"Immagina"- Isaac Lahey I
VOLETE LA SECONDA PARTE O NON VI INTERESSA?
<<Io non ti lascerò solo. Non passerai un'altra sera di torture con quel mostro di tuo padre! Perché non lo denunci? Come fai a permettergli questi abusi?! Io non posso stare lì a guardare mentre ogni giorno ti vedo arrivare a scuola con un livido diverso, con ferite e tagli! Come pensi che mi senta a vederti così?!>> chiedesti alterata: << Puoi venire a casa mia, puoi stare quanto ti pare, possiamo stare insieme e tu sarai al sicuro, te lo prometto. Isaac, per favore... lascia che ti aiuti...>> dicesti al tuo ragazzo mentre gli accarezzavi una guancia dolcemente. Lui evitò il tuo sguardo concentrandosi sul libro di Chimica che aveva davanti. Ignorò completamente il tuo discorso, poggiò la sua mano sulla tua e la strinse; poi riprese a studiare.
Passarono diversi minuti in silenzio. Non potevi fare a meno di fissare i tagli e i lividi che Isaac aveva sulla sua bellissima faccia angelica. Ti veniva da piangere solo al pensiero di quel povero ragazzo tormentato e martoriato ogni giorno da quell'uomo che aveva il coraggio di definirsi "suo padre". Il pensiero del tuo ragazzo rinchiuso in un freezer, mentre si disperava e piangeva continuava a rimbombarti nella testa: la vista dei suoi splendidi occhi arrossati e colmi di dolore ti faceva impazzire. Di scatto ti alzasti dalla scrivania dove tu e Isaac stavate studiando. A quel gesto così improvviso la testa del ragazzo si alzò verso di te con uno scatto.
Sospirasti, attirando ancor più l'attenzione di Isaac, ed esordisti:<<No, non ce la posso fare.>>. Il ragazzo sospirò a sua volta alzandosi e mettendoti una mano sul tuo fianco per farti sedere nuovamente: <<T/N, veramente, è tutto a posto...è ok, sto bene...>> ti disse mentendo spudoratamente con la speranza di dissuaderti da qualsiasi intenzione "rivoluzionaria", e potenzialmente pericolosa, avessi. Guardasti il ragazzo dritto negli occhi ed esclamasti: <<No, non è vero, non stai bene! Come puoi dire una cosa del genere?! Ti prego...>> dicesti prendendo le mani del biondino nelle tue <<Ti prego, vieni con me, ti prometto che starai bene, non ti accadrà nulla, lui non potrà più farti del male...nessuno potrà>> sussurrasti. Isaac ti guardò con occhi lucidi stringendo ancora più le tue mani: <<Per favore T/N... lui è tutto ciò che rimane della mia famiglia>> ti rispose. Facesti un sorriso isterico a quell'affermazione: <<Lui? Lui è la tua famiglia?! Un uomo, anzi, un mostro, che ti tratta così?! Isaac sei accecato della paura, lo capisco e assolutamente non ti incolpo per questo, ma ora dobbiamo reagire, devo aiutarti, tu devi aiutare te stesso!>> dicesti accarezzando su e giù le braccia del ragazzo che continuava ad evitare il tuo sguardo. Una lacrima gli scese sul viso. Ci furono altri interminabili secondi di silenzio.
Ti guardasti intorno, esaminasti la camera del tuo ragazzo. <<A che ora ritorna tuo padre a casa?>> chiedesti. Isaac si asciugò qualche lacrima dal viso e prese un respiro: <<Dovrebbe arrivare tra mezz'ora circa...e a proposito è meglio che tu vada... probabilmente tornerà come sempre nervoso e non voglio che se la prenda anche con te, per favore T/N...sei la cosa più importante che ho non posso permettere che ti faccia del male...>> disse Isaac supplichevole intrecciando i suoi occhi con i tuoi. Scuotesti il capo in segno di disapprovazione: <<No, Isaac, io non andrò via. Tu sei tutto per me, non posso lasciare che la persona per cui vivo stia così male, soffra così. Prendi le tue cose e andiamo. Prima che arrivi tuo padre.>> dicesti con tono autoritario. Isaac ti guardò con aria confusa: <<T/N ma cos-... non posso! Lui verrà a cercarmi e le conseguenze saranno ancora più tremende! Per favore... lascia tutto come è. E' troppo pericoloso>> spiegò il tuo ragazzo. Stavi per dire qualcos'altro quando sentiste la porta d'ingresso, giù per le scale, aprirsi e chiudersi insieme ad altri rumori. Isaac sussultò spalancando gli occhi. Il panico sul suo volto. <<Te ne devi andare... ora!>> ti disse spingendoti fuori dalla porta. Esitasti bloccandoti davanti al ragazzo che in quel momento aveva l'espressione del terrore. Ti allarmasti a vederlo così. <<T/N forse non hai capito! Potresti andarci di mezzo tu! Vattene...adesso!>> ti disse quasi urlando Isaac: aveva la voce che tremava per l'ansia e i suoi occhi erano spalancati mentre ti parlava.
Sentiste dei passi su per le scale che si avvicinavano: il tuo ragazzo andò in completo panico. <<Non c'è più tempo...>> sussurrò mettendosi le mani nei capelli. Tu cercasti di tranquillizzarlo prendendogli le mani, ma lui ti prese per il polso e ti guidò verso il suo armadio. <<Rimani qui, mettiti rannicchiata e, per nessun motivo, nessuno, dovrai uscire...>> ti disse il ragazzo molto seriamente tenendo un occhio sulla porta della sua stanza per vedere se qualcuno stesse arrivando. Volevi protestare, non avresti lasciato Isaac da solo nuovamente mentre veniva torturato da quella sottospecie di essere, ma non ci fu tempo. Sentisti, dal buio dell'armadio in cui eri rinchiusa, la porta della stanza aprirsi.
<<Isaac...cos'è questo casino che hai lasciato di sotto, eh? Non hai neanche buttato la spazzatura!>> disse una voce che ti sembrava così viscida e disgustosa, ma che ti fece tremare dalla paura: ovviamente non avevi paura della voce, ma del mostro, capace delle cose più indicibili, proprietario di quella voce.
<<Papà i-io... è venuto un amico a studiare a casa e non ho avuto tempo...ora sistemo tutto>> disse Isaac a bassa voce. Tu, nel frattempo, volevi intervenire prima che la situazione diventasse grave, ma non ne avevi il coraggio e ti detestavi per quello. Il padre del ragazzo fece una risata maligna: <<Bello fare i danni e poi dire "ora sistemo tutto". Ora non sistemi proprio niente. Sei troppo disobbediente. In cantina, andiamo>> disse l'uomo.
Potesti solo immaginare, dall'angolino buio in cui eri, la faccia impaurita di Isaac, la sua sensazione di terrore. Iniziasti a piangere silenziosamente. Ti sentivi una stretta al cuore, la testa in subbuglio. Pensavi solo a cosa stesse sentendo Isaac in quel momento; a tutti gli abusi che aveva subito e non ce la facevi più a sapere che fosse lì martoriato e tormentato, una routine che si ripeteva tutti i giorni della sua vita.
Ti facesti coraggio. Aspettasti che i due fossero fuori dalla stanza e poi li seguisti molto silenziosamente giù per le scale, verso il piano inferiore.
<<Ti prometto Isaac, io non ti lascio solo...andrà tutto bene>> ripetevi tra te e te mentre le lacrime continuavano a scendere sul tuo viso.
<<Papà p-per favore...>> disse Isaac con voce tremante e impregnata dal pianto una volta giunto davanti all'ingresso del seminterrato. Il ragazzo cercava di fare resistenza mentre l'uomo lo conduceva violentemente a seguirlo nella cantina. <<Oh Isaac... non ti conviene opporti! Giuro che non ti conviene!>>disse quel vecchio. Sentisti il rumore di catene e poi il pianto del tuo ragazzo: <<Ti prego...per favore...>> continuava a dire tra i singhiozzi. <<Isaac...IN CANTINA! ADESSO!>> gridò l'uomo. Non ce la facevi più; non ci vedesti più dalla rabbia e facesti la prima cosa che ti venne in mente.
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