della sua amica di infanzia si erano oramai accartocciati in sentimenti che non avrebbe mai immaginato fosse in grado di provare, sin quando correva per i corridoi della scuola, nascondendo il suo diario segreto tra le mani, custode di timidi amori inconfessabili.

Adesso, a vederla avanzare svelta e sicura tra i sorrisi di giovani uomini radiosi e ragazze verdi dall'invidia, si chiese da dove alimentasse cotanta audacia. Si chiese se conservasse ancora il candore dei suoi sentimenti più sinceri, perché tutto ciò che le vedeva attraverso era un desiderio quasi furibondo.

Stavano per varcare la soglia della scuola, quando si arrestò, facendo voltare la compagna, una sfumatura di furia incagliata nelle screziature più blu del suo cipiglio. Brianna si era torturata l'interno delle labbra sin troppo a lungo, ma non abbastanza per mordersi la lingua.

«Ti ha spezzato il cuore, non è vero?» enunciò con un'innocenza che non sapeva appartenerle, gli occhi fissi sugli anfibi slacciati mentre manciate di persone le sfilavano da entrambi i lati. Fu un fulmine a ciel sereno. Amèlie, un paio di gradini più in alto, la stava adesso falciando con lo sguardo. Si tinse di nero, in quel frangente. Scavò negli occhi di Brianna fin quasi a consumarla, fino a farla annegare in una nube di inadeguatezza. La cicatrice brillò sotto la luce dei raggi del Sole, forgiandole i tratti di una impietà viscerale. Della dolcezza regalatale poco prima, non era rimasto che il nulla, lasciandole intendere in cosa avrebbe incappato se avesse mai invaso i suoi spazi. Brianna distolse lo sguardo, arresa davanti all'improvvisa freddezza dell'amica.

Poi, un braccio virulento a circondarle le spalle, facendole strabuzzare gli occhi:

«Buongiorno, signore!»

L'accento irrimediabilmente scozzese lo rendeva ancora più identificabile del suo stesso volto. Tra i due intercorreva uno spazio tanto striminzito da sentirne il profumo di cappuccino Starbucks impregnato nel maglione, oggi di un verde sgargiante, lo stesso dei pini di foresta. Non c'erano dubbi la sua identità.

«Non sai proprio starmi lontano! Non è vero?» Brianna si sciolse delle sue braccia più tardi di quanto avrebbe voluto. Amèlie e Kenneth si guardarono nelle palle degli occhi in preda alla confusione, percependo un senso di vago disagio. Probabilmente nessuno dei due si sarebbe mai aspettato avesse altre conoscenze oltre la sua. Decisero di spezzare quel gioco di sguardi e silenzi:

«Amèlie, lui è...»

Il suono della campanella coprì quello del nome del nome di Kenneth, lasciandolo confuso e impacciato a torreggiare sulle due. Amèlie annuì disinteressata, fingendo di aver sentito, prese poi la mano dell'amica, stringendola forte.

«Bhe, ragazzi, potremmo continuare la nostra allegra conversazione durante il corso di chimica.»

*・゚✧*:・゚✧・゚*

Spazio autrice: questo capitolo cade a pennello, 25/11: Giornata internazionale della violenza sulle donne. La protagonista di questo spezzone è una ragazza che ha subito una grave violenza che l'ha fatta soffrire e infine crescere, ma la domanda è: è la violenza femminile anche quella per mano di un'altra donna? E quanti tipi di violenza esistono?

Detto ciò, sono sicura che ognuno di noi abbia una Amèlie nella propria vita, e chi lo sa... magari potreste esserne una voi stesse!
Per voi, cosa rappresenta davvero questa figura?

Sono qui per qualunque chiarimento! A presto 🥀...

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro