Nel viale dei ricordi si ritorna sempre
- I Want to Know What Love Is
Narratore interno
Ilvermorny 1998
Marika
Passato
Ma che cavolo era appena successo?
Ebbi il fiatone una volta che rientrammo al castello per raggiungere il resto del gruppo.
Non potevo credere ai miei occhi e alle mie orecchie.
Non che fosse strano vivevo già in un mondo abbastanza fantastico e magico, ma questo superava di gran lunga tutte quelle leggende tratte dai libri di storia della magia che la professoressa Ambstrong spiegava in classe.
Ero rimasta ferma a guardare la mia migliore amica, posseduta da uno spirito?, (Uno spirito, di quelli veri!) soffocata dal suo ragazzo che d'altro canto avevo spinto a dichiararsi credendo fosse un bravo ragazzo.
Per poi scoprire che non era un semplice e gentile ragazzo, ma quel ragazzo lupo che di notte con la luna piena girovagava per i giardini di Ilvermorny e andava in giro a strangolare gente.
Dovevo proprio ammettere di avere buon gusto nel scegliere psicopatici con un passato burrascoso.
Il mio sguardo vagò per la classe: Caroline e Belle ci vennero in contro chiedendoci dove fossimo state tutta la mattinata con un'aria abbastanza allerga che svanì l'attimo in cui videro la bianca pelle con i segni violacei della morsa di Lucifer sul collo di Melany ancora destabilizzata.
Si precipitare su di lei terrorizzate《Cosa è successo?》chiese Belle in un fremito, Melany accennò a un debole sorriso affermando《Nulla di cui preoccuparsi, davvero Caroline non ho bisogno di andare in infermeria》.
Mentiva, un momento prima di entrare aveva poggiato le proprie mani sul suo petto sbottonando un po' la camicetta bianca, scoprendo l'intero collo respirando in modo affannaso.
Lucifer mortificato non le aveva rivolto nemmeno una parola restando in disparte tutto il tempo.
In quel momento stava in fondo alla classe con lo sguardo cupo puntato verso il basso e le mani dentro le tasche dei pantaloni neri della divisa da Wampus, raggiunto da Thomas che iniziò a dargli da parlare probabilmente per tranquillizzarlo o qualcosa del genere.
Trevor trovò molto avvincente la tragica comparsa di quei segni violacei tanto da dire sfacciatamente a Melany《Nottataccia, eh?》.
Caroline alzò gli occhi al cielo, sfoderando uno dei suoi soliti sguardi da omicida《Davvero Trevor? Ti sembra il momento?》ribattè irritata.
Gideon indietreggiò con una faccia da 'Ahia, attento Trevor', i suoi occhi blu guardavano Trevor sperando che la sorella lo risparmiasse.
Ma come suo solito il suo migliore amico non rimase taciturno《Cercavo solo di sdrammatizzare, piuttosto mi spieghi per quale motivo mi aggredisci continuamente? Non ti capisco proprio Saltzman!》.
L'aria che tirava non era per niente buona, Caroline si stava agitando e questo era un brutto segno.
Per quanto da poco la conoscessi sapevo che quella sera della partita avrebbe tirato un pugno in faccia al proprio fratello pur di vedere la sua migliore amica riprendersi.
Lo fronteggiò lasciando Melany alle cure di Belle che cercò invano di tirarla per un braccio《E ci credo, non capisci mai quando tenere quella bocca chiusa, non pensi mai... non connetti mai il cervello ai fatti, Trevor!》lo aggredì.
Sospirò indispettita《Non hai nemmeno capito che...》si bloccò prima di mettersi in ridicolo di fronte a tutti comprese Hailey e Alice che guardavano la scena con gusto spettegolando tra di loro a pochi metri da loro, vicino alla grande lavagna dietro la cattedra in legno.
Poi però si riprese e con coraggio lo guardò dritto negli occhi《... che avevo una cotta per te, ma tu ovviamente non puoi minimamente capirlo devi sempre sdrammatizzare tutto senza offrontare la cosa seriamente, dai fallo adesso!》.
Trevor non ebbe nessuna reazione alle sue parole, la guardava nei suoi occhi azzurri come se non l'avesse nemmeno ascoltata.
Caroline sospirò, Gideon la guardò quasi sorpreso, lei lo ignorò aspettando una risposta da parte di Trevor.
《Hai ragione non capisco mai niente, la prendo sempre sul ridere e la cosa mi va anche bene, e se a te non va bene ti invito a ripensare a quell'idea surreale che ti sei fatta di noi》rispose più serio possibile.
Caroline ricacciò dentro lacrime.
Era ancora innamorata e lui, quel maledetto ragazzo, le aveva spezzato il cuore di fronte a una dozzina di ragazzi.
Come poteva essere stato così brutale?
Era pur sempre una sua amica e la sorella del suo migliore amico, la quale aveva lanciato uno sguardo incredulo a un Trevor che in quel momento non sembrava essere in sé.
Caroline dischiuse leggermente le labbra per poi chiuderle in un sorriso forzato e voltarsi come se nulla fosse successo verso Belle e Melany.
Nel mentre le raggiungeva alzai lo sguardo: da una parte vidi Harris guardarmi con quell'aria da bravo ragazzo con quei dolci occhi blu cielo, i corti capelli biondi sulla fronte spettinati e le labbra rosee leggermente morse dai suoi perfetti denti bianchi; dall'altra mi ritrovai a sostenere lo sguardo ammaliatore di quel vigliacco di Thomas Carter appoggiato con le spalle alla parete con la solita cravatta sciolta che rigirava tra le mani trasmettendo implicitamente il desiderio di volermi lì in quell'istante.
Il solo pensiero mi fece provare un bruciore piacevole che pian piano si propagava sempre più giù fino a raggiungere le gambe che strinsi incrociandole sotto la gonna grigia della divisa trattenendomi dal divampare come una fiamma ardente.
La sua influenza era fondamentalmente errata ma sapeva come intrigarmi e irritarmi più di chiunque altro, su questo ne ero certa.
Il suo sguardo scivolò lungo il pavimento in un istante ignorandomi completamente, mentre Harris di fronte a me, dolce per com'era, aspettò che fossi io a concedergli l'ultimo sguardo.
Per quanto dolce potesse essere era più tosto uno che seppelliva il passato falcilmente.
Non avevo dimenticato come mi aveva trattata la sera del Ballo Celestiale.
E questo lui lo sapeva benissimo prendendo esempio da mia madre, che nonostante l'avessi conosciuta da giovane la mia rabbia crebbe incessantemente.
Per il semplice fatto che non mi avesse dato l'amore che meritavo e perché fin da quand'era una semplice studentessa si comportava come un'arpia.
Nonostante questo, però, mi aveva confidato il segreto che sua madre, mia nonna, le aveva nascosto da tempo.
Adesso Leonard Jackson e Natalie Marryway erano pari nel tenere dei segreti a me e, forse ma poco scontato pure ad Andrew, mio fratello maggiore.
Eppure non mi sentivo nemmeno di avere un fratello.
Erano passati 10 anni dall'ultima volta che lo avevo visto uscire dalla porta di casa mia trascinato da mia madre.
Da quel giorno non lo vidi più.
Probabilmente lui era a conoscenza del fatto che i nostri genitori lavorassero come Auror al M.A.C.U.S.A.
E questo un po' mi rendeva gelosa.
Gelosa del fatto che essendo più piccola la verità mi veniva nascosta facilmente piuttosto di essere a conoscenza di tutto senza che le cose, poi in futuro, si complicassero.
Ma si erano già complicate e adesso ero delusa da entrambi i miei genitori per le continue bugie che avevano costruito la mia vita.
Quella che sapevo non sarebbe potuta andare meglio da un momento ad un'altro.
D'un tratto la vista mi si annebbiò nel vedere, in disparte in un angolo della stanza, Alice e Thomas scambiarsi riservatamente alcune parole.
Incrociai lo sguardo di entrambi ma lo distolsi subito fingendo di avere il fiato corto per lo spavento di prima in giardino alla vista dei demoni.
Harris premuroso si avvicinò pogiando una mano sulla mia spalla《Non vorrai svenire da un momento all'altro? Sai non saprei come reagire》disse sorridente.
Sorrisi debolmente, ero stata abbastanza chiara sulla nostra amicizia, non volevo più continuare a fingere che tutto andasse bene quando per prima lui mi aveva ferita.
Alzai lo sguardo verso i suoi occhi azzurri, non avevo mai notato la sfumatura di verde che avevano.
Non mi ero nemmeno resa conto che per tutto il tempo che lo conoscessi sembrava lo vedessi solo adesso per la prima volta.
Un mal di testa improvviso mi colpì, chiusi gli occhi un istante, qualcosa non andava e le continue cure di Harris non erano per niente di aiuto.
Mi appoggiò delicatamente il braccio attorno alle spalle in modo che potessi reggermi a lui《Tutto bene?》.
La sua voce mi sembrò appena sussurrata, mi girava la testa e non riuscivo a sentirlo.
Era come se avessi perso la cognizione del tempo e dello spazio.
Mi sentivo strana quasi avessi fatto uso di droghe o sonniferi.
La testa mi girava e l'ultima cosa che vidi fu Harris che mi afferrò al volo prima che scivolassi a terra sul pavimento ghiacciato.
Il tempo parve fermarsi, quando riaprii gli occhi mi ritrovai nel buio totale.
Lo spazio e il tempo parvero non esistere più, l'unica cosa esistente e reale sembrai essere io.
Probabilmente ero in un sogno lucido e per questo riuscivo a concepirmi come cosa reale, ma non ero l'unica presenza... in lontananza al buio vidi una luce gialla fioca comparire dal nulla.
Mi affrettai a raggiungerla, ma continuava a sfuggirmi, era talmente piccola e veloce che sembrava voler giocare piuttosto che mostrarmi cos'era.
Quando finalmente si fermò, notai strabuzzando gli occhi che aveva lasciato una scia giallo oro per tutto il tempo... solo però che non era una semplice scia, la piccola luce aveva cerchiato un cerchio enorme con una stella, all'interno, a cinque punte.
Rabbrividii, il cerchio si riuniva tuto intorno a me.
La luce si mosse ancora, raggiungendo la punta in alto a destra della stella contenuta nel cerchio e fermatasi cominciò a lampeggiare accendendosi e spegnendosi continuamente.
Confusa rimasi ferma al centro del cerchio fissandola finché lei non si accese a tal punto di accecarmi, solo allora capii che cercava di indicarmi di raggiungerla in quel punto.
Non seguivo mai ordini, nemmeno nella realtà figuriamoci adesso, in un sogno e da una piccola luce immaginaria che si arrabbiava se non la seguivo.
Perciò raggiunsi la punta nel alto opposto, quella di sinistra, la luce arrabbiata si avvicinò a me e scottandomi iniziò a spingermi verso la punta da lei indicata.
Una volta raggiunto il punto esatto, controvoglia, non la vidi più.
L'attimo dopo sotto di me, ai miei piedi, vidi la stella all'interno del cerchio illuminarsi partendo dalle punte in basso verso di me, chiuse il cerchio. Almeno così credevo.
La luce una volta completata la stella iniziò a salire verso di me, dentro di me.
Sentii che saliva freneticamente dai miei piedi fino in cima alla testa.
Abbassando lo sguardo vidi le vene, delle mie braccia risplendere di un color oro acceso, pulsare.
Ad ogni respiro sentivo la pelle bruciare quasi a carbonizzarmi finché poi non raggiunse la fronte.
Un improvviso mal di testa da far esplodere mi stordì tanto da esplodere di luce immensa.
Mille sfumature di oro e giallo si disparsero nel profondo buio, finché non riaprii gli occhi, ritrovandomi in fondo ad una strada di New York a notte fonda.
Potevano essere le tre di notte, ma non ero tanto sicura.
Il silenzio immanente mi fece rabbrividire, sembrava che da un momento all'altro qualcuno o qualcosa potesse afferrarmi e uccidermi lì in quella strada insidiosa vicino ad un ristorante di cinese, seguito da un fruttivendolo chiuso con i cartelli "Lattuga a 5 dollari" e un fioraio all'angolo.
Infatti non appena svoltai l'angolo di fronte a me, dal nulla apparve un uomo in impermeabile blu scuro lucido che impugnava la bacchetta con aria circospetta.
Sobbalzai quando di fronte a quest'ultimo apparvero tre uomini entrambi in cappotti neri e con il volto coperto da cappelli stile cowboy, si erano appena smaterializzati.
《Non dovevi farlo Jackson, lo hai fatto arrabbiare e sai com'è quando si arrabbia!》disse uno degli uomini alzando la bacchetta e puntandogliela contro, sgranando gli occhi irata girai intorno alla figura sola in impermeabile blu e lo vidi... mio padre, con qualche anno in meno.
Il suo viso era ricoperto di sangue, il suo sangue, aveva il labbro inferiore spaccato e l'occhio destro violaceo... rabbrividii al sol pensiero di come da piccola avrei potuto reagire a tutto ciò.
L'attimo dopo accanto a lui apparvero altri due uomini, uno della sua età moro dagli occhi castani alla sua sinistra, mentre alla sua destra uno più giovane dagli occhi verdi come smeraldi accentuati dai capelli neri come la pece.
《Finalmente siete arrivati Stewart!》《Non potevo mica lasciarti la scena del vincitore Jackson!》rispose a tono l'altro mentre mio padre lanciava un incantesimo a me sconosciuto per parare il colpo di uno dei "cattivi".
L'altro alla sinistra di mio padre, Stewart come lo aveva chiamato, aveva scagliato un 'Incarceramus' contro l'altro uomo in nero vicino a quello colpito da mio padre,《Ben fatto Stewart!》lo elogiò mio padre mentre lanciando un 'Stupefiucium' stese il terzo il quale dava del filo da torcere all'uomo alla destra di mio padre.
L'unico che sarei riuscita a riconoscere anche senza l'intervento di mio padre... Mr. Blake.
Era molto più giovane degli altri due e questo mi faceva pensare che lui conoscendo mio padre, doveva per forza conoscermi... ma perché non dirmelo?
Probabilmente la scena dei mie genitori si era dilagata fino a lui e ai loro colleghi, incluso Mr. Stewart lì accanto a mio padre che gli batteva il cinque come due ragazzini.
《Sta attento Jackson!》aveva urlato Mr. Blake, mio padre si voltò verso di lui che con un controincantesimo aveva steso uno dei cattivi che non mollava《Grazie Blake!》come pensavo mio padre aveva confermato i miei dubbi.
Sospirando Mr. Stewart annunciò《Andiamo sarà meglio non fare tardi o Amanda mi butta fuori di casa questa volta》, sconvolta guardai mio padre sorridente alla battuta del padre di Aurora.
Con quale coraggio mi aveva guardata e aveva detto "Niente segreti tra di noi, lo giuro".
Forse avevo passato un'intera infanzia con Aurora sapendo chi erano i miei genitori e quale lavoro svolgevano, ma molto probabilmente i miei avevano cancellato i miei ricordi senza il mio consenso.
Portando con sé gli uomini catturati si smaterializzarono sotto i miei occhi.
Con loro la strada e tutto il resto compresa me iniziò a vacillare e a sfumarsi fino a ritornare al punto iniziale, il buio totale, il cerchio e la stella a cinque punte ai miei piedi.
La piccola luce si spostò in un secondo non appena aprii gli occhi e in un batter di ciglia mi fiondai alla punta della stella successiva, in alto a sinistra, doveva precedentemente sarei voluta andare.
Ferma nel punto esatto la luce ripercorse di nuovo lo steso tragitto della precedente punta fino a farmi esplodere di nuovo e ricomparire in un corridoio grigio in pietra e immenso e vuoto.
All'estremità vi era una scrivania con un uomo seduto in una sedia girevole intento ad analizzare un fascetto di fogli ricevuti in una lettera dalla Slovenia.
Mr. Blake comparve lungo il corridoio, lo seguii, dalla tasca uscì un distintivo coloro oro e blu, inciso sopra c'era un aquila che allargando le sue ali accoglieva le tre bacchette incrociata tra loro al centro con ai lati due scritte, a sinistra "Onore", a destra "Fiducia".
Due parole molto spesso utilizzate con leggerezza e mai con il vero significato meritato.
Mostrò il distintivo all'addetto e quest'ultimo gli diede il consenso all'accesso a una porta sulla destra in pietra che con l'agitare della bacchetta da parte dell'addetto si aprì lasciando passare me e Mr. Blake.
Il muro in pietra continuava anche dietro la porta che conduceva a un altro corridoio che si fermava alla fine di quest'ultimo con delle grandi e lunghe scale traballanti, ai lati in alto e più su vi erano mille e passa celle con milioni di detenuti malridotti che alla vista di Mr. Blake iniziarono a schiamazzare e a sputare invano.
Mr. Blake indifferente continuò a scendere le scale fino a raggiungere una porta lungo un corridoio, la oltrepassò e raggiunse una cella a singolo, lì accanto alle sbarre vi era una cartella come quelle cliniche, la prese tra le mani e la iniziò a spogliare.
Mi avvicinai di più a Mr. Blake per poter leggere il nome dell'ospite vicino a noi.
Squadrai il fascicolo dall'alto in basso fino a trovare il suo nome 'Exavior Metvey' russo.
Nell'istante stesso in cui lessi il nome Mr. Blake lo disse ad alta voce《È il nome che hai dato alla donna che hai cercato di rapire dopo aver ucciso una dozzina di persone》《Non mi aspetto che voi possiate comprendere》disse l'uomo dietro le sbarre in penombra.
Sussultai nel momento in cui disse "voi", poteva vedermi?
E se in futuro mi avesse cercato e ucciso?
Immaginai miliardi di modi in cui mi avrebbe fatta fuori solo per aver conosciuto il suo nome, ma Mr. Blake smentì le mie ipotesi.
《Hanno detto che sei russo per il tuo accento, ma tu smentisci... hai dichiarato di provenire dal 1843 e di essere un principe speciale, speciale perché?》chiese Mr. Blake chiudendo il blocchetto e rimettendolo al suo posto.
Cosa che indicava che Metvey potesse fidarsi di lui.
A che gioco stava giocando Mr. Blake?
《Non credo sia necessario spiegarvelo, la mia generazione si è espansa fino ai vostri tempi...》《Le analisi fatte dai miei colleghi dicono che i corpi delle persone che avete ucciso maestà, sono intatti tranne per un particolare... sono prosciugati, neppure una traccia di sangue》disse Mr. Blake con tono di chi conosce tutta la storia.
Metvey sbuffò annoiato《Perché continuate a dirmi cose che già so? Siete alquanto noioso》《Perché so cosa sei e cosa cerchi》disse diretto Mr. Blake.
Si, ma anch'io vorrei saperlo!
《E perché siete ancora qui, se sapete tutto?》chiese Metvey.
《Perché tu cerchi qualcuno che io posso trovare...》disse facendosi vago e avvicinandosi alle sbarre della cella con naturalezza e tranquillità quasi che all'interno non vi fosse un pericoloso criminale.
Non riuscivo ancora a capire che gioco Mr. Blake stesse facendo, ma iniziai a dubitare che lui stesse dalla parte giusta.
《Lavoro da solo, grazie》si affrettò a dire Metvey, Mr. Blake storse le labbra in un tenero sorriso a labbra chiuse 《Posso portarvi da lei, se mi darete la vostra parola che non toccherete né me né i miei figli》cercò di stringere un patto.
Se stava cercando di stringere un patto con lui, a quale scopo rimanere in futuro nel M.A.C.U.S.A.?
E perché stringere un patto con un criminale? Cosa voleva in cambio? E chi doveva rintracciare?
《Non puoi aiutarmi, lei non esiste più da secoli ormai... e poi perché fidarmi di uno come te che fa il doppio gioco con i tuoi simili?》disse con voce cupa Metvey facendo la sua comparsa alla luce della luce bianca pallida della stanza.
Il cuore mi si bloccò in gola, vidi i biondi capelli erano lunghi fino al collo e gli occhi erano un blu scuro famelico come il sorriso che portava.
I grandi canini bianchi gli fuoriuscivano dalle labbra perfettamente rosse come il sangue che colava lungo la camicia bianca sbottonata.
Mi avvicinai spaventata ma curiosa di poter riconoscere quel suo terrificante sguardo, ma una nuvola di nebbia mi coprì la visuale, qualcosa o qualcuno non voleva che io vedessi il volto di Metvey.
Probabilmente nella realtà lo conoscevo, ma il corso naturale del tempo non mi permetteva di conoscerne l'identità per chissà quale strano e terribile motivo.
D'un tratto sentii il rumore del gancio della cella e le sbarre aprirsi e Mr. Blake dire《Vai dirò loro che mi hai aggredito ci incontreremo a questo indirizzo, una volta lì dì di essere lo zio di Thomas》.
Il pavimento divenne di nuovo aria, stavolta però finii per cadere nel vuoto.
Spaventata iniziai a chiedere aiuto, guardai in fondo ma non vi era nessuna traccia del grande cerchio e della stella al suo interno o della luce.
Quando toccai il fondo, riaprii gli occhi respirando affannosamente come se fosse affogata da più di un'ora e mi stessi risvegliando solo adesso dalla mia presunta morte temporanea.
Aperti gli occhi mi ritrovai gli occhi blu chiaro di Harris vicinissimi.
A volte è necessario essere aiutati da fattori esterni alla propria visione delle cose, caro Metvey Exavior.
Chiunque tu stia cercando sarà meglio trovarlo in fretta, il tempo scorre e si sa come tutto finisce.
~ Beauty_princess05
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