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"Immagina"- Steve Rogers

Lo guardavi dalla parte opposta della caffetteria. Bevve quella che sembrava una tazza di caffè. Salutò cordialmente per poi andare via. Non ti rivolse neanche uno sguardo. Ci rimanesti male, ma non volevi arrenderti. Decidesti di seguirlo. 

<<Ehi! Ora non mi saluti neanche?>> dicesti cogliendo di sorpresa l'uomo. <<T/N, che ci fai qui? Potresti smetterla di pedinarmi per favore?>> ti disse l'uomo mentre si sistemava il casco prima di montare sulla moto. <<Tu invece potresti smetterla di fare finta di nulla...>> chiedesti abbottonando il trench che avevi addosso poiché aveva iniziato a piovigginare. Steve roteò gli occhi: <<Per favore, T/N, ne abbiamo già parlato...tra noi non può funzionare...non ha funzionato>> disse. Iniziò a piovere più prepotentemente: <<Ora scusami, ma devo andare e anche tu dovresti, oggi porta temporale, quindi se non vuoi inzupparti>> continuò poi. <<Non ho un mezzo, sono venuta qui con la metro, mi lascerai qui da sola?! Hai raggiunto proprio il limite. Mi eviti sino a questo punto?!>> dicesti con tono lamentoso. 

Facesti per andartene, aveva iniziato a diluviare, quando Steve chiamò il tuo nome: <<Dai, non essere sciocca, sali>> disse porgendoti l'altro casco e facendoti un po' di spazio sulla sella della moto. <<Come se la moto mi proteggesse dalla pioggia...poi non sopporti neanche la mia compagnia, da quanto vedo...>> continuasti a parlare con tono lamentoso rifiutandoti di salire in sella. <<Oh, per favore! Vuoi inzupparti e prenderti una polmonite, perfetto! Oppure potresti salire su questa moto e non farmi prendere ancora pioggia! Andiamo, forza>>. Mettesti da parte l'orgoglio e salisti sulla moto. 

<<Aggrappati a me e non staccare le mani per nessun motivo se non vuoi cadere>> Steve si assicurò che seguissi le sue indicazioni, ma tu come al solito avevi da ridire: <<Non sono mica una bambina, non devi dirmi ogni secondo che cosa fare, sei insopportabile...>>. Steve ancora una volta roteò gli occhi spazientito e mise in moto.

La pioggia rendeva la strada molto scivolosa e dunque pericolosa. Eri un po' preoccupata, la moto andava molto veloce e quella celerità ti faceva un po' sentire a disagio. Il veicolo ogni tanto sbandava leggermente, ma, nonostante tutto, ti fidavi ciecamente di Steve da questo punto di vista: sapevi che con lui eri al sicuro. La pioggia, nel frattempo, era diventata davvero fitta.

Steve parcheggiò in un quartiere di Brooklyn che conoscevi troppo bene: lì c'era casa sua. <<Perché ci fermiamo qui? Casa mia è a Manhattan non qui!>> dicesti spostandoti i capelli fradici dal viso. Steve scese dalla moto porgendoti una mano per aiutarti a scendere a tua volta. <<Allora! Rispondi! Perché ci siamo fermati qui? Voglio andare a casa>> ti lamentasti ancora. <<E' troppo pericoloso ora andare sino a Manhattan, ti dovrai accontentare di rimanere nel mio appartamento almeno finché non smetterà di diluviare, oppure rimani sotto la pioggia>>. Sbuffasti e seguisti Steven che entrò nel palazzo di casa sua. Saliste diversi piani a piedi e poi finalmente vi fermaste davanti alla porta del suo appartamento: <<Certo che potete metterlo un ascensore qui>> dicesti quasi col fiatone:<<non tutti sono super soldati come te>> continuasti. A quella tua frase Steve ridacchiò, cosa che ti sorprese. 

Entrasti nel suo appartamento. Era come lo ricordavi: abbastanza accogliente, ma un po' cupo per i tuoi gusti. Ti sedesti su una poltrona di pelle. 

<<Speriamo che smetta di piovere presto...>> dicesti. L'uomo annuì per poi andare in un'altra stanza. 

Continuasti a guardarti intorno sentendoti un po' in imbarazzo e chiedendoti dove fosse finito Steve che presto ritornò in salotto con addosso solo una canottiera bianca e un paio di pantaloni sportivi. <<Ehi, um, se vuoi puoi toglierti i vestiti bagnati che hai addosso, così non rischi di raffreddarti. Credo di riuscire a rimediarti una canottiera e un paio di pantaloni, forse ti andranno un po' lunghi e larghi però faranno la loro funzione>>. Tu annuisti. <<Allora ora vado a prenderti i vestiti...>>. 

Dopo averti portato gli indumenti, iniziasti a spogliarti lì. Ti togliesti la maglietta e i pantaloni, rimanendo solo in intimo. Cercasti di vestirti il prima possibile, ma Steve si ripresentò davanti a te. Appena ti vide in quelle condizioni si girò: <<Scusami, davvero, non sapevo che ti stessi cambiando...vado di là...poi dimmi quando hai finito>>. Arrossisti un po': <<Ma no davvero, non c'è bisogno ho finito>>. Ti mettesti addosso i vestiti dell'uomo. La canottiera era troppo scollata poiché troppo lunga per te e lasciava ben poco all'immaginazione. 

Ti sedesti nuovamente sul divano mentre Steve andò in cucina. <<Vuoi qualcosa da mangiare, da bere?>> ti chiese. <<No, no, grazie, sono apposto così>>. 

Come ben ricordavi, faceva davvero freddo in quell'appartamento, soprattutto nella stagione autunnale (e invernale) e ben presto iniziasti ad avere brividi. <<Steve?>> chiamasti l'uomo. <<Sì?>> ti rispose mentre era in cucina preparandosi una tazza di té caldo. <<Mhm...ho un po' freddo, avresti qualcosa da prestarmi da mettere addosso? So che mi hai già prestato questi vestiti, ma...>>. <<No, no, non preoccuparti, vado a vedere se ho qualcos'altro di più caldo>>.

L'uomo tornò con in mano una coperta. <<Ho trovato solo questa che potesse procurare un po' di calore>> ti porse il plaid. <<Va benissimo, grazie>> rispondesti.

Passarono diversi minuti ancora in totale silenzio. Steve tornò in salotto, dove eri tu, con la sua tazza di té. Sorridesti. <<Vedo che usi ancora la tazza che prendevo sempre io quando venivo qui...era la mia preferita>> dicesti. L'uomo sorrise amaramente mormorando un "già". Tu riprendesti il discorso: <<Ricordo quando questa casa era piena di cianfrusaglie che lasciavo quando venivo a dormire da te...elastici, forcine, magliette...>> sorridesti pensando al passato. Steve, in tensione, guardò in basso. <<Sicuramente avrai buttato tutto...>> esclamasti con tono triste. Steve ti guardò: <<In realtà no...ho ancora il tuo spazzolino qui...accanto al mio>>. Quella frase ti sorprese. Cercasti un contatto con gli occhi dell'uomo vicino a te, ma lui si alzò. 

 Iniziasti a sentirti un po' triste. Volevi tornare a quando tra di voi tutto era...normale e bellissimo. La vostra relazione era durata per pochissimi mesi, ma erano stati i più belli della tua vita. Poi avevi rovinato tutto...avevate. 

Steve durante la vostra storia vedeva la differenza di età come un ostacolo quasi insormontabile. Avevate differenti punti di vista. L'ultimo periodo della vostra relazione era stato molto movimentato. Ma i sentimenti che provavate l'uno per l'altra erano rimasti immutati, anche dopo la rottura, o almeno così speravi. Per tutto quel tempo avevi cercato di convincere Steve a darvi un'altra chance, a dare un'altra opportunità al vostro amore, ma non c'era stato verso. "E' giusto così. E' meglio che stiamo separati, così non ci saranno guai di nessun tipo" continuava a ripeterti, ma tu non ci credevi assolutamente. Avevi bisogno di lui e non ti importava se tu frequentavi ancora il primo anno di università e lui era già un uomo con esperienza che tra l'altro aveva vissuto in un'epoca completamente differente dalla tua. Continuasti a crogiolarti nella tua tristezza.

<<Ehi, T/N...che hai? Stai bene?>> ti disse Steve vedendoti così rabbuiata. Si avvicinò a te. <<Sìsì, tutto ok...ho solo pensato che...niente>>. Dicesti. L'uomo non insistette. 

Passarono altri minuti in silenzio, la pioggia non accennava a smettere. <<Credo che per stanotte dovrai fermarti qui. Oppure se non vuoi, potrei chiamare un taxi, anche se secondo me non sarebbe molto sicuro con questo tempo...>> suggerì il Capitano. <<Non so Steve, forse è meglio se vada...ti ho già stressato abbastanza e so che la mia presenza non è gradita>>. Dicesti alzandoti dalla poltrona. L'uomo ti fermò: <<T/N vuoi smetterla di dire che la tua presenza non è gradita! Non è assolutamente vero!>> disse. Alzasti un sopracciglio: <<Beh, non mi sembra così visto che dopo la nostra rottura non hai fatto altro che evitarmi, evitare un confronto! Ogni volta mi liquidi con "E' meglio così"! Come pensi che io ci rimanga?! Perché io davvero non ci dormo la notte!>> dicesti quasi cedendo in un altro pianto. 

Steve ti venne incontro. <<T/N, come credi che io mi sia sentito invece? Ho dovuto lasciarti andare contro il mio volere! Non c'è stato un giorno in cui io non abbia pensato a te! Ma ho dovuto mettere una fine alla nostra storia!>> disse alzando un po' la voce. <<Perché Steven?! Perché?! Qual era il motivo?!>> chiedesti irritata. <<Perché io non voglio metterti in pericolo con il mio lavoro! Perché tu sei troppo piccola e credo che debba stare con qualcuno della tua età che possa offrirti una vita normale e soprattutto sicura!>> ti rispose alzandosi dal divano. <<Ma io non voglio un "qualcuno che mi dia una vita normale"! Io voglio te! Voglio sgattaiolare dal dormitorio dell'università per venirti a trovare qui la sera. Voglio farti visite a lavoro anche se tu me le proibisci categoricamente dicendo che qualcuno potrebbe scoprirci, anche se tutti i tuoi colleghi ormai sanno della nostra storia, di quella che era la nostra storia, ma facevano finta di nulla! Tu sei l'unico che non voleva ammettere la realtà dei fatti! Se ancora provi dei sentimenti forti per me, perché sprecarli, perché reprimere una cosa così bella come l'amore, come ciò che avevamo?!>> chiedesti quasi in lacrime. <<Sono stanca di rincorrerti, Steve... sono stanca di essere l'unica a lottare per tutti e due>>. Steve rimase lì immobile mentre tu cercavi di rimetterti le tue scarpe e il tuo trench addosso, anche se era ancora bagnato.

Apristi la porta di casa e facesti per andartene, ma l'uomo ti fermò per un braccio. Ti fece voltare verso di sé e ti baciò. Fu un bacio molto dolce, ma anche triste. 

<<Non sai quanto avevo bisogno di te...sono stato un immaturo. Ho fatto soffrire entrambi, ma la verità è che non ce la faccio ad andare avanti senza te. La sensazione di vuoto che mi riempie dalla mattina fino alla sera. Mi sveglio senza i tuoi occhi dolci che guardano i miei, senza il calore del tuo corpo a contatto col mio, senza le tue risate che riempiono di gioia le mie giornate...senza te. Tu sei la mia felicità>> disse con le lacrime che gli scendevano dagli occhi. Piangesti e sorridesti allo stesso tempo. <<Tu sei la mia Stevie. Mi manca passare le serate qui con te di nascosto, quando invece dovrei essere a studiare nel mio dormitorio. Mi manca tutto di te>>. Vi baciaste ancora. 

<<Ora togliti queste scarpe bagnate e questa giacca. Dovresti asciugarti i capelli...sono ancora fradici>>. Ridacchiasti: riconoscesti subito l'indole super protettiva di Steve. <<Ok, ma ora non mi va di asciugarmi i capelli, sono stanca>> dicesti appoggiando la tua testa sul petto del tuo ragazzo e abbracciandolo dalla vita. <<No, no, devi andare ad asciugarti i capelli T/N, davvero, ti ammalerai altrimenti>>. Sbuffasti. <<Va bene, però poi...io...te...nel letto...>> dicesti con tono ammiccante. L'uomo colse subito la tua proposta ed arrossì: <<Ok ok...poi vedremo...ora vai ad asciugarti i capelli, forza. Lo sai il phon dov'è>>. Rimanesti ancora lì ferma. <<Però dopo dovremmo definitivamente...lo sai...non dirmi che on ti sono mancata da questo punto di vista>> chiedesti ironicamente, ma con occhietti dolce. Il Capitano rise: <<Ovviamente mi sei mancata...un sacco...troppo...>> disse per poi baciarti appassionatamente. Gli sfilasti la canottiera accarezzandogli i pettorali, mentre lui ti iniziò a baciare il collo: <<Mi sa che i capelli possono aspettare...>> disse poi tra un bacio e l'altro.


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