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Sistemazione e incontri

Quando aprii gli occhi, il sole era già sorto da un pezzo, perciò decisi di alzarmi dal divano ancora insonnolita. Guardai sconsolata la cucina ben sapendo che non avevo nulla da mangiare e visto che potevo diventare irascibile di prima mattina se non mettevo sotto ai denti qualcosa, optai per andare a fare colazione da qualche parte. Prima però dovevo darmi una sistemata quindi cercai tra i pochi scatoloni che avevo, quello con la scritta bagno e mi ci fiondai, guardandolo per la prima volta da quando ero arrivata.

Non era molto grande ma visto che l'appartamento era pensato per una persona, o al massimo per due persone, non potevo lamentarmi troppo. L'unica nota dolente era il troppo bianco che ora guardavo con aria critica; odiavo l'uso eccessivo del bianco negli ambienti, mi dava sempre la sensazione di essere in un ospedale ed era una cosa che detestavo ampiamente. Sulla mia sinistra c'era una piccola doccia dove ci entravo appena, una piccola lavatrice subito dopo dove avrei almeno potuto lavare i miei vestiti mentre di fronte ad essa, ovvero alla mia destra, c'era il water e vicino alla porta il lavello. Per concludere, parallela alla porta c'era una piccola finestra. Posai lo scatolone sulla lavatrice ed iniziai a tirare fuori l'asciugamano per il corpo e quello per il viso, rigorosamente rossi, i prodotti di pulizia per il bagno e i miei prodotti personali. Dopo aver sistemato i vari prodotti negli appositi ripiani, aprii l'acqua per farmi una doccia calda in modo da togliermi di dosso la stanchezza e la sporcizia. Dopo essermi lavata e asciugata, mi sono sistemata i capelli in uno chignon disordinato perché non avevo la minima voglia di lavarmeli e asciugarli, ci avrei impiegato troppo tempo visto la massa cespugliosa che avevo in testa. Cercai tra le altre scatole i miei indumenti e presi dell'intimo pulito, poi indossai una felpa oversize lilla e dei jeans, infine misi le scarpe. Presi il portafogli, il telefono e le chiavi di casa ed uscii.

<< Deve esserci uno Starbucks a due isolati da qui. >> mormorai mentre varcavo la soglia dell'entrata principale della palazzina.

Era una bella mattinata di sole e il parcheggio era pieno di ragazzi e ragazze che chiacchieravano tra loro: c'era chi stava andando all'università con i loro zaini in spalla, chi stava andando a lavoro e chi stava invece tornado a casa dopo una nottata di eccessi, a giudicare dalle loro occhiaie e i visi rossi; molti di loro non mi stavano nemmeno prestando attenzione, troppo indaffarati nei loro affari e questo mi faceva sentire più tranquilla. Dopo aver cercato su Google il primo Starbucks nelle vicinanze, mi incamminai verso la direzione indicata dalle indicazioni stradali; una decina di minuti dopo vidi a qualche metro di distanza l'enorme vetrata della caffetteria con l'enorme logo in bella vista, e potevo vedere che c'era già abbastanza gente pronta a prendere il caffè.

'' Prendi quello che ti serve e poi dritta a casa, hai bisogno di sistemare le cose in casa e poi andare a fare una spesa. '' pensai risoluta mentre entravo a passo d'uomo nel locale, facendo attenzione a non toccare nessuno, nemmeno per sbaglio. Ero finalmente in coda di fronte al bancone, il mio sguardo si spostava nervosamente tra il tizio davanti a me, alla ragazza con il cappellino che con aria annoiata prendeva gli ordini e il display dove apparivano le varie cibarie che venivano vendute nel locale.

<< Buongiorno, cosa desidera? >> chiese la ragazza alla cassa, pronta a prendere il mio ordine.

<< Buongiorno! Vorrei ordinare un White Mocha Frappuccino, un Green Iced Tea & Lemonade. Poi vorrei un Banana loaf cake, una macedonia di frutta, dei tramezzini di melanzane e zucchine e un'insalata mediterranea. >> conclusi con voce leggermente ferma.

<< Ma quanto vuole ordinare ancora? >> sentii bisbigliare dietro di me, facendomi arrossire di botto.

Ecco perché detestavo ordinare le cose di persona: c'era sempre chi avrebbe avuto da dire su quello che stavi comprando e quanto! Dovevo imparare a fregarmene, davvero, ma Cristo se era fastidioso! La tipa fece un sorrisetto di scherno, squadrandomi da capo a piedi e stava palesemente pensando: Vuoi ordinare tutto il menù direttamente?

Iniziavo a sentirmi decisamente a disagio, perciò decisi di farmi da parte in modo da permettere agli altri di fare i loro ordini.

<< Se invece di perdere tempo muovessi il culo, la fila andrebbe spedita >> rispose una voce tagliente dietro di me.

Sbattei le palpebre, irrigidendomi. Non stava parlando con me, vero?

Mi girai lentamente e, lo ammetto, rimasi folgorata nel vedere l'esemplare maschile da cui veniva quella voce così roca: era un ragazzo sembrava essere più vecchio di me, alto e fisico muscoloso ma non esageratamente pompato. Aveva un viso ovale ma con la mascella leggermente squadrata e coperta di barba ben sistemata, le labbra erano sottili e segnate da un leggero sorriso. Il naso era dritto, gli occhi erano di un verde chiarissimo sormontati da ciglia e sopracciglia leggermente folte e i capelli castano scuro erano legati in una crocchia disordinata. Infine guardai ciò che indossava, ovvero una felpa nera larga e pantaloni della tuta grigi che mi facevano salivare come un San Bernardo di fronte ad una bistecca.

Nessun uomo mi aveva mai fatto questo effetto prima. '' Cazzo, lo sto fissando! Penserà che io sia una pervertita! '' pensai in preda al panico.

<< Stai, uhm... parlando di me? >> balbettai. '' Di male in peggio! ''

Mi fissò appena, le labbra pronunciate in un sorriso stentato << No, stavo parlando con la ragazza che sta prendendo gli ordini. Comunque il tuo è pronto, finalmente. >> mi rispose, facendo arrossire la ragazza dietro al bancone.

'' Mi spiace per lei, non è piacevole essere ripresi mentre si lavora. '' pensai anche se non troppo dispiaciuta mentre ringraziavo velocemente il ragazzo, poi pagai e presi l'ordine.

<< Buona giornata. >> mi disse lui mentre me ne andavo rapidamente.

Tenni tutto stretto al petto, facendo attenzione a non far cadere niente mentre mi lasciavo alle spalle il ragazzo che sospettavo avrei incontrato ancora, se fossi tornata i giorni successivi. Il mio cuore continuava a battere all'impazzata anche quando arrivai in appartamento; non mi sono mai considerata quel genere di donna che va in brodo di giuggiole quando incontra un bel uomo, ma evidentemente non avevo mai trovato un ragazzo abbastanza bello da attirare la mia attenzione. Non era amore, non ero quel genere di persona che si innamorava di qualcuno al primo sguardo, ma sapevo riconoscere un ragazzo bello esteticamente. Non ero così ipocrita da non ammettere che lo avevo trovato molto attraente!

Quando tornai a casa, la prima cosa che feci fu di fare colazione con il mio frappuccino e la fetta di torta, poi iniziai a disfare lo scatolone della cucina. Fortunatamente non c'era molto da sistemare: cucina e salotto erano in un unico ambiente e oltre ad appendere delle tende super colorate alle finestre, non c'era altro che potessi sistemare. Il mobile della cucina non era molto grande, copriva solo una parete ed era di legno dipinto di grigio chiarissimo composto da un frigo non troppo grande, un forno, i fornelli e ovviamente il lavello. Poi ovviamente c'era il tavolo da pranzo con due sedie che divideva i due spazi, infine c'era un mobiletto basso con una televisione stranamente funzionante e il divano a due posti color crema. Le pareti erano del solito bianco accecante, perciò quando avrei preso il primo stipendio, la prima cosa che avrei fatto sarebbe stata comprare un bel tappeto colorato e dei cuscini variopinti che si intonassero con l'ambiente e renderlo più accogliente.

Rimase solo la mia camera da sistemare, quindi spinsi gli scatoloni nella stanza.

Non era molto grande ma era carina. Sulla mia destra c'era una cassettiera in legno scuro e una piccola scarpiera mentre di fronte a me c'era l'armadio, anch'esso in legno scuro. Sulla sinistra era situato il letto e ai suoi piedi c'era una bella finestra che faceva entrare tanta luce naturale. Ovviamente le pareti erano bianche. Cos'era quella malsana ossessione per quel colore? Avevano tutti un'allergia ai colori? Comunque ci avrebbero pensato le mie lenzuola a dare un po' di colore, visto che erano di un color giallo zafferano acceso!

Dopo un paio di ore avevo sistemato i miei pochi indumenti, le mie scarpe e sistemato il resto. Quasi provavo una certa tristezza nel pensare di averci messo neanche una giornata nell'aver messo a posto tutte le mie cose. Ma alla fine era meglio così, visto che non avevo nessuno che poteva darmi una mano a sistemare tutto.


Erano quasi le cinque quando decisi di andare a fare la spesa, quindi mi affidai nuovamente a Google per cercare un supermercato; una volta trovato presi il portafogli, telefono e chiavi della macchina e partii. Lo raggiunsi in venti minuti, notando che c'erano parecchie persone e in diverse occasioni rischiai di andare loro addosso con il carrello. Non appena varcai le porte automatiche, venni colpita dalla musica alta, il chiacchiericcio incessante delle persone e l'odore del cibo del bancone gastronomico, facendomi pizzicare il naso.

Per prima cominciai dal reparto di ortofrutta, decidendo man mano cosa mettere nel carrello. Uova, latte e salse di pomodoro, avrei potuto davvero perderci ore lì dentro! Se c'era una cosa che amavo tra le tante cose c'era il mangiare, anche se cercavo di non abbuffarmi, e cucinare mi rilassava e soprattutto mi aiutava a distrarmi perciò il supermercato era una goduria, tanto quanto perdere ore ed ore in una libreria. 

C'era così tanto da vedere e da comprare... Ed andai a sbattere contro qualcuno.

<< Cazzo! >> 

Sobbalzai e guardai la persona che aveva gridato.

Una ragazza dai capelli rosa fluo mi stava osservando, imbronciata; i suoi occhi nocciola e le lentiggini sul suo viso risaltavano sulla pelle abbronzata, ma la cosa che attirava ancor più l'attenzione su di lei erano i tantissimi tatuaggi che ricoprivano le sue braccia.

La vidi alzare un sopracciglio nella mia direzione << Mi hai radiografato per bene? Perché se vuoi mi metto in una posa migliore. >> borbottò.

<< Oh! Oddio mi dispiace! Ti ho fatto male? >> balbettai in imbarazzo.

<< No, per fortuna... Ma dovresti fare più attenzione, ti conviene fermarti se vuoi fissare quei cereali per ore. >> sospirò, sistemandosi la frangetta con le dita.

<< Scusami, davvero... Non l'ho fatto apposta, c'è così tanta roba che non so onestamente cosa scegliere. >> tentai di sdrammatizzare, ma potevo già percepire il mio viso accaldarsi.

Mi guardò più gentilmente << I miei preferiti sono quelli al gusto Bubble Gum. Dovresti provarli! >>

'' Gusto Bubble Gum? Posso già sentire il vomito risalirmi dallo stomaco. '' pensai storcendo il naso, facendo scoppiare a ridere la ragazza davanti a me.

<< Dalla tua faccia schifata, non credo potrebbero piacerti eh? >>

<< Direi proprio di no... Credo proverò i Reese's Puffs. >> risposi facendo spallucce, sorridendo a mia volta.

<< Giochi sul sicuro eh? Beh, sono buoni pure quelli in effetti. Comunque ti lascio proseguire con la spesa, stai attenta solo a non prendere di nuovo sotto qualcuno con questo affare a quattro ruote. >> mi fece l'occhiolino e sparì velocemente, senza darmi il tempo di dire una parola.

Dopo una buona mezz'ora di acquisti, potevo finalmente tornare all'appartamento perciò caricai diversi sacchetti pieni di roba nella mia macchina e proseguii per la mia strada. Una volta tornata iniziai a sistemare nel frigo tutti gli alimenti freschi, mentre lo scatolame lo posizionai nei diversi scomparti; una volta soddisfatta presi i tramezzini, il thè freddo e mi sedetti sul divano a gustarmeli tranquillamente.

Guardai il computer sul piccolo tavolino di fronte a me e sospirai, non avevo molta voglia di guardare le mail perché sapevo ne avrei trovate alcune della mia editrice ma non potevo rimandare ulteriormente perciò, armata di pazienza, pulii le mani sui miei pantaloncini e presi il PC mettendomelo sulle gambe. Come previsto, avevo ricevuto una e-mail dove mi chiedeva se avessi già preso una decisione sulla trama del prossimo libro; le idee erano parecchie ma ero onestamente indecisa per cui mandai diverse trame, chiedendole una mano su quella che poteva attirare di più l'attenzione del pubblico. Dopo aver ascoltato un po' di musica, cominciai a sentirmi stanca quindi chiusi spensi il portatile e andai a lavarmi i denti, mi tolsi i vestiti per poi indossare la maglietta larga che avevo comprato in un negozio di svendite che usavo solo per dormire, mi misi sotto le coperte e osservai per qualche minuto il soffitto finché non sentii le palpebre farsi pesanti e chiudersi, facendomi sprofondare nel sonno.

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