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Capitolo 11

Riprendo i sensi sul freddo pavimento in pietra della cripta. Mi metto seduta guardandomi intorno e accorgendomi di essere nuda, coperta solo da un lenzuolo di seta rosso. Accanto a me, intento a dormire, vedo Michael.
Ma sulle sue ossa non vi è più né carne né sangue, è tornato a essere di nuovo uno scheletro. Rifletto, cominciando a prendere consapevolezza di ciò che era successo. Improvvisamente avverto un forte calore impadronirsi di me per confluire tutto sul mio volto. Non ci credo. Questa notte ho fatto, per la prima volta in vita mia, l'amore con un ragazzo. Torno ad osservare Michael, dai suoi movimenti capisco che sta per svegliarsi. Subito distolgo lo sguardo portandolo dalla parte opposta, non ho il coraggio di guardarlo. Lo sento muoversi, ma non parla. Nessuna parola ancora. Decido così di voltarmi lentamente, e lo vedo mentre osserva silenzioso le sue ossa.
"Sono tornato come prima."
La sua voce è velata di tristezza e delusione. Poi anche lui si volta a guardarmi, ci osserviamo a lungo. Riesco solo a dirgli:
"Mi dispiace Michael."
"Non devi affatto dispiacerti. Certo, avrei voluto riavere di nuovo le mie sembianze per molto tempo ancora, ma questo non è stato purtroppo possibile. Sono ugualmente felice però, perché ho potuto realizzare il mio sogno. Ti ho avuta tutta per me, anche se solo per poche ore. Ed è stato bellissimo," dice teneramente, sempre osservandomi.
Ecco che il mio volto torna ad avvamparsi, e riprendo consapevolezza del fatto di essere completamente nuda. Mi copro il viso con le lenzuola, e lui sorride divertito.
"Mia dolce Sara, sei così bella quando la timidezza si impadronisce delle tue gote, rendendole come due papaveri in Giugno. Non nasconderti a me. Spero che anche per te queste ore siano state piacevoli."
Lo sono state eccome. Ora i ricordi si fanno vividi nella mia mente. Rivedo tutto: il ballo, quel meraviglioso vestito, i baci, il fatto che poi ci siamo voluti appartare qui, dove le nostre dimostrazioni d'affetto si sono fatte sempre più passionali, finché la stanchezza non si è impadronita dei nostri corpi facendoci addormentare.
"È stata la serata più bella di tutta la mia vita, Michael."
"Ne sono lieto, mia adorata."
Improvvisamente sento suonare il cellulare. È lo zio che mi sta telefonando.
"Zio dimmi."
"Sara va tutto bene? Sono le quattro del mattino, e non vedendoti tornare mi sono preoccupato."
"Stai tranquillo è tutto okkey," gli rispondo sorridente "Arrivo tra poco."
"Perfetto cara."
Chiudo la conversazione e mi rivesto in fretta. Prima di andare saluto Michael con un forte abbraccio.
"Ciao Michael, ci vediamo presto."
"A presto dolce amore mio," risponde, salutandomi con la mano mentre esco dalla cripta.
Raggiungo casa in meno di un quarto d'ora, camminando a passo svelto. Varcata la soglia saluto lo zio, che aveva atteso in cucina il mio ritorno, rassicurandolo poi sulla mia finta serata divertente insieme a David e compagnia. Infine mi dirigo in bagno per fare una bella doccia calda, indosso il mio pigiama e mi addormento serena, felice per aver vissuto gli attimi più straordinari e meravigliosi di tutta la mia esistenza.

L'indomani mi alzo di buon'ora, mi preparo, faccio colazione come al solito e saluto gli zii prima che escano per andare a lavoro. Salgo di nuovo in camera mia, e mentre sono intenta ad infilarmi le scarpe, sento suonare il campanello. Sará sicuramente lo zio che si è dimenticato qualcosa, di solito non è estraneo a momenti di sbadataggine.
Vado ad aprire la porta, ma la persona che mi ritrovo davanti non è certo lo zio.
"David, che ci fai qui? Vai via, non voglio vederti mai più."
Un ansia fortissima si impadronisce di me, riversandosi tutta nella mia pancia.
"Se fossi in te non sarei cosí sfacciata," risponde lui, con un ghigno dipinto sul volto.
"Cosa vuoi," gli faccio, in tono di sfida.
"Innanzitutto sapere cosa ci facevi ieri sera intorno a casa mia."
"Niente che ti interessi."
Sostengo il suo sguardo, cercando di non farmi intimorire.
"Ah no? Perché eri agghindata di tutto punto, come se avessi un appuntamento. Allora, chi è il fortunato?"
"Non sono affari tuoi," rispondo secca.
"E invece sono diventati anche i miei, carina. Si da il caso che io ieri ti abbia seguita, e ho visto che sei andata al cimitero. Sei coraggiosa, complimenti. Con chi avevi appuntamento su, di' tutto a David," insiste.
Mi aveva vista. Improvvisamente il mondo mi è crollato addosso. Non so come uscirne da questa situazione, che faccio ora?
"Ti ripeto che non è affar tuo quello che faccio o con chi lo faccio. Non devo rendere conto a nessuno delle mie azioni, tantomeno ad un pallone gonfiato come te."
All'improvviso si avvicina di scatto, mettendomi con le spalle al muro e prendendomi il viso con la mano. La sua stretta è violenta, mi fa male.
"Senti puttanella, non permetterti mai più di rivolgerti in questi toni con me. Tieniti pure per te le tue scopate segrete, fa quello che ti pare. Ma d'ora in poi, e finché starai qui, dovrai fare anche quello che pare a me se non vuoi che mostri ai tuoi zii la foto di te che entri al cimitero."
Prende il cellulare facendomi vedere la foto incriminante. Non sapevo che fare, ormai mi aveva in pugno.
"Cosa vuoi?" gli faccio, rassegnata e in lacrime.
"Sai, è da un po' di tempo che ho la fissa delle ragazze italiane. Mi piacerebbe provare se a letto sono cosí focose e passionali come dicono."
No, assolutamente no. Tutto ma non questo. Vorrei morire, sprofondare in un abisso senza fondo. Improvvisamente un'idea balena nella mia mente. Spero solo che il mio piano funzioni.
"Va bene David, accetto, ma non possiamo vederci prima di stasera. Adesso ho delle commissioni da sbrigare."
"Perfetto bambolina, nessun problema. Fatti trovare stasera alle dieci davanti a casa mia. Mi raccomando, indossa biancheria sexy."
Detto ciò se ne va, liberandomi finalmente dal peso opprimente della sua presenza. È solo un brutto porco meschino. Cerco di riprendermi come meglio posso prima di uscire e recarmi da Michael. Mi guardo intorno facendo attenzione che non ci sia nessuno, finché non varco il cancello del cimitero. Ho deciso che non dirò nulla a Michael, cercherò in tutti i modi di non lasciar trasparire i miei timori per non farlo preoccupare.

Torno a casa verso le tre del pomeriggio, trovando gli zii seduti in salotto.
"Bentornata Sara, ti sei divertita al parco?" chiede mia zia.
"Sì zia tutto bene. A proposito, stasera esco di nuovo con David."
"Bene cara. Mi fa davvero molto piacere che tu stia socializzando con David e i suoi amici."
Non rispondo, fingo solo un sorriso di consenso.
Scusatemi cari zii, siete così dolci e buoni che non meritate tutte queste bugie. Ma non posso dirvi la verità, non posso proprio farlo.

Le ore sembrano non passare mai, ogni secondo mi pare un'infinità. Giungono finalmente le dieci di sera, e io sono pronta, decisa a mettere in atto il mio piano. Spero solo che vada tutto bene. La paura, mista a una certa freddezza, si impadroniscono di me, ponendomi sul volto una maschera di indifferenza totale che non lascia trasparire alcun emozione. Saluto gli zii ed esco, pronta a raggiungere l'abitazione di David.
Arrivo sulla soglia di casa Palmer con lo stomaco talmente in subbuglio che non capisco come mai ancora non abbia vomitato. Suono il campanello, ed è David ad aprirmi.
"Buonasera bambolina, accomodati pure."
Si sposta per farmi entrare in casa. Poi mi conduce su per le scale, aprendo infine la porta della sua camera.
"Sai, i miei non ci sono stasera, quindi possiamo urlare e sfogarci quanto ci pare."
Che schifo di ragazzo, provo ribrezzo solo a guardarlo. Entrati in camera sua comincia ad avvinghiarsi a me senza altri convenevoli, coprendo di baci famelici tutto il mio collo. Comincio a tastare i suoi pantaloni nella speranza di trovare ciò che cerco, e con estrema felicità sento che in tasca ha il suo cellulare. Con l'abilità e l'astuzia degni di Eva Kant riesco a sfilarglielo senza che se ne accorga, preso com'è dalla sua foga. Poi lo introduco con discrezione nella mia borsa.
"David, aspetta....fermati un secondo."
"Che vuoi?" mi chiede, visibilmente urtato.
"Mi potresti dire dov'è il bagno?"
"In fondo a sinistra, muoviti peró," risponde, indicandomi infine il corridoio.
Esco da camera sua fiondandomi giù per le scale, diretta come un razzo verso l'uscita. La porta è chiusa, maledizione. Però noto una finestra semi aperta che fa al caso mio. La attraverso buttandomici a capofitto, per poi rialzarmi incurante del ginocchio sbucciato e dei graffi che la caduta mi ha provocato. Sento David affacciarsi dalla finestra ed urlare:
"Brutta stronza, ridammi immediatamente il cellulare! Aspetta che ti prenda e vedrai come ti combino!"
Corro come una matta, corro a perdifiato verso l'unico posto dove so di trovare la salvezza, ossia il cimitero. Lì David non potrà raggiungermi. Nel mentre ne approfitto per prendere in mano il cellulare di quel porco e cancellare la foto che mi ritrae di fronte al grande cancello nero. Adesso Michael sarà al sicuro.
Mi volto, e non scorgo David da nessuna parte. Oltrepasso il cancello con il cuore che sembra volermi uscire dal petto, diretta alla cripta di Michael. Lo trovo seduto sulla sua scrivania, intento a leggere un libro. Subito si spaventa nel vedermi, non si aspettava una mia visita. Mi raggiunge di corsa.
"Sara amore mio, come mai sei qui a quest'ora? E perché ci sono tutti questi graffi sul tuo corpo? Da cosa stai fuggendo?" mi chiede, estremamente preoccupato.
Tento di riprendere un respiro regolare, e inizio a raccontare:
"D....David. Ieri sera mi ha vista, mi ha vista entrare al cimitero e mi ha scattato una foto. L'ha usata per ricattarmi in cambio di sesso, ma io gli ho preso il cellulare e sono corsa fin qui. Mi stava inseguendo, ma so che non entrerá mai in questo posto perché ha troppa paura."
Mi guarda in silenzio. Pone la sua mano sul mio volto, accarezzandomi dolcemente. Poi si rivolge a me in tono molto triste:
"Oh Sara, mia preziosa Sara. Quanto dolore per causa mia. Io non..."
Michael non riesce a finire la frase, poiché un forte rumore proveniente dall'esterno ci distoglie dal nostro discorso.
Michael si volta verso di me.
"Sara, tu resta qui."
"No Michael, voglio venire con te," replico convinta.
"Ti amo Sara, come non ho mai amato nessuno in vita mia. Non voglio che niente ti turbi, recandoti danno. Permettimi di porvi rimedio. E non preoccuparti per me, tornerò."
Detto ciò si precipita su per le scale, senza darmi la possibilità di rispondere. Non posso lasciarlo da solo, devo seguirlo. Non voglio che gli succeda niente di male, ne soffrirei in eterno.
Salgo anche io le scale della cripta di corsa, precipitandomi fuori. Delle urla attirano subito la mia attenzione.
"Mostro! Allontanati da me abominio del demonio! Lasciami stare!!!!"
È la voce di David. Mi dirigo nel punto da dove essa proviene, vicino all'entrata del cimitero, sotto la statua dell'angelo.
Vedo Michael incedere a passo lento in direzione di quel deficiente, tremante e reso immobile dal terrore più puro. Mi accorgo subito dopo che nella mano destra regge una pistola. Un brivido forte attraversa la mia spina dorsale, diffondendosi poi in tutto il mio corpo. Ho appena preso la consapevolezza del fatto che David vuole uccidermi. Michael sembra aver capito tutto ciò, ecco perché ha deciso di affrontarlo.
"Allontanati da Sara, e non ti farò alcun male."
"Stai lontano da me! Sono armato!" risponde David, puntandogli la pistola contro.
"Non mi importa niente delle tue armi. Il mio corpo non risentirà alcun danno perché sono già morto, come vedi. Io invece posso nuocerti se non vai subito via di qui, lasciando per sempre in pace Sara!"
Un battito di ciglia, un tuono secco che si diffonde nell'aria. David ha sparato un colpo di pistola contro Michael. Subito dopo, il primo cade a terra tremante, gli occhi sgranati dalla paura. Mentre Michael è ancora lí, in piedi, immobile.
Col cuore colmo d'ansia corro incontro al mio ragazzo per capire cos'è successo. Il buio non mi ha permesso di vedere dove il colpo si sia diretto, e temo il peggio.
Gli butto le braccia intorno al collo.
"Michael amore mio, non dovevi affrontarlo, è armato! Cos'hai fatto?!" grido preoccupata, in preda alle lacrime.
Nessuna risposta. Sento solo David urlare:
"Tu sei malata, non sei normale! Ti rendi conto di quello che stai abbracciando?! Un mostro schifoso, un corpo marcio e ammuffito!" dice, indicandolo.
"Non è lui il mostro, ma tu lo sei! Lui mi ama, mi tratta come se fossi la cosa più preziosa di tutto l'universo. Non mi ha voluta usare solo per fare sesso, come invece volevi tu! È un'anima pura, dolce e gentile, e non meriti nemmeno di stargli accanto. Sei tu l'essere schifoso, e provo ribrezzo solo a vederti! Sparisci da qui, vattene via!"
Non temo più niente e nessuno ora, né David, né la sua pistola. Voglio solo difendere l'amore della mia vita, e farei di tutto per lui, persino sacrificare me stessa.
"Sai che ti dico? Andate a farvi fottere, tu e quell'essere."
Dopo aver detto ciò, David si alza e corre via veloce, abbandonando il cimitero e lasciando me e Michael da soli.
Mi volto verso di lui, cercando di tranquillizzarlo:
"Vedi amore mio? È andato via, ora non dobbiamo temere più nulla. Io rimarrò qui con te, ho deciso che non tornerò in Italia. Voglio vivere qui finché non morirò. Non mi allontaneró più, mai più da te," gli dico, accarezzandogli il volto con le mani.
Ancora nessuna risposta da parte sua. Lo osservo meglio. Sul suo cranio, quasi al centro della fronte, si trova un buco. Il proiettile lo aveva colpito. Finalmente, con voce tremante, inizia a parlare:
"Sara, mia diletta, credevo di non dover mai morire, ma il destino è stato beffardo con me. Quando desideravo la morte, essa non sopraggiungeva mai, mentre ora che desidero esistere per poter bearmi ogni giorno della tua vista, ecco che sento la mia anima allontanarsi da questo putrido corpo. La sofferenza in questo momento attanaglia il mio cuore, abbandonarti adesso è l'ultima cosa che vorrei."
Si accascia a terra privo di forze, e io subito mi abbasso per sostenergli il capo, portandolo sulle mie gambe. Una bellissima e delicata luce bianca comincia ad illuminare uno squarcio di quel cielo notturno senza luna.
Con ciò che resta della sua mano, Michael accarezza lievemente il mio volto rigato da calde lacrime.
"Non piangere amore mio, voglio andarmene col ricordo del tuo dolce sorriso. Ti ringrazio per tutte le parole, i gesti e le emozioni che mi hai donato. Le porterò con me in eterno. Finalmente ho capito qual'era il compito al quale dovevo adempiere. Io dovevo trovare l'amore vero, quell'amore che in vita non avevo mai potuto provare, preso com'ero dalle letture e dalle mie escursioni solitarie nei boschi. Ora finalmente so cosa si prova ad amare e a essere amati, e tutto questo grazie a te, mia preziosa. Sarai nel mio cuore per sempre, e anche se non mi vedrai ti starò costantemente accanto. Grazie di tutto."
Dopo avermi rivolto queste parole, la mano che Michael tiene sul mio volto cade a terra, privata delle forze. Noto che la sua fronte, nel punto in cui era stato colpito dal proiettile, inizia a frantumarsi. Piangendo, urlo disperata il suo nome, pregandolo di non andare via, di non lasciarmi. Ma ormai è tutto inutile, il suo intero corpo si è sgretolato nelle mie mani. Di lui è rimasta soltanto la polvere.

MEMENTO HOMO QUIA PULVIS ES
ET IN PULVEREM REVERTERIS.

Cari lettori, siamo giunti all'undicesimo capitolo :-).
Michael è tornato dai suoi cari, lasciando la povera Sara affranta e in lacrime.
Ma non è ancora tutto. A breve ci sarà l'epilogo, a concludere definitivamente questa storia. A presto! :*

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