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"Immagina"- Isaac Lahey II

A GRANDE RICHIESTA ECCOVI ACCONTENTATI, SPERO VI PIACCIA

<<NO! ISAAC NON VA DA NESSUNA PARTE!>> gridasti scendendo le scale velocemente e precipitandoti davanti ai due. Isaac spalancò gli occhi ancora più preoccupato di prima non appena ti vide. Aveva il viso pallido e la bocca schiusa.

<<Chi è questa?!>> urlò l'uomo. <<Papà davvero stava per andare via...era un attimo in bagno...ora sta andando...>> disse Isaac venendo verso di te spingendoti verso la porta d'uscita. Togliesti le sue mani dal tuo corpo. <<Isaac stai tranquillo, andrà tutto bene>> dicesti al ragazzo, il quale non ebbe il tempo di aggiungere altro: suo padre lo prese strattonandolo e attirandolo a sé, vicino alla porta che conduceva alla cantina.

<<Senti, io non so chi tu sia, ma ora io e mio figlio dobbiamo sbrigare delle faccende, è meglio se te ne vai da casa mia. Ora!>> ti intimò l'uomo con fare perentorio. Eri più ansiosa che mai, volevi aiutare Isaac, ma sapevi che non sarebbe stato facile opporsi a suo padre e ribellarsi. <<Io non vado da nessuna parte. Lei non può fare del male a quello che chiama "suo figlio"! E' consapevole almeno delle torture disumane che gli infligge ogni giorno?! SA CHE UN MOSTRO COME LEI STA DISTRUGGENDO LA VITA DI UN POVERO RAGAZZO?! COME FA A TRATTARE ISAAC COSI' E A CONTINUARE A GUARDARSI ALLO SPECCHIO LA MATTINA?! NON SI FA SCHIFO? PERCHE' A ME SI', IO LA TROVO RIVOLTANTE!>> sputasti acidamente e con tutto il dolore che avevi in corpo. Isaac, sotto la presa di suo padre, continuare a scuotere il capo invitandoti ad andare via il prima possibile: non poteva permettere che la persona più importante della sua vita, la sua ragione di felicità, potesse trovarsi in una situazione così pericolosa. 

Il padre di Isaac si avvicinò a te, indietreggiasti finché le tue spalle non toccare la parete dietro di te: <<Chi ti ha detto queste idiozie?!>> disse l'uomo quasi soffiando sul tuo volto. Chiudesti gli occhi davanti a quella vista e sensazione così disgustosa: ti sentivi "sporca" solo a parlargli. L'uomo gettò un'occhiata ad Isaac che con gli occhi del pianto continuava a pregare suo padre: <<Ti prego...lasciala andare...lei non c'entra niente, lasciala andare via! Non toccarla!>> ripeteva ossessivamente non sopportando minimamente l'idea che le mani di quel mostro potessero posarsi su di te. <<STA ZITTO! PER TUTTE LE BUGIE CHE VAI DICENDO IN GIRO SUL MIO CONTO FAREMO I CONTI! VAI IN CANTINA, ADESSO!>> disse l'uomo spingendo il ragazzo verso le scale dello scantinato. Corresti più che potevi parandoti davanti ad Isaac: <<NO! LEI NON LO TOCCHERA' PIU'!>> gridasti. In quel momento gli occhi del padre del tuo ragazzo si iniettarono di violenta collera. Si scaraventò su di te prendendoti per un braccio e sbattendoti fuori casa. L'ultima cosa che notasti prima di essere cacciata, letteralmente, da quella abitazione furono gli occhi di Isaac che si scontrarono con i tuoi: non eri riuscita a proteggerlo, lo avevi solamente incasinato di più. 

Ti ritrovasti fuori, al freddo, mentre fissavi la porta di quella casa degli orrori. Non osavi immaginare che cosa avrebbe passato Isaac tra pochi istanti. Riuscivi solo a piangere in quel momento, ti sembrava di vivere in un incubo, ma in realtà era il tuo ragazzo che ne stava vivendo uno, uno di quelli interminabili. Non avevi certamente abbandonato l'idea di aiutarlo, anzi, ora eri ancora più motivato a farlo, dovevi solo capire come. Decidesti che la cosa più sensata da fare fosse chiamare le autorità, non ti restava che agire passivamente, non avevi altra scelta.

Dopo diversi minuti dalla tua chiamata arrivarono gli agenti che finalmente riuscirono ad intervenire. Tu rimanesti fuori dalla questione, come richiesto dalla polizia. Eri fuori dalla casa di Isaac, al freddo, mentre vedevi portare via quel mostro di suo padre ammanettato. Nonostante la scena leggermente consolante, non riuscivi a non pensare a che cosa ne sarebbe stato di Isaac successivamente. Un agente di polizia ti interruppe dai tuoi pensieri: <<Signorina, ora può vedere il ragazzo. Siamo riusciti a liberarlo, ma è abbastanza scosso e sono abbastanza sicuro abbia avuto una crisi di panico...ora è vicino ai medici>>. Dopo quella informazione, guidata dall'agente, ti recasti verso il tuo ragazzo che appena ti vide ti corse incontro abbracciandoti e piangendo. Chiudesti gli occhi stringendo Isaac con tutte le tue forze, volevi trasmettergli tutto l'amore che avevi in corpo. 

<<Shh...è tutto ok ora, è tutto finito...non ti succederà mai più nulla di male...ora ci sono io con te...non ti lascerò solo...>> continuavi ad abbracciare il ragazzo mentre gli accarezzavi la schiena. Lui non diceva nulla, continuava solo a lacrimare. Un agente interruppe il momento: <<Dobbiamo portare il ragazzo con noi...è un minore...non possiamo lasciarlo da solo senza un tutore legale...>> ti informò. A quelle parole Isaac si voltò di scatto stringendo la tua mano nella sua, potevi vedere il panico nei suoi occhi. Capisti subito la situazione. 

<<Agente...per favore, Isaac non sta bene ora, è molto scosso dall'accaduto...non potrebbe rimanere da me almeno queste notti... domani mattina magari potremmo raggiungervi in questura però almeno ora lasciategli un attimo di tregua...>> cercasti di convincere le autorità. L'agente scosse la testa con un mezzo sorriso, dispiaciuto: <<Mi dispiace, ma...non possiamo...per il momento dobbiamo portarlo in una casa famiglia...non possiamo lasciarlo così...>>. Isaac si ribellò a quelle parole: <<NO! NO! Io non voglio andare da nessuna parte! Voglio rimanere con lei!>> intervenne tenendoti stretta a sé. Sospirasti guardando in basso. 

Alla fine gli agenti acconsentirono, in accordo con i tuoi genitori, ad ospitare Isaac a casa vostra per quella notte; il giorno dopo avreste accompagnato tutti il ragazzo in questura per capire sul da farsi su un suo possibile affidamento. 

Dopo un sacco di domande, terrore, paura, agitazione, riuscisti a tranquillizzare il tuo ragazzo solamente una volta che foste voi due soli, a casa tua, nella tua stanza da letto. Condividevate il letto quella sera. La testa del tuo ragazzo era appoggiata sul tuo petto, sembrava tranquillo, ma sapevi che nella sua testa girava ancora il film dell'orrore appena passato. Gli accarezzasti una guancia: <<Sono con te, non ti lascerò mai, sappilo...per qualsiasi cosa...so che è difficile, ma ora cerca di riposarti... qui sei al sicuro, siamo a casa mia...vedi...è tutto sereno...>> cercasti di cambiare argomento con il tentativo di distrarre il ragazzo e farlo addormentare: meritava un po' di riposo. Isaac si strinse ancora di più a te, ascoltando il battito del tuo cuore. Non diceva nulla. Continuasti a parlare poiché credesti che fosse una buona distrazione dopo tutto quel fattaccio accaduto ore prima: <<Domani andiamo insieme a fare una bella passeggiata al parco e ci prendiamo anche un gelato. Starai bene con me questi giorni...poi il weekend si avvicina e potremo fare tante cose belle insieme...>> dicesti dolcemente. Isaac non ti rispose. 

<<Ho paura. Non voglio vedere mio padre in tribunale quando dovrò andare a testimoniare...non voglio vedere i suoi occchi...i-io....>> Isaac cadde in un'altra crisi di pianto. Lo stringesti forte al tuo petto e lo lasciasti sfogare. 

<<Isaac...non so quanto possano avere valore le mie parole in questo momento...ma io ti prego di ascoltarmi...poi valuterai se mettere in pratica ciò che ti dico o no>> sospirasti prima di riprendere a parlare: <<...sei arrivato alla fine del tuo incubo più grande...per quanto tu possa sentirti impaurito e spaesato ora, sappi che è solo un sentimento temporaneo...passerà tutto; passeranno i brutti ricordi, passerà questa sensazione che ti sembra indelebile che senti addosso...passerà la tua paura di essere marchiato a vita da un'esperienza così atroce... tu sei forte e la tua vita non parla solo degli abusi subiti da tuo padre: tu sei molto di più! Tu sei le carezze e le dolci parole che mi sussurri mentre facciamo l'amore, sei il sorriso spontaneo che ti compare sul volto quando ci scontriamo per caso nei corridoi di scuola, sei il sospiro di sollievo che lascia le tue labbra quando finalmente suona la campanella di scuola, sei la risata dopo una battuta divertente... tu non sei solo tristezza, paura, ansia...sei molto altro! Tu sei la ragione per cui mi sveglio la mattina e per cui vado a dormire la sera... tu sei tutto>> finisti di parlare quasi con le lacrime agli occhi. Isaac ti guardava sbalordito, mentre continuava a piangere, di commozione questa volta. Ti strinse a sé e poi ti baciò dolcemente sulle labbra. 

<<Appena saremo maggiorenni ti giuro che andremo via lontano...insieme... e formeremo una famiglia...quella che ho sempre sognato. E io mi sveglierò e andrò a dormire con il tuo dolce sorriso impresso nella mia mente e le tua braccia intorno al mio corpo...ogni giorno...>> ti disse improvvisamente il tuo fidanzato mentre continuava a lacrimare. Dovevi ammettere che quel suo intervento ti aveva sorpreso. 

<<Sei forte, siamo forti...supereremo tutto, è una promessa>> sussurrasti prima che il ragazzo si addormentasse, sempre con la sua testa sul tuo petto. <<Ti amo>> ti sussurrò a sua volta e tu gli rispondesti dandogli un soave bacio sulla fronte. 


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